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Autore: avalon9    10/12/2006    3 recensioni
Gli youkai sono essere terribili: affascinano e uccidono. Sono esseri diversi. I ningen sono insignificanti, per uno youkai; creature semplici, irrazionali, che trascinano la vita senza comprenderla. Dei ningen gli youkai non si curano; li ignorano con superiore indifferenza.
Sesshomaru è youkai ed è orgoglioso della sua essenza. Ma un inverno, incontrerà una ningen e, da quel momento, la linea netta che separa uomini e demoni inizierà ad assotigliarsi.
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima parte

Giorno d’inverno

Vette di nuvole.

Appaiono anche in sogno,

senza confini

Kato Shuson

CAPITOLO 1

FREDDO

Freddo.

Fu la prima cosa che avvertì. E poi un dolore sordo, pulsante alla tempia destra. E la sensazione sgradevole di non possedere più un corpo.

Strinse i denti, e con un immenso sforzo riuscì a mettersi a sedere. Respirò piano, cercando di scacciare le vertigini che l’assalivano. Quando si sentì abbastanza sicura, apri gli occhi.

Bianco. Non c’era altro. Bianco. Bianco. Dovunque.

Cercò di mettere a fuoco le immagini, ma la neve cadeva troppo fitta e dal terreno si alzava una nebbia leggera che confondeva i contorni delle cose.

Una nuova fitta la costrinse a portare una mano alla testa. Avvertì qualcosa di vischioso sulle dita. Non dovette neanche guardare per capire di cosa si trattasse. Sangue. Poco, per fortuna. Giusto un graffio.

Prese un po’ di neve e se la passo sul taglio alla tempia, sul viso, sul collo.

Sudava.

Era freddo, ma lei sudava. Le sembrava di soffocare.

Prese fiato, e provò ad alzarsi in piedi. Ci riuscì solo per un istante; un violento capogiro la costrinse di nuovo a terra.

Freddo. Di nuovo. E bianco. La neve continuava a cadere, soffici fiocchi. Una coperta mortale.

Non poteva restare lì, sdraiata nella neve. Lo sapeva bene. Sarebbe morta. Però era anche cosciente che non aveva la forza per muoversi di molto. Ma non si sarebbe arresa. Non lo avrebbe mai fatto.

Si trascinò carponi verso il suo zaino e appoggiandosi ad un albero riuscì a mettersi in piedi.

Doveva andarsene da lì. Era l’unica cosa che in quel momento le passava per la testa. Non importava dove fosse, solo non poteva stare lì. Né addormentarsi. Doveva cercare un riparo, uno qualsiasi.

Conosceva la montagna. Ci era nata. E anche se non aveva idea delle insidie che quel luogo sconosciuto poteva celare, iniziò a camminare.

Bastava quello. Camminare. Per restare svegli e sfuggire alla morsa del gelo. Almeno, finchè le forze non l’avessero abbandonata. Ma per allora sperava di aver trovato un riparo.

Attizzò il fuoco aggiungendovi un ciocco di legna e si strinse di più nel maglione.

Era stata fortunata a trovare quel rifugio. Probabilmente, d’estate veniva usato dai taglialegna che salivano sulla montagna. Anche se le era sembrato piuttosto vecchio; anzi, più che vecchio, “primitivo”. Le assi non dovevano mai aver conosciuto la pialla, e anche i chiodi erano strani. In ferro, e non in acciaio, come erano quelli che si vendono in tutti i negozi di ferramenta. E poi sembravano lavorati a mano, usciti dalla fucina di un fabbro.

Ci riflettè un po’, ma era troppo stanca per arrovellarsi il cervello con riflessioni di così poca utilità. Piuttosto, avrebbe voluto tanto sapere dove si trovava.

L’ultima cosa che ricordava era di esser scivolata lungo un pendio roccioso. Come una principiante. Dannazione. Non che con quella nebbia improvvisa si vedesse qualcosa, ma lei si era tradita in modo stupido. Infantile.

Sperò che glia altri si accorgessero presto della sua assenza, e tornassero a cercarla. Scacciò subito quel pensiero. Sarebbe stato da imprudenti avventurarsi sul monte Fuji con quel tempo e senza essere esperti del luogo.

No. Era più probabile che si sarebbero rivolti alle autorità forestali. Il che significava di certo passare quella notte all’addiaccio.

Sospirò. Non le importava più di tanto. Ora che aveva un riparo, non le importava quanto ci avrebbero messo.

Gettò un nuovo ramo nel fuoco e si smarrì nel guardare la danza di sottili pagliuzze dorate.

Sarebbe arrivata a valle da sola. Aveva deciso.

  
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