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Autore: Logic Error    21/05/2012    0 recensioni
[[Persona 4]]
//Dal momento che le fict di P4 finiscono nel tag di P3 in mancanza di un tag proprio//
Fict che ho deciso di dividere in capitoli perchè stava venendo troppo lunga- ops. Anyway, è una AdachixOlder!Nanako, perchè sì. In questa fict, ho immaginato un Adachi fuori di prigione 14 anni dopo gli eventi di Persona 4.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Oblivious

 

Stay by my side 
A quiet love will begin 
Someday while trembling 
We will look to our future

 L’idea di un meteorite che impatta sulla terra basta a farci paura. Proviamo allora ad immaginare due pianeti in collisione; oppure addirittura due galassie. Un impatto tremendo, senza precedenti che può solo concludersi in due modi – nessuna terza opzione, nessuna via di mezzo: la distruzione completa o la creazione di un universo completamente nuovo.

 Paragonare Adachi ad una galassia sarebbe esagerato: non ne aveva né la forza, né la lucentezza, né l’imponenza. Assomigliava piuttosto a un satellite vagante, semi-distrutto da continui impatti con vari asteroidi, alla ricerca di un centro stabile intorno a cui orbitare. Quattordici anni di galera non sono pochi: nonostante nel profondo sentisse che, probabilmente, se ne meritava di più, ogni minuto trascorso dietro le sbarre aveva lasciato crateri profondi nell’animo dell’uomo che una volta aveva attentato alla vita di centinaia di persone. Dov’era l’Adachi di un tempo? La rabbia, la delusione, la sofferenza erano sempre lì, in agguato, ad attenderlo, pronte a ri-trasformarlo nell’ombra di se stesso, nella creatura dagli occhi gialli; quella smania di potere, però, era stata attutita dalla sconfitta, dagli anni trascorsi e, soprattutto, dalla consapevolezza d’aver perso anche quel poco che era riuscito a costruire. Le serate trascorse dai Dojima, i dialoghi occasionali con Souji e il suo gruppo, un lavoro stabile….tutto era andato distrutto, tutto era stato sacrificato all’altare del Nuovo Mondo. L’Adachi di 14 anni fa non si sarebbe fatto tanti scrupoli: lui si meritava quel mondo, si meritava quella rivincita ed era disposto a dare in pasto alle Shadows chiunque pur di ottenere ciò che gli spettava. Eppure…adesso non ne era più tanto convinto. Adesso sentiva il peso delle sue scelte, sentiva che forse sarebbe stato meglio modificare qualcosa di se, piuttosto che provare a distruggere il mondo. Adesso si sentiva di nuovo al punto di partenza.

Nonostante tutto, aveva deciso di restare ad Inaba. In realtà, neanche lui capiva bene il motivo della sua scelta: perché decidere di vivere in una città dove tutti ti odiano, ti considerano un criminale, un animale da sgozzare? Non ne aveva la più pallida idea, ma sentiva la necessità di restare lì, di vivere in quel tanto odiato sputo sulla cartina geografica. Probabilmente si tratta di masochismo, pensò, mi auto-punisco in questo modo. Nulla di nuovo.
Aveva ovviamente già calcolato che prima o poi gli sarebbe toccato incontrare gli altri. L’unico contatto –se così si può definire- che aveva avuto con i ragazzi dell’Investigation Team era stata quella lettera scritta in un momento di confusione. Sapeva che non era proprio d’aiuto, ma era tutto ciò che ricordava: i ricordi di quel giorno erano ancora sfocati, forse è meglio parlare di sensazioni, più che ricordi, ma sentiva il dovere di buttare giù quei quattro righi e spedirli. In cuor suo –anche se tentava di non ricordarselo- sapeva che non era stata tutta opera sua. C’era…qualcosa, qualcuno di superiore che…descriverlo era inutile, non sapeva neanche da che parte iniziare. Comunque, qualsiasi cosa fosse, Adachi credeva d’avere il diritto di sapere. Sapere chi aveva deciso di rovinare la sua vita, chi e soprattutto perché aveva scelto lui per….

Oh no, di nuovo. Fottuto orgoglio, non andrò molto avanti così.

Sospirò e mise le mani nelle tasche: reprimersi era difficile. Il suo ego era troppo grande perché fosse incatenato nel ruolo del capro espiatorio. Ma è necessario, così dev’essere.

