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Autore: Elizabeth_Tempest    20/05/2012    5 recensioni
Da bambino, all’orfanotrofio, aveva sentito storie ridicole...
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merope Gaunt, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Perché lei non mi amava abbastanza

 

Da bambino, all’orfanotrofio, aveva sentito storie ridicole.

I suoi compagni, in un atto di infantile speranza, si raccontavano l’un l’altro storielle che gli erano sempre parse comiche sulle loro origini: e così c’era Alice, che diceva di essere la figlia di re Giorgio, oppure Anna, la bambina indiana, che raccontava di essere la figlia di un maharaja. C’era George, il figlio di un re, e Albert lo storpio, la cui madre era una ricca signora scozzese, Toby il negro, figlio di un re dell’Africa che come animale domestico aveva un ghepardo e che vestiva d’oro e diamanti e Michaela, che era figlia di un ricco colonnello e avrebbe sposato un ufficiale dell’esercito. E poi c’era lui, Tom.

Tom, il figlio di nessuno, perché sua madre stava nel camposanto dietro la chiesa di Saint Mary, due traverse più in là. Tom, che il giorno del suo compleanno si recava in visita con la direttrice a quella tomba senza nome, con la sola data di morte e un anonimo “Mrs. Riddle” incisi sulla lapide.

A volte non sapeva spiegarsi la strana rabbia che gli montava nel vedere il ciondolo di Margaret, una modesta medaglietta di santa Anna che era appartenuto a sua madre, oppure l’armonica di Roger, che era di suo padre, morto in una qualche miniera del nord. Non sapeva spiegarla, la provava e basta.

Provava rabbia quando Caroline raccontava alla sua sorellina, Catherine, che era nata scema, della loro mamma.

Poi Silente era arrivato e gli aveva rivelato la verità: lui era un Mago. Era speciale, era unico: ecco perché poteva fare quelle cose strane, ecco perché era potente. Era potente! E aveva preso a guardare dall’alto al basso quei Babbani, quegl’infidi esseri che non avevano altro che illusioni e storielle della buonanotte.

Però continuava a provare rabbia davanti alla medaglietta che Maggie portava orgogliosamente al collo, all’armonica che Roger suonava senza sosta e alle storie di Carrie. Odiava anche solo la loro vista e quando doveva passare a casa le vacanze, cercava di evitarli. Non sapeva perché.

Ad Hogwarts, lui era l’orfano straordinario, Tom Riddle, il figlio di nessuno, il Mago più dotato della sua generazione, lo studente modello, un ragazzo dal grandioso futuro davanti.

Eppure non era soddisfatto, perché quella Magia che gli scorreva nelle vene reclamava i suoi avi. Era troppo speciale per essere solo un maledetto Sanguesporco. Di sicuro suo padre doveva essere un Mago, per forza di cose doveva essere così.

Era impossibile che lo fosse sua madre, una Strega non sarebbe mai morta così. Una Strega non sarebbe mai stata seppellita in quella tomba sterile, senza nome, senza nemmeno un fiore.

Allora l’aveva cercato, colui che gli aveva fatto il dono della Magia. Tom Riddle. Thomas Riddle. Tomas Riddle… non c’era nessun Tom Riddle nei registri di Hogwarts. Si era sentito frustrato: eppure doveva esserci! Per forza! Suo padre era un Mago, doveva esserlo! Doveva!

Si era lasciato prendere dallo sconforto: era davvero un Sanguesporco? Un lurido Sanguesporco?! No, non poteva essere, non poteva crederci! Suo padre doveva essere un Mago!

E che tortura era stato stare all’orfanotrofio per l’ennesima volta, guardare quei Babbani, stare con loro. Chi, dei suoi compagni, era ormai grande, aveva abbandonato da tempo le fantasie, ma Maggie continuava a portare la catenina, Roger continuava a suonare l’armonica e Carrie continuava a raccontare a Cathy. E non lo sopportava.

No, suo padre non poteva non essere un Mago. Magari non aveva studiato ad Hogwarts, ma di sicuro uno dei suoi antenati sì!

Nei registri cercò, dunque, Marvolo, ma nessun Marvolo Riddle aveva mai messo piede ad Hogwarts, no, peggio, nessun Riddle vi aveva mai messo piede. Che fosse davvero un Sanguesporco? Così doveva essere, sua madre non era una Strega.

Eppure c’era tornato, dopo tanto tempo, su quella lapide vuota.

Eri una strega?” si era chiesto, fissando quell’anonimo “Mrs. Riddle”, in cerca di risposte. Chi doveva cercare? Chi era Mrs. Riddle? Poteva davvero essere una Strega, lei che era morta in quel modo spregevole?

