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Autore: treacherous    21/05/2012    7 recensioni
Lei sbuffò, come se fosse ovvio ma lui fosse troppo stupido per capirlo.
< Logico. Non faccio sedere vicino a me persone che mi ispirano diffidenza
senza aver prima saputo qualcosa di loro. > arricciò di nuovo il naso.
Harry notò che lo faceva in modo molto carino.
< Io ti ispiro diffidenza? > ridacchiò.
< Molta. > annuì lei. < Ma non puoi pretendere niente di più con quei
capelli. >
Harry si passò le mani fra i suoi morbidi ricci, scioccato.
Di solito le ragazze adoravano i suoi capelli.
< Alle ragazze piacciono. >
Lei ghignò.
< Chissà che ragazze che ti scegli allora, Styles. >
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLAME IT (on the train, the traffic and the crowd) 







C'era davvero il pienone sul treno quel giorno.
Avrebbe dovuto arrivare prima, ma quel maledetto autobus aveva tardato, e ora non sarebbe mai riuscito a trovarsi un bel posto in disparte in cui riscaldarsi in santa pace, ma avrebbe dovuto sedersi accanto a qualche vecchietta odorante di naftalina o a tipi poco raccomandabili maleodoranti e dallo sguardo truce.
Con aria cupa, proseguí lungo il corridoio, guardando a destra e a sinistra: i sedili, posizionati a gruppi di quattro, erano tutti occupati.
Era quasi arrivato alla fine del vagone, quando con gioia si accorse che l'ultimo sedile era libero.
Strano, c'erano altre persone che erano passate prima di lui e tutte avevano proseguito senza sedersi.
Poco male, pensó avvicinandosi. Si sarebbe seduto lui.
Appena arrivó lí peró, si rese conto del perché tutti avevano evitato quel gruppo di sedili.
Dei quattro, uno era libero, mentre quello a fianco era occupato da un giubbotto, l'altro da uno zaino e l'ultimo da una ragazza dai capelli color mogano e la pelle chiara, che le lanció un tale sgurdo omicida da fargli prendere in considerazione l'idea di proseguire.
No, si impose, il treno stava per partire e lui non si sarebbe fatto intimidire da quella ragazzina. Fece per sedersi.
< Alt! >
Si guardó attorno stupito. Era stata la ragazza a parlare. Si era tolta una cuffietta dell'MP3 dall'orecchio e ora lo guardava con un paio di penetranti occhi verdi.
< Nessuno ti ha insegnato a chiedere prima di fare qualcosa? > accennó con il mento al sedile.
Lui non seppe che drispondere, e se ne uscí con uno stupido < Posso sedermi? >
Idiota, si ammoní subito dopo.
Avrebbe dovuto dare una risposta un po' piú fantasiosa.
Lo stesso sembró pensare la ragazza, che lo fissó per un momento con un grazioso sopracciglio alzato.
Invece di rispondere, gli fece un'altra domanda:
< Nome? >
< Harry. >
< Cognome? >
< Styles. >
< Nazionalitá? >
< Inglese. > Perché mai gli stava facendo tutte quelle domande?
< Sai toccarti il naso con la lingua? >
< Eh? > Il ragazzo la guardó stupito.
Lei arricció il naso con espressione sospettosa, prima di rispondere.
< Non mi fido delle persone che sanno toccarsi il naso con la lingua. Se possono fare quello, possono fare tutto. > disse con espressione seria.
Poi, guardando il sedile, acconsentí.
< Puoi sederti, Harry. >
Il treno si stava mettendo in movimento.
Il ragazzo si sedette cercando di sistemare alla bell'e meglio la sua roba per terra.
L'altra non fece cenno di spostare un po' la sua per fargli posto.
