Anime & Manga > Escaflowne
Segui la storia  |       
Autore: mysticmoon    09/12/2006    6 recensioni
E' trascorso ormai un anno dal giorno in cui Hitomi è tornata nel suo mondo, lasciando Van al suo destino di monarca del regno di Fanelia.
Ma il destino è dietro l'angolo e presto un nuovo nemico farà la sua comparsa minacciando tutto ciò che amano.
Riusciranno a sconfiggere anche questo nuovo nemico?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4

Van si svegliò alle prime luci dell’alba, quando Hitomi giaceva ancora addormentata sotto le coperte.
Van, nonostante fosse intorpidita, non mosse la sua mano. Desiderava evitare che Hitomi si potesse svegliare solo perché a lui formicolava un po’ l’estremità.
Pochi minuti dopo Merle s’introdusse di soppiatto nella stanza.
- Allora, come sta oggi?- sussurrò Merle, seduta sul davanzale.
- Non lo so. Era davvero molto scossa per l’accaduto ma è forte quindi ha reagito molto bene- disse sottovoce Van.
- In che senso?- gli chiese Merle.
- Vuole tornare sulla Terra e fermare la distruzione- rispose.
- Lei sulla Terra non è una semplice ragazza di sedici anni?
- Merle, in effetti hai ragione ma non posso arrendermi. Se ho visto quel futuro è perché posso e devo fare qualcosa per impedire che diventi la realtà del mio mondo- disse Hitomi.
- Sei sveglia!- disse sorpreso Van.
- Sì, lo ero dall’inizio della vostra conversazione- disse Hitomi, alzandosi a sedere sul letto- Non volevo origliare ma non sapevo come fare per non interrompervi...
- Non avresti dovuto preoccuparti di questo. Stavamo parlando di te!
Hitomi annuì.
- Adesso puoi parlarmi quindi di ciò che è accaduto.
La ragazza guardò la donna-gatto, annuì nuovamente e prese fiato.
- Non importa dove mi trovavo, Merle, né come sono arrivata qui. Tutto ciò che ha importanza è che ho visto la mia città bruciare e fiumi di sangue scendere dal cielo. Il mio mondo era completamente devastato ed è stata una sensazione forte quanto le mie visioni qui su Gaea.
Era una visione, di questo ne sono più che sicura.
- Ma è solo una sensazione, giusto?- disse Van.
- Sì, una sensazione. E allora?- disse Hitomi, intuendo qualcosa nella voce di Van.
- Quindi non era una vera e propria visione.
- Ma si avvicinava parecchio… dove vuoi andare a parare, Van?
L’uomo si morse il labbro inferiore poi sospirò e parlò.
- Volevo dire… se non era una vera e propria visione potrebbe non corrispondere reale, Hitomi. Potrebbe essere qualche reminescenza di quando sapevi che con il potere d’Atlantide potevi essere un pericolo per l’incolumità di Gaea, oppure di quando eri la causa della guerra contro Zaibach. Sappiamo bene quanto tu ti sia sentita in colpa per ciò che è accaduto, anche se involontariamente, a causa tua. In ogni modo, sia che questa sensazione si rivelasse reale che no, non credo che dovresti tornare sulla Luna dell’Illusione. Il tuo mondo potrebbe essere pericoloso in questo momento, almeno in questo momento- disse Van.
Hitomi si fece immediatamente scura in volto.
- Che cosa vorresti dirmi, Van Slanzar de Fanel? Che fino a quando ero la sconvolta ragazza che aveva appena sfiorato la morte potevi essere d’accordo con me ma quando il mattino dopo, presupponendo che sia più calma e razionale, dovrei trovare giusto lasciare che distruggano tutto mio mondo solo perché io, quella che potrei salvarlo, sono qui al sicuro? Posso comprendere la tua preoccupazione per me, ma in qualsiasi caso devo tornare sul mio pianeta, almeno per avvertire la mia famiglia del pericolo. Non posso fare altrimenti, Van, e tu lo sai.
