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Autore: yachan    11/12/2006    9 recensioni
Tutto inizia con il potere che Elena riceve da uno sconosciuto, ma ciò porta ad effetti indesiderati. Zick cercherà d'aiutare l'amica, ma andrà davvero tutto bene? Possono le incomprensioni cambiare la loro amicizia?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NUESTRA PROMESA

NUESTRA PROMESA

 

Cap. 1

 

 

-         Zick!

Il ragazzino si voltò, non appena chiuse la porta d’ingresso.

Alle fine della scalinata che portava a casa sua, c’erano i suoi amici domatori Teddy, Lay, i fratelli Luseney e Gilbert.

-         Ciao ragazzi- li salutò e li raggiunse- che c’è di nuovo?

-         Noi stiamo andando all’antica armeria- disse il ragazzo dai capelli biondi- Sembra che Peter voglia mostrarci qualcosa di sensazionale.

Sì, si ricordava di quel nuovo domatore. Era ancora un principiante, come lo erano del resto anche gli altri domatori che avevano raggiunto l’armeria di recente.

-         Sì, sembra che sia riuscito a catturare un raro esemplare di kyliuz- disse la ragazza dai capelli blu e due ciocche rosa.

Non era vero, lo sapevano tutti, però era sempre divertente vederlo indaffarato a mostrare chissà quale meraviglia, per poi rimediarci una figuraccia. Gli faceva ricordare quando anche lui non conosceva il potere Dom e si esercitava sotto la supervisione di Timothy ed Elena.

Ad Elena non andava giù che si prendessero gioco di un novellino e più volte si era arrabbiata con lui e Teddy.

-         Davvero? Sono proprio curioso di vederlo.

-         Perché non vieni con noi?- propose il ragazzo biondo.

-         Uh, beh…- Zick ci pensò su- avrei un appuntamento con Elena…

-         Allora non importa- disse il ragazzo con semplicità, appoggiando una mano sulla spalla di Zick- Puoi venire con noi e poi andare da lei. Faremo in un baleno.

Zick guardò incerto l’amico. Conosceva molto bene Elena e la sua proverbiale puntualità. Se avrebbe tardato anche solo di qualche minuto, gliel’avrebbe fatta pagare cara.

-         Dai, saremo di ritorno tra pochi minuti- insistette il ragazzo- Elena non se ne accorgerà nemmeno. E poi, non puoi perderti un simile spettacolo.

-         Mh, d’accordo. Mi hai convinto- disse Zick- Basta non dilungarsi troppo.

-         Bravo, così di fa- disse l’amico, dandogli una pacca sulla spalla- E adesso andiamo.

I domatori si avviarono verso l’antica armeria.

Erano passati dei mesi da quando Zick aveva perso i suoi poteri per salvare Elena. Erano stati giorni strani per Zick, senza i suoi particolari poteri non era più in grado di vedere i suoi nonni e i mostri. Tutto ciò che prima vedeva chiaramente, ora non c’era più. Era lì davanti ai suoi occhi, eppure non li vedeva.

Doveva sentirsi felice da un certo punto di vista, ora era ciò che aveva sempre desiderato, essere un bambino come gli altri…condurre una vita normale.

Ma la normalità cos’è poi?

L’aveva così desiderata, invidiando gli altri bambini spensierati. Al contrario di loro, doveva convivere con una realtà sconosciuta a tutti e con la sua allergia che lo faceva apparire strano agli occhi degli altri. Si sentiva solo e qualche volta gli sarebbe piaciuto stare in compagnia, ma nessuno lo capiva.

Un giorno però qualcosa cambiò, l’arrivo della sua nuova vicina. Una bambina a suo modo speciale, che con il carisma gli fece apprezzare ciò che aveva, un dono speciale e un mondo tutto da scoprire.

Lei era stata la prima persona ad accettarlo per com’era, senza scappare via per la paura. Aveva una gran fiducia in lui, nonostante lo conoscesse da poco e non vedesse i mostri come lui.

Era contento, c’era lei, dei nuovi amici che l’appoggiavano e la famiglia al completo.