< E il tuo, di nome? > chiese sorridendo beffardo. Di solito quel sorriso faceva praticamente cadere le ragazze ai suoi piedi.
Lei lo guardó con espressione impassibile, le labbra serrate.
< Informazione riservata. > esclamó poi, socchiudendo gli occhi.
Il sorriso di Harry si accentuò un po'.
< Ma il mio lo sai! E, a proposito, perché tutte quelle domande?? > protestò.
Lei lo guardò con aria scandalizzata.
< Ciccio, non ti scaldare! Tranquillo, il tuo nome non mi serve di certo per cercarti su facebook. > disse con una smorfia.
< E allora perché? >
Lei sbuffò, come se fosse ovvio ma lui fosse troppo stupido per capirlo.
< Logico. Non faccio sedere vicino a me persone che mi ispirano diffidenza senza aver prima saputo qualcosa di loro. > arricciò di nuovo il naso.
Harry notò che lo faceva in modo molto carino.
< Io ti ispiro diffidenza? > ridacchiò.
< Molta. > annuì lei. < Ma non puoi pretendere niente di più con quei capelli. >
Harry si passò le mani fra i suoi morbidi ricci, scicciato.
Di solito le ragazze adoravano i suoi capelli.
< Alle ragazze piacciono. >
Lei ghignò.
< Chissà che ragazze che ti scegli allora, Styles. >
< Non hai ancora risposto alla mia domanda. >
Cercò di sviare l'argomento, ma dal suo sguardo divertito capì che a lei non era sfuggito.
< Ti risponderò, ma solo perché non sei uno di quelli che sa toccarsi in posti strani con la lingua. > si chinò in avanti, come per confidargli un segreto.
Harry cercò di non ridere. La cosa più divertente era che lei diceva tutte quelle cavolate con l'espressione più seria del mondo.
< Mi chiamo... > la ragazza sussurrò con fare cospiratorio.
Fece una pausa, come per creare suspance.
Poi si tirò indietro, appoggiandosi rumorosamente allo schienale del sedile.
< Non credo che te lo dirò. > concluse come se niente fosse.
La mascella di Harry rischiò di toccare terra.
< Chiudi la bocca, Styles. É maleducazione fissare le persone. >
Lui obbedì e la guardò offeso.
< Mi hai preso in giro. >
< Sì. > lei si strinse nelle spalle, socchiudendo gli occhi.
< Non é stato molto carino da parte tua. >
< Oh povero piccolo. I grandi dolori della vita. Vai a lamentarti dalla mammina, non ti ho detto il mio nome, sai che torto. Nemmeno ti conosco. > sbuffò. < Per quello che ne so, potresti essere un maniaco che se ne va continuamente per treni ad adescare ragazze. >
< Adescare? Io? > il ragazzo dagli occhi verdi rise in modo sfacciato. < Di solito sono loro che vengono da me. >
< Oh, vedo che qui abbiamo un tipino piuttosto presuntuoso. Non fare di tutta l'erba un fascio, Styles. Io non ci vedo nulla di speciale in te. >
Come per sottolineare il concetto rimise la cuffietta nell'orecchio.
< Non lo sai che stare con le cuffie mentre uno ti parla é cattiva educazione? > si vendicò il ragazzo.
< Primo: al contrario della maggior parte del genere umano di sesso maschile, io sono perfettamente capace di fare due cose contemporaneamente.
Secondo: se il mio interlocutore é un rompiballe che cerca di farsi gli affari miei, allora sono più che giustificata. > lo guardò con supponenza.
Lui si tirò in avanti, gli occhi che brillavano.
< Io sarei un rompipalle? Io? Proprio io? > aveva già in mente come farle cambiare idea.
Quello con le ragazze funzionava sempre.
< Hai problemi di comprensione Styles? Non mi pare che la frase soggetto-verbo-complemento "Tu sei un rompipalle" sia troppo difficile, perfino per uno come te. >
