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Autore: EclipseOfHeart    18/05/2012    5 recensioni
Salve ^^
In questa storia ho voluto raccontare la mia personale versione di come sia nato l'amore tra Vegeta e Bulma, coppia che adoro e che trovo tra le più affascinanti mai create.
"«Se non la smetti di gridare e tentare in qualche patetico modo di convincermi a fare ciò che vuoi, la mia educazione si limiterà ad ucciderti.» disse sibilando parola per parola, per poi andare verso la cucina. Il suo sguardo era gelido e Bulma lo riconobbe come lo sguardo che Vegeta usava durante le battaglie, mentre le sue minacce si trasformavano in realtà.
Eppure non riuscì ad avere paura.
Lei sapeva che non era in pericolo, anche se non sapeva spiegarsi perché.
"
[Questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark Paradise

 

Capitolo I

 

 

«Mi raccomando Bulma, partorisci un bel bambino!»

 

Bulma si scosse leggermente dalla sua posizione apatica al ricordo di quelle parole; si era chiesta spesso, in quegli ultimi 6 mesi cosa potessero significare quelle parole di Goku, pronunciate in maniera così strana e in un momento così poco adatto.

Ricordava ancora bene il rossore sulle guance di Yamcha e la sua sorpresa nell’udire quella frase, anche se doveva ammettere che quelle semplici parole avevano svegliato in lei delle domande, dei dubbi.

Avere dei figli, mettere su famiglia.

Con Yamcha.

Ecco, di nuovo quella stonatura. L’aveva percepita allora e continuava a sentirla ogni volta che il groviglio dei suoi pensieri la spingeva verso quella direzione.

Sentiva come se fosse qualcosa di sbagliato, non era l’idea di formarsi una famiglia che non le andava a genio ma l’idea di formarla con il suo attuale fidanzato.

Scosse la testa, dandosi della sciocca. Lei amava Yamcha e diventare sua moglie non doveva forse essere il coronamento del suo sogno d’amore?

Sognava l’amore e il principe azzurro fin da quando era piccola e aveva realmente creduto di averlo trovato in lui, specialmente la prima volta che avevano fatto l’amore. Ricordava che aveva sentito le scintille dentro e aveva davvero pensato che l’amore era quello, che l’aveva finalmente trovato.

Però da quando era tornata da Namecc le cose erano del tutto cambiate, non solo le fantomatiche scintille che il suo cuore di sedicenne ricordava di averle fatto sentire si erano completamente estinte ma iniziava pian piano a vedere quanto fosse maturata rispetto all’uomo che le stava accanto.

Desiderava davvero crearsi una famiglia con una persona per cui aveva smesso di provare passione, trasporto? Voleva un bene immenso a Yamcha e sempre gliene avrebbe voluto ma l’amore dov’era?

Seduta nel suo ufficio, dopo mesi in cui s’interrogava e trovava sempre scuse per evitare di rispondersi, finalmente trovò il coraggio di dire quello che sentiva dentro.

«Non c’è più.» sussurrò al vuoto della sua stanza, sentendosi liberata da un peso enorme e al contempo colpevole di qualcosa che neanche lei spiegarsi.

Sospirando decise che quel giorno non era sicuramente il più adatto per lavorare e quindi tanto valeva tornare a casa, alla Capsule Corporation.

Prese velocemente il giubbotto ed uscì veloce dalla stanza, tentando di scappare dai suoi stessi pensieri.

 

 

In procinto di arrivare a casa a bordo della sua macchina volante la prima cosa che le saltò all’occhio fu ovviamente la Gravity Room dove si allenava quel folle, quello scimmione.

Già una volta, appena qualche settimana fa, a causa dei suoi continui e troppo faticosi allenamenti aveva rischiato di rimetterci la vita, facendola preoccupare moltissimo.

Perché esagerava in quel modo sovrumano? Si domandava costantemente, vedendolo sempre allenarsi con sforzi inauditi, tentando di aumentare la sua forza oltre ogni limite.

Non era alimentato dallo stesso desiderio di Goku, lui non voleva salvare la Terra, anzi provava tutt’altro che sentimenti amichevoli verso di essa e verso i suoi abitanti, come spesso le ricordava.

Vegeta voleva soltanto essere il più forte.

Crescere e migliorare la propria potenza sempre di più, battere Goku e non avere rivali sembravano gli unici scopi della sua vita.

