Maze: il labirinto.
1.Prologo
-Ryan Shirogane! Sono stufa, stufa, stufa marcia di continuare a pulire questo pavimento!- Strawberry Momomiya lasciò cadere la scopa che aveva in mano, che si schiantò rumorosamente sul roseo pavimento del Caffè Mew Mew.
Le sue compagne, Mina Aizawa, Lory Midorikawa, Paddy Wong e Pam Fujiwara, spostarono lo sguardo su di lei, ma infondo senza darle troppa attenzione. Quella scena l’avevano vista già troppe volte.
Anche il ragazzo che era stato chiamato dalla voce stridula della ragazza rossa alzò gli occhi color del cielo verso di lei e sospirò: -Va bene, Strawberry.-
-No che non va bene! Sei..così irritante! E ho anche dovuto rimandare l’appuntamento con Mark! - strillò nuovamente la rossina
Gli occhi azzurri si spostarono sul soffitto, rivelando l’esasperazione del ragazzo.
Fortunatamente, un altro ragazzo uscì da una porta del locale: -Lasciate stare le pulizie, ragazze. C’è stato un altro attacco degli alieni!-
Cinque lampi di luce si sprigionarono nella sala del locale, ancora chiuso al pubblico, e in pochi attimi quelle cinque ragazze si trasformarono nelle più famose adolescenti di Tokyo: le Mew Mew.
Corsero veloci verso il luogo indicato loro da Kyle
Akasaka, loro amico e “vice-capo” del progetto Mew.
Ad “aspettarle” trovarono tre loro conoscenze: gli alieni
Quiche, Pie e Tart.
-Buongiorno bamboline! Siete venute a giocare con noi!-
esclamò il primo, facendo saltellare su una mano un piccolo chimero.
-Non scherzare con noi, Quiche! Perché non ci lasciate in
pace?- gli urlò per risposta Strawberry.
-Così mi ferisci, gattina!- la prese in giro lui –Pensavo
che ti piacesse giocare con me!-
Già abbastanza irritata, la Mewgatto non esitò a
lanciargli subito contro uno dei suoi attacchi:
-Ribbon Strawberry Check!- esclamò, puntando verso
di lui un cuore peloso rosa, la sua arma.
L’alieno, però, lo evitò facilmente: -E va bene…mi
costringi ad andare sul pesante…!- un ghigno malefico si stampò sulle labbra di
Quiche, che lanciò una decina di chimeri contro di loro.
Con sommo orrore, le cinque ragazze scoprirono che quei
chimeri si erano trasformati in giganteschi insetti.
-Non riusciamo a sconfiggerli!- urlò Mewlory, sparando per
l’ennesima volta un getto d’acqua ad una maxi-cavalletta
Le compagne non se la cavavano meglio: Mewberry evitava di
essere colpita dall’acido di una formica formato gigante, ad ogni frustata che
Mewpam lanciava ad una lucertola, questa si rigenerava, Mewpaddy saltellava
allegra tra le bocche di due grilli e Mewmina cercava di sfuggire ad un
orribile millepiedi volando alta nel cielo.
-Voglio un disinfestante!- urlò quest’ultima, atterrita da
quell’animale viscido che si ergeva in verticale per afferrarla
-Quiche…trovi tanto divertente fare in modo che quelle
cinque umane urlino come delle oche? Non faremmo molto meglio ad eliminarle
subito?-esclamò stancamente Pie
-Andiamo, Pie! Un po’ di divertimento, sul lavoro, non
guasta mai!-
Dopo un’ora, però, le cinque ragazze riuscirono ad
eliminare quegli esseri schifosi.
-Hai visto, Tartino caro? Siamo più forti noi!- esclamò la
piccola Mewpaddy all’alieno, che le rispose con una linguaccia: -Non chiamarmi
Tartino!- strepitò
L’alieno dai capelli verdi si abbassò fino alla Mew rosa:
-Ci vediamo presto, gattina!- le mormorò, schioccandole poi un bacio sulla
guancia.
Il suo nome, strepitato con voce stridula, lo inseguì
attraverso il teletrasporto.