E Margaret era tornata all’orfanotrofio, con la pancia già enorme. Se n’era andata mesi prima, a far la cameriera per quei ricchi Babbani che, sciocchi, credevano di essere i padroni del mondo. A lui, tutto sommato, Maggie stava simpatica. Era silenziosa e molto sveglia, riteneva che un brutto scherzo del destino l’avesse fatta nascere Babbana. L’aveva vista tornare dalla sua finestra e stramazzare sulle scale, sotto la pioggia.

E poi aveva sentito le signorine dell’orfanotrofio parlare e bisbigliare. Maggie era morta e l’avrebbero seppellita accanto a sua madre. Avrebbe potuto salvarla, se avesse voluto, ma era comunque una Babbana e non ne valeva la pena.

Il bambino era rimasto lì, con loro e con la catenina di sant’Anna, perché il padre non lo voleva. I nonni non lo volevano. Ma Margaret l’aveva chiamato comunque come suo padre, come il suo Edmund. Gli era parso sciocco.

Era stato così anche per sua madre? Anche Mrs. Riddle era arrivata sotto la pioggia, anche lei aveva chiamato il suo Tom come una stupida Babbana? Anche lei gli aveva dato il nome di un padre che non l’aveva voluto? Anche lei era stata una stupida Babbana, anche se era nata Strega?

E allora aveva cercato. Marvolo non era un nome comune.

Marvolo Gaunt era un Purosangue. Era stato ad Hogwarts. Aveva sposato la cugina, Rosamund, una Purosangue. Aveva avuto due figli. Un maschio e una femmina. Un Purosangue e una Maganò. Si chiamava Merope Gaunt.

Aveva cercato suo zio ed era rimasto deluso: eccolo, di fronte a lui, un bruto, uno zotico ignorante, che di Magia ben poco conosceva, un uomo sporco e dimesso. Che spreco di sangue magico.

E che rabbia, mentre dileggiava  quella sorella incapace che aveva amato un Babbano. Viveva sulla collina, diceva, nella grande casa. Era uno ricco, uno importante.

Dov’era sua sorella? Sotto terra? Ben le stava, a disonorare il sangue dei Gaunt. Di Salazar Serpeverde. Per un attimo aveva capito Merope: che incubo era stato vivere con tali bruti? Lo era stato al punto da preferire un Babbano?

E allora era andato dal Babbano. Gli somigliava, gli parve strano. E lui sbraitava, mentre gli diceva di essere il figlio di Merope. Sbraitava, gli intimava di andarsene, non voleva aver a che fare con quella pazza, non voleva avere a che fare con la strega. L’aveva ingannato, l’aveva stregato. Aveva provato orgoglio e ribrezzo: e dunque sua madre era una Strega? Ma perché usar la sua magia per quel Babbano immondo? Perché piuttosto non liberarsi del fratello?

Aveva ucciso i genitori del Babbano. Anche loro lo cacciavano, anche loro urlavano, gli intimavano di andarsene, non gli avrebbero dato denaro, dicevano. Ah, a cosa gli serviva il denaro? A lui, il Mago?

E il Babbano –non sopportava il suo nome- l’aveva supplicato di non ucciderlo. Gli avrebbe dato tutto ciò che desiderava, avrebbe taciuto, avrebbe, avrebbe…

Aveva avuto pietà di sua madre? Della Strega? L’aveva ucciso, poi aveva sistemato tutto e sen’era andato.

Sulla lapide aveva inciso il suo nome, Merope. E l’aveva fissata a lungo.

Maggie aveva urlato tanto, mentre metteva al mondo Edmund. Aveva lottato, dicevano le signorine.

E lei? E sua madre, perché non aveva lottato? Sua madre, che aveva una bacchetta, perché era morta? Perché era diventata una Babbana? Una Strega non moriva così, una Strega si sarebbe salvata. Una Strega avrebbe usato la Magia. Perché era morta, allora? Lei era una Gaunt, lei era potente. Poteva usare la Magia.

O quella notte aveva deciso di non usarla? Quella notte aveva deciso che non aveva voglia di vivere?

Maggie aveva voglia di vivere, voleva rimanere con suo figlio. Voleva che crescesse lontano dall’orfanotrofio, sperava ancora che Edmund venisse da lei.

E tu, Merope? Tu non volevi?

Se ne andò, lasciandosi quella lapide finalmente piena alle spalle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qua Voldemort è estremamente OOC, lo so. Diciamo che mi son sempre detta che se Voldy era così, anche sua madre e la sua morte poco coraggiosa hanno avuto un certo ruolo.

Così ho deciso di creare anche il personaggio di Margaret, una specie di “doppione” di Merope, con una storia simile ma un modo differente di viverla, che mi ha aiutata a mostrare quella domanda che ogni orfano e bambino abbandonato si pone: “Ma tu non mi hai amato abbastanza?”

Spero che vi sia piaciuto, a presto,

Beth

   
 
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