Possibile che non sentisse altro? Possibile che la sua natura lo portasse ad avere solo pensieri di questo genere?

Atterrando sul giardino della sua casa si domandò perché continuavano a venirle in mente quelle questioni. Cosa importava a lei di quel Saiyan troglodita? Delle sue motivazioni, dei suoi pensieri?

Alzò la mano muovendola come per togliere degli insetti invisibili e troncò le sue elucubrazioni incolpandole semplicemente alla sua curiosità femminile che da sempre l’aveva contraddistinta.

Stava per entrare verso casa, con i pensieri finalmente rivolti a tutt’altra parte, quando sentì il rumore della porta della GR, guardò l’orologio e vide che effettivamente era ora di cena per il Saiyan.

Se cena si poteva chiamare la quantità immensa di cibo che era capace di ingoiare quel pozzo senza fondo.

Si voltò a guardarlo ed infatti lo vide uscire a passo veloce dalla sua camera di allenamento.

Non poté evitare di sentire un brivido caldo lungo la schiena quando lo vide avanzare verso la porta, quel fisico, quello sguardo erano qualcosa di assolutamente meraviglioso.

Sapeva quanto male aveva fatto Vegeta e quanta paura le avesse messo lui stesso su Namecc ma non poteva evitare di pensare che fosse sì un assassino, ma sicuramente il più bello e sensuale che avesse mai visto.

Quale donna poteva rimanere immune a tanto fascino?

Vegeta le era arrivata quasi vicino, aprì la bocca per salutarlo ma lui le passò davanti senza degnarla di uno sguardo, di un saluto.

«Ma dico io, ti sembrano forse modi educati questi?!» iniziò infatti a strillare Bulma furiosa «Mi passi davanti e non ti degni neanche di accennare un saluto? Mi ignori semplicemente?! La tua mancanza di educazione è proprio ai livelli delle scimmie.» finì di gridare, ricordandogli come lei non si facesse mettere i piedi in testa da nessuno.

«Hai finito di starnazzare, inutile donna? Non sono minimamente interessato ad usare la mia educazione con te, non vedo proprio alcun motivo per salutarti se e quando sfortunatamente ti vedo!» controbatté Vegeta per poi aprire la porta e sparire dentro la casa, inseguito però da una Bulma sempre più furiosa.

«Ah sì? Non sei interessato? E allora cosa vivi a fare nella mia casa! Vattene! Se il solo vedermi è per te una sfortuna non vedo perché il principe dei Saiyan dovrebbe infliggersi questa penitenza ogni santo giorno! Ah però certo, c’è l’inconveniente che qui sei servito e riverito, con tanto di vitto, alloggio e allenamento! Che io ti ho gentilmente offerto! Perciò se vuoi continuare a restare in questa casa impara ad utilizzare anche un minimo di educazione, se non è chiedere troppo per il tuo cervello da scimmione!» concluse Bulma con le guance rosse dalla rabbia e dalle urla.

Vegeta si era fermato al centro del salone, poco distante la cucina e quando aveva sentito scendere il silenzio si era voltato a guardarla minacciosamente.

«Se non la smetti di gridare e tentare in qualche patetico modo di convincermi a fare ciò che vuoi, la mia educazione si limiterà ad ucciderti.» disse sibilando parola per parola, per poi andare verso la cucina.

Il suo sguardo era gelido e Bulma lo riconobbe come lo sguardo che Vegeta usava durante le battaglie, mentre le sue minacce si trasformavano in realtà.

Eppure non riuscì ad avere paura.

Lei sapeva che non era in pericolo, anche se non sapeva spiegarsi perché.

«Non mi fai paura!» disse con voce ferma, in attesa di una risposta che però non arrivò a causa delle parole della mamma di Bulma che iniziarono a riempire la casa.

«Ma perché voi due state sempre a litigare? Vegeta caro, vuoi che ti cucini qualcosa? Bulma dai vieni a cenare anche tu.»

Il Saiyan si limitò a rispondere con un cenno mentre Bulma declinò l’invito dirigendosi verso la sua stanza masticando un insulto dietro l’altro.

 

 

L’arrabbiata scienziata, appena entrata nella sua stanza, si buttò sul letto sentendo rilassare i suoi muscoli insieme a residui della sua rabbia.

