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Autore: KaienPhantomhive    20/05/2012    5 recensioni
-Seguito di 'Evangelion Alternate Future'-
Quattro mesi sono passati dalla comparsa dell'Angelo delle Tenebre e dalla disfatta degli Angeli Maggiori.
Ora una Nuova Genesi getta le ombre su quattro universi accomunati da uno stesso segreto.
Come finirà la storia dei ragazzi dal destino designato e del Multiverso?
Una favola attraverso lo Spazio ed il Tempo, fino ai Cancelli del Paradiso...alla ricerca della felicità.
-Citazione:
"Si schiudono i battenti del Cancello di Tanhoizer e si apre infine...la Heaven's Door!"
Serie coinvolte: Evangelion, GunBuster/DieBuster, Aquarion, Gurren Lagann
Fisica di riferimento:
Maxwell, Einstein, Tanhoizer, Schwartzchild, Lorentz, Teoria M, Supestringhe, Heisenberg
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neon Genesis Evangelion - Moonlight SINphonia'
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Dopo tanto tempo…è finita.
Questa volta davvero e definitivamente.
Lo so: vi ho angosciato per quasi un anno e mezzo ma alla fine il supplizio è terminato xD
Giuro di aver messo anima e corpo in questa storia: ho sentito il mio stile migliorare, i miei lettori moltiplicarsi (grazie T.T), la mia media scolastica aumentare vertiginosamente (sul serio xD) e il mio stesso rapporto con il mio carattere e con i miei conoscenti mutare gradualmente.
Con Evangelion ho totalmente riscopeto la vita e l’ho rimodellata ancora ina questa mia fiction.
Spero lo stesso che anche a voi abbia lasciato qualcosa, come me.
Davvero: lasciate un commento (uno per ogni mio lettore, come direbbe Manzoni xD) e dite la vostra sincera opinione: bella o brutta, positiva o negativa.
Fatemi sapere se questi quasi 38 capitoli di Eva A.F: sono serviti a qualcosa e se hanno un senso.
E poi…non scompaio mica così, io! Bazzicherò sempre per EFP, pronto a mettere alla prova i vostri neuroni: ho già altre 2-3 serie (diverso fandom) in testa! xD
Chi vorrà interessarsi ancora a me sarà benvoluto, ma in ogni caso…GRAZIE PER AVERMI ASSISTITO FINO AD ORA!

 
 
 
Another Century’s Episode(Epilogo III):
This Beautiful World – Neon Genesis Evangelion
 
I Realtà. Anno 2018 della Nuova Genesi.
Cabina n. 7-14. Lunedì 13 Settembre…
 
Tu-tum tu-tum…tu-tum-tu-tum..
 
Il treno monorotaia sferragliava sui binari in titanio, lanciando piccole scintille ai lati, mentre attraversava quel poco che rimaneva della campagna romana, verso il capolinea.
 
Un ragazzo cominciava appena a svegliarsi dal torpore mattutino, scrutando fuori dal suo finestrino.
Tentando ancora di mettere a fuoco il panorama, Naruto si chiese come mai Roma (capitale di uno dei membri più influenti del G10) non si decidesse ad impiantare una di quelle strutture per treni a levitazione magnetica, che tanto andavano propagandosi in tutti i Paesi dell’Eurasia.
 
“Stazione Termini; Termini Station. All passengers are pleased to take their luggage and prepare to get off.”
Il suono della voce del capotreno risuonò metallica e fastidiosa alle orecchie ancora otturate dal sonno del ragazzo.
 
Mestamente, si rialzò dalla scomoda posizione in cui si era ridotto durante la notte, prese il suo zaino da trekking e si avviò silenziosamente verso il vagone d’uscita.
 
Un fischio d’arrivo.
Lo scatto di una porta scorrevole.
L’improvviso frastuono di migliaia di voci multietniche e la leggera pressione sulla schiena di un paio di passeggeri impazienti:
Naruto fu catapultato fuori dal treno e dentro un Mondo a lui ancora tutto nuovo.
 
Incespicando nello scendere dal vagone, si avviò verso il centro della stazione.
Frugò con lo sguardo la folla frusciante di turisti in dirittura d’arrivo e partenza, in cerca di qualcosa o qualcuno in particolare.
 