Le mani del ragazzo erano già pronte a sfoderare la sua arma segreta: il solletico.
Sotto tortura tutte le ragazze cedevano.
Ma quella che aveva davanti, chissà in che modo, capì quello che stava per fare.
< Non ci provare! > lo ammonì alzando l'indice e agitandoglielo davanti al naso.
Non indossava smalto ma le unghie erano lisce e curate.
< Oltre al fatto che non lo soffro, potrei ricorrere alla mia mossa di kung-fu preferita... ossia calcio nelle palle e dita negli occhi. >
Harry scoppiò a ridere, mentre lei accennava un sorriso.
La ragazza prese cuffiette e MP3 e li ripose nello zaino.
< Ho ottenuto la tua attenzione? > si gongolò lui continuando a sorridere.
< No > rispose vagamente lei < Era scarico. >
Harry sghignazzò.
< Sì certo, come no. >
Lei incrociò le braccia.
< Solo uno di noi due qui ha il permesso di prendere in giro l'altro. E ti do un indizio: non sei tu. >
Lui finse di guardarsi in giro.
< Come no? Io non vedo nessun altro in grado di farlo. >
< Illuso. Per farlo come si deve devi avere stile. Cosa che, a parte per il cognome, tu non sai proprio cosa sia. >
Era chiaro, si divertiva a stuzzicarlo, e a lui non dispiaceva. Era divertente starla ad ascoltare. Nessuna ragazza gli aveva mai parlato così prima d'ora.
< Ora hai intenzione di svelarmi il tuo nome? >
< Non lo so > fece lei con aria pensierosa < Ho ancora dei dubbi. >
< Oh andiamo! > fece lui esasperato < Non abbiamo parlato abbastanza per farti capire che non sono un maniaco psicopatico? >
< Maniaco forse no > esclamò lei < Ma psicopatico sicuramente. >
Harry alzò gli occhi al cielo.
< Come se tu fossi normale. >
< Infatti mica ho detto di esserlo. >
< Marie! > una voce li interruppe. Era una donna di mezz'età, bionda - finta senza ombra di dubbio - e molto truccata, che si avvicinava con un sorriso a trentadue sbiancatissimi denti.
Alla pronuncia del nome, la ragazza si voltò, e lui esultò: aveva scoperto come si chiamava alla fine!
< Quanto tempo che non ti vedo cara! > la donna prese Marie e la baciò su entrambe le guance.
La ragazza sembrava in imbarazzo.
< Ehm, Noreen, che piacere vederti... >
< Come sta tua madre? >
< Bene graz... >
< Oh, e questo giovanotto qui chi é? Ti sei fatta il fidanzatino cara? Bé, lasciamelo dire hai scelto proprio bene! Piacere, sono Noreen Thomas! > prese la mano al ragazzo, che si alzò e la strinse, accompagnando le presentazioni con il migliore dei suoi sorrisi.
< Harry Styles, molto piacere signora Thomas. >
< Ti prego, chiamami Noreen. > ridacchiò lei con fare civettuolo.
< Ma vi lascio soli, immagino lo preferiate... a presto cara! E salutami tua madre! > poi si allontanò, lasciando dietro di sé una consistente scia di profumo.
La ragazza era rimasta in piedi, a bocca aperta per non aver avuto l'occasione di negare ciò che aveva detto la signora Thomas con una delle sue battute pungenti.
< E così sei Marie eh? E chiudi la bocca, che ti entrano le mosche. >
Lei gli lanciò un'occhiataccia e si sedette, incrociando le braccia.
< Una vecchia amica di mia madre. > spiegò poi.
< Che donna simpatica. >
< Insopportabile. >
< Io l'ho trovata carina. >
Marie sbuffò. < Solo perchè ti ha fatto un complimento. >
Harry si strinse nelle spalle, per poi punzecchiarla.
< E mi ha scambiato per il tuo ragazzo! >
Lei fece una smorfia.
< A prova del fatto che era già tanto che si ricordasse di me. >
