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Autore: Hop_LBS    18/05/2012    1 recensioni
" La mia migliore amica aveva miliardi di irritanti difetti, la mia ragazza aveva un solo difetto: non era la mia migliore amica, come per Ross e Rachel ".
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're the one I chose to love

 

Prologo, mi presento.

Salve, mi chiamo Emanuela ed ho 14 anni, per adesso.
Ho i capelli rossi (tinti) e gli occhi castani.
Vesto in maniera da degno figlio di satana, come amano etichettarmi le vecchiette sul bus che mi guardano male sussurrando “ah, i giovani di oggi!”.
Che poi, pensandoci, non vesto poi così stranamente, perché me li passo tutti gli stili, prima o poi. Ma non è questa la cosa importante.
Vivo in una città del sud che reputo praticamente come una prigione, ho avuto la fortuna di stare economicamente bene, ho una bella casa, due genitori, due fratelli e una cognata che vive in casa.
Dicono di me: ho un’indole abbastanza irascibile, liberatoria. Sono cinica e testarda, ma ho un gran cuore, sono allegra e intelligente ma sono terribilmente timida.
Le mie passioni: io vivo di esse, amo la musica, difatti suono chitarra acustica ed elettrica, basso e pianoforte e, inoltre, canto ed è il sogno della mia vita. Insomma, non vi è mai capitato di mettere la musica a tutto volume senza prestar attenzione alla gente del condominio che viene a suonarti al campanello, attaccare la tua chitarra elettrica all’amplificatore, salire sul letto e cominciare a cantare e suonare all’impazzata facendo finta di essere su uno dei più grandi palchi di New York e sentirsi chiamati dal pubblico in estasi? No? Beh, provateci.
La mia forte passione per la musica è nata circa in quinta elementare quando, dopo essermi ripresa dalla mia fissa per Hilary Duff, ho cominciato a seguire quella che, adesso, è diventata la ragione del mio sorriso: Avril Ramona Lavigne, una nana canadese con due occhi color del mare, un nasino a punta e una voce stupenda. Ovviamente, in quattordici anni, i miei orizzonti si son ampliati e non ascolto solo lei (seppur io continui ad amarla più di ogni altra cosa), difatti seguo anche i miei tre, pazzi, marziani, niente poco di meno che i Thirty Seconds To Mars! E, dati la mia cantante e la mia band preferita viene il turno di tutti gli altri: Paramore, Sum 41, Green Day, The Pretty Reckless e, stranamente, One Direction e un ragazzo uscito da Amici, ovvero Pierdavide Carone. 
Mettendo un attimo da parte la mia pallosa presentazione tengo a motivare il perché dei due ultimi nomi, no, perché potrebbe sembrarvi strano letti tutti i precedenti, beh: gli One Direction mi piacciono perché hanno, tutti e cinque, delle voci veramente spettacolari e particolari, me ne sono subito innamorata, Pierdavide, invece, è un cantautore che stimo in una maniera assurda, ha una voce particolare e i suoi testi hanno un significato, nulla a che vedere con ciò che si sente adesso e, inoltre, è uno dei pochi che parla d’amore, sì, ma non in maniera sdolcinata, ma reale. Pierdavide è la ragione per cui non ho un brutto pregiudizio verso i giovani che cominciano dai talent, perché il talento non è morto.
Oh, sì. Devo continuare con le mie passioni (?). Mi piace scrivere, leggere, guardare anime e leggere manga, recitare, ballare, collezionare e pattinare sul ghiaccio.
Finito di chiarire questo punto, posso dirvi di avere due migliori amici, un maschio e una femmina, entrambi con la A come iniziale ed entrambi con gli occhi azzurri come il cielo: Alessandro e Alice.
Il primo è un amico d’infanzia, lo conosco da sempre e con lui ho un rapporto meraviglioso, senza non potrei seriamente vivere, ormai è come se facesse parte di me. Alice, invece, la conobbi ad una scuola di danza moderna, siamo praticamente come sorelle, condividiamo tutto come, ad esempio, gli abiti Abbey Dawn (linea d’abbigliamento firmata da Avril Lavigne) che compriamo dividendoceli, così da avere sempre l’intera collezione.
Per finire, giusto per non farvi chiedere “chi cazzo è?”, vi scrivo alcuni nomi di amici che sentirete spesso: Marco (che vive nel mio stesso condominio, la porta di fronte alla mia), Luca e Diego (fratelli, vicini di casa che sì, sono quei due chiamati Sonohra alla quale varie ragazzine vanno dietro e sì, sono nati a Verona ma non viviamo lì e quindi non ho sbagliato a dire di stare al sud), Martina ed Eliana (compagne delle medie con cui ho mantenuto i rapporti), Tania (compagna delle elementari con cui passo ancora tantissimo tempo), ed infine Giulia e Carlo, altri due compagni delle medie che mi accompagneranno durante il percorso scolastico delle superiori che comincerò esattamente domani.
Oh sì, dimenticavo di dirvi la cosa più importante: manca poco al compimento del mio più grande sogno, già, mancano solo due giorni al 10 settembre, difatti mi trovo a Roma con la mia famiglia e la mia migliore amica, vi starete chiedendo perché. Eh beh, il 10 settembre Avril Lavigne fa tappa a Roma, la seconda delle tre tappe italiane del Black Star Tour, nulla da dire: sarà il giorno migliore della mia vita.