Dentro di lui tutto quel gioco di colori e luci della grande stazione italiana sapeva già di noto.
Un ricordo sfumato, un’impressione d’intima familiarità.
Eppure non riusciva a ricordare quando e come.
Allo stesso modo in cui un sogno resta spezzato a metà, al nostro risveglio, così quel mare in fermento di individui sconosciuti si faceva sempre meno ignoto ad ogni secondo.
Non avrebbe potuto definirli ‘ricordi’…suggestioni, piuttosto.
Frammenti d’animo di un Dio antico che si ridestano parzialmente nel contemplare il suo Creato dimenticato da un Tempo incalcolabile.
 
Naruto scosse vigorosamente la testa, richiamando a sé l’attenzione.
Mosse pochi passi incerti tra la folla…e poi li vide:
 
Un piccolo drappello di persone indugiava compostamente ritto al centro esatto del mare di passeggeri, che si scostavano e li evitavano, quasi tenuti a distanza da un’Inviolabile Barriera dell’Animo, celata alla vista.
Una donna dai capelli color prugna teneva sotto braccio un uomo alto ed impostato, dalla barba incolta ed i lunghi capelli raccolti in una treccia ispida; al suo fianco, una conturbante scienziata dai corti capelli dorati reggeva in mano una borsetta in pelle di coccodrillo.
Davanti a loro, una ragazzina dai lunghi capelli di un improbabile color rosa era stretta ad un ragazzo dalla folta capigliatura di un nero lucido come l’inchiostro e due occhi d’Abisso.
Il bambino senza nome gli tese una mano, sorridendo di una felicità quasi eterea.
 
Nello scorgere quel volto, il ragazzo proveniente dal Giappone ebbe un sussulto: Qualcosa in quel giovane gli ispirava una sensazione di dualità perfino più intensa delle precedenti:
La pelle eburnea, gli occhi profondi come il mare e quella massa ondulata di capelli neri più dello Spazio…sembrò quasi che un cerchio di Vuoto risucchiasse l’animo del giovane Naruto Uzumaki.
Però, in fondo, non c’era assolutamente nulla di bizzarro in quel ragazzo dai capelli corvini.
Magari…se avesse avuta una ciocca di un blu elettrico sarebbe risultato quantomeno inquietante.
Ma quello era un normale e cordiale ragazzo come se ne trovano a migliaia.
 
Infine il gruppetto di benvenuto si fece da parte.
Prima nascosta dai loro corpi, una ragazza dai lineamenti delicati avanzò di pochi passi.
Il corpo fragile come petali di rosa, i lunghi capelli del più chiaro e luminoso biondo al Mondo, gli occhi cerulei…la sua bellezza diafana illuminò il Mondo intero per un breve istante.
Un sorriso d’amore mai provato si fece strada sul suo bel viso, colorandolo di un tenue rossore.
 
Il giovanissimo straniero chiamato ‘Naruto Uzumaki’ li guardò per un momento.
Poi il Bagliore del Ricordo riaccese un memoria soppressa volontariamente.
 
Sorrise a sua volta:
“Sono tornato.”
 
 
*   *   *
 
 
II Realtà. Anno 2019 N.G.
7 Ottobre. Neo-Londra.
 
La pioggia battente cadeva rapidamente come lacrime dal cielo di piombo, ricoperto di nembi densi come matasse di ferro.
Il ticchettio delle gocce sull’asfalto battuto dagli penumatici dalle automobili produceva una melodia dai riverberi ignoti e segreti: uno stormire di piccoli suoni che timidamente si spegnevano nell’attimo stesso della loro nascita
In lontananza, la sagoma della Millennium Wheel si ergeva mastodontica e precaria sulla distesa di acciaio liquido del Tamigi.
I pinnacoli e gli arabeschi gotici di Westminster svettavano impavidi oltre i tetti dell’avveniristica città, gettando la loro ombra di vetusta dignità e regalità sui palazzi di metallo translucido.
 
Raggiungendo rapidamente un semaforo ancora rosso, una ragazza quasi scivolò sul marciapiede umido.
Si coprì la testa con la piccola cartella scolastica di pelle, guardandosi le scarpe e le calze zuppe di pioggia:
“Ah, accidenti! Sono fradicia! Mi si sono perfino appannati gli occhiali…dannata umidità!”
E si sfilò le piccole lenti dalla montatura rossa, tentando invano di asciugarle sulla camicetta bianca, già bagnata di per sé.
“E dai, stupido semaforo, quanto ti ci vuole a scattare?! Non posso mica rimanere così per se..eee…ecciù! Cavolo, pure il raffreddore! Giuro che ora…!”
 
