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Autore: AlyssFleur12    10/12/2006    9 recensioni
-la mia carissima amica Pansy, per un motivo sconosciuto e per me inarrivabile, ha reputato che portarsi a letto la Weasley molteplici volte non fosse una cosa tanto deprecabile da fare…- iniziò Draco.
Harry cercò di dire qualcosa ma iniziò a tossire diventando molto rosso nel giro di pochi secondi e strozzandosi.
-stai per morire, Potter?- chiese speranzoso Draco –sarebbe una bella soddisfazione, ma prima fammi finire! Anapneo- disse distrattamente puntando la bacchetta contro Harry, che riuscì finalmente a respirare.
Una Ginny 19enne sta per trasferirsi a casa di Pansy. Si verrà a creare una strana alleanza tra Draco, Harry, Hermione e Ron che faranno di tutto per farle lasciare, inventandosi le cose più assurde. AU perchè sono adulti.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry, Ginny/Pansy, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo

In cui si vengono fuori cose che forse era meglio non sapere, Harry riceve una strana visita e Hermione si comporta in modo strano.

Harry Potter prese il sapone per i piatti e iniziò a rigovernare con aria triste.

Due anni prima aveva ucciso Voldemort e finito la scuola, adesso stava dando gli ultimi esami per diventare auror, non c’era niente che non andava, ma non poteva dirsi felice della sua vita.

Non aveva una ragazza, i suoi amici erano sempre e solo Hermione e Ron; viveva in una casetta minuscola a Hogsmeade e tutte le sere rimaneva in casa come un ottantenne, solo una volta ogni tanto andava a trovare i suoi amici o i signori Weasley.

Harry aveva quasi finito di rigovernare quando sentì suonare alla porta.

Chi poteva mai essere? Era stato a cena da Ron la sera prima, aveva sentito per telefono Hermione quella mattina… chi poteva venirlo a trovare?

Appena aprì la porta per poco non gli venne un colpo al cuore.

Draco Malfoy, con il solito viso pallido e appuntito e con qualche ciocca di capelli biondi sulla fronte, se ne stava appoggiato allo stipite della porta con aria scocciata.

-Malfoy?- riuscì solo a dire Harry, incredulo com’era.

-No, sono la reincarnazione di Godric Gryffindor, venuta per assegnarti un premio per la tua prontezza di spirito.- disse con voce strascicata –mi fai entrare o devo stare qui su questo zerbino lercio per un altro po’?-.

Harry era troppo stupefatto per poter dire qualunque cosa, ed era anche molto curioso di sapere perché Malfoy era lì, così spalancò la porta senza dire niente. Draco si guardò intorno con aria disgustata.

-mio dio, Potter, che schifezza! Ma vivi qui??- chiese incredulo, guardando un soprammobile orrendo sopra il cassettone.

Harry fece un gesto scocciato.

-pensavo che tu fossi un pochino più ricco… credo che perfino la stanza più brutta della casa dei Weasley sia meglio di questo…-

Harry lo interruppe.

-sei venuto per criticare o hai anche qualcosa da dirmi?- chiese scocciato cominciando a pentirsi di averlo fatto entrare. Draco lo ignorò, affacciandosi nella cucina.

-stavi… lavando i piatti, Potter? “il prescelto”, “colui che ha salvato il mondo magico” che lava i piatti?- chiese tra l’annoiato e il canzonatorio.

-Malfoy, seriamente, se hai qualcosa da dirmi fallo subito e poi togliti dalle scatole- replicò Harry irritato.

-potrei almeno aprire la finestra? In questa casa c’è troppo odore di… Potter per i miei gusti- chiese Draco con finta espressione supplichevole. Harry fece un gesto scocciato.

-ebbene, resisterò. Ma solo perché la causa è davvero importante…- disse l’altro guardandosi attorno come se fosse appena entrato in una fogna -la mia carissima amica Pansy, per un motivo sconosciuto e per me inarrivabile, ha reputato che portarsi a letto la Weasley molteplici volte non fosse una cosa tanto deprecabile da fare…- iniziò Draco.

Harry cercò di dire qualcosa ma iniziò a tossire diventando molto rosso nel giro di pochi secondi.

-stai per morire, Potter?- chiese speranzoso Draco –sarebbe una bella soddisfazione, ma prima fammi finire! Anapneo- disse distrattamente puntando la bacchetta contro Harry, che riuscì finalmente a respirare.

-vuoi dire che Ginny…? Con… la Parkinson?- balbettò Harry. A Draco scappò un sorrisetto compiaciuto.