Quelle cinque umane di razza inferiore erano a lavorare
nell’orrido locale rosa confetto, ben visibile dalla sua posizione. Chissà,
magari stavano servendo altri esseri della loro specie. Quanto gli sarebbe
piaciuto poter attaccare di sorpresa in quel momento, uccidendone così un bel
numero, e perché no, magari riuscendo anche a togliere di mezzo le cinque
rompiscatole. Ma purtroppo, non gli era permesso, non in quell’ora,
perlomeno.
Guardò attentamente l’apparecchio che stringeva in mano.
Era un piccolo dispositivo rotondo, da lui stesso progettato. Una…macchina del
tempo, l’avrebbero chiamata gli umani. Lui, preferiva chiamarlo “dispersore
temporale”. E gli sarebbe piaciuto poterlo testare su di loro…
Un sogghigno malefico gli si dipinse sul volto. Scese
velocemente a terra e posò quel piccolo congegno elettronico tra i ciuffi
d’erba del Caffè Mew Mew, nascondendolo bene. Si sarebbe attivato
automaticamente non appena una di loro avesse camminato nel raggio
d’azione di un metro.
Gli era costato un sacco di fatica, quell’invenzione,
soprattutto perché aveva dovuto programmarlo per cui si sarebbe attivato solo
quando avesse riconosciuto dei DNA modificati, come quelli delle Mew Mew.
Si allontanò silenzioso nella luce del mattino. Presto, la
Terra sarebbe stata loro, e quel Sole avrebbe potuto goderselo
tranquillamente…
-Va bene, ragazze. Pausa pranzo.- la testa di Kyle spuntò
fuori dalla cucina, facendo sospirare di sollievo tre ragazze.
Tre, già, perchè Mina era tranquillamente seduta ormai da
mezz’ora a bere il suo the di metà mattina e Pam era in giro per Tokyo per un
servizio fotografico.
Strawberry si accasciò pesantemente su una sedia,
sospirando e asciugandosi con il dorso della mano la fronte bagnata di sudore.
-Non capisco perché ti lamenti tanto…- osservò l’amica
bruna, sfogliando tranquillamente una rivista di moda.
La rossa sgranò gli occhi, pronta a ribattere, ma una mano
deliziosamente profumata le tappò la bocca: -Strawberry, non ho la minima
intenzione di sentire i tuoi strepiti anche stamattina-
Ryan era arrivato tranquillo al suo locale, ore dopo l’arrivo delle sue dipendenti.
Strawberry si girò verso di lui, con un tenero colorito
rosato che le colorava le guance: -Senti, capo, sono io che non ho…-
La mano le coprì nuovamente le labbra color delle fragole,
e Ryan si piegò sulle ginocchia per arrivare all’altezza del viso della
ragazza: -Cosa ti avevo detto?!?-
La Mew rosa non potè fare a meno di arrossire ancora di
più, nell’incontrare quelle due perle azzurre come il cielo che l’americano
aveva come occhi. Era una cosa che odiava. Quell’impertinente biondino…
-Che ne dite di una bella merenda sull’erba del prato?-
l’altro americano fece la sua comparsa nella sala reggendo un cestino da
pic-nic.
-Si!!! Un pic-nic!!- la voce di squillante di Paddy che
rotolava su una gigantesca palla attutì l’aria d’imbarazzo che si era creata.
Il gruppo si spostò nel grande giardino verde del Caffè,
sistemandosi nella parte ombreggiata dalla grande cupola rosa. Lory stese la
tovaglia a scacchi bianchi e rossi, mentre le altre ragazze si occuparono delle
vettovaglie.
Pochi minuti dopo li raggiunse anche Pam, perfettamente
truccata e pettinata dopo il servizio di moda.
Si stesero sulla grande tovaglia quadrettata, mangiando
felicemente ramen (*), okonomiyaki (**), e vari dolci preparati da Kyle,
e chiacchierando allegramente del più e del meno.
Il sole di maggio li riscaldava piacevolmente, e il
profumo del parco arrivava fin lì.
Strawberry posò il suo piatto sopra la pila formata da
quelli degli altri, e si girò verso Ryan.