- Allora verrò anch’io con te - disse Van – Se vuoi tornare in quel posto io starò al tuo fianco e ti difenderò se la situazione dovesse peggiorare.
- Mi dispiace Van ma non posso permetterlo. Questo è un mio preciso dovere e solo io devo adempierlo - disse Hitomi – Ti chiedo solo di permettermi di tornare sul mio mondo tramite il ciondolo.
- Ma non capisci che ti voglio aiutare?- disse Van, leggermente adirato.
- Lo capisco, e so anche che potresti essermi di molto aiuto - disse con calma Hitomi – Ed è proprio questo il motivo per cui non posso permetterti di venire insieme a me sulla Terra.
- Ma perché?- gridò Van.
- Io finirei per appoggiarmi a te, e non posso permettere che ciò accada. Non posso permetterti di rischiare la vita. Il tuo posto è qui, nel regno di Fanelia, a vegliare sul tuo popolo. Sei un re adesso ed il tuo regno ha bisogno di te- disse Hitomi con aria molto seria.
Poi, con decisione, si alzò ed uscì con passo calmo e spedito dalla stanza.
- Aspetta Hitomi!- gridò Van, affacciandosi dallo stipite della porta, ma riuscì solo a vederla svoltare nel corridoio mentre correva in direzione del parco del palazzo.
Merle, che non si era espressa in merito a questa faccenda, non salutò neanche il re: balzò rapidamente sull’albero di fronte alla finestra e scese agilmente, in modo da poter raggiungere Hitomi o almeno sapere dove stava andando.
La trovò seduta sulla sponda del piccolo laghetto del parco, appoggiata al tronco di uno dei tanti alberi che lo costeggiavano, con le ginocchia raccolte al petto e il mento appoggiato ad esso.
Merle si avvicinò lentamente a lei e si sedette al fianco. Dopo qualche minuto di pesante silenzio, Merle prese fiato. Voleva parlare chiaramente a Hitomi, anche a costo di ferirla.
- Hitomi- esordì- Capisco perfettamente ciò che provi, ma non devi torturarti in questo modo. Sono sicura che la tua visione non si realizzerà se il signorino Van verrà con te per darti una mano.
- Merle, lui non verrà con me- disse seria Hitomi, senza sollevare nemmeno la testa.
- Ma perché non vuoi che venga con te? Lui ti potrebbe essere di grande aiuto. L’hai detto tu stessa.
- Allora neanche tu riesci a capire?!- disse Hitomi, e solo allora Merle si accorse che stava piangendo.
- Hitomi, io ci provo, ma non riesco a comprendere come mai tu ti sia intestardita in questo modo. Salveresti sicuramente il tuo mondo se ci fosse anche lui con te- disse Merle con tono dispiaciuto.
- E se magari non ce la facessimo? Hai pensato a questo? - disse disperata Hitomi, sollevando di scatto la testa e protendendosi verso Merle - Hai pensato che se nel tentativo di salvare il mio mondo lui morisse questo regno perderebbe il suo re? A me non resterebbe nessuna ragione per continuare a vivere ma per questo popolo? Non esisterebbe più la dinastia De Fanel ed io non voglio che questo accada. Se questo non fosse sufficiente… io lo amo Merle ed è anche per questo che non posso permettergli di morire per il mio mondo. Van ha il diritto di vivere, di avere una vita lunga e felice. Se sulla Terra lui dovesse morire io non potrei mai perdonarmelo.
Detto questo riappoggiò la testa sulle ginocchia, mentre altre grosse lacrime le rigavano il dolce viso.
- Hitomi …- disse piano Merle, comprendendo a pieno lo stato d’animo della ragazza.
- Mi capisci ora, Merle?- chiese debolmente Hitomi.
- Sì, ora capisco il motivo per cui non vuoi che ti segua e sono motivi molto validi… ma lascia che ti racconti un fatto molto importante su Van- disse Merle, guardando la ragazza accanto a sé con aria seria.