 
The Black Star Tour.

Oggi è il 10 settembre e io e Alice portiamo leggeri abiti della linea d’abbigliamento di Avril, zaino in spalla pieno zeppo di acqua fredda e snack. Ci troviamo davanti ai cancelli del Pala Lottomatica e siamo in fila sotto il sole sciogliendo letteralmente.
Ci sono urla e pianti ancor prima di entrare, bancarelle provviste di ogni qualsivoglia tipo di gadget.
Scrutiamo un po’ tra la folla e decidiamo di chiamare al cellulare una’altra delle nostre amiche fan di Avril, Miriam e dopo Assunta. Riusciamo a rintracciarle e ci raggruppiamo.
La prima l’abbiamo conosciuta durante un’occasione che vi racconterò in seguito, anche lei è della nostra stessa città. La seconda, invece, l’ho conosciuta su una chat online ed è di Bari, Alice la incontrerà per la prima volta oggi. Ridiamo e scattiamo foto mentre il tempo passa e presto si comincia ad avvertire un’aria più nervosa, si comincia con il conto alla rovescia. Cominciamo ad ammassarci e le guardie ci incitano a calmarci, arrivato il nostro turno mostriamo il biglietto e cominciamo a correre per le scale che porteranno all’entrata del luogo che avrebbe per sempre segnato la mia mente.
Correvo incredula cosciente di star per accedere come ad un paradiso abitato da un solo angelo terrestre.
Lei è il mio idolo e io non posso reprimere queste emozioni.
Entriamo e l’attesa è straziante, avanziamo per il parterre a forza di spintoni e riusciamo a raggiungere un posto abbastanza vicino al palco.
Miriam continuava a scattare foto che certamente, in seguito, mi sarebbero state utili, ma non in quel momento, non riuscivo nemmeno a ragionare pensa a scattare foto.
Le urla erano schiaccianti e per un attimo pensai di essere lasciata indietro, tuttavia partirono le prime note di Black Star e lei entrò, era magnifica dal vivo ed era certamente più bassa di quanto pensassi.
Però era favolosamente reale, nulla in confronto a come la si vede nelle foto, era lì, sul serio.
Cominciai a piangere, non riuscì a trattenerlo.
Lo ammetto, avevo già incontrato Avril Lavigne ma non ero mai stata ad un suo concerto, esso è arrivato quando ne avevo più bisogno, quando l’ansia per l’arrivo di una nuova vita mi stava schiacciando, lei è sempre stata puntuale.
La sua voce echeggiava nella grande sala, le urla erano terribilmente fastidiose ma riuscì a sentire solo lei, camminare per il palco con il suo meraviglioso sorriso, mentre cantava una dolce canzone accompagnata da svariate luci e fumi colorati.