Stettero zitti per un paio di minuti.
Il paesaggio di campi e alberi scorreva rapido fuori dal finestrino.
Ma il silenzio proprio non era nel DNA di Harry, che cercò subito di spezzare la tensione creatasi.
< Marie? >
Lei sbuffò e roteò gli occhi nella sua direzione.
< Che c'è? > domandò con fare scocciato.
< Niente > sorrise lui < Solo mi piace il tuo nome. >
< A me invece non piace. E tanto per mettere le cose in chiaro, solo perchè ora lo sai ciò non ti autorizza ad approfittarne. >
> Invece è un bel nome. > decise di ignorare la seconda parte della frase.
La ragazza lo squadrò per un momento, poi sorrise a sua volta.
Aveva un bel sorriso.
< Grazie Styles, ma rimango della mia idea. >
< Perchè mi chiami Styles? Per cognome insomma. > aveva posto la domanda con curiosità sincera.
L'aveva chiamato Harry, ma per la maggior parte delle volte aveva usato Styles.
Lei non esitò a rispondere..
< Perchè Harry mi fa venire in mente Harry Potter. >
Il riccio rise.
< Stiamo andando ad Hogwarts allora? >
< Cavolo, ho dimenticato il mio calderone a casa. >
Ormai ridevano entrambi, perfino Marie si era sciolta.
< E continuerai a chiamarmi Styles? > chiese Harry.
Lei ci pensò un po' su.
< Non lo so. Styles mi piace. E' figo. >
< Grazie. Modestamente. > rispose lui compiaciuto.
< Cretino, intendevo il cognome! >
Marie guardò l'orologio. Era quasi arrivata alla sua fermata.
< Tu scendi qui? > domandò il ragazzo.
< Sì. >
< Oh. Io alla prossima. > cercò di nascondere la delusione.
< Non fare quella faccia Styles. > naturalmente lei se n'era accorta.
< Abbiamo parlato per 45 minuti e perlopiù di cazzate, non c'è granchè da dispiacersi. >
< Dì la verità, ti mancherò. > rise lui.
< Da morire. Il mio cuore è lacerato. >
Il riccio finse di mandare baci e agitare un fazzoletto in aria.
< Addio! Addio o mia amata fanciulla! >
< Shh! > rise lei < Non urlare, ci stanno guardando! >
Ma lui continuò a parlare in falsetto mentre lei raccoglieva la sua roba.
< Ok deficente, io devo andare. > il treno stava rallentando.
< Mi dai il tuo numero? >
< No. >
< Ok. > non ci aveva veramente sperato.
< Allora... ciao. > Marie sorrise e cominciò ad avviarsi verso la porta del vagone.
< E' stato un piacere! >
< Non mi farai dire lo stesso! Va contro i miei principi! > sbraitò andandosene.
< Oh, e ricordati di stare in guardia dalle persone che sanno toccarsi il naso con la lingua! Citando una certa persona, se possono fare quello possono fare tutto! >
Lei sorrise e si voltò verso di lui, continuando a camminare all'indietro.
< Ti dirò un segreto Harry. Io sono una di quelle persone. >
E tirata fuori la lingua, si toccò la punta del naso.
Poi, senza una parola in più a parte la sua risata, si voltò e uscì dalla porta, scendendo dal treno.
Harry rimase senza parole.
E non solo perchè lei sapeva toccarsi il naso con la lingua.



 

 
POST MORTEM.

 

 

      
       Ave, o miei piccoli cadaverini (?)
Sarò breve perchè devo uscire èé
Questa è una one-shot che risale all'alba dei tempi (?) e che dovevo postare da tantiiiiiissimo tempo.
BE', ECCOLA QUA.
Io prendo il treno ogni giorno per andare e tornare da scuola e in uno dei miei momenti di sclero mi è venuto in mente ciuò, spero che non sia troppo bad.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Lisa  

      

       





  
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