Oblivious
Stay by my side
A quiet love will begin
Someday while trembling
We will look to our future
Nonostante tutto, aveva deciso di restare ad Inaba. In realtà, neanche lui capiva bene il motivo della sua scelta: perché decidere di vivere in una città dove tutti ti odiano, ti considerano un criminale, un animale da sgozzare? Non ne aveva la più pallida idea, ma sentiva la necessità di restare lì, di vivere in quel tanto odiato sputo sulla cartina geografica. Probabilmente si tratta di masochismo, pensò, mi auto-punisco in questo modo. Nulla di nuovo.
Aveva ovviamente già calcolato che prima o poi gli sarebbe toccato incontrare gli altri. L’unico contatto –se così si può definire- che aveva avuto con i ragazzi dell’Investigation Team era stata quella lettera scritta in un momento di confusione. Sapeva che non era proprio d’aiuto, ma era tutto ciò che ricordava: i ricordi di quel giorno erano ancora sfocati, forse è meglio parlare di sensazioni, più che ricordi, ma sentiva il dovere di buttare giù quei quattro righi e spedirli. In cuor suo –anche se tentava di non ricordarselo- sapeva che non era stata tutta opera sua. C’era…qualcosa, qualcuno di superiore che…descriverlo era inutile, non sapeva neanche da che parte iniziare. Comunque, qualsiasi cosa fosse, Adachi credeva d’avere il diritto di sapere. Sapere chi aveva deciso di rovinare la sua vita, chi e soprattutto perché aveva scelto lui per….
Oh no, di nuovo. Fottuto orgoglio, non andrò molto avanti così.
Sospirò e mise le mani nelle tasche: reprimersi era difficile. Il suo ego era troppo grande perché fosse incatenato nel ruolo del capro espiatorio. Ma è necessario, così dev’essere.
Mentre camminava nei pressi del fiume –si era deciso per una zona poco frequentata: quella mattina non aveva proprio voglia di occhiatacce e insulti- si chiedeva in che modo avrebbe reagito quando il momento sarebbe arrivato.
Hanamura gli avrebbe certamente spaccato il muso; e forse anche Satonaka……e Tatsumi; Amagi…non ne aveva la più pallida idea; e chissà Seta cosa----
“Adachi-san…?”
No, quello non l’aveva previsto. Anzi, aveva sotterrato quella possibilità metri e metri sottoterra, nella speranza di dimenticarsene. Perché, tra tutte le persone, perché proprio ora non sono ancora pronto davvero non so cosa, perché proprio Nanako?
“Adachi-san! Sono Nanako-chan! Non mi hai riconosciuta?”
“…N-nanako-chan! Non mi aspettavo di…i-incontrarti!”
“Ahaha, neanche io! Quanti anni sono passati? Una…decina, giusto? Souji mi ha detto che sei andato all’estero per lavoro!”
Ah, così è questo che le hanno detto.
“B-beh, sì, in America o…giù di lì.”
“Ma ora sei qui di nuovo! Vuol dire che ritornerai a lavorare ad Inaba?”
“Oh, no in realtà…sono solo in ferie. Sono passato per…così, per…n-nostalgia.”
Altre menzogne.
“Uh…però è già fantastico che tu sia tornato! Mio padre sarà felicissimo di---“
“N-NO!”
“Cosa?”
“N-non dire nulla a Dojima-san, per favore.”
“Perch---“
“Voglio…fargli una sorpresa! Pensavo di…bussare alla sua porta e, bum!, i-immagina la faccia che farà, eheh!”
“Ahaha, sì, papà sorriderà come non mai! Mi ha fatto piacere incontrarti di nuovo, Adachi-san!”
Non dirlo, non è vero, non è così.
“S-sì! Ha fatto tantissimo piacere anche a me…!”
“Potrei venire a trovarti qualche volta! Ahah, così mio padre non si accorgerà di nulla!”
No, allontanati da me. Vai via.
“E’ un’ottima idea…! Vivo…b-beh, sempre nella stessa casa in periferia, non so se…ricordi.”
“Certo!Ho capito! Oh! A-Adachi-san, posso chiederti una cosa?”
Oh no. Allora…lo sa? Stava…fingendo?
“….c-cosa c’è?”
“M-mh, frequento l’università ora e…o-ogni tanto ho qualche problema nel capire certe cose…m-ma ricordo che Adachi-san è davvero intelligente! Mi chiedevo se…potresse darmi una mano…”
…
“Oh, s-sì, non c’è alcun problema!”
“Grazie mille, Adachi-san!”
Un sorriso, un inchino e se ne andò. Quella conversazione non era durata più di cinque minuti; ma il tempo aveva perso il suo significato ancestrale in quegli istanti, si era dilatato così tanto da rendere ogni secondo lungo un’intera vita. La vita di due persone che non si sarebbero mai dovute incrociare: due corpi vaganti che tentavano di sfuggire alla forza gravitazionale del destino che li spingeva l’uno contro l’altra.
L’asteroide si preparava ad essere inghiottito dal sole e da esso divorato.