Mentre camminava nei pressi del fiume –si era deciso per una zona poco frequentata: quella mattina non aveva proprio voglia di occhiatacce e insulti- si chiedeva in che modo avrebbe reagito quando il momento sarebbe arrivato.
Hanamura gli avrebbe certamente spaccato il muso; e forse anche Satonaka……e Tatsumi; Amagi…non ne aveva la più pallida idea; e chissà Seta cosa----

“Adachi-san…?”

No, quello non l’aveva previsto. Anzi, aveva sotterrato quella possibilità metri e metri sottoterra, nella speranza di dimenticarsene. Perché, tra tutte le persone, perché proprio ora non sono ancora pronto davvero non so cosa, perché proprio Nanako?

 Paragonare Nanako al sole era alquanto ovvio. Anche adesso che era più alta, capelli lunghi, stretta in un delicato cappottino rosa, ora che era una donna, non aveva perso quella leggerezza, quella delicata forza che l’aveva sempre accompagnata. Già, anche adesso che aveva rivisto per la prima volta dopo 14 anni il collega di suo padre, quell’espressione stravolta non era durata che un secondo: si era trasformata in un sorriso, in un moto spontaneo di gioia nel rivedere quell’uomo.

 Lei non sapeva. Lei non lo sa. Cosa alquanto scontata: né Dojima, né Souji le avevano raccontato la verità. E d’altronde, che bisogno c’era? Perché raccontare d’uno squilibrato killer che l’aveva quasi uccisa? Nanako si stava avvicinando quasi correndo ed ogni suo passo costringeva Adachi ad una decisione: dirglielo o no? Perché farlo? Avrebbero continuato a vivere così, lei contenta d’aver ritrovato un vecchio conoscente, lui soddisfatto d’aver finalmente incontrato qualcuno che non lo riempisse di offese. Però c’era qualcosa di sbagliato in tutto ciò: dove andavano a finire i buoni propositi, il suo desiderio di cambiare e di smetterla con le bugie? Dopotutto, se le avesse raccontato la verità, Nanako sarebbe sicuramente scappata via e Adachi avrebbe evitato di qualsiasi rimorso. Tuttavia…tuttavia

Adachi-san! Sono Nanako-chan! Non mi hai riconosciuta?” 
“…N-nanako-chan! Non mi aspettavo di…i-incontrarti!”
Ahaha, neanche io! Quanti anni sono passati? Una…decina, giusto? Souji mi ha detto che sei andato all’estero per lavoro!
Ah, così è questo che le hanno detto.
B-beh, sì, in America o…giù di lì.”
Ma ora sei qui di nuovo! Vuol dire che ritornerai a lavorare ad Inaba?”
“Oh, no in realtà…sono solo in ferie. Sono passato per…così, per…n-nostalgia.”
Altre menzogne.
“Uh…però è già fantastico che tu sia tornato! Mio padre sarà felicissimo di---“
“N-NO!”
“Cosa?”
N-non dire nulla a Dojima-san, per favore.”
Perch---
“Voglio…fargli una sorpresa! Pensavo di…bussare alla sua porta e, bum!, i-immagina la faccia che farà, eheh!”
Ahaha, sì, papà sorriderà come non mai! Mi ha fatto piacere incontrarti di nuovo, Adachi-san!”
Non dirlo, non è vero, non è così.
S-sì! Ha fatto tantissimo piacere anche a me…!”
“Potrei venire a trovarti qualche volta! Ahah, così mio padre non si accorgerà di nulla!
No, allontanati da me. Vai via.
“E’ un’ottima idea…! Vivo…b-beh, sempre nella stessa casa in periferia, non so se…ricordi.”
“Certo!Ho capito! Oh! A-Adachi-san, posso chiederti una cosa?”
Oh no. Allora…lo sa? Stava…fingendo?
“….c-cosa c’è?”
M-mh, frequento l’università ora e…o-ogni tanto ho qualche problema nel capire certe cose…m-ma ricordo che Adachi-san è davvero intelligente! Mi chiedevo se…potresse darmi una mano…”

“Oh, s-sì, non c’è alcun problema!”
“Grazie mille, Adachi-san!”
Un sorriso, un inchino e se ne andò. Quella conversazione non era durata più di cinque minuti; ma il tempo aveva perso il suo significato ancestrale in quegli istanti, si era dilatato così tanto da rendere ogni secondo lungo un’intera vita. La vita di due persone che non si sarebbero mai dovute incrociare: due corpi vaganti che tentavano di sfuggire alla forza gravitazionale del destino che li spingeva l’uno contro l’altra.

L’asteroide si preparava ad essere inghiottito dal sole e da esso divorato.

   
 
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