 
19 Settembre.

Oggi ricomincia la dannatissima scuola.
Preparo la cartella, chiamo mia madre e mi faccio accompagnare a scuola.
Prima facciamo una sosta a casa di Ale che sale in macchina, sì, frequentiamo la stessa scuola ma siamo in due indirizzi diversi, indi per cui è impossibile star nella stessa classe.
Arriviamo a scuola e ci dividiamo, trovo Carlo e Giulia e ci sediamo sulle sedie nell’aula magna per subirci, oltre al soffocante caldo, la noiosa storia del preside: non si arriva in ritardo, non si usano i cellulari, studiate! Ed ecco che comincia la terribile marcia verso l’inferno: lo smistamento in classi ed ecco che inizio a pensare in modo idiota “non serpe verde, non serpe verde”, aspettandomi un cappello parlante che mi risponda (?). Insomma, vi ricordate il primo giorno di scuola alle superiori? Quando stavi praticamente morendo dentro a causa dell’ansia? Perché eri piccolo, e andava bene?
Oh, ecco che mi viene in mente Fifteen di Taylor Swift.
Si giunge alla sezione D molto velocemente ed io, avendo il cognome cominciante per C, vengo chiamata praticamente all’inizio. Okay, calma, devo solo non cadere, posso farcela.
Andiamo, lo sappiamo tutti che il primo giorno di scuola si fa sempre una figura di merda.
Però ce la faccio, riesco ad arrivare al traguardo senza cadere, aspetto Carlo e Giulia e comincio a guardarmi intorno. Alla prima occhiata, tra i miei compagni, non vedo nulla di particolare e, di conseguenza, non mi interesso a nessuno di loro.
Conclusosi l’appello arriva la signora che sarebbe stata la nostra professoressa di lettere per i prossimi cinque anni. Cerchiamo una classe perché sì, la mia scuola è immensa e non riusciamo a trovarla, alla fine ci accomodiamo in una di esse (che non è la nostra) e ci presentiamo, la professoressa è la solita buona/pezzo di pane ma bestia se si arrabbia, che comincia a farci gli altrettanto soliti discorsi da mamma tanto quanto impicciona e poi ci chiede di presentarci. La mia presentazione è stata:

“Mi chiamo Emanuela, nome che odio perché è decisamente troppo lungo.

E, riassumendo, ho molte passioni”.

Eccola la mia presentazione, corta e recitata con l’entusiasmo di un bue.
Ovviamente, la prof della comprensione non può accettarlo, difatti mi chiese che genere di passioni, okay, quella parte dovevo evitarla:

Tante e varie, ma quella che coltivo da più tempo e che

amo di più è decisamente cantare, in inglese, per puntualizzare”.

Dal mio posticino all’ultimo banco cominciai a scrutare la classe che, purtroppo, si presentava ai miei occhi sempre uguale: l’eterno ripetente, la trasgressiva, la fumatrice accanita, la grassona che si crede bellissima, la capoclasse, quella che tra un paio di giorni comincerà a farsi conoscere, l’asociale, l’alternativa, il metallaro, il fighettino, la tamarra, la chiacchierona, il finto secchione e l’idiota.
Ci sono tutti.
La professoressa, dopo, ci fece fare per iscritto la nostra presentazione personale, nel più dettagliato possibile, queste presentazione sarebbero poi girate fra i banchi, insomma, in modo da far ‘conoscere’ la classe, tuttavia non mi privai di scrivere nulla di ciò che ritenni importante.
Al momento della circolazione stetti ben attenta ad osservare il mio foglio, tanto per capire in quali mani sarebbe andato, tuttavia lo persi di vista, a me invece a capitato quello della trasgressiva, nulla di interessante in quanto ha praticamente detto soltanto che la sua unica passione è dormire.
Suonò, finalmente, la campanella che segnò l’inizio della ricreazione, anche se, a dire il vero, la campanella sembrava più un allarme che una campanella vera e propria.
Mi recai fuori, alla ricerca di un bar che si sa per certo di trovare nei pressi di una scuola superiore, per poi tornare a scuola alla ricerca di Ale, quando aspettavo le mie patatine fritte –rigorosamente con salsa rosa- notai un tizio che mi osservava, avete presente il fighettino di cui ho parlato prima? Ecco, lui.
Incontrai Ale e ci scambiammo i racconti delle prime due ore scolastiche da liceali, una più sputtanata dell’altra, ma andammo avanti.
Finì la ricreazione e tornai in classe, anche se, a dire la verità, tornarci fu un’impresa.
La mia scuola è decisamente troppo dispersiva, infatti arrivai tardi al ritorno dalla ricreazione già il primo giorno, maledizione.
Durante le ultime due ore abbiamo avuto ‘l’onore’ di fare la conoscenza della nostra professoressa di scienze della terra e del professore di matematica, so che io e lui non saremmo andati molto d’accordo.
La giornata scolastica finì e tornai a casa.
Il mio primo giorno da liceale è stato come un altro qualsiasi primo giorno di scuola, anzi, forse è stato il più noioso, ah, quanto amavo le medie.
Il fatto è che alla scuola media la mia classe era sul serio unita, andavamo tutti d’amore e d’accordo, ed è per questo che, per la prima volta, ho potuto passare serenamente le mie giornate a scuola, senza nessun tipo di imbarazzo dovuto alla timidezza, adesso però è diverso, ho praticamente perso ogni qualsivoglia tipo di interesse nel socializzare con i miei compagni di classe, constatato che sono sicuramente persone con la quale non avrei nulla di cui parlare, io ho i miei amici e mi vanno bene quelli.
Tuttavia i miei compagni non capiranno questo e continueranno a discutere sul fatto che la classe è divisa in due gruppi e che è colpa nostra, quando noi ce ne fottiamo altamente.
Dico io, ma che vi frega? Voi vivete, noi pure, pace e amore, no?

 Arrivai a casa, corsi di fretta la mia meravigliosa camera, entrai e la prima cosa che vidi ad attendermi era il bel faccione che un sorriso stampato, un bel poster di Avril appeso di fronte al mio letto magnificamente da una piazza e mezza.
Oh sì, io amo la mia camera, un giorno di questi ve la descrivo.
Prendo la luce dei miei occhi (?), il mio fottuto amato computer portatile, metto su “Let Go” di Avril e chiamo la vera luce dei miei occhi, la mia migliore amica.
Ci scambiamo i racconti dei rispettivi primi giorni da liceali e stabiliamo un giorno in cui fare una bella serata tutto film, musica e cibo a casa mia.

 
Una (o forse due) settimana dopo.

Dato che, a causa della corta memoria che mi ritrovo, non ho idea di quante settimane siano passate dal giorno dell’inizio della scuola, mi limito a dire che sono passati parecchi giorni.
Durante questa settimana ho socializzato solo con due persone che mosso ritenere amici e non compagni di classe, ovvero Martina detta Mars, l’unica stranamente normale, che condivide pressappoco i miei stessi interessi (manga e anime, lettura, amore per One Direction) e Rosario, l’eterno ripetente che, nonostante rimanga un bimbo minchia, è piuttosto simpatico, per lui è come se ci conoscessimo ormai da anni.
Oggi è un tanto normale quanto noioso giorno di scuola e le mie –pettegole- compagne di classe hanno vuotato il sacco: è impossibile non notare che sia all’arrivo a scuola, alla ricreazione che all’uscita io stia con Ale e, ovviamente, a loro rode, perché Ale è meraviglioso (oh, sì che lo è) ed è a dir poco impossibile che si caghi una cacchetta timida come me, ragion per cui non hanno resistito e mi hanno chiesto qualcosa al riguardo, ottenendo da me solo un “non sono affari vostri”, con aria apparentemente gentile.
Più tardi, durante la ricreazione, notai ancora il fighettino (Salvatore, detto Salvo) fissarmi, lo fa molto spesso ultimamente e, inutile dire, a me non fa affatto piacere.
Andiamo, cosa pensi quando un tuo quasi coetaneo ti fissa in continuazione? O è uno stalker o ti vuole.
In entrambi i casi, la cosa non è per me.
Comunque sia, Rosario, il mio caro, fottutissimo, amico ha capito questo mio disagio, io ho capito che l’ha capito e Salvo ha sicuramente capito che tutti abbiamo capito (?).
Ma, adesso vi starete chiedendo, perché quell’aggettivo poco carino affiancato a caro?
Beh, presto lo scoprirete.
La ricreazione finì e feci per tornare in classe, ma Rosario mi tirò via con lui chiedendomi (o meglio, obbligandomi) ad accompagnarlo un attimo al bar della scuola per comprare un fottuto gelato che certamente non gli avrebbero lasciato mangiare, ottenendo così solo spreco di soldi e di gelato.

 L’indomani mattina mi recai, come al solito, a scuola ma in classe trovai solo due o tre persone, mi sedetti sicura che sarebbero arrivati gli altri.
All’improvviso entrarono Rosario e Salvo a braccetto con fare tanto gay (sul serio), Rosario mi guardò e mettendosi a ridere mi disse:
“ Ah, hai presente ieri? Quando ti ho fatta rientrare tardi dalla ricreazione? Ecco, deve essere stato durante quel lasso di tempo che hanno deciso di non entrare! ”.

Stronzo, bastardo, coglione, fottuto figlio di tua madre.
La prima ora prevedeva religione, tuttavia mancava, indi per cui avevamo ora di buca.
Rosario e Salvo si sedettero al banco davanti al mio e, dopo, girarono le sedie sulla quale tenevano le chiappe verso di me e cominciarono a ridere in modo sghembo.
Bene, non solo sono costretta ai giochetti di questi due coglioni ma, dato che eravamo quattro gatti in padella findus, si progettavano sei ore di totale NULLA.
Rosario, da degno ereditario al titolo di bastardo, se ne andò in bagno lasciando che Salvo cominciasse la sua banale quanto stupida sottospecie di dichiarazione bastarda:

-          << Andiamo, mettiti con me >>

-          << Questa è la prima frase che mi rivolgi, te ne rendi conto? >>

-          <>

-          << Non immagini quanto, che vuoi? >>

-          << La risposta la trovi nella prima frase >>

-          << Ti odio già >>

-          << Si dice che dall’odio nasce l’amore >>

-          << L’unico caso in cui questo proverbio mi è sembrato veritiero è stato per Rossana ed Heric >>

-          << Rossana ed Heric? >>

-          << Cazzo, non hai avuto un’infanzia! >>

-          << La tua risposta? >>

-          << E me lo chiedi pure? Mi stai simpatico quanto la mozzarella, e io odio la mozzarella >>

-          << Ahah, okay. Non ci rimango mica male, non mi piaci sul serio, solo che mi interessavi >>

Okay, lo ammetto: è stato peggio dei dialoghi provocatori fra Joey e Pacey.
La giornata è passata tra nomi-cose-città, impiccato, salamino e zero per, e siamo alle superiori.
Esco da quell’inferno, torno a casa e di pomeriggio Diego mi porta in un negozio nella quale devo farmi fare una maglietta con su scritto: “Prova a dire che Dragon Ball è per bambini che ti prendo a sprangate”, è stupenda, lo so.

 Parecchi giorni dopo (ho ancora dimenticato le settimane) passò una circolare che comunicò agli alunni di un concorso canoro gestito da diversi insegnati esperti, l’elezioni si sarebbero tenute il giorno dopo al teatro della mia città, tutti erano invitati a partecipare o anche solo a guardare.
Pensate che io abbia scelto di partecipare? Pensate bene.
Ho alzato la mia mano affermando “partecipo!” sconvolgendo praticamente tutta la classe (eccetto i miei amici e Salvo), andiamo, una timida come me che canta in pubblico?
Lo so, è vero, sono timida ma se si tratta di cantare è tutto un altro discorso, per quello sono un’altra persona, cantando sono me stessa, è liberatorio.
L’indomani pomeriggio andai ai provini indossando la maglietta fattomi fare giorni prima (quella su Dragon Ball), facendomi accompagnare dai miei migliori amici.
Notai che tra quelli che sarebbero dovuti essere il pubblico c’erano anche i miei compagni di classe e, ovviamente, Salvo, che incrociò il mio sguardo e, ancora una volta, mi sorrise sghembo.
Arrivò il mio turno, salì sul palco e fui ben felice di notare che tra gli insegnati a giudicarmi c’era anche la mia professoressa d’inglese che mi credeva una cacchetta solo per una dimenticanza in grammatica, avrei potuto dimostrarle che l’inglese invece lo sapevo, e anche abbastanza bene.
La canzone che portai fu “Complicated”, il primo singolo di Avril Lavigne:

Smetti di guardarti le spalle e fingere di essere qualcun altro. Non siamo nati per recitare il ruolo di un’altra persona, così facendo finiremmo solo per sembrare goffi. Cadrò, mi spezzerò, mi ferirò ma non fingerò: non è fingendo che imparerò a vivere nella mia pelle e poi, se non riesco ad amarmi come posso pretendere d’insegnarlo ad altri?

Questo è ciò di che, in breve, parla Complicated.
Gli insegnanti mi fecero davvero tanti complimenti e mi ammisero immediatamente, fui felicissima di essere apprezzata. Corsi via dietro le quindi e di certo no, non trovai chi mi aspettavo di trovare.
Al posto degli occhioni azzurri della mia Alice mi ritrovai Salvo che mi trascinò per un braccio lontano dagli altri e cominciò a parlarmi, dicendomi:

-          << Ci ho ripensato, mi interessi ancora >>

-          << Solo perché so cantare? >>

-          << Anche. Voglio dire, per tutto ciò che sei >>

-          << Che diavolo significa? Prima ti divertivi a prendermi in giro e adesso vuoi venirmi a dire di esserti magicamente innamorato di me? >>

-          << In breve… tipo colpo di fulmine! >>

-          << Tu hai problemi, seri >>

-          << Pensa quel che vuoi, ma io ormai ho deciso! >>

-          << Non puoi perseguitarmi! >>

-          << Si che posso! Ahah! >>

Aspettai di lasciare Ale a casa per poi entrare in camera mia con Alice per raccontarle tutto.
Lei mi rispose che uno del genere era da sposare, ma che ci vede di bello?

  
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