Era appoggiato al muro del Caffè, con addosso gli
occhiali, e intento a prendere il Sole. Sentì caldo sulle gote nel realizzare
quanto brillassero i capelli che riuscivano a sfuggire al cappellino che
portava sotto i raggi della stella.
Lo squillo del suo cellulare l’interruppe da quelle strane
riflessioni. Che cosa importava a lei della lucentezza dei capelli di
Shirogane?!?
Si avvicinò al ragazzo per prendere il telefonino
vibrante, ma prima che riuscisse ad afferrarlo, il biondo lo agguantò e rifiutò
la chiamata.
-Niente telefonate quando si mangia in
compagnia…-sentenziò “Soprattutto se il chiamante è Aoyama!”
La rossa allibì a quel comportamento: -Ma come ti
permetti? sbraitò
Ryan abbassò gli occhiali da Sole neri (con un gesto
terribilmente sexy…) e la guardò da sopra quelli:- Uno: sono il tuo capo. Due:
ti ho già detto che non ho voglia di sentire i tuoi schiamazzi!- detto questo,
ritornò ai raggi solari.
Allora la rossa fece la prima cosa che le venne in mente:
tuffò la mano nei rimasugli dei ramen che avevano gustato e glieli tirò dritti
in faccia.
Il ragazzo balzò in piedi, tentando di togliersi dal volto
quella roba appiccicosa.
Le Mew Mew e Kyle non riuscirono a trattenere una risata.
-Strawberry, io giuro che questa volta ti…- Ryan iniziò ad
inseguire per il giardino la ragazza, mentre il resto del gruppo incitava ora
uno ora l’altro.
Quando ormai l’aveva raggiunta, una forte luce bianca li
avvolse, così potente che tutti dovettero chiudere gli occhi. Nel momento in
cui li riaprirono, Ryan e Strawberry erano spariti.
Non riuscivano a capire cosa fosse successo: un istante
prima, i due ragazzi si punzecchiavano come al solito e si erano rincorsi per
il giardino. Un attimo dopo, era comparsa una potente luce bianca che li aveva
quasi abbagliati, e aveva circondato i due. Poi, erano scomparsi nel nulla.
-Ehm…dove sono finiti?-chiese Lory
Kyle si diresse verso il punto della sparizione, seguito
dalle quattro ragazze rimanenti.
-State lontane, ragazze. Non vorrei che fosse un
dispositivo alieno!- esclamò il moro, chinandosi a raccogliere un piccolo
marchingegno rotondo, con una piccola lucina verde lampeggiante. Lo prese in
mano e lo rivoltò, finchè non riuscì a trovare quello che sembrava un pulsante.
Prese fiato e fece pressione. La lucina verde emise un ultimo guizzo e poi
scomparve.
- L’hai spento?- domandò nuovamente la Mew verde
-Credo di sì. Ora voglio capire cos’è e come
funziona…probabilmente è qualcosa che serviva a catturare voi Mew Mew, qualcosa
a cui io non, diciamo, interesso..- le rispose Kyle
-E allora perché ha preso anche Ryan?- volle sapere Paddy
-Perché anche Ryan ha dei geni animali nel DNA…è un gatto
come Strawberry…quindi il dispositivo ha riconosciuto anche lui come Mew
Mew…-rispose sottovoce Pam
-Ma che bravi! Non pensavo che ci sareste arrivati così
presto!- Pie, sopra di loro, batteva le mani
-Tu! Cosa ne hai fatto di Ryan e Strawberry?- gridò Mina
Pie li guardò
malefico: -In questo momento stanno vagando attraverso il tempo…in teoria, il
mio dispersore temporale sarebbe servito per voi cinque stupide, ma fa lo
stesso…-
-COSA HAI FATTO?- contrariamente a quello che si pensava, non era stata Mina ad urlare quelle parole, ma Quiche. Era comparso all’improvviso dietro al fratello maggiore, giusto in tempo per cogliere l’ultima parte del discorso.
