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Autore: Lovely Grace    21/05/2012    2 recensioni
La morte fa parte della vita, rappresenta la fine di tutto, e ci fa paura.
C’è chi la supera più velocemente e chi impiega anni per farlo ma tutti alla fine ci facciamo i conti.
C’è chi la conosce presto-troppo presto, e chi invece riesce a farlo tardi.
La temiamo tutti: chi perché non vuole lasciare i propri cari, chi perché vorrebbe sorridere per sempre, chi perché vorrebbe essere sicuro di tornare sempre a casa la sera.
La morte è un tabù, qualcosa che ci spaventa, qualcosa da cui fuggire.
Ma quando ti viene a trovare, che cosa devi fare?
Piccola valvola di sfogo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Death, hope, light.


Tante volte si pensa alla morte.
Ogni giorno ci pensiamo: guardando un notiziario, leggendo un giornale, un libro, ascoltando una canzone.
La morte fa parte della vita, rappresenta la fine di tutto, e ci fa paura.
C’è chi la supera più velocemente e chi impiega anni per farlo ma tutti alla fine ci facciamo i conti.
C’è chi la conosce presto-troppo presto, e chi invece riesce a farlo tardi.
La temiamo tutti: chi perché non vuole lasciare i propri cari, chi perché vorrebbe sorridere per sempre, chi perché vorrebbe essere sicuro di tornare sempre a casa la sera.
La morte è un tabù, qualcosa che ci spaventa, qualcosa da cui fuggire.
Ma quando ti viene a trovare, che cosa devi fare?
Soffrire. Andare incontro al tuo destino.
è facile dirlo, ed è facile anche pensare che non succederà a te, che non sarai tu o un tuo familiare quello che vedrai giacere sull’asfalto di una strada che hai percorso centinaia di volte.
è facile anche fare progetti, dire “domani andiamo al mare” per poi non avere più nemmeno la forza per ricordartene.
E la cosa più incredibile di tutte è la velocità con cui questi progetti si distruggono: basta un attimo, il tempo di un respiro, e una vita se ne va.
Un attimo prima pensi a lui, un attimo dopo non c’è più e tu ancora non lo sai.
Prima o poi riceverai una stupida telefonata che ti torturerà nel sonno, forse per sempre, in cui qualcuno con la voce spezzata dai singhiozzi ti dirà “Non c’è più”.
E tu rimarrai in piedi, con il telefono in mano e gli spasmi che scuotono violentemente il tuo corpo.
Rimarrai viva, continuerai a respirare, eppure una parte di te si sbriciolerà per sempre.
All’inizio rimarrai impassibile, quelle parole a rimbombare nelle tue orecchie per ciò che sembrerà un’eternità.
Poi qualcuno ti poserà una mano sulla spalla e capirai che non è la stanza a tremare ma il tuo corpo.
Quelli saranno i minuti più lunghi della tua vita, quelli che non ricorderai mai alla perfezione, quelli che il dolore e la confusione cancelleranno per sempre.
Inizierai poi a singhiozzare, a gridare con tutto il fiato che hai nel corpo ma non  servirà a nulla: non si torna indietro nel tempo.
Qualcuno ti farà sedere, qualcun altro ti darà un bicchier d’acqua ma tu resterai a guardare nel vuoto, incapace di pensare a qualcosa che non siano quelle tre maledette parole:  non c’è più.
La prima cosa a cui penserai sarà il viso di quella persona, i suoi occhi, i suoi sorrisi, la sua voce.
Ripercorrerai in pochi secondi tutti i momenti passati assieme, tutti gli sguardi che vi siete scambiati, tutte le battute a cui avete riso.
Passerai poi al contatto fisico, ripensando a tutte quelle volte in cui le vostre mani si sono sfiorate, ai baci che vi siete scambiati, agli abbracci che ti ha donato quando eri triste per ciò che adesso, in confronto a questo, ti sembrerà una cavolata.
Ci vorranno ore prima che tu riesca a capire davvero cosa sta succedendo, e nel frattempo sei seduta in una stanza fredda, atona, davanti ad un corpo ancora sporco di sangue, e braccia e gambe distorte, immagini raccapriccianti che ti porterai dietro per sempre.
E quando metterai a fuoco il viso di quella figura, quando vedrai di nuovo i suoi occhi, questa volta spalancati, vuoti, privi di un qualsiasi sentimento, ti sentirai morire.
Il tuo cuore inizierà a giocarti brutti scherzi, battendo velocemente e poi lentamente, come una stupida altalena lasciata in balia del vento.
Qualcuno ti abbraccerà, altri ti osserveranno chinando lo sguardo, dicendoti stupide frasi sentite e risentite, magari anche da te pronunciate in precedenza, che ti faranno solo montare la rabbia.
E poi dolore e rabbia si mescoleranno, facendoti sentire furiosa.
Griderai contro colui o colei che ha tolto la vita al tuo caro, gli augurerai ogni male pur sapendo che ha una famiglia, dei figli, ma in quel momento non ti importerà: per colpa sua non ci sarà più.
Quella giornata scorrerà strana, perderai la percezione dello spazio e del tempo.
Ricorderai poco, eppure basterà per tormentarti per anni e anni.
Passerà un altro giorno e tu non ti muoverai dal letto, se sei fortunata.
Altrimenti dovrai asciugarti le lacrime, fingere un sorriso, e coccolare la tua bambina che entrerà nel tuo letto, chiedendoti dov’è papà.
E tu dovrai fingerti allegra e rispondere “è partito per un lungo viaggio”. E per un attimo vorresti essere quella bambina per crederci davvero.
