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Autore: DarkAeris    18/05/2012    9 recensioni
Azzurro era il palloncino più bello che il mondo avesse mai visto.
Il colore acceso, il piccolo sorriso dipinto sulla sua superficie, il filo argentato che lo decorava erano fonte di invidia per tutti i suoi simili, che lo veneravano costantemente, immaginando per lui un futuro ricco di felicità.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Azzurro era il palloncino più bello che il mondo avesse mai visto.

Il colore acceso, il piccolo sorriso dipinto sulla sua superficie, il filo argentato che lo decorava erano fonte di invidia per tutti i suoi simili, che lo veneravano costantemente, immaginando per lui un futuro ricco di felicità. 

Quando il ricco venditore li portava in giro per le fiere più affollate del paese, i palloncini strepitavano, gettando occhiate curiose ad ogni individuo che li osservava, sperando che sarebbero stati presto acquistati, affinché iniziasse la loro vera avventura. Quel giorno il sole splendeva nel cielo, e nemmeno una nuvola offuscava la luce dorata che accarezzava il mondo con il suo tepore, infondendo gioia e allegria ovunque.

La piccola Rosa sentiva il vento farle il solletico e cercava di trattenere le risate, per apparire bella agli occhi di alcune bambine che stavano passando accanto al mercante proprio in quel momento. Queste ultime rimasero colpite da lei e dalla sua amica Lilla, implorando i genitori affinché potessero portarle con sé: il loro desiderio venne esaudito: la piccola Rosa e Lilla lasciarono gli altri palloncini, contente come non mai di poter visitare il mondo, amate e bramate da due dolci bambine.

Giallo e Arancio furono comprati un'ora dopo in coppia, da un bambino molto energico, che corse con loro, felice e pieno di vita.

Rimasero al venditore l'euforico Rosso e il bellissimo Azzurro, che dall'alto del suo splendore, si guardava attorno, in cerca di un proprietario che davvero lo meritasse. L'euforico Rosso continuava a muoversi, facendosi cullare dal vento, per mettersi il più possibile in mostra, mentre il compagno rimaneva immobile, sicuro del proprio destino.

Gli occhi di Azzurro videro finalmente il tipo di bambino che avrebbe potuto meritarlo avvicinarsi alla loro postazione: era piccolo, grazioso, con gli occhi chiari e i capelli biondi. Insieme avrebbero attirato gli sguardi ammirati di tutto il vicinato.

Il bambino si fermò davanti a lui, che sorrise compiaciuto, certo che sarebbe stato scelto dal bell'infante in men che non si dica. Un anziano e gentile signore lo seguì, posandogli una mano sulla spalle e chiedendogli mestamente se desiderasse comprare qualcosa. Con una voce sgraziata e perentoria, il bambino indicò Rosso, afferrando immediatamente il filo, tirandolo a sé con prepotenza.  Stava per correre via, quando l'anziano e gentile signore lo fermò, domandandogli:

“Tesoro di nonno, non pensi che farebbe piacere a tuo cugino averne uno anche lui, con il quale giocare?”

Il bambino alzò le spalle e mormorò all'uomo di “fare come gli pareva”.

Azzurro fu sconcertato più dalla scelta del piccolo che dai suoi modi indelicati: come poteva aver preferito Rosso, così volgare, al suo colorito radioso e raffinato? Proprio non riusciva a spiegarselo. Ma la sua abituale fiducia in se stesso gli portarono subito alla mente che il suo futuro proprietario sarebbe di certo stato più bello del cugino.

Durante il viaggio, retto dalle mani dell'anziano e gentile signore, Azzurro guardò le case della cittadina, con curiosità sempre più grande, impaziente di vedere quale sarebbe stata la sua nuova dimora; curiosità a lungo non soddisfatta. Il percorso sembrò durare un'eternità, costretto a sopportare gli schiamazzi del bel bambino e dell'euforico Rosso, che si lasciava trascinare dal primo, senza opporre resistenza alcuna.