L’alieno dai capelli viola lo guardò sorpreso: -Ho
intrappolato quella gatta smorfiosa e il loro capo attraverso il tempo. Così
anche Profondo Blu sarà contento, quando si risveglierà completamente!-
-E come ne usciranno?- strepitò angosciato l’altro alieno
-Ma cosa t’interessa? In ogni caso, loro- e indicò con un
dito le quattro ragazze e Kyle –dovranno accendere il mio dispersore nel momento
in cui quei due attraverseranno una Porta del Tempo, in modo da riportarli su
questo pianeta.- un sorrisino sadico si materializzò sulle labbra di Pie:
-Badate bene, dovrete basarvi solo sul vostro istinto, perché il dispersore non
indicherà mai il momento esatto. Ah, un’altra cosa. Funziona a pile, come dite
voi. Ha un’autonomia abbastanza limitata…- l’alieno afferrò per un braccio il
fratello, e insieme si teletrasportarono via.
-Oh, beh, almeno abbiamo capito cos’è e come funziona!-
sentenziò Kyle, mettendo il congegno nella sua tasca e buttando nel cestino i
piatti di carta utilizzati.
Pam lo guardò storta: l’aveva capito solo lui…
-Quiche e la vecchiaccia, bleah!- Tart volteggiava davanti
al fratello, prendendolo in giro per l’attrazione che provava verso la Mew
gatto.
Il diretto interessato, però, sembrava non si accorgesse
della sua presenza, e continuava a fissare il vuoto davanti a sé.
-Lascialo perdere, Tart. Ha solo per la testa quella
stupida umana. Dovrebbe ringraziare che non faccio rapporto ai Superiori…- lo
rimbeccò Pie
-Dì un po’, i Superiori lo sanno che progetti
dispersori temporali senza la loro autorizzazione?- esclamò Quiche, alzando
finalmente lo sguardo.
“Colpito e affondato” pensò dopo qualche attimo, vedendo
che il fratello non rispondeva, ma si fingeva occupato con il suo computer.
-Allora, Pie, è vero? Non hai detto niente ai Grandi
Capi?- chiese Tart, facendo una capriola in aria e avvicinandosi al maggiore
dei tre alieni.
-Smettila, Tart. Sono cose che non puoi ancora capire. Sei
troppo piccolo.-lo liquidò freddamente l’alieno viola
Il piccolo alieno si offese e si nascose sotto una grande
pietra: -Non è vero che sono piccolo…-bofonchiò
Quiche sorrise, scuotendo la testa. Chissà dov’era
Strawberry in quel momento…
-Cameriera! Vorrei dell’acqua!-
Non c’era mai stata così tanta ressa al Caffè Mew Mew.
“E proprio oggi che Strawberry è scomparsa!” pensò
sbuffando Mina, correndo verso un tavolo con un vassoio pieno di bicchieri.
Era passata circa un’ora da quello strano avvenimento, e
siccome il locale aveva riaperto, non avevano avuto il tempo di studiare per
bene quell’aggeggio chiamato dispersore temporale.
Quando la Mew blu andò alla cassa per il suo turno, riuscì
a bloccare Kyle e a chiedergli informazioni.
-Mi dispiace, non sono riuscito a cavarne niente, e lo
tengo spento per paura che si scarichi. Ora servi pure il conto a queste
ragazze!- le rispose, allontanandosi velocemente.
Mina sbuffò, controllando l’orologio. Avrebbe dovuto
persino rinunciare al suo the pomeridiano!
Possibile che la loro vita non potesse essere mai normale?
NOTE:
(*) ramen: tagliatelle cinesi di farina di frumento in
brodo
(**) okonomiyaki: una specie di pizza cotta su piastra,
ricoperta da vari ingredienti a scelta a scelta (molto spesso salsicce, funghi,
pesce, ecc..)
P.S:credo che sia un po’ diversa dal mio solito genere di scrittura… probabilmente è perché una storia che scrivo mentre ho dei “blocchi mentali” con Mele e caramelle, e quindi è un po’ forzata…spero questo non influisca troppo sulla vicenda… a me è anche servito, come dire, per “rilassarmi” un po’, perché non è una trama particolarmente “faticosa”, dal punto di vista della stesura. Magari servirà anche a voi per riposarvi tra un capitolo e l’altro di Mele e caramelle!!!