Però poi aveva perso quel suo potere in quella battaglia con i Domatori neri…si poteva ancora dire felice? Avrebbe perduto i suoi amici e l’amicizia di Elena, ora che non era speciale?

In fondo le cose non cambiano. Poteri o no, noi resteremo amici.

Così gli diceva Elena. Agli occhi della bambina, lui non era cambiato ed era rimasta al suo fianco. Lei gli era grata per il suo sacrificio e ogni pretesto, era una scusa per trascinarlo da quella malinconia che lo stava intristendo.

E poi…un giorno i poteri erano tornati di nuovo. E la vita aveva ripreso a scorrere come ogni giorno, come se non fosse successo niente.

Zick guardò l’orologio situato su di un palo.

“Spero che Elena non si arrabbi…”

 

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-         Io lo disintegro!- disse infuriata una ragazzina dai capelli color arancio raccolti in due lunghe code.

Gli uccellini sistemati sull’albero vicino, volarono via all’urlo della ragazzina.

Camminò avanti e indietro davanti alla fontana del parco di Oldmill village, pestando i piedi con rabbia e guardando infuriata la gente che la guardava sorpresa.

-         Porca bomba, è già passata più di un ora dall’appuntamento e di Zick nemmeno l’ombra!- guardò il cellulare che teneva in tasca- E neanche una chiamata per avvertirmi del suo ritardo.

Digitò qualche tasto sulla tastiera e appoggiò il cellulare all’orecchio. 

-         E chissà come mai, al suo cellulare non risponde- disse con sarcasmo, mentre chiudeva la chiamata- Ah, ma io so dov’è andato quel Zick!- continuò a dire- Mgh! Ma questa me la paga! Non sia detto che Elena Patata lasci passare questa offesa!

Passò un minuto e smise di camminare avanti e indietro.

-         Uff…- si lasciò cadere sulla panca della fontana e appoggiò le mani dietro, mentre teneva lo sguardo amareggiato sul suolo- Ormai è chiaro che non verrà…

“Io non conto per Zick? Forse…la nostra amicizia non è così importante per lui”

-         Beh, è inutile starsene qui…me ne torno a casa- si alzò svogliata dalla panca, mentre tenendo lo sguardo a terra, notò un’ombra avvicinarsi.

Alzò lo sguardo, quasi con una piccola speranza che si potesse trattare di lui.

-         Salve piccola- disse la persona sorridendole.

-         Oh…- disse quasi delusa- salve.

“Ma di che mi sorprendo? Era logico che non fosse lui”

-         Aspettavi qualcuno?- chiese quel vecchietto, appoggiato al suo bastone intagliato.

-         Sì…ma non si è presentato- disse distogliendo lo sguardo e intenta ad andarsene.

-         Povera piccola…ti fa tanto disperare, eh?

Elena si fermò e si girò per guardarlo.

-         Come?

-         E’ dura essergli amica, se poi ti tocca essere rilegata da un’altra parte.

Elena lo guardò con occhi sorpresi. Perché le sembrava che il vecchietto sapesse qualcosa su lei e Zick?

“Assurdo, starà solo provando ad indovinare…”

-         Chissà…- gli sorrise fissandola.

La ragazzina si bloccò. Ora sì che stava per avere qualche sospetto.

-         Lei…- cercò di dire, senza terminare.

-         Ti capisco…- disse appoggiando tutte due le mani al bastono e alzando lo sguardo al cielo- tu vorresti essere per lui un amica insostituibile…ma non hai le capacità per renderti utile. Le tue uniche forze non bastano contro i nemici con cui vi scontrate. Ma che fare? Tu non sei speciale come lui…

“C- come sa queste cose?”- pensò preoccupata Elena. Il suo timore era che si trattasse di qualcuno che si era accorto di lei, Zick e della città sospesa dei mostri, Bibbur-si.

-         Tranquilla, non ti devi spaventare…- gli sorrise con il suo solito modo di fare, come se già intuisse i suoi pensieri- Sono qui solo per aiutarti.

-         Aiutarmi?- chiese confusa e incuriosita.