“Un ombrello potrebbe far comodo?” – una voce cordiale interruppe il suo mare di imprecazioni a denti stretti.
 
“Come, scu-…?” – lei si voltò, arrossendo improvvisamente.
Un giovane di bell’aspetto, stretto nel suo lungo cappotto di stoffa nera, le tendeva l’altra metà del suo ombrello a scacchi.
Gli occhi smeraldini del ragazzo brillarono sotto la frangia castana, in quel freddo pomeriggio monocromatico:
Aggiunse con sottile e perversamente seducente ironia:
“Credo che quella misera cartella che le fa da scudo sia più bagnata di lei…milady.”
 
Lei riconobbe il sorriso impertinente di quel ragazzo.
Non commentò oltre:
“A dire il vero, non ne ho più bisogno....”
“Già…” – mormorò lui.
 
E le loro sottili labbra erano già intrecciate assieme, mentre le braccai forti e sicure di lui le cinsero la vita come una spina di rosa.
L’ombrello nero cadde al suolo, continuando ad impregnarsi di acqua piovana.
Sul polso della ragazza luccicò un braccialetto d’argento.
Una piccola incisione a caratteri eleganti rimarrà per sempre scolpita nel suo cuore.
 
To Mari, from Teru.
 
 
*   *   *
 
 
III Realtà. Anno 2016 N.G.
10 Agosto. Geofront. Neo-Tokyo 3
 
La luce del Sole artificiale, riprodotta dai megaschermi del rifugio, indorava la rigogliosa vegetazione, mentre frammenti di luce si rifrangevano sull’increspatura del grande lago sotterraneo, cospargendolo di scintillii accecanti.
 
Un giovane uomo si rigirò le maniche della camicia blu, afferrando l’innaffiatoio ed accovacciandosi al suolo.
Riversò il contenuto dell’erogatore su una pianta d’anguria, ricoprendola di sottili fili di argento liquido.
Si pulì le guance sporche di terra e sollevò lo sguardo:
Una grande distesa di freschi ortaggi estivi riluceva turgida e vivace sotto il caldo Sole.
Respirò a pieni polmoni l’ara pulita e si compiacque del lavoro.
 
“Scusi, le serve aiuto?” – lo distrasse una vocetta, dall’accento d’oltreoceano.
 
L’uomo si girò:
Un ragazzino dagli ispidi capelli neri in divisa scolastica si riparava la vista dalla luce con una mano. Sembrava incuriosito:
“Sto cercando l’ingresso della NERV; sono stato convocato. Il fatto è che sono una frana ad orientarmi! Però…lei sembra avere perfino più bisogno di me. Posso darle una mano?”
 
Lui si rialzò, passando in rassegna il campo d’angurie:
“Ah…per queste, intendi? Oh, non ti preoccupare: ho finito. Un mio caro amico ha lasciato questo Mondo da poco; voleva che fossi io a prendermi cura delle sue amate angurie, dopo che se ne sarebbe andato. Il piacere di coltivare una vita che cresce, di farsi carico di una presenza vitale in più su questo pianeta: una sensazione impagabile.”
 
“Oh…” – il ragazzo proveniente dall’America chinò lo sguardo, colpito da quelle parole.
 
L’uomo gli allungò una mano, cordialmente:
“Leon Marshall. Piacere.”
 
“Io sono Michael Black.” – rispose l’altro – “Piacere mio.”
 
 
*   *   *
 
 
IV Realtà. Anno 2011. N.G.
8 Maggio. Baviera.
 
Correndo leggiadramente tra gli alti girasoli e papaveri rossi, la piccola Asuka Langley respirava a cuor leggero l’aria dolce dell’estate.
 
Il suo abitino rosso era solo una macchia di colore in movimento nel mare ondeggiante d’oro, così vivido ed esplosivo contro il cielo tinto d’azzurro intenso.
Nuvole leggere e vaporose sorvolavano sonnolente la vallata.
 
La bambina correva continuamente, frugando con le manine tra gli alti fusti dei girasoli, lanciando gridolini di gusto e felicità.
 
“Asuka? Asuka!” – la raggiunse una voce squillante ma soave, oltre una parete di papaveri.
 