Quel Vegeta poteva anche essere stupendo ma il suo carattere era tra i più brutti e sgarbati che avesse mai conosciuto.

A nulla servivano le sue buone maniere, le sue premure, le sue gentilezze per renderlo di animo più sereno e gradevole.

Si disse che doveva smettersi di comportarsi da persona educata, che la sua parte da donna altruista l’aveva fatta quando l’aveva invitato a casa sua e continuava a farla.

Non era compito suo tentare di rendergli la sua vita sulla Terra più gradevole, specie se tutti i suoi sforzi sfociavano nelle minacce.

Stanca, alzò il telefono e decise di chiamare Yamcha.

Doveva ancora mentalmente valutare ciò che aveva detto al vuoto del suo studio.

«Pronto, Yamcha?» disse appena sentì un rumore all’altro capo.

«Ehi, piccola, tutto bene?» le rispose premuroso.

«Sì, tutto apposto. Senti ti andrebbe di vederci? Per stare un po’ insieme.» propose tentando di manifestare entusiasmo.

«Sì, certo! Finisco l’allenamento e tra un’oretta ti raggiungo a casa d’accordo?» replicò caldamente lui.

Bulma sorrise per poi chiudere quindi la conversazione.

Pensò che forse ritrovare un po’ di sintonia con Yamcha le avrebbe fatto passare quelle sensazioni e decise di mangiare qualcosa in sua attesa.

A quell’ora lo scimmione probabilmente era tornato nella GR quindi poteva scendere senza problemi.

Arrivata alla cucina le sue previsioni si ritrovarono esatte, infatti vi trovò solo silenzio ad attenderla. E nessun Saiyan pensò stizzita.

Mentre consumava la sua cena improvvisamente, però sentì la porta della casa che veniva aperte e sbattuta in malo modo e sospirò al sentire Vegeta che si avvicinava verso di lei, chissà cosa altro aveva rotto.

«Ehi tu, donna! Questi aggeggi hanno smesso di funzionare! Me ne servono di nuovi e subito quindi vedi di metterti a lavoro.» disse Vegeta entrando nella cucina e sbattendo sul tavolo quattro macchinari che aveva completamente distrutto.

Senza neanche attendere una risposta da parte di lei, il Saiyan si limitò a ridirle di muoversi per poi riuscire nel giardino verso la GR.

Bulma dovette racimolare tutta la sua pazienza per non esplodere dalla rabbia e andare a rigettare dentro quell’odiosa macchina tutti e quattro le sue creazioni, si calmò decidendo che Vegeta non meritava la sua ira e che gliel’avrebbe fatta pagare facendolo aspettare.

Il lavoro poteva farlo tranquillamente la mattina dopo. O il pomeriggio dopo.

Tentò di finire la cena e poi andò a sdraiarsi nel divano in attesa di Yamcha, cercando di guardare un po’ di televisione.

Cosa che risultò difficile quando aveva solo in mente il pensiero di andare a strozzare Vegeta una volta e per sempre.

Per quale diavolo di motivo l’aveva invitato nella sua casa? Cosa c’era di sbagliato nel suo cervello da farle fare sempre azioni stupide?

E benché la risposta fosse seppellita da qualche parte dentro di lei non era assolutamente dell’umore per farla venire fuori.

 

 

A salvarla, dopo venti minuti, fu il campanello. Yamcha.

Radiosa di potersi distrarre Bulma corse veloce alla porta dove il fidanzato le sorrideva dolcemente.

Lo fece entrare ed iniziarono a guardare un po’ di televisione insieme mentre lei si accovaccia al petto di lui che le carezzava lentamente la testa.

Parlando del più e del meno Bulma figurò davanti a sé quella che sarebbe stata la sua vita con Yamcha, con suo marito.

Ebbe la certezza che era quello ad attenderla, quelle serate davanti al divano, quel calore sopra la testa, quella sensazione di familiarità, con Yamcha che ogni due tre minuti diceva qualche battuta sciocca e un po’ inutile.

E si spaventò.

Quella visione la fece sobbalzare e le procurò una paura fortissima.

Non voleva quella vita.

Quella monotonia, quel calore così tiepido, quelle frasi così vuote. Se da sedicenne pensava che l’amore fosse quello aveva preso proprio un abbaglio terribile.