Poi, però, la consapevolezza che quel corpicino che stringi tra le mani dovrà crescere senza di lui, che lo aspetterà finchè non sarà abbastanza grande da capire che tipo di viaggio ha intrapreso, e anche l’unica traccia di lucidità ti abbandonerà, ritrovandoti a sprofondare nel baratro più profondo, da sola.
E mai come in quel momento capirai che cosa vogliono dire quelle tre parole: non c’è più.
Qualche ora ancora e ti ritroverai al chiuso con talmente tanti fiori intorno che li odierai per sempre, ricordandoti il loro odore quando starai male.
Sarai accanto ad una bara di legno contenente il suo corpo e bagnata delle tue lacrime mentre qualcuno ti stringerà forte, sorreggendoti.
I tuoi occhiali da sole saranno appannati eppure non avrai le forze per asciugarli.
Continuerai a singhiozzare senza riuscire a formare un pensiero coerente, sotto gli occhi di decine di persone che bisbigliano sottovoce, dispiaciuti per te e il tuo dolore.
Arriverai a odiare il prete quando dirà “Questo è un giorno felice, è finalmente volato in cielo dove lo aspetta una vita migliore” perché tu sai che quella vita migliore non esiste, che ce n’è una soltanto e la sua è appena finita.
Eppure non avrai la forza nemmeno per questo.
Seguirai quel pezzo di legno, sorreggendoti ancora a quel qualcuno di cui nemmeno riesci a vedere il volto e lascerai che il dolore ti sopraffaccia.
Non ricorderai il viaggio di ritorno a casa né chi ti farà  uscire da quegli stupidi abiti neri che prima o poi brucerai, in un momento di dolorosa follia.
I giorni riprenderanno a scorrere normalmente, veloci, e in ciò che parranno settimane passeranno mesi, e tu continuerai a versare lacrime talmente dolorose da sembrare fatte di sangue.
Ti porteranno da uno sconosciuto che ti farà parlare di lui, di ciò che provi, che ti farà stare ancora più male mettendo il dito nella piaga finchè non si cicatrizzerà, anche se nel lungo percorso la ferita si riaprirà ancora e ancora.
Ingoierai pillole dalle strane dimensioni, alcune colorate, altre neutre.
Inizierai a dormire come un sasso senza riuscire più a sognare, a mangiare senza però sentire i sapori, a non riuscire a versare lacrime quando dentro di te sei un fiume in piena.
Passeranno mesi e tu dovrai comprare abiti più grandi perché ti stai gonfiando mentre la tua pelle assumerà uno strano colore giallognolo.
E proprio quando sarai sicura di stare per toccare il fondo qualcosa o qualcuno ti afferrerà per i capelli, riportandoti in superficie.
E nonostante la luce faccia malissimo agli occhi e i polmoni brucino per la lunga apnea e il sale respiratovi, ti abituerai.
Passeranno alcune settimane ma poi le cose miglioreranno.
E se prima non riuscivi nemmeno a pensare di sorridere ancora ci riuscirai, anche se per una frazione di secondo.
E pian piano ti renderai conto di essere viva e la voglia di riprendere la tua vita in mano si farà sempre più forte finchè non ti ritroverai ad assecondarla.
Inizierai a diminuire quelle strane gocce che fai cadere con estrema precisione nella camomilla, ricomincerai a comperare abiti della tua vecchia taglia e ti taglierai i capelli, ricominciando da zero.
Ci vorrà tempo, eppure ci riuscirai.
Ti aggrapperai con tutte le tue forze ad una boa e rimarrai in superficie.
Continuerai a sognarlo, a guardare le sue foto, a toccare i suoi oggetti.
Piangerai anche, sentirai ancora dolore, eppure continuerai a stare a galla, a toccare la terra ferma.
Le persone ti staranno vicino, ti faranno uscire, ti porteranno al cinema, in vacanza, t’iscriverai ad un corso di piscina.
Tutto pur di non lasciarti sola.
E arriverà un giorno in cui lo sarai davvero, anche solo per un paio d’ore, e non farai niente di folle, rimarrai sola con i tuoi pensieri, a fare ciò che ti piace, e alla fine di quelle poche ore sarai felice per essere riuscita a stare sola.
E finalmente la tua vita ricomincerà davvero, e pensare a lui non farà poi così male, anzi ti regalerà anche un piccolo sorriso che ti farà battere di nuovo il cuore.
Prima o poi riuscirai a parlare della tua esperienza, a combattere con chi ha provato il tuo dolore, a racchiudere i ricordi in uno scrigno che conserverai gelosamente.
Perché arriverà il giorno in cui ti renderai conto che la morte fa parte di noi, che ci segue, che è più vicina di quanto crediamo e ci ritroveremo più volte ad affrontarla ma il dolore pian piano svanirà, e anche se non riuscirai mai ad esserne immune, riuscirai ad emergere.
E forse, grazie a queste esperienze, ti formerai, diventando qualcuno di cui lui sarebbe fiero.
Perché la vita deve andare avanti, anche per coloro che non possono più viverla.



Note dell’autrice:

Ho pubblicato questa piccola shot come una valvola di sfogo per avvenimenti passati e cose accadute in questi giorni, e sono sicura che ognuno di noi vi si rispecchia in ciò che ho scritto.
Non so quanto questa shot riuscirà a lasciarvi o un messaggio o darvi emozioni, io l’ho scritta come sfogo personale e per far sentire vicino chi si trova nella stessa situazione.
Non mi dilungo oltre perché il testo parla già da solo e lo rovinerei e basta.
Grazie a tutte quelle persone che leggeranno e, magari, se ne avranno la voglia/forza, lasceranno un piccolo pensiero.
   
 
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