Mutter!” – esclamò la piccola bambina tedesca, scostando impaziente i fiori delicati.
 
Seduta al centro di uno spiazzo nel campo fiorito, una donna dal portamento angelico ed etereo attendeva la figlia.
Nell’ampio abito di lino bianco ed i lunghi capelli di un castano dorato, l’amorevole madre perdeva consistenza nell’attimo del suo respiro, rimanendo impressa in quel momento come una principessa dipinta su un tela a tempere.
 
Asuka le corse in grembo, abbracciandola.
Lei ricambiò il gesto.
Poi, si allontanò, facendosi da parte:
“Come ti avevo promesso: da oggi hai un fratellino tutto tuo, piccola mia.”
 
Ancora attaccato alla veste della donna, un bambino di poco più piccolo di Asuka si fece timidamente avanti; i grandi occhi blu tenuti in basso ed il faccino rotondo dai capelli nocciola tutto imbarazzato.
Portò un ditino alla bocca, balbettando:
Ha-…hallo.
 
Asuka lo guardò a metà tra lo stupito ed il divertita.
 
“Lui…” – parlò lentamente la madre – “…è Thomas.”
 
“Noi tre…” – concluse Asuka, abbracciando la madre e prendendo la mano dell’orfanello – “…potremo stare insieme! Per sempre!”
 
 
*   *   *
 
 
V Realtà. Anno 2001 N.G.
1 Aprile. Neo-Tokyo 3
 
Gendo Rokubungi era ritto contro al ringhiera del belvedere, a precipizio sull’immensa città.
Il Sole primaverile baluginava in lontananza, come in punto di morte, tingendo quel tramonto di un fuco scarlatto
Alle sue spalle, la bella Yui Ikari sedeva silenziosamente su una panchina di freddo marmo; le mani tese a sfiorare il ventre rigonfio dalla gravidanza.
 
“Sei molto taciturna, questa sera.” – notò il marito – “C’è qualcosa che ti turba?”
 
“Affatto.” – rispose la donna, con un fil di voce – “Approfittavo della pace di questo tramonto. Il mio cuore è troppo colmo di gioia, per lasciare che altre emozioni possano sciuparla.”
 
“Già.” – mormorò lui – “Quando l’Animo prova una felicità troppo immensa non è nemmeno capace di esprimerla appieno e per questo ne soffre. Allo stesso modo, quando il dispiacere è troppo grande non riusciamo in alcuno modo ed estirparlo…ed è per questo che ci risulta impossibile anche il pianto.”
 
Lei rimase in silenzio; solo il vento leggero di quella sera suppliva al suo respiro.
Poi parlò:
“E tu? Come va il lavoro?”
 
“L’osservatorio astronomico ha registrato il collapser di un’altra Nova Rossa: era meravigliosa, avresti dovuto vederla. Ha generato un Buco Nero: ho deciso di rinominarlo ‘Yui’.”
 
“Il mio nome per un Buco Nero?” – Yui Ikari si lasciò sfuggire un piccolo sorriso divertito – “Vorresti dire che ti assorbo più del dovuto?”
 
“No.” – ripose l’uomo – “Non c’è mai un ‘troppo’ quando si decide di consacrare il proprio Cuore a qualcuno.”
 
Si alzò in piedi, avvicinandosi al marito.
Fissò la grande Neo-Tokyo 3, ormai calata nella profonda notte stellata, e commentò con ironia:
“Le Stelle…e pensare che quando ti conobbi all’università parlavi di ‘Scienza Metafisica’ e ‘Semi-Divinità create dall’Uomo! Chi avrebbe mai detto che avrei sposato un astronomo…”
Lui si fece persino più serio; le lenti degli occhiali a riflettere le luci della città:
“E’ perché la giovinezza richiede illusioni. Se avessi perseguito nel mio Ideale, creando dei nuovi ‘Adamo ed Eva’, quale sarebbe stata la conclusione, ad ora? Vorrei solo che il ‘Frutto del nostro Amore’ potesse vivere in un Mondo dove le proprie illusioni restino tali, senza rivelare l’oscura Verità…”
 
La donna si voltò ancora e chiese:
“Mancano solo due mesi al parto. Allora, è deciso?”
 
“Sì.” – rispose seccamente l’uomo, mala sua voce era già incrinata dall’emozione – “Se sarà un maschio…‘Shinji’. Se sarà una femmina…‘Rei’.”
 
Shinji, Rei…” – ripeté la donna, tra sé – “…sono dei nomi davvero bellissimi.”
 
“Sono i nomi del nostro Futuro.”
 
 
*   *   *
 
 
VI Realtà. Anno 13.030 N.G.
20 Settembre. Neo-Venezia.
 
Una turba di piccioni si levò rapidamente in volo dal centro della grande Piazza principale, stormendo sulle acquee turchesi e cristalline della grande laguna di Neo-Venezia.
 
Una giornata limpida rinfrescava l’aria, mentre decine di insegne olografiche scorrevano tra i finti palazzi d’epoca.
 
Un segnale circolare con al centro una ‘X’ rossa si colorò di blu ed una freccia indicò la direzione di transito.
Una gondola a reazione, in attesa nel canale intra-cittadino, ripartì velocemente.
 
Poco distante, sul ciglio della banchina, una ragazza attendeva l’arrivo di qualcuno.
 
“Signorina Mikono!” – una voce affannata la costrinse a voltarsi.
 
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Un ragazzo arrivò trafelato, recando in entrambe le mani grandi buste zeppe di cibo; i capelli ambrati creavano rari riflessi con gli occhi d’ametista; il viso delicato e sottomesso faceva a pugni con il giubbotto imbottito rosso ed i pesanti stivaletti neri.
Ansimò:
“Signorina Mikono, mi scuso per il ritardo! C’era così tanta fila la market!”
 
“Oh, stai tranquillo, Amata.” – gli sorrise delicatamente lei. – “Mi piace stare qui a guardare le barche! Mi hai portata davvero in un bel posto, oggi!”
“Meno male…” – mormorò lui, stentando un’espressione vagamente più distesa.
 
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Poi, si riprese, eccitato:
“Ehi, è arrivato il nostro turno!”
 
Una lunga gondola si era appostata accanto al bordo del marciapiedi; il bizzarro conducente li invitò calorosamente a prendere posto.
Amata Sora poso per primo le pesanti buste sul vascello, quindi salì e tese una mano all’amica, per sorreggerla.
Lei la afferrò e posò un piede a bordo; quando perse lanciò un gridolino acuto e cadde involontariamente tra le braccia del ragazzo.
 
Lui arrossì improvvisamente e, prima ancora di potersi scostare, un piccolo fulmine bianco saettò tra i capelli della giovane e lo colpì sul dorso della mano:
Un buffo animaletto peloso dalle lunghe code puntute, che prima era acquattato sullo chignon della ragazza amò di fiocco, era sgattaiolato via ed ora fissava Amata con fare arcigno.
“Tu sta’ al posto tuo!” – lo rimproverò lei, ricacciandoselo in testa.
Poi si sedettero ed il gondoliere mise in moto la barca, sospirando benevolo:
“Ah, i giovani d’oggi!”
 
La gondola scivolava sulle acque calme, frusciando sommessamente.
 
“Stavo pensando…” – continuò Mikono – “…che da qualche giorno le giornate sono tutte più belle! C’è così tanta tranquillità…”
“E’ proprio vero!” – annuì lui, raggiante – “Gli affari del cinema vanno a gonfie vele e perfino gli Abductors sembrano essersi presi una pausa!”
Poi sollevò gli occhi al cielo:
“Che sia merito dell’Aquarion EVOL?”
 
Oltre le nuvole, i Vectors X, Y e Z sfrecciarono oltre la barriera del suono, intrecciandosi e pennellando il cielo con i reattori posteriori colorati e tracciando la scritta:
 

 

-JUST LOVE-

 
Mikono Suzushiro poggiò la testa contro lo schienale e chiuse gli occhi, nell’aria profumata di salsedine:
“Chissà cosa direbberoloro, se fossero vissuti ai nostri tempi…”
“Chi?”
“Apollo e Silvia! I due innamorati della Leggenda che salirono a bordo dell’Aquarion oltre 12.000 anni fa!”
“Già…” – sospirò l’amico – “…o magari lo sanno già. Magari sono da qualche parte, nel Mondo. Magari il loro Spirito è intatto e risiede solamente nel corpi di qualche ragazzo della nostra età…”
“Oh…” – lei rimase interdetta, guardandolo incuriosita.
Lui intuì la gaffe, affrettandosi a scusarsi in totale imbarazzo:
“M-ma io dicevo solo per dire, eh! Cioè, non intendevo che si sarebbero incarnati in noi, se è questo che ho fatto sembrare…sì, in somma, cioè…”
“Mi fai davvero ridere, quando fai così!” – lei si portò una mano alla bocca, scoppiando in una risata argentina.
Poi lui si rasserenò, ingoiando un groppo alla gola, e si decise a domandare:
“Signorina Mikono, le andrebbe di vedere ‘I Cieli di Aquaria’, questa sera? Riserverò una sala tutta per noi!”
 
Gli occhi della bella ragazza risplendettero della più vivida tonalità di smeraldo:
“Sarebbe meraviglioso…Amata-kun!”
 
 
*   *   *
 
 
VII Realtà. Anno 50.000 N.G.
Data indicativa. Neo-Kamina City.
 
Un tramonto brillante di mille soli illuminava la sconfinata città-fortezza costruita per accogliere quel poco che rimaneva dell’Umanità.
 
Sulla sommità del palazzo più alto, un anziano uomo in divisa bianca dalle finiture fosforescenti mormora al Sole stanco della sua perenna esistenza nell’Universo:
“Una Conferenza di Pace Galattica: pur trattandosi di Creature della Spirale, specie differenti possono avere idee differenti; ci sono voluti millenni di cui non ricordiamo più l’origine, per trovare un equilibrio…”
 
“Anche dopo il nostro ritorno in questo Mondo, la vita non è cambiata affatto: è nella natura delle cose farci faticare…per guadagnare una Felicità superiore, no?” – riflettè ad alta voce un buffo individuo truccato dai capelli verdi – “Non devi preoccuparti: nessuno, all’infuori di te, sarebbe stato in grado di fare questo lavoro…Rossiu.”
 
Il Presidente della Confederazione Terrestre, Rossiu Adai, chiese a sé stesso:
“Chissà dove sarà mai lui, adesso…”
 
 
Molte decine di metri più in basso, nella grande piazza cittadina, una ventina di alti Grapearl attendevano silenziosi ed immobili.
Due giovani comandanti fissano un mecha rosso dai curiosi occhiali appuntiti, al centro del gruppo.
La donna dai capelli rosa chiede al fratello:
“E’ giunto il momento…vero, Gimmy?”
“Credo di sì…” – sospira lui, mentre leva gli occhi alle Stelle.
 
Nella Stratosfera, oltre il Cielo, oltre le luci della Vita…s’intravede l’immensa Cathedral TERRA viaggiare lenta e placida come una Balena delle Nebulose, pronta a scoprire i segreti dimenticati di Mondi e Pianeti lontani milioni di anni-luce…
 
Sulla terraferma, in riva al calmo e iridescente Oceano di Neo-Kamina City, un anziano uomo avvolto in un mantello siede accanto ad un bambino.
Il bimbo punto un dito contro il cielo stellato, al passaggio di innumerevoli scie di luce turchese, simili a comete ascendenti:
“Grandioso, il Gurren-Lagann! Anzi:tanti Gurren-Lagann!”
L’uomo sorride con benevolenza al piccolo entusiasta:
“Già. Proprio così.”
“Chissà se potrò andarci anch’io, un giorno!”
“Certo che potrai!” – lo rassicura l’Uomo dal Nome Dimenticato – “Tutte le Luci nel Cielo sono Stelle.
 
Infine si perde nell’ammirare quella Spirale di Luce che illumina la notte come la più antica e splendida Aurora del Mondo:
“Sono le Luci delle nostre Vite, che illuminano l’Infinito Universo di Speranza e Sogni…”
 
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*   *   *
 
 
VIII Realtà. Anno 14.292 N.G.
7 Luglio. Neo-Okinawa.
 
Gli striduli e vibranti versi degli uccelli marini riempivano gioiosamente la torrida serata estiva, ormai prossima alla notte.
 
Lentamente Lar’C Mellk Mal salì sulla collinetta erbosa in riva al gigantesco lago Hanjuku di Neo-Okinawa.
Con la mano destra reggeva il telefono satellitare per telefonate intra-planetarie, mentre con la sinistra tentava di sistemare i lunghi capelli chiari in una trecce composta:
“Sì…sì sono stata impegnata nelle ricerche per tutto il periodo. Scusa, Tycho! […] Il ‘Rallo di Okinawa’; è una specie protetta, ora! E tu invece? Sei su Plutone?”
La voce dell’amica d’infanzia ripose dall’altro capo del telefono:
Sono diretta a Sirio per una Missione Diplomatica. Che si dice sulla Terra? Qualcosa di speciale per la ‘Notte di Tanabata’? […] Beh, per noi è passata l’età di esprimere i Desideri, guardando le Stelle!
 
Lar’C sembrò cambiare discorso, continuando a salire:
“Vuoi sapere una cosa? L’Osservatorio Gravitazionale delle Hawaii ha dato la conferma ieri sera: oggi è il grande giorno!”
Infine raggiunse la sommità del colle; avvistando qualcuno all’orizzonte, tagliò corto:
“Beh, ci sentiamo! Sta quasi per cominciare! Bye-bye…
 
Un ragazzo dai capelli biondo cenere, sulla ventina, le venne incontro, rimproverandola affettuosamente:
“Ehi, ce ne hai messo di tempo! Pensavo ti fossi fossilizzata insieme a quegli uccelli che tanto ti piacciono!”
“Qui l’unico fossile è il tuo cervello, Ryan!” – ribatté lei, senza un filo di cattiveria, picchiettandogli la fronte con l’indice.
 
“Accidenti, quanta fretta! Siete già qui!”
Una voce d’uomo cordiale ma impostata li raggiunse alle spalle.
 
I due si voltarono e la ragazza esclamò:
“Ammiraglio, Signorina Banes! Ci siete anche voi, allora!”
 
Un giovane ufficiale in divisa nera era affiancato da una donna affascinante, dai lunghi capelli corvini; sui loro volti nessuna traccia di risentimento o riserbo, ma solo un sereno candore per il fagotto che l’uomo recava in braccio.
La bella Mikaela la corresse divertita:
“Beh, d’ora in poi dovrai chiamarmi ‘Signora Witwicky’…”
 
“Già…non ci avevo davvero pensato! Oh, ecco la piccolina!” – Lar’C si avvicinò rapidamente ai coniugi, rimirando incantata e amorevole la neonata tra le braccia del papà – “Com’è carina! Avete proprio un figlia bellissima!”
“Lei è Hoshi.” – la presentò l’ex-Ammiraglio Samuel Witwicky.
“Come le Stelle! E’ un nome meraviglioso!” – fremette la giovane esotica – “Appena avrò un po’ di tempo le farò uno dei miei origami!”
“Siamo molto orgogliosi del nome che le abbiamo dato, ma non è tutta farina del nostro sacco…” – ammise la madre, sorridendo.
 
“Ringrazia lo zio Ryan, quando sarai più grande…!” – ammonì il ragazzo la piccola bambina, con ironia.
 
Poi, la Principessa Mellk Mal si voltò verso il lago cosparso dai riflessi della città che vi si affacciava: come uno sconfinato e prezioso mantello di velluto blue, ricoperto di gemme rare, riluceva in quella notte di Sogni e Speranze.
La ragazza respirò a piani polmoni, parlando alla sua anima:
Tutto questo silenzio, come l’Infinito…non credo proprio di aver mai incontrato Dio, però mi chiedo…‘se Dio avesse un Desiderio, a chi potrebbe rivolgersi per esaudirlo’?
 
“Lo so a cosa stai pensando.” – intervenne Ryan, avvicinandosi a lei – “E’ quella domanda, non è così? Continua a risuonare in testa anche a me, da stamattina. E’ come se questa Notte volesse avvertirci di qualcosa.
Lei sospirò sognante e si strinse nelle braccia nude dalla pelle color cioccolato:
“No…è più come se stesse cercando di farci acquisire una consapevolezza; quasi come se qualcuno ci avesse impiantato quella frase nella mente fin dalla nostra nascita…ed ora ne esigesse la risposta.”
 
Il suono di un allarme più simile ad un oboe risuonò per la vallata.
 
“Sta per cominciare…” – mormorò il Ufficiale.
 
Lar’C soffiò sulla sua fiaccola, spengendola.
 
Improvvisamente, tutte le luci della città si estinsero.
Molto di più: l’energia di tutto il pianeta venne meno, in trepidante attesa.
Il Mondo piombò in un’oscurità nera come non se ne vedevano da secoli, rischiarata solo da miliardi di lumicini stellari.
In lontananza, una debole melodia di un flauto iniziò a fluire nel silenzio.
 
Ho atteso così tanto questo momento!– pensò la ragazza, mentre con il cuore tentava di raggiungere l’anima di un’amica scomparsa da tempo immemore – Ora voglio incontrarla a tutti i costi! Voglio parlarle di te…e dirle che sorridevi sempre! Mi chiedi cosa significa? E’ molto semplice…!
 
La giovane esotica levò gli occhi al Manto Prezioso della Notte, mentre la dolce musica si alzò leggermente in un concerto più armonioso di migliaia di violini e violoncelli.
Il suo cuore vibrò di emozione.
Il ragazzo al suo fianco le strinse istintivamente la mano; lei non lo rifiutò…ma arrossì.
La coraggiosa coppia di sposi si affiancò l’un l’altra, mostrando la visuale alla piccola figlia.
 
Lar’C aguzzò lo vista: nello Spazio profondo, una piccola luce bianca compare luminosa più di una Stella.
Sul suo volto si apre un sorriso di speranza…e tutto l’orizzonte si accende nuovamente, mentre la Sinfonia della Terra riprende estatica
 
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Anche il giovane Ryan Witwicky contribuì al Canto della Galassia: impugnò la sua chitarra elettrica ed eseguì una breve frase musicale, accordandosi all’Armonia Suprema.
 
Perché le autentiche ‘Buster Machines’ 1 e 2; il leggendario ‘GunBuster’ di 12.000 anni fa…- in quella Notte dei Sogni, anche l’animo di Samuel Witwicky vibrò e fremette come quello di un bambino che vede realizzarsi le fiabe d’infanzia.
 
Perché ‘Nonoriri’, la ragazza che hai sempre idolatrato e desiderato incontrare…- il cuore della principessa esotica pulsò all’impazzata.
 
Due piccole luci rosse si avvistarono oltre l Stratosfera, roteando come in una danza.
Lar’C Mellk Mal arrossì:
…ritorna stanotte!
 
L’orchestra planetaria cessò in un colpo.
Poi un oceano di musica commovente esplose con vigore per l’intero Sistema Solare.

 

 

QUELLA SERA, LE BUSTER MACHINES N.1 E N.2 RIMPATRIARONO INSIEME AI LORO PILOTI.
 

‘BENTORNATE’
 

 
 
*   *   *
 
 
Realtà Definitiva. Anno sconosciuto.
Luogo sconosciuto.
 
Mentre una Sinfonia di Benvenuto arpeggiava oltre il Tempo e lo Spazio, pervadendo anche il Vuoto e trapassando Dimensioni e Realtà infinitamente distanti, un ragazzo dai capelli color dell’Ignoto rimira compiaciuto il Creato intero.
In quel mare di inchiostro fluttuante, una saetta blu serpeggia sulla sua nuca:
“Dunque è questa la Fine…Signor Zen Fudo?”
 
Un uomo dal volto nascosto al suo fianco mormora con solennità:
“Sì. Ma solo per poco. Questa storia è conclusa; ognuno ha giocato il suo ruolo: lasciamo dormire i ragazzi…almeno fin quando qualcun’altro non avrà nuovamente il coraggio di sperare e vivere ancora…indagando l’Inviolabile Barriera dell’Animo: l’Amore…e la Fantasia.”
 
Il ragazzo chiude gli occhi nello Spazio profondo ed il suo spirito si allarga all’Universo intero, mentre ricordi affiorano dalla musica soave:
“Reminiscenze: vaghi ricordi guardando una vetrata. Allungo le braccia fino quasi ad afferrarli. In profondità, ancora più affondo…finisco per scomparire. Ma voglio veramente ricordare? O forse...preferisco lasciare tutto sigillato così com’è? Quell’odore di sangue misto a olio meccanico; il suono di una sirena d’allarme; le grida della gente; l’Eva; gente che ho incontrato per la prima volta; gli Angeli; il Gigante sotterraneo; la Verità. Cosa sarà, per me, la Verità? Tutto…ho l’impressione che mi sfugga dalle mani, come sabbia.”
 
Infine Thanatos sussurra in un soffio:
“E alla fine, in queste mie mani…cosa rimarrà di me, se non l’Infinità del Nulla?”
 
 
 
 
 

 

NEON GENESIS EVANGELION – Moonlight SINphonia:

AFTERMATH
 

 

FINE
 

 
 

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