-ma c’è di più. Non so quale meccanismo sia scattato nel cervellino astruso di Pansy, ma ha chiesto alla Weasley di trasferirsi a casa sua. Ti rendi conto, Potter?- disse Draco disgustato –Pansy vuole convivere con una schifosa stracciona traditrice del sangue…-

-non posso crederci… Ginny con la Parkinson…- iniziò incredulo Harry.

Draco annuì gravemente, scostandosi un ciuffo di capelli dal viso.

-e tu come…?- iniziò Harry.

-Pansy mi ha invitato a casa sua, e quando sono arrivato mi ha comunicato la triste notizia. Sembrava felicissima. All’inizio pensavo che la Weasley le avesse fatto una Imperius, poi ho pensato che Pansy non è così cretina da farsela fare e la Weasley non è abbastanza cattiva e intelligente per saperne fare una. Fatto sta che se non facciamo qualcosa la stracciona andrà ad abitare a casa di Pansy il mese prossimo- disse Draco guardandosi le unghie.

-cosa vuoi che io faccia? E poi… come hai fatto a sapere che abito qui?- chiese scocciato Harry.

-oh, Potter, per favore, smettila di fare il finto modesto. Tutti sanno dove abiti, sei famoso. Vengo mio malgrado a chiederti una mano perché penso che anche tu, la zannuta e lenticchia siate contrari a questa triste unione, e quindi potreste aiutarmi a far sì che non si perpetui. È un ragionamento troppo difficile per te o ce la fai ad arrivarci?-

Harry sospirò. Non era possibile… tutto ciò aveva dell’assurdo. Ginny con Pansy Parkinson?? E Malfoy che veniva a dirglielo?

Era impensabile. Guardò di sottecchi Malfoy e dalla sua espressione intuì che non era solo uno scherzo di cattivo gusto. Era la verità.

-cosa pensi che potremo fare?- disse con voce flebile Harry.

-non pensavo che avrei mai detto una cosa simile, ma dovremo incontrarci una volta anche con la zannuta e lenticchia, per vedere un po’ che ne pensano e che idee hanno loro in proposito… cosa fai nella vita, Potter? Studi per diventare auror, immagino… fare del bene è sempre stata la tua vocazione- disse roteando gli occhi Draco –bene, presumo che darai alcuni esami al Ministero, non è così? Io lavoro lì, quindi se tu potessi dire agli altri due di venire a un ora che non mi faccia scomodare troppo…-

Harry annuì con aria cupa. Non poteva crederci, era veramente esterrefatto.

-coraggio, Potter.- disse Draco con finta aria addolorata –è difficile anche per me…- disse ironico dando una piccola pacca di finta comprensione sulla spalla a Harry.

-mi scoccia molto dirtelo, Potter, ma… fatti sentire. Lo capisci anche tu che è una cosa prioritaria- disse Draco uscendo, e mentre Harry chiudeva la porta vide che si stava pulendo sui pantaloni la mano con cui lo aveva toccato, con aria schifata.

Harry era incredulo. Aveva pensato come prima cosa di chiamare Ginny e chiederle spiegazioni, ma poi si era chiesto cosa avrebbe dovuto dirle, e se poi Ginny gli avesse chiesto come lo sapeva che le avrebbe risposto?

Non poteva chiamarla. E poi in un certo senso si sentiva un po’ arrabbiato con lei… non era possibile che Pansy Parkinson avesse un rapporto così buono con Draco Malfoy e lui e Ginny no… insomma, erano anche stati insieme!

Ma poi si ricordò che molto probabilmente Malfoy e la Parkinson si conoscevano da quando erano piccoli ed erano stati insieme pure loro. Harry sentì una strana sensazione come se gli si chiudesse lo stomaco, la stessa che aveva provato quando aveva rivisto Draco.

In effetti, erano due anni che non lo vedeva, e si era sentito un vero e proprio fallito in confronto a lui…

Probabilmente lui abitava ancora a Malfoy Manor o in un posto del genere, e Harry in quella schifezza di casa. Malfoy lavorava già e, come Harry scoprì giorni dopo, non si sa come aveva un posto importante e anche ben pagato, mentre lui ancora neanche lavorava. Harry era vestito come un babbano che non si interessa della moda e Malfoy nonostante indossasse solamente un paio di pantaloni neri e una camicia Harry pensò che risultava molto più chic, come se fosse pronto per andare ad una di quelle feste sugli yacht che ci sono nei telefilm babbani, e poi si vergognò pure di aver pensato la parola “chic”. Harry non voleva che si vedesse, ma si vergognava molto. Si sentiva veramente insignificante di fronte a Draco. E quella cosa che aveva detto, poi… “c’è troppo odore di… Potter”.