-         Non vorresti diventare speciale come il tuo amico?

 

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-         Accidenti, accidenti, accidenti…com’è tardi!- disse un ragazzino avanzando a grande velocità.

-         Quanta fretta Zick- disse il ragazzo dietro di lui, che camminava con più adagio.

-         Elena mi spenna vivo, mi disintegra, no, peggio, mi costringerà a fargli favori per tutta la vita- disse intimorito il ragazzino, senza ascoltare quello che diceva l’amico.

-         Sembri davvero spaventato- disse il ragazzo biondo- Che sarà mai qualche oretta di ritardo?

-         Eppure dovresti conoscere Elena- disse Zick girandosi per guardare l’amico, ma senza smettere di camminare- Quando s’infuria, non c’è verso per calmarla.

-         E dov’è il problema?- disse lui tranquillo, alzando le spalle- Dille che hai avuto un imprevisto…non so, Bombo è esploso e ti ha riempito di schifezze la casa o…

-         Smettila Teddy, non è per niente divertente. E poi, Elena non è il tipo da bersi queste assurde bugie.

-         Comunque, non puoi negare che è stato davvero divertente- disse Teddy- Vedere Jeremy-Joth che si dimenava in quella melma, è stato troppo spassoso. Quando l’hanno lavato è uscito fuori che sembrava un riccio.

-         Beh, in effetti…- disse Zick ripensando alla scena. In fondo si era divertito quel giorno. Non era cosa da tutti giorni vedere il tutore Jeremy alle prese con mostri gelatinosi. Gli era stato appena affidato un gruppetto di mostri davvero terribili. Ne aveva approfittato per insegnare ai giovani domatori una nuova tecnica e Peter lo aveva voluto metter subito in pratica, con il solo risultato di peggiorare le cose.

-         Dì la verità, se tu fossi uscito con Elena, non ti saresti divertito così.

-         Questo non è vero!- si fermò.

-         Perché non lo ammetti invece? Elena è tua amica, ma resta pur sempre una semplice umana. Poteva andare bene prima, ma ora che hai recuperato i tuoi poteri, devi iniziare a distinguere le cose. Tu sei un domatore, come me, come Lay, Paul, Raul…e non un rifugiatore come Elena. Sai perché le funzioni di domatore e rifugiatore sono diverse? Perché un rifugiatore non potrà mai essere un domatore. Solo i domatori hanno il potere Dom. In confronto, i rifugiatori non sono niente.

-         Non dire questo- disse Zick- Anche i rifugiatori sono utili nelle missioni.

-         Ah, sì? E che aiuto potrebbero dare? Come calmare il mal di testa ad un Gorka?

-         Non puoi negare che Elena ci è stata d’aiuto in più occasioni, anche non avendo i nostri poteri.

-         Ahhh- sospirò Teddy, mettendo le mani dietro la testa- Possibile che non capisci? Trascinandoti sempre dietro Elena, non diventerai mai forte. Ti diverrà una palla al piede.

Zick fece per replicare, ma si bloccò. Perché sentiva che, qualcosa in quello che diceva Teddy, era vero? Eppure sapeva che era sbagliato. Elena era sempre stata la sua amica e aveva affrontato tutte le avventure al suo fianco.

Ma se in fondo Teddy avesse ragione? Anche lui stava iniziando a pensarci da tempo. Era giusto così? E se le cose si sarebbero messe male, lui c’è l’avrebbe fatta a proteggere entrambi?

-         Zick!

La voce improvvisa fece sussultare il ragazzino. Si girò intimorito.

Vide la ragazzina venirgli incontro correndo. D’improvviso si ricordò del motivo per cui stava camminando pochi minuti prima.

-         Sarà venuta per uccidermi- disse Zick spaventato.

-         Eh…adesso che ricordo, avrei un impegno- disse Teddy, cercando di cambiare direzione, ma fu trattenuto dalla maglietta.

-         Tu non te ne vai da nessuna parte. E’ anche colpa tua se ho fatto tardi.

-         Sei tu che avevi l’appuntamento con lei.