- Dimmi pure Merle- disse Hitomi, asciugandosi le lacrime dagli occhi con una manica della camicetta.
- Van è stato molto male quando sei partita. Non si esercitava più come prima con la spada, era sempre svogliato e con la testa tra le nuvole, non mangiava quasi più. Non si è mai ripreso completamente dalla vostra separazione. E’ stato visitato dai migliori medici di Gaea, ma non c’è stato nulla da fare, non era una malattia, ma la tua nostalgia a ridurlo in quel misero stato. Ora invece è tornato se stesso. Lo vedo dai suoi occhi. C’ è di nuovo il vero Van in lui e questo solo perché ci sei tu.
- Che cosa intendi dire Merle?
- Intendo dire che Van ti vuole così bene che il rischio di morire per te non lo spaventa minimamente, Hitomi. E ti chiedo di rinunciare a questo folle piano, sia che tu sia sicura che quello che hai visto fosse una visione sia che fosse solo il parto della tua mente. Se tu provi almeno la metà dell’amore che Van prova per te puoi capire perché non dovresti partire, men che meno da sola. Hitomi, per favore, non spezzagli il cuore un’altra volta, perché se lo farai non ci sarai tu a raccogliere i cocci del suo cuore ma la sottoscritta. E non è affatto un bello spettacolo, credimi.
Il volto di Hitomi rifletteva perfettamente quanto fosse contrariata.
- Ma che cosa credi Merle? Che io non abbia sofferto? O che non ami abbastanza Van? - gridò, tra le lacrime, Hitomi, voltando la testa per guardare in volto l’amica dalla folta pelliccia - Se è così, ti sbagli di grosso. Tu non sai cosa ho passato io. Ed i cocci del mio cuore la sottoscritta li ha dovuti raccogliere da sola, fare finta di stare bene con l’unico obiettivo di non far preoccupare amici e parenti, mangiare anche quando lo stomaco sembra contenere un macigno. Io non avevo neanche la possibilità di entrare in contatto con voi, Merle, e non ricevendo messaggi da parte di Van io mi sono sentita male, persa, distrutta da questa distanza. Poteva essere accaduto di tutto qui ed io ero costretta a stare sulla Terra, impotente, ad aspettare un vostro segno di vita.
- Tutto qui?
Il tono di sfida della giovane donna gatto irritò ancora di più Hitomi.
- No, non è tutto qui. Sono stata anch’io nelle stesse condizioni di Van. La sola differenza tra me e lui è che io non potevo parlare di lui con nessuno. Io dovevo correre, studiare, essere una brava ragazza per non deludere tutte le persone che avevano fiducia in me. Ma sai come stavo davvero io? Conosci cosa c’era dietro i miei sorrisi o cosa si nascondeva nelle mie gambe mentre le spingevo al massimo su una pista di atletica? Io dentro mi sentivo morire perché stavo lì, impotente, ad aspettare e sperare che Van fosse in salute, che tu fossi felice e che questo mondo esistesse ancora. Non potevo sapere cosa accadeva qui, non avevo più vostre notizie e non potevo neanche appellarmi ad un ciondolo che esaudisce i desideri. Ho avuto paura per voi, che vi fosse successo qualcosa di brutto ma per te questo non ha la minima importanza, Merle. Tu pensi solo al tuo adorato signorino Van e a come stava male… non hai mai pensato a cosa provavo io in quei giorni. Io sono felice quanto Van di averlo ritrovato ma adesso il mio mondo rischia di finire, io lo so ma per egoismo voi vorreste che io rimanessi qui, al sicuro, mentre la mia famiglia è in pericolo. No, non posso accettarlo come voi non potevate accettare che la vostra amata Fanelia venisse rara al suolo da Zaibach!