Harry non portava nessun profumo né dopobarba, ma neanche puzzava, insomma! Solo che probabilmente Malfoy associava il suo odore naturale alla sua persona, cioè qualcosa di molto disgustoso.

Malfoy invece aveva lasciato dietro di sé un profumo strano, come di acqua di colonia, a Harry sembrò una cosa molto di classe, e per l’ennesima volta si vergognò di sé stesso.

Harry si sedette sul divano con aria stanca e si chiese come poteva farsi problemi del genere quando c’era una situazione molto più grave a cui pensare, ovvero Ginny e Pansy.

Per un attimo provò a immaginare cosa potessero star facendo in quel momento. Forse erano ognuna a casa propria, ma ad Harry sembrò di vedersele davanti mentre si baciavano… poi smise di immaginare perché non gli sembrava proprio il caso.

Improvvisamente si ricordò di dover finire di lavare i piatti, e tornò in cucina. Malfoy aveva ragione. Lavare i piatti era da sfigati.

-gratta e netta- pronunciò puntando i piatti.

Sospirò afferrando il telefono. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma doveva dirlo a Ron.

Harry fece il numero di casa di Ron, che intanto aveva capito che quello non era solo uno “strano aggeggio babbano” e aveva smesso di chiamarlo feletono. Se ne era comprato uno e sapeva anche usarlo.

Harry riattaccò al secondo squillo. Non ce l’avrebbe mai fatta. ivrebbe mai fatta. o squillo. nche usarlo.

a solo un "n.

Improvvisamente gli venne in mente un’idea.

Era una cosa meschina, certo, ma come avrebbe fatto a dire al suo migliore amico che sua sorella era lesbica e, per di più, si era fidanzata con colei che a Hogwarts dirigeva il coro della versione originale di "Weasley è il nostro re"?

Non ce l'avrebbe mai fatta. Mai.

-Hermione?- disse Harry incerto alla cornetta del telefono.

-ciao, Harry! Come mai questa... sorpresa?-

La voce di Hermione giunse all'orecchio di Harry, rassicurandolo un attimo. Sarebbe stato facilissimo.

-scusami... stavi facendo qualcosa di importante?- chiese sicuro.

-no, dimmi pure-

-ecco... allora, è un pochino complicato. Ti consiglio di prendere una sedia.- disse Harry sedendosi lui stesso.

-cosa?!- urlò Hermione.

Harry allontanò di qualche centimetro dall'orecchio la cornetta

-aspettami, vengo subito e ne parliamo- disse Hermione con tono un po’ più pacato, come se stesse cercando di stare calma.

Harry non ebbe il tempo di dire niente perchè Hermione aveva già riagganciato. Pensò che doveva considerarla davvero una cosa importante: Hermione aveva già un lavoro fisso al ministero, e perchè si smuovesse dall'ufficio doveva succedere qualcosa di grave.

Il campanello suonò con insistenza, e Harry andò a aprire.

Hermione, senza dire niente, entrò nella stanza e si sedette con aria incredula sul divano.

-Non posso crederci... Ginny con... oh mio dio!- disse Hermione. Harry annuì sedendosi accanto a lei.

-e tu come fai a saperlo? Te lo ha detto lei?- chiese improvvisamente Hermione -non dirmi che...-

-è venuto qui Malfoy- disse Harry piano, come se avesse paura della reazione dell'altra.

-COSA?! Malfoy è venuto... qui?! In questa casa? Quando?-

Harry guardò l'orologio.

-un quarto d’ora fa. E vuole che lo aiutiamo a farle lasciare.- disse Harry guardandosi i piedi.

-Ron lo sa?- chiese titubante lei, legandosi i lunghi capelli crespi come se stesse per iniziare a fare un lavoro manuale molto pesante.

-figurati... Non ho idea di come dirglielo.- ammise Harry preoccupato.

Hermione fece un respiro profondo.

-glielo dirò io- disse calma.

-come?-

-glielo dirò io. Chiamalo e digli di venire qui, poi glielo dico io.- ripetè Hermione alzandosi in piedi e lisciandosi la gonna.

-ma... sicura?- chiese Harry dirigendosi verso il telefono. Tutto stava andando secondo i suoi piani… e infatti lei annuì.

Harry compose il numero del cellulare di Ron, guardando di sottecchi Hermione che si versava un bicchier d'acqua.

-Pronto?- disse Ron cercando di sovrastare la voce di una donna -Laura, scusami, sono al telefono.- disse poi. La voce tacque.

-Ron, sono Harry. Sei al lavoro?- chiese Harry mentre Hermione lo guardava mordendosi un labbro.

Ron aveva trovato lavoro come Medimago appena dopo la fine della scuola, ed era quello che lavorava (e guadagnava) più dei tre.