-         E sei tu che mi avevi assicurato che avrei fatto in tempo.

-         Non voglio avere niente a che fare con la furia di Elena.

-         Invece rimarrai qui e ci subiremo la stessa sorte- disse tenendolo ben stretto dalla maglietta, per evitare che potesse scappare via.

-         Che succede?- chiese la ragazzina, quando li raggiunse.

-         Eh…- i due ragazzi si guardarono a vicenda, senza sapere cosa dire.

“Beh, o la va o la spacca. Se chiederò subito scusa, potrei riuscire a sopravvivere…forse”

-         Elena, io…

-         La sai la novità?- disse Elena con gli occhi che le brillavano dalla felicità.

-         Eh?- Zick guardò perplesso la ragazzina.

-         Da oggi Elena Patata non sarà un semplice rifugiatrice, bensì parteciperò alle missioni e vi aiuterò.

-         E come pensi di fare?- disse Teddy sorridendole divertito- Tu non hai il potere Dom.

-         No…però ho un altro potere.

-         Come?- Teddy la guardò, come se stesse scherzando.

Elena mostrò il suo braccio sinistro. Al polso aveva un braccialetto giallo tutto decorato.

-         Con questo.

-         Non capisco- disse Zick guardando il braccialetto.

-         Sveglia ragazzi. Grazie a questo braccialetto, possiedo dei poteri come voi. Non è magnifico?

I due ragazzi si guardarono e Teddy scoppiò a ridere.

-         Questa poi…

Elena guardò offesa il ragazzo biondo.

-         Chi te l’ha dato?- chiese Zick.

-         Un vecchietto- disse Elena cercando di ignorare le risate di Teddy- E’ venuto da me e mi ha assicurato che indossando questo braccialetto avrei avuto dei poteri.

Zick guardò incerto Elena. La ragazzina non era certo la persona che si farebbe ingannare da un vecchietto. Però era impossibile avere dei poteri solo con un braccialetto. Eppure Elena sembrava esserne davvero convinta.

-         Ma quale braccialetto e braccialetto. E’ una truffa, per ingannare gli allocchi. E tu sei una di quelli- disse Teddy indicandola con il dito- Tu non potrai mai avere dei poteri come i nostri. Quando ti deciderai a mettertelo in testa?

-         E invece ti dico che è vero!- disse Elena arrabbiata e guardò Zick- Tu mi credi, vero?

-         Eh…- Zick fu preso alla sprovvista.

Cosa avrebbe potuto rispondere? Tutto faceva credere a una truffa. Su quali basi lei poteva avere un potere, così semplicemente? Però non se la sentiva di dirle che non le credeva.

Elena lo guardò quasi dispiaciuta del suo silenzio.

-         Vedi? Neanche Zick è così stupido da crederti- disse Teddy- E ora basta con queste stupidaggini.

-         Non sono stupidaggini…- disse Elena chinando la testa.

-         Bah, io me ne torno a casa- disse Teddy voltandosi.

Nello stesso momento in cui s’incamminò, una cortina di fumo comparve da sotto i piedi di Elena e iniziò ad avvolgerla.

-         Elena?- Zick guardò stupito, iniziando ad avvertire una strana sensazione che non aveva percepito prima.

In quell’istante un fulmine uscito dal nulla, colpì il ragazzo biondo, facendolo cadere a terra.

-         Teddy!- disse spaventato Zick, andando ad aiutare l’amico. Quando si chinò per guardare l’amico, la nube di fumo intorno ad Elena se n’era già andata. Non riusciva a capire cosa fosse successo.

-         Urgh…ma cos’è successo?- disse Teddy confuso dalla scossa.

-         Non lo so…- disse Zick, anche lui confuso.

Elena come appena svegliata, alzò la testa e guardò Teddy sdraiato per terra. Si guardò le mani e iniziò a sorridere.

-         Hai visto? Hai visto?- disse tutto emozionata- Te l’avevo detto che non mentivo.

Zick e Teddy la guardarono mentre saltava contenta.

-         Ho dei poteri anch’io!