L’Amore doveva bruciarle ogni singola parte del suo corpo, l’amore avrebbe dovuto impedire loro di stare semplicemente seduti a guardare la tv, l’amore avrebbe dovuto incollare le loro labbra facendo ardere i loro cuori.

Pensò che era decisamente il caso di mettere al corrente Yamcha di quei pensieri, magari avevano solo bisogno di vivacizzarsi un po’.

«Yamcha… Non credi che da qualche tempo manchiamo un po’ di passione?» gli disse infatti.

Lui sorrise maliziosamente a quelle parole e per tutta risposta iniziò a baciarla intensamente.

Bulma ovviamente ricambiò però il suo primo pensiero fu che non intendeva esattamente quello, la verità è che neanche lei sapeva cosa stava cercando in Yamcha.

«Mi fermo qui stasera, direi…» dichiarò lui boccheggiando tra un bacio e un altro.

Lei annuì anche se continuava a trovare quella situazione inadatta. E non capiva perché.

Ormai sdraiati sul divano però furono interrotti dal rumore della porta che sbatteva violentemente.

Bulma si alzò di colpo sapendo cosa era venuto a chiedere Vegeta entrato così poco delicatamente in casa. Lui non parve notare minimamente la situazione che aveva interrotto e si diresse subito verso la cucina per poi tornare furioso davanti a Bulma.

«Donna dove sono i miei strumenti riparati? Ti avevo detto che dovevi metterti subito ad aggiustarli!» disse furioso nella sua direzione.

Bulma s’impose di mantenere un atteggiamento distaccato. «Possono aspettare domani, ora non ho nessuna voglia di lavorare, è sera e sono stanca.» rispose infatti alzandosi in piedi per fronteggiarlo, mentre Yamcha si limitava a fissare in cagnesco il Saiyan.

«Era un ordine! Non mi sembra di averti chiesto se ti andava di farlo o per favore! Dovevi farlo!»

La calma di Bulma ovviamente non resistette a lungo e dopo quell’ultima risposta esplose nella stanza.

«So benissimo che non mi hai chiesto ‘per favore’ ed è esattamente il motivo per cui non l’ho fatto! Non sono la tua serva, non accetto i tuoi ordini, non ammetto che tu mi comandi! Non puoi obbligarmi a fare niente! Se usassi un briciolo di gentilezza potresti ottenere molti più risultati!» gridò infatti mentre le orecchie dei due ragazzi furono distrutte dalla sua voce.

«Io sono il principe dei Saiyan, non mi abbasserò mai a chiedere per favore, soprattutto ad una stupida terrestre che sa solo gridare!» urlò lui di rimando per poi uscire di nuovo in giardino per evitare di sorbirsi ulteriori grida a volume altissimo.

«E allora dovrai aspettare! Aggiusterò le cose che tu rompi solo e quando ne avrò voglia!» concluse lei con l’adrenalina che le circolava nel corpo e il fiato corto.

Yamcha si alzò per poggiarle una mano sulla spalla, tentando di calmarla.

«Per quale motivo continui ad ospitare quell’assassino in casa? Un giorno ti farai uccidere Bulma!» disse tentando di farla ragionare.

«Quello che ho detto a Vegeta vale anche per te Yamcha, nessuno può dirmi cosa devo fare! E poi lui non mi ucciderà.» rispose mentre ancora la rabbia le ribolliva nel corpo.

«Quanto sei testarda! Non puoi sempre ragionare in questa maniera, devi finirla di cacciarti nei pericoli!»

Bulma si trattene poiché pensò che in fondo Yamcha diceva quelle cose solo per proteggerla, non per comandarla.

Ammorbidendosi si girò e riprese a baciarlo dicendogli di salire nella sua stanza, cosa che lo fece subito calmare.

 

 

Dopo qualche ora di passione Yamcha dormiva placidamente al fianco di Bulma che, nonostante tutto, non era riuscita a mettere un freno ai suoi pensieri.

Anche fare l’amore con Yamcha non aveva fatto altro che aumentarle i dubbi e la certezza che lui non fosse l’uomo adatto a lei si faceva sempre più strada dentro di lei.

Stanca e affranta dalla piega che la situazione stava prendendo si alzò per andare a bere in cucina e per prendere un po’ di aria visto che le sembrava di soffocare in quel momento.