- Scusami Hitomi se sono stato così ottuso nonostante tu mi avessi già detto chiaro e tondo come mai volevi tornare lassù. Sai, ora ho capito perché non vuoi che venga con te sulla Luna dell’Illusione - disse Van, sorridendo lievemente mentre si spostava da dietro una quercia, suo nascondiglio, per mostrarsi ai due esseri viventi di sesso femminile- Ma tu cosa hai fatto la volta scorsa? Non sei andata nell’impero di Zaibach con mio fratello Folken nonostante sapessi come la pensavo riguardo questo tuo intento? Allora io farò come te, che ti piaccia oppure no. Se quello è il luogo che tu vuoi difendere io verrò con te e sarò il tuo braccio armato e la tua assicurazione. Tu non sai combattere con la spada mentre io sì. Se è davvero un luogo tanto pericoloso è meglio che io sia con te per proteggerti.
- Va bene Van, hai vinto. Hai ragione quindi se vuoi venire con me sulla Terra, vieni pure- disse stancamente Hitomi, ormai sconfitta dalla loro opprimente pressione.
Van sorrise, sollevato per aver finalmente convinto Hitomi a portarlo con sé.
- Avrei bisogno di parlarti in privato. Posso?
Hitomi annuì, poi si alzò ed avvicinò a lui.
- Non ti dispiace, vero Merle?- chiese Van alla fedele amica.
Merle scosse il capo e con agili balzi la ragazza-gatto si allontanò, lasciando soli Van e Hitomi, l’uno accanto all’altra vicino all’albero.
- Mi dispiace di quello che ho detto, Hitomi- disse subito Van- Sono stato uno stupido e ti chiedo scusa per aver messo in dubbio le tue parole e ferito i tuoi sentimenti… Hitomi, ti senti bene?
Hitomi non rispose, ma si lasciò scivolare contro il tronco dell’albero fino a sedersi.
La ragazza non aveva una bella cera: gli occhi, fissi in un punto indefinito dell’ampio parco, le si erano gonfiati ed arrossati; i capelli erano così bagnati dalle lacrime e dal sudore che le si erano incollati al viso a ciocche irregolari; respirava poco e male; e, a causa della colorazione pallida della sua carnagione e del sudore che le imperlava la fronte, dava l’impressione di essere completamente sfibrata.
Van, vedendola in quello stato pietoso, si sedette accanto a lei.
- Hitomi… se qualcosa non va dovremmo parlarne- sussurrò. Ma lei non rispose.
Van, nel tentativo di trasmetterle un po’ di calore umano e farle capire che non doveva tenergli il broncio, le passò un braccio sulle spalle, e fu allora che si accorse che il collo della ragazza si stava coprendo di un sudore freddo e appiccicaticcio.
I suoi occhi erano vuoti, distanti, fissi nel vuoto.
- Hitomi… tu stai male!
Il suo respiro accellerò rapidamente e gli occhi iniziarono a muoversi da un lato all’altro, rapidi come se stessero seguendo una partita di ping pong.
Van posò una mano sul polso sinistro della ragazza e percepì chiaramente che le pulsazioni del suo cuore erano aumentate ed accelerate.
In pochi istanti Hitomi iniziò a tremare come una foglia.
- Che cos’hai Hitomi?- le chiese terrorizzato, ma lei non rispose.
In quel momento Hitomi Kanzaki era distante anni luce da quel luogo: stava avendo un’altra visione.
Hitomi aveva a malapena visto Merle balzare via, poi, in meno di un secondo, era stata catapultata in un altro luogo. Si trovava sul suo pianeta, in un’immensa savana costellata da pochissimi alberi ed un piccolo corso d’acqua, dove stavano giocando dei bambini che sorridevano felici nonostante la sporcizia che li copriva e gli abiti laceri che indossavano.
- Devo essere finita in Africa - si disse, vedendo, oltre ai bambini, anche una giraffa che accudiva il suo cucciolo ed un branco di zebre che pascolava placidamente nei pressi del corso d’acqua- Cosa ci faccio io qui? Fino ad un attimo fa ero su Gaea, mentre ora… ora mi trovo sul mio pianeta, in una savana. Che cosa ci faccio qui?
Questo pensiero la sfiorò solo per un attimo, poi decise di non pensarci. Le faceva già male la testa, pulsando ritmicamente, e non voleva crearsi degli altri interrogativi, oppure la testa rischiava di scoppiarle davvero. Non riusciva a comprendere che quella era un’altra di quelle vivide visioni che più volte l’avevano sconvolta.
Una piccola zebra le si avvicinò al piccolo trotto e lei, intenerita, si chinò per accarezzarle il musetto striato. L’animale si avvicinò ancora di più, sino a quando la mano di Hitomi non entrò in contatto con il suo ruvido mantello. Non appena Hitomi l’ebbe toccata, quella piccola bestiolina e tutti gli altri esseri viventi che le stavano attorno emisero un suono acuto e fastidioso ed in un istante si tramutarono in orribili scheletri insanguinati.
Hitomi corse verso l’acqua ma non appena si sporse e la toccò anche quella si era tramuta in sangue. Hitomi cercò di pulirsi le mani sul rado manto erboso ma a quel contatto anche l’erba e i radi alberi inaridirono in modo totale e repentino.
Un improvviso fascio di luce fece apparire una figura nella savana. Hitomi si accorse che era una figura a lei del tutto sconosciuta, così fece un paio di passi avanti. La luce che lo avvolgeva era accecante, così Hitomi poteva vederne solo i particolari più importanti. Era un uomo molto alto e snello, completamente calvo e un lungo naso a punta. Indossava un lunghissimo abito che gli giungeva sino alle caviglie, ed un mantello.
Ad un tratto davanti a quell’uomo apparvero un muro di mattino scuri ed altre tre persone, due adulti ed un ragazzino, anch’esse coperte da quella luce accecante.
L’uomo cominciò a parlare con voce stentorea e a Hitomi completamente sconosciuta:
- Dov’è? Dovete dirmelo!
- Non lo sappiamo, ed anche se lo sapessimo non te lo diremmo mai- rispose seccamente uno dei due adulti. Hitomi rimase sorpresa nel sentirla. Riconobbe immediatamente quella voce: era la stessa di suo padre, non aveva alcun dubbio, perciò questo significava che le altre due figure erano sua madre e suo fratello minore.
- Non può essere! Non può essere!- sussurrò, allibita di fronte a quella scena.
- Ne siete proprio sicuri? E’ questa la vostra decisione? Non mi direste mai dov’è ora la vostra ragazza?- disse lo sconosciuto.
- Per caso sei sordo? Sì, è questa la nostra decisione definitiva- rispose il fratellino di Hitomi.
- Bene. Ve la siete voluta voi- disse l’uomo.
Lo sconosciuto alzò le mani sopra la testa e lanciò un orribile grido. Dalle sue mani scaturì una sfera, prima piccolissima, poi, via via, sempre più grande, fino a diventare enorme.
Di scatto la sfera esplose, mostrando il suo contenuto. Hitomi gridò quando almeno un centinaio d’affilatissimi coltelli, con un gesto del capo dell’uomo con il mantello, furono lanciati contro la famiglia di Hitomi, trafiggendo i tre senza pietà.
Hitomi, a quella scena, cadde sulle ginocchia tra l’erba secca e si portò le mani alla testa per non sentire i gemiti strazianti dei suoi familiari ma questi divennero ancora più udibili.
Dopo una manciata di secondi che Hitomi percepì come eterni l’orrenda scena scomparve e di fronte a Hitomi ora c’era un corpo esanime di una persona che Hitomi conosceva, quasi completamente maciullato ma facilmente riconoscibile dal braccio destro in lega metallica: era il fratello di Van, Folken.
Ad un tratto il corpo di Folken si sollevò e disse, con una voce non sua che proveniva dall’oltretomba, una sola, semplice parola:
- Morirai!
A quella visione Hitomi gridò, mentre l’erba e le foglie degli alberi, scossi dal vento, sembravano ripetere il suo nome, come una lugubre cantilena. Sentì un gelido coltello infilarsi nel petto e gridò di dolore mentre questo sembrava espandersi all’interno del suo petto.
In quel momento gridò e spalancò gli occhi.
La ragazza, sorpresa, si ritrovò di nuovo accanto a Van, appoggiata al tronco di un albero.
Lui era chinato su di lei, ed aveva un’espressione molto preoccupata dipinta in volto.
Finalmente riuscì a sentire di nuovo le parole che diceva. La stava chiamando disperatamente, e guardandolo fisso negli occhi, si notavano delle lacrime che tentavano di fare capolino.
- Van- fu l’unica parola che riuscì a sussurrare Hitomi. Poi qualcosa la ghermì. Non era dolore ma qualcosa di diverso, come se qualcuno avesse toccato la sua anima con qualcosa che la cristallizzava, bloccandola e tirandola di nuovo in quelle tenebre intrappolatici che le impedivano di esprimere coscientemente idee e pensieri. Come una spettatrice esterna, Hitomi osservò impotente il proprio corpo reagire senza che lei lo controllasse.
- Hitomi, finalmente mi hai risposto - disse Van con tono sollevato- Che cosa ti sta succedendo?
- Devo tornare a casa, Van. Non posso perdere tempo. Non posso- disse Hitomi, che stava vaneggiando in stato di shock psicogeno.
- Sì Hitomi, ma dopo, quando starai meglio- disse Van, non comprendendo la gravità della situazione.
Hitomi sorrise ed allungò la mano verso il volto del ragazzo.
- Povera piccola zebra, che dieta dimagrante hai fatto per arrivare a quella forma perfetta? Hai bevuto il vino della fonte? Oppure il vino di papà, mamma e quel rompi del mio fratellino?
Immediatamente Van impallidì.
- Hitomi, cosa ti sta succedendo?- chiese Van, sorpreso dalle strampalate parole di Hitomi.
- Hai mangiato il corpo di Folken, il fratellone di Van? Se è così sei stata cattiva. Lui ha le ali, sai? Può volare e …
Improvvisamente Hitomi tornò in sé e, strabuzzando gli occhi, perse conoscenza tra le braccia di Van.
Van, anche se era rimasto molto turbato dagli strani vaneggiamenti di Hitomi, non perse tempo e, di corsa, la riportò immediatamente nel palazzo, gridando:
- Chiamate un dottore, presto! Sta male! Chiamate subito un dottore!
I cortigiani eseguirono immediatamente l’ordine impartitogli dal proprio sovrano, mentre Van trasportava in fretta Hitomi nella sua stanza.
Spalancò di getto la porta e rimase senza parole: all’interno della stanza trovò ad attenderlo Allen e Millerna.
I due, vedendo quell’inaspettata scena, rimasero impietriti, poi Millerna, rendendosi conto che la situazione non era rosea, prese in mano la situazione.
- Van, stendila immediatamente. Allen, portami immediatamente la mia borsa della medicina.
Il ragazzo obbedì con prontezza, deponendola sul letto mentre la donna si avvicinava e, con fare esperto, iniziò la visita.
- Cosa è successo a Hitomi?- chiese mentre contava le pulsazioni.
- Non lo so. Era sconvolta, poi ha cominciato a tremare, vaneggiava, ed infine è svenuta.
- Ne sei sicuro? Era molto sconvolta?- disse, aprendo la borsa offertale dal cavaliere celeste senza neanche guardarla- Allen, portami una candela immediatamente.
Il cavaliere si allontanò nuovamente con prontezza mentre Van guardava preoccupato la pallida ragazza.
Millerna continuò in silenzio la sua visita, controllando la reazione delle pupille allo stimolo luminoso.
- Poi tremava, ed è rimasta cosciente per qualche minuto prima di svenire, vero?
- Esatto. Era fredda, tremava, sudava freddo… non so come sia potuto accadere…
- La situazione è molto seria. Siamo davanti a quello che i miei insegnanti definiscono come uno shock. Dobbiamo agire in fretta o rischiamo di perderla.
Van esegui alla lettera le istruzioni che la giovane regina d’Asturia impartiva a lui ed al suo cavaliere: la coprì con molte coperte poi le tolse i cuscini da sotto la testa ed un paio glieli mise sotto i piedi, in modo da metterli più in alto della testa ed infine chiamò Merle, chiedendogli di andare in cucina far preparare del tè molto forte, in modo da avere una maggiore concentrazione di caffeina, molto utilizzata nella cura degli shock.
Dopo aver compiuto queste operazioni, fece cenno ad Allen e Millerna di mettersi comodi.
Millerna si sedette sulla sedia, Allen si sistemò sul davanzale della finestra, Van si sedette sul letto, accanto a Hitomi, e le prese la mano, mentre Merle si accoccolò ai piedi di Hitomi, visto che Millerna aveva detto che doveva stare al caldo, e nonostante la preoccupazione per la salute dell’amica ed il senso di colpa per essere stata tra le cause di quel fortissimo stress, si addormentò.
Per molti minuti i tre non parlarono, persi nei loro pensieri o concentrati sulla ragazza che riposava in quel letto.
- Mi dispiace di avervi accolta in questo modo, regina Millerna- disse Van nel tentativo di iniziare una discussione.
- Non preoccuparti Van, ma dammi del tu, come facevamo un anno fa. Mi fa una strana impressione sentirmi dare del lei da te- replicò la giovane regina d’Asturia.
- Va bene Millerna- disse Van.
- Van, spiegaci cos’è successo. Insomma, non è certo cosa da tutti i giorni incontrare un re che corre nel suo palazzo con una ragazza proveniente dalla Luna dell’Illusione in stato di shock tra le braccia. Com’è successo?- chiese Allen.
- Non lo so, ma credo che sia stato più di un fattore a ridurre Hitomi in queste condizioni.
- Ma che cosa?
- Vi racconterò molto in breve cosa è accaduto. Tutto è cominciato quando ha avuto una visione sulla distruzione del suo mondo mentre era sulla Terra. Ha rischiato di morire pochi secondi dopo e solo grazie ad una fortunata coincidenza è riuscita ad arrivare qua grazie al potere d’Atlantide. Stamattina abbiamo avuto una lunga e faticosa discussione, ed è stato dopo quest’ultima che si è sentita male. Ma credo che ci sia ancora qualche causa di affaticamento. Hitomi non è persona che si esaurisce così facilmente- disse Van, con aria stanca.
- Oh mio Dio! Tutto ciò deve essere stato terribile per Hitomi- disse Allen.
- Sì, era sconvolta, ma stava reagendo bene, tanto che voleva tornare subito sul suo pianeta per cercare di salvarlo- disse Van.
- Ma che cosa avrebbe potuto fare lei per fermarli? Il suo mondo deve essere diverso dal nostro.
- Infatti, lo è, ma lei crede di essere la causa di tutta quella distruzione- disse, con tono molto stanco, Van.
- Van, sei molto preoccupato per lei, vero?- chiese gentilmente Millerna.
- Sì. Ho davvero molta, molta paura per la sua incolumità, poi, sono io la causa del suo malessere. Era a causa mia che era sconvolta- disse Van, sul punto di mettersi a piangere.
- N …Non … d … dirlo … n … neanche … per … s … scherzo, … Van- riuscì a sussurrare Hitomi, aprendo a malapena gli occhi.
- Hitomi! - esclamò Van, accasciandosi sulla sua mano e sciogliendosi in un pianto liberatore - Non farlo più. Non mi lasciare più. Mi sento completamente perso senza di te.
Millerna ed Allen li guardavano sorridendo, Merle continuava a dormire, completamente all’insaputa del lieto evento, mentre Hitomi, vedendo Van così sconvolto, sorrise e cominciò ad accarezzargli dolcemente una guancia con la punta delle dita.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Escaflowne / Vai alla pagina dell'autore: mysticmoon