Il bel bambino correva, correva, sempre più veloce, mentre l'anziano e gentile signore manteneva il passo tranquillo, tenendo il nipote sempre sotto controllo.

Fu un attimo: il bel bambino, preso dal proprio gioco, allentò la presa che teneva a sé l'euforico Rosso e il palloncino venne sollevato dal vento.

Volò via, dietro le strilla del bambino, che gli ordinava di tornare indietro, ma ormai l'euforico Rosso era partito per un viaggio speciale, che sarebbe durato ottanta giorni e avrebbe coinvolto il mondo intero; ma questa è un'altra storia.

L'anziano e gentile signore tentò di calmare il nipote, promettendogli che presto gli avrebbe comprato un altro palloncino, ma il bambino reclamava Azzurro tutto per sé. Pianse e si disperò, ma il nonno non volle accontentarlo, perché era giusto che anche il cugino avesse il regalo che gli era stato acquistato.

Azzurro non desiderava più appartenere al bel bambino: era incosciente e maleducato; inoltre, era sicuro che il cugino sarebbe stato ancor di più degno di possederlo.

Tra lamentele e gentili, ma fermi, dinieghi, il trio giunse dinnanzi ad un edificio bianco, dall'aspetto sterile: Azzurro proprio non comprendeva come si potesse vivere in quel luogo.

Entrarono dentro l'edificio bianco e girarono per lunghi e tristi corridoi, silenziosi e agghiaccianti. Poi aprirono una porta e si trovarono davanti un unico letto, dalle lenzuola ordinate, e un piccolo bambino steso tra esse, con il capo poggiato sul morbido cuscino.

Azzurro rimase sconvolto dalla vista di quel bambino: era pallido, senza colore alcuno, e non possedeva nemmeno un capello.

L'anziano e gentile signore lo chiamò, attirando la sua attenzione, e il pallido bambino rivolse loro un delicato sorriso. Il bel cugino, per niente intimidito da quello spettacolo, così singolare per Azzurro, bramò ancora per sé il palloncino e lo tolse al nonno, che non riuscì a fermarlo.

Azzurro quasi sospirò di sollievo: era sempre stato il più bello tra i suoi fratelli, era giusto che appartenesse ad un bambino dalle graziose fattezze. Ma in quel momento, la porta della stanza si riaprì, gettando una piccola folata di vento che bastò al bel bambino a distrarsi e a lasciare andare Azzurro, che finì tra le braccia del pallido cugino.

L'anziano e gentile signore disse, con voce dolce:

“E' tuo, mio tesoro.”

Azzurro rivolse i suoi bellissimi occhi allo strano bambino e vide il suo viso illuminarsi in un sorriso meraviglioso.

Azzurro non si era mai sentito tanto desiderato prima di allora e sentì che la propria bellezza era nulla, paragonata a quella del sorriso di quello strano e pallido bambino.

Il bel bambino mise il broncio ed uscì dalla stanza, ma l'anziano e gentile signore si prodigò a legare il filo argentato di Azzurro al letto del nipote, perché potesse restare in quella stanza, a renderlo felice.

Azzurro era il palloncino più bello che il bambino avesse mai visto.

Il colore acceso, il piccolo sorriso dipinto sulla sua superficie, il filo argentato che lo decorava erano fonte di invidia per tutti i suoi simili, che lo veneravano costantemente, immaginando per lui un futuro ricco di felicità, che si era avverato in quell'attimo speciale, nel quale quel pallido bambino gli aveva sorriso.




NdA: Spero che la storia vi sia piaciuta. Mi è venuta in mente, perché avevo visto un contest nel quale si richiedeva di immedesimarsi in un oggetto e il palloncino mi aveva incuriosita. Poi, non sono riuscita a partecipare, perché la scadenza era troppo vicina, ma mi ha comunque ispirata.

Ovviamente, le ripetizioni degli epiteti sono volute.

Recensite pure, anche solo per darmi suggerimenti, grazie.

   
 
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