-Sì, ma è un buon momento. I pazienti stanno mangiando e quindi sono un po’ più tranquilli.- disse un po’ allegro -Laura, il signor Mendel non può mangiare la frittata. Dice di sì perchè gli piace, ma non è vero. Dicevi, Harry?-.

-Ok, senti, non è che potresti venire un momento qui? Devo... Dobbiamo dirti una cosa abbastanza importante.- disse Harry incerto.

-tu e chi?- chiese curioso Ron. Hermione afferrò la cornetta.

-Ron, sono Hermione. Puoi venire subito?- chiese irritata.

-oh, ciao Hermione- disse Ron stupito -certo che posso, ma c'è qualche problema?- chiese a Hermione -Laura, no, neanche un pezzetto. Le uova gli fanno malissimo- rise poi.

Hermione sbuffò.

-Laura, dici che posso andare per... venti minuti? Ce la fai?- chiese Ron alla donna, che rispose di sì -ok Hermione, sto arrivando- disse Ron.

Hermione riattaccò con un po’ troppo impeto.

-tutto bene?- chiese Harry.

-certo, perchè non dovrebbe andare tutto bene?- chiese Hermione con voce acuta.

In quel momento suonò il campanello.

Harry andò ad aprire. Si trovò davanti a Ron con il camice bianco con lo stemma del San Mungo e i capelli lunghi un po’ scompigliati. Non si era preso neanche un secondo.

-ciao Harry, ciao Hermione! Menomale che c'è Laura, è molto efficiente, solo ogni tanto pur di far contenti i pazienti...- Hermione lo interruppe.

-non credo tu sia qui per tessere le lodi delle tue infermiere- disse acida.

-che è successo?- chiese Ron un po’ preoccupato a Hermione, che sedeva sul divano guardando a terra.

-ehm, Ron… da quanto non senti Ginny?- chiese Harry, visto che Hermione non accennava a parlare.

-un bel po’ in effetti, ma... le è successo qualcosa?- chiese preoccupato Ron.

-oh, niente, apparte il fatto che sta con Pansy Parkinson- disse Hermione in fretta. Harry la guardò. Cosa le era preso?

-come?- chiese Ron.

-Ginny sta con Pansy Parkinson- ripetè Hermione con lo stesso tono freddo.

Il rumore sordo di Ron che cadeva a terra risuonò per tutta la stanza.

-oh mio dio!- disse Hermione facendosi improvvisamente apprensiva -è svenuto-.

Harry ridacchiò.

-certo che avresti potuto dirglielo con un meno tatto, eh?- disse facendo lievitare il corpo di Ron fino al divano.

Hermione assunse un'aria colpevole.

-scusami, hai ragione, ma sai... si è messo a parlare di nuovo di quella infermiera e...- disse Hermione un po’ rossa in viso, trovandosi la testa di Ron in grembo.

Harry la guardò male, tirando dei piccoli schiaffi a Ron.

-cosa…?- chiese Ron aprendo gli occhi. Hermione si scostò imbarazzata.

-Hermione ti stava appunto spiegando che Ginny si è messa con Pansy Parkinson- disse Harry mentre Ron non accennava a voler cambiare posizione. Hermione si fece il più piccola possibile stringendosi accanto il bracciolo del divano, e nonostante ciò la testa del rosso le rimaneva comunque tra le ginocchia

-oh mio dio- disse Ron passandosi le mani sulla faccia -non posso crederci- disse con un filo di voce -ma come...? Quando...?- disse poi con aria scioccata.

-non lo so… Malfoy è venuto qui e me lo ha detto- disse Harry cercando di evitare il suo sguardo.

-come? Malfoy lo sapeva e io no?- chiese mortificato Ron facendo un'espressione molto triste.

-oh, Ron, mi dispiace...- disse Hermione con aria colpevole.

-in pratica mi ha detto che vuole che noi lo aiutiamo a farle lasciare. Perchè anche lui è contrario...- iniziò Harry.

-credo che questo sarà impossibile. Quando Ginny si mette in testa una cosa... oh, ma non posso credere che lei voglia veramente stare con la Parkinson...- disse Ron a voce bassa. Hermione gli accarezzò timidamente i capelli come per consolarlo.

-devo chiamare Laura.- disse sicuro Ron guardandosi intorno. Hermione ritrasse la mano con aria offesa.

-e perchè? Cosa...?- iniziò un po’ stizzita, ma Ron la interrupe.

-le dico che non posso certo tornare al lavoro... oh, ma dov'è il mio telefono?- si chiese mettendosi a sedere e frugando nelle tasche del camice bianco.

L'espressione di Hermione si addolcì, ed Harry sospirò.

  
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