 

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-         Assurdo- disse un gatto dalle lunghe orecchie appuntite e senza pelo.

-         E’ quello che ho pensato anch’io- disse il ragazzino appoggiato alla finestra, mentre guardava il gatto muoversi nella stanza- Però quello che è successo ha dell’incredibile. Quel fulmine è comparso all’improvviso.

-         Ci sono casi di fulmini a cielo sereno- disse senza scomporsi.

-         Era diverso- insistette Zick- E poi…ho avvertito una strana energia.

-         Come?

-         Non so spiegartelo…era strano…non l’avevo mai percepito. Eppure poco prima, il braccialetto sembrava innocuo.

-         Mh…Elena dov’è adesso?

-         A casa- indicò la casa che si vedeva dalla finestra della sua stanza- Avessi visto com’era contenta.

-         Verificherò di persona se quanto dite è vero. Ma lo farò in un altro momento- disse avvicinandosi alla porta- Ora scendiamo che è pronto da mangiare.

 

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-         La smetti di sorridere così?- disse Zick alla ragazzina che sedeva nel banco accanto.

-         Non ci posso far niente- disse Elena, tenendo lo sguardo sulla lavagna- E’ più forte di me. Sono così contenta.

-         Non è detto che sia stata tu a provocare quel fulmine.

-         Hai ancora dei dubbi, Zick? Eppure mi sembrava di aver dato una dimostrazione ben chiara.

-         Dico solo che non c’è ancora niente di certo.

-         Come sei diffidente- disse Elena sbuffando e poi si guardò il braccialetto- Però è strano…da quell’episodio, non sono più riuscita a far uscire altri fulmini. E’ come se avesse perso ogni potere.

Zick guardò il braccialetto. In effetti in quel momento non percepiva niente. E allora come si spiegava il fulmine, il fumo e quella sensazione?

Però quello sguardo negli occhi di Elena…lei sembrava ormai convinta.

-         Mh, ho un idea…- disse Elena smettendo di fissare il braccialetto- Lo proverò di nuovo. Sicuramente se mi è riuscito la prima volta, ci riuscirò la seconda volta.

-         Lo provi di nuovo?

-         Certo…- fissò la lavagna, poi chiuse gli occhi concentrandosi.

Passarono tre minuti.

-         Niente?- chiese tenendo gli occhi chiusi.

-         Niente- disse Zick- Forse è il caso che ci rinunci.

-         Mai!- disse Elena decisa- Ho intenzione di mettercela tutta!

-         Ehm, Elena…- cercò di dire Zick- Forse dovresti aprire gli occhi.

Elena non capendo aprì lentamente gli occhi, trovandosi davanti l’insegnante.

-         Vedo che abbiamo una volontaria- disse l’insegnante guardando Elena.

-         Come?

-         Hai detto che c’è l’avresti messa tutta…ti riferivi di sicuro al problema alla lavagna, vero?- sorrise fingendo di essere tranquillo.

-         Eh…ehm, io…- cercò di trovare qualche scusa. Alle sue spalle sentì i compagni di classe ridacchiare.

-         Allora Elena?- l’insegnante continuò a sorridere.

-         …va bene- rassegnata si alzò dal banco e si avvicinò alla lavagna. Era l’unica maniera per sfuggire al rimprovero dell’insegnante.

L’amico Zick la guardò mentre con aria sconsolata si preparava ad andare alla lavagna. Non sapeva se la sua tristezza era dovuta al fatto che il braccialetto non funzionava o per la ramanzina che avrebbe dovuto sorbire dall’insegnante, una volta che la lezione sarebbe terminata.

 

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-         Ma certamente per il braccialetto- disse Elena, guardando di nuovo il braccio sinistro.

-         E’ stata una sfortuna che ti abbia beccato l’insegnante.

Elena e Zick si erano seduti su una panchina del cortile della scuola, durante l’intervallo.

-         Mh…cominciò a credere che avevate ragione…questo braccialetto è una truffa.

-         Dai, non è grave… in fondo non era così importante- disse Zick, cercando di consolarla.

Elena stette in silenzio, mentre abbassava lo sