Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: halfbloodprincess78    21/05/2012    3 recensioni
La vita ha diritto di continuare anche per due vecchi nemici che riusciranno a capirsi più di quanto avrebbero mai voluto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa notte dovrà pur Finire

 

 

 

Il Mago si chinò sulla dura lapide seguendone delicatamente l’incisione con le dita, una lacrima gli scivolò lungo il viso spigoloso senza che riuscisse a trattenerla.

Questo lo fece trasalire, aveva dimenticato che non doveva essere visto. Per un attimo il doloroso ricordo lo aveva sopraffatto.

Riprese il controllo di se stesso e trasse dal mantello tre rose rosse legate con un nastro di raso nero, le lasciò cadere delicatamente e rimase a fissarle: un altro anno era passato da quella terribile notte.

Le stagioni si erano avvicendate impietose, eppure in quel luogo il tempo sembrava essersi fermato e lo stesso dolore di allora gli scivolava nel petto.

Si strinse nel mantello e fece qualche passo indietro.

Il rosso scarlatto dei boccioli di rosa spiccava nelle tenebre… a Lily sarebbero piaciute.

Rimase assorto con lo sguardo di ardesia fisso su quei fiori recisi finché un rumore alle sue spalle lo fece voltare.

La figura alta di un uomo si stagliava ora a pochi metri da lui: aveva i capelli lunghi e mossi che gli cadevano scomposti sul volto, i tratti contorti in un espressione che era un misto di sorpresa e sbigottimento, gli occhi erano due turchesi sbiaditi spalancati e increduli.

‘’Piton tu sei… vivo!’’ sussurrò nel buio.

Piton si avvicinò al vecchio nemico, era stato imprudente, ma mai avrebbe pensato di incontrare qualcuno a quell’ora.

‘’Evidentemente sì’’ sospirò irritato.

Sirius si spostò una ciocca di capelli dal viso e chiuse un attimo gli occhi, poi li riaprì di colpo forse sperando che fosse solo uno scherzo della sua immaginazione, infine guardò verso la pietra tombale e vide le tre rose.

Erano anni che lui e Harry si chiedevano chi fosse a portarle.

“Perché?’’ chiese d’un tratto quasi urlando, ma in realtà non voleva urlare, solo che gli era difficile controllare la voce.

“Perché cosa, Black? Perché sono vivo? È una lunga storia e non voglio annoiare né te né me, forse dovrei ucciderti ma credo che mi basterà la tua parola di non rivelare mai a nessuno…’’ sibilò irritato.

‘’Oh smettila,’’ sbottò l’altro ‘’se avessi voluto uccidermi lo avresti fatto tempo fa… intendevo perché sei scomparso… Harry ha visto il tuo corpo… al funerale c’eravamo tutti… aspetta un momento, là dentro non ci sei tu…’’.

‘’Ovviamente no, mi sono preso la cura di trasformare un Mangiamorte morto in me, poi gli ho messo i miei vestiti e… me ne sono andato.’ proferì il tutto d’un fiato con un tono incolore come se non avesse importanza.

Sirius Black sospirò, aveva davanti quell’uomo dallo sguardo tetro, avvolto nel mantello nero da viaggio che lo fissava con durezza chiedendogli di tacere a tutti la sua esistenza e paradossalmente riusciva a comprendere.

Da quando era emersa la verità sul suo conto aveva pensato a lui in modo diverso, aveva cercato indizi con cui avrebbe potuto capire a chi era realmente leale ed elementi ce n’erano, solo era stato accecato dall’odio per tanto, troppo tempo.

Ora lo comprendeva e poteva capire perché tutta quella messinscena: anche lui talvolta desiderava di sparire, di essere dimenticato in quel tempo che non gli apparteneva più. Tutti quelli che aveva amato erano morti e Harry era un uomo e aveva la sua vita, come era giusto che fosse: per qualche tempo aveva visto in lui un surrogato di James, poi aveva dovuto ammettere a se stesso che James era morto e non sarebbe mai più tornato. Era un uomo che si avvicinava alla cinquantina, pieno di malinconie e rimorsi.

Ora, mentre guardava Severus, rivedeva in lui un po’ di se stesso, solo più bravo di lui a sopportare il male interiore che lo dilaniava.

Però non poteva promettergli il suo silenzio.

‘’Tu devi tornare’’ parlò sottovoce come se stesse parlando con se stesso.

Piton si accigliò:

‘’E per quale motivo, per chi e per cosa?’’ sibilò. ‘’Tutti credono che io sia morto. È meglio per tutti: ho assolto a tutti i miei compiti. Avrei preferito morire, ma quella maledetta fenice ha deciso diversamente e ora voglio solo essere dimenticato.’proferì quelle parole pesanti come macigni, con lo stesso tono incolore di prima, solo il suo sguardo tradiva altro.

‘’Nessuno ti dimenticherà, hai sacrificato te stesso, hai fatto per Harry più di quanto io sarei mai stato in grado… ‘’ disse concitato.

Ma Piton lo interruppe prima che potesse finire, adirato, in un sussurro di rabbia:

‘’Io sono morto, e ora mi ricordano come un eroe?’’ ghignò ‘’ Credi che potrei sopportare la benevola pietà che mi rivolgerebbero? Io sono morto, è chiaro questo?’’

‘’E’ vero, siamo entrambi morti, siamo morti quel terribile giorno, e veniamo qui a portare fiori su quella stramaledetta lapide ogni anno.’’ annuì tristemente Sirius.

Piton rimase stupito da quella verità che l’uomo fiero e arrogante aveva sputato fuori con semplicità, come se parlasse con un vecchio amico; il nome Sirius Black e amico nella stessa frase gli fecero piegare le labbra in una sorta di sorriso amaro e terribile.

Eppure si sentiva compreso: in quel momento, dall’uomo che aveva sempre odiato, ricambiato con altrettanto odio, si sentiva capito.

Sirius si avvicinò alla scura lapide e con le lunghe dita sfiorò appena la foto sbiadita.

‘’Loro non avrebbero voluto tutto questo, avrebbero voluto che continuassimo a vivere una vita degna di essere vissuta, ne sono certo, ma io e te non ci riusciamo.’’ sbottò inginocchiandosi e prendendosi la testa tra le mani.

Severus si avvicinò ed ebbe la tentazione di posargli una mano sulla spalla, ma resistette a quel gesto che sarebbe stato troppo famigliare e umiliante per entrambi.

‘’Black, tu hai Potter, hai degli amici…’’.

‘’No, io non ho nessuno, ho cercato James in Harry, lui cercava un padre e io cercavo il mio vecchio amico, dovresti essere tu al mio posto e io al tuo, saresti una presenza migliore della mia nella sua vita. Gli amici, dici? Remus è morto… cosa mi resta, in fondo? Non siamo poi tanto diversi, io e te, tu però sei più coraggioso, io mi reggo in piedi per arroganza.’’ latrò amaramente.

Non si erano mai parlati così, prima, anzi non si erano mai parlati per niente se non per cercare di tormentarsi l’un l’altro e ora erano lì, invecchiati e pieni di cicatrici.

Severus si mosse nervosamente, passeggiando su e giù, poi finalmente chiese: ‘’Allora deduco di poter contare sul tuo silenzio?’’

Sirius Black si drizzò in piedi con gli occhi che erano tornati brillanti e arroganti come un tempo.

‘’Non posso promettertelo, puoi anche ammazzarmi qui, adesso, ma non te lo prometterò.’’ ringhiò.

‘’Smettila di fare l’idiota, che ti importa, Black? Che differenza vuoi che faccia se sono morto o no? Io non tornerò mai.’ sibilò.

La loro disputa fu interrotta di colpo da un raggio verde tra gli alberi, Black afferrò Piton per le spalle e lo obbligò a voltarsi.

Misero le mani intorno all’impugnatura della bacchetta e si avviarono circospetti verso il boschetto.

Piton si fermò dietro un albero e sussurrò impercettibilmente a Sirius di fare altrettanto.

La scena che si trovarono ad osservare era terribile:

Un ragazzino giaceva morto, in ginocchio, al suo fianco, una giovane donna piangeva sommessamente mentre due Mangiamorte cercavano di trascinarla via.

‘’Vedi cosa succede a cercare di scappare? Muoviti, sporca Mezzosangue’’.

Piton e Black levarono le bacchette nello stesso preciso istante e colpirono nel buio, i due fasci di luce quasi si unirono per poi divedersi e colpire i due energumeni che caddero senza vita.

I due maghi si avvicinarono alla giovane, aveva i capelli neri scarmigliati e lo sguardo perso nel vuoto.

‘’Mio fratello, era… mio fratello’’.

Sirius si piego su di lei e le posò una mano sulla spalla mentre col braccio la cingeva per aiutarla ad alzarsi.

‘’Devi venire via di qui, potrebbero essercene altri’’ le disse dolcemente.

Piton scrutava torvo intorno a loro ma tutto taceva, solo un flebile alito di vento scuoteva le fronde degli alberi suonando come un requiem per quella scena di morte.

Da quando si era sparsa la voce che la pietra della resurrezione era andata persa nel bosco, molti Mangiamorte sbandati si erano riuniti sperando di trovarla, ma ora erano andati oltre e non si poteva permettere che ricominciassero omicidi e sparizioni.

Severus si volse a Sirius con uno sguardo strano ed enigmatico, gli allungò il braccio e Sirius lo afferrò tenendo stretta la giovane strega che ora non piangeva più ma sembrava aver perso ogni forza.

Si ritrovarono di fronte al cancello di Hogwarts e Piton lasciò il braccio di Black.

‘’Portala dentro’’ disse asciutto.

‘’Portala dentro, Severus? Sei arrivato fin qui per dirmi di portarla dentro? Sai benissimo che non è così’’ berciò il mago.

Piton chiuse gli occhi un istante e inspirò profondamente: era vero, non era così, era stato automatico pensare di portarli ad Hogwarts e forse Black aveva ragione, doveva tornare o forse semplicemente voleva tornare.

La McGranitt sgranò gli occhi e se non si fosse tenuta con una mano alla balaustra della scalinata in pietra sarebbe caduta a sedere per lo shock.

‘’Severus, tu… tu… ‘’ mormorò.

‘’Professoressa, per il momento desidero che nessuno sappia: quella ragazza ha bisogno di cure, poi le spiegherò tutto’’ disse piano.

La Mc Granitt annuì come se si trovasse di fronte a un entità  astratta e sconosciuta, poi lentamente tornò in sé quando vide la ragazza che tremava in braccio a Sirius.

Accompagnò lei stessa la giovane in infermeria ma prima, ritrovata l’austerità che le era propria, fissò i due uomini.

‘’Andate nel mio ufficio e restateci, mi dovrete dare delle spiegazioni più tardi’’ affermò severamente.

I due si avviarono verso l’ufficio del preside. Arrivati di fronte al gargoyle in pietra, Piton chiuse gli occhi e disse con sicurezza ‘’Silente’’: la statua si mosse a rivelare la ripida scalinata.

la parola d’ordine non era stata cambiata.

E non era cambiato nemmeno quel maledetto ufficio, pensò Piton.

I presidi sonnecchiavano nei loro ritratti, nemmeno Silente sembrò destarsi dal riposo, ma Piton sapeva che non stava dormendo.

Una cornice però al momento era vuota: la sua.

Forse la sua immagine era andata a farsi un giro, sapendo di non aver più motivo di restare, ma davvero non c'era più motivo? Cosa doveva fare? Combattere di nuovo, riprendere quella parvenza di vita da dove l'aveva lasciata?.

Sirius lo lasciò ai suoi pensieri: sapeva di non poter dire niente perché niente c'era da dire, solo lui poteva decidere; si accomodò sulla sedia che era stata di Silente e allungò le gambe sul tavolo.

‘’Black, tira giù quelle gambe’’ sibilò Severus.

Sirius sorrise malizioso, non era cambiato nemmeno lui..

‘’Piton, pensi che ci metterà anche in punizione o si limiterà a interrogarci come un poliziotto?’

Il mago inspirò profondamente: avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni, ma non avrebbe voluto essere in nessun altro posto al momento.

‘’Tu dovresti essere abituato alle punizioni, ci finivi spesso, ma credo che sia da me che vorrà spiegazioni’’ asserì inarcando appena un sopracciglio.

‘’E tu dille, sono vivo, sorpresa!’’ scherzò l’altro.

Poi Sirius si fece serio, si avvicinò alla grande finestra e il suo sguardo limpido come l’acqua si volse verso l’orizzonte. Era ancora notte fonda, la luna faceva capolino tra le nubi nere come il cielo sovrastante; pensò a Remus, poi scacciò quel pensiero.

‘’Credo sia tempo di guardare oltre, Severus, o almeno di provarci, in fondo questa notte dovrà pur finire’’ borbottò a bassa voce ma abbastanza forte perché Piton, che intanto si era avvinato, sentisse.

Odiava Black, ma in quel momento era quasi confortato dal fatto che fosse lì, in quel vecchio polveroso ufficio dove aveva trascorso tanto tempo da solo nel suo ultimo anno ad Hogwarts. Forse non lo odiava nemmeno più così tanto

Ora entrambi guardavano fuori: l’indomani avrebbero pensato ai Mangiamorte fuggiaschi e avrebbero informato il ministero dell’accaduto, avrebbero fatto tutto quello che andava fatto, come già in passato.

‘’Black, non sono abituato a sentirmi chiamare per nome da te, continuiamo a rivolgerci l’uno all’altro come abbiamo sempre fatto, se non ti è di troppo disturbo’’.

Sirius annuì e sorrise.

Severus guardava di sottecchi l’uomo che aveva di fianco e vide che con gli anni l’arroganza non era scemata, le ferite gli avevano lasciato una sorta di dolorosa malinconia che gli segnava indelebilmente lo sguardo, ma era un combattente fiero e orgoglioso, magari troppo impulsivo, ma forte e risoluto.

Sirius ricambiò per un attimo lo sguardo di quell’uomo indecifrabile aggredito dai rimorsi, lacerato nel profondo, orgoglioso fino allo stremo, ma coraggioso e leale, profondamente leale,  fino in fondo.

Quattro occhi fissavano il panorama  di fronte a loro, due diamanti neri  come la notte e due turchesi brillanti come specchi d’acqua, due uomini diversi e simili che forse quella notte avevano trovato una nuova strada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: halfbloodprincess78