Chiudendosi nella sua vestaglia azzurra iniziò a scendere le scale nel silenzio della sua casa, dalla porta dei genitori sentì il russare di suo padre che copriva il calmo respiro della madre e dal giardino non proveniva nessun rumore, segno che il Saiyan per quella sera avesse concluso gli allenamenti.

Entrò in cucina, aprendo la luce che l’abbagliò e il suo sguardo cadde subito sui marchingegni rotti da Vegeta.

Sbuffò di nuovo stizzita al ricordo e prese un bicchiere d’acqua tentando di ignorare la rabbia.

Poi si sedette al tavolo e iniziò ad osservarli con occhio critico per vedere quanti danni avesse procurato lo scimmione.

Ne prese uno in mano e cominciò a sistemarlo, per quanto poteva in quel momento visto che non aveva strumenti, tentando di distrarsi e di svagarsi la mente.

Dopo qualche secondo avvertì il respiro di qualcuno e girando l’occhio verso la porta notò che c’era Yamcha sull’uscio che la fissava pensoso.

«Tesoro… Non riuscivo a dormire.» iniziò con un sorriso per spiegare la sua presenza in cucina.

«Bulma da qualche tempo io davvero non ti riconosco più.» disse invece lui con voce gelida e facendole sbarrare gli occhi dalla sorpresa.

Che avesse capito i dubbi che le tormentavano l’animo?

«Che cosa vuoi dire?»

«Sei strana, distante, non avevi mai lasciato il letto dopo essere stata con me. E l’hai fatto per venire a riparare questi cosi per quell’assassino che fai vivere in casa tua!» continuò freddo e afferrando uno degli aggeggi per poi guardala con disprezzo.

«Ma che cosa dici? Non mi sono alzata per fare un favore a Vegeta! Come ti possono venire in mente queste assurdità?» iniziò a gridare lei tentando di mantenere basso il tono della voce per via dell’ora.

«Certo, continua a raccontarmi bugie! Da quando sei tornata da Namecc io non riesco più a riconoscerti…»

«Sono semplicemente cresciuta Yamcha! Cosa che dovresti deciderti a fare anche tu!»

«Non te ne uscire con la solita storia che io sono immatura perché quella che fa atti completamente sconsiderati qui sei tu!»

«Io? E quali sarebbero? Sentiamo!»

«Tenere in casa quel verme è l’azione più folle che un uomo sano di mente farebbe Bulma e tu ti ostini a non spiegarmi il vero motivo per cui lo fai restare qui!»

«Perché non ha una casa! Perché fra tre anni avremo bisogno anche del suo aiuto per battere quei cyborg, perché che ti piaccia o no è l’unico a raggiungere i livelli di Goku! Non puoi essere geloso di lui!» gridò iniziando ad urlare, sopraffatta dalla rabbia.

«Non sono geloso… Mi preoccupi però!»

«Non devi esserlo d’accordo?» disse lei prendendogli una mano. «Io sono qui, con te.»

Bulma pronunciò con convinzione quelle parole ma si accorse subito che non stava tentando di convincere lui ma se stessa e che continuava a non crederci.

Lui invece parve rassicurato e baciandola le chiese di tornare sopra con lei.

Bulma lo seguì ma decise in quel momento che presto avrebbe dovuto lasciarlo.

Avrebbe voluto sempre bene a Yamcha ma non lo amava.

Non più.

 

 

 

Fine del primo capitolo.

 

Salve ** avevo quest’idea di scrivere la mia versione di come sia nato l’amore tra Vegeta e Bulma e finalmente ho deciso di scriverla.
Sarà di pochi capitoli e non temete, li ho già scritti, quindi aggiornerò in pochissimo tempo :)

Nei prossimi capitoli spiegherò anche il significato del titolo.

Ho voluto iniziare proprio dal principio, ovvero dalla rottura del rapporto tra Yamcha e Bulma, secondo me lei non lo ha lasciato preferendolo a Vegeta xD

C’è, come vedrete, ovviamente già qualcosa dentro di lei ma si limita a un fascino misto ad odio verso il nostro Saiyan, prova in ogni caso emozioni molti più forti verso di lui che verso Yamcha, anche se negative.

Ma come detto spero per Yamcha e così è nella mia storia che non sia stato Vegeta il fattore determinante.

Un bacio e commentate in tanti *_*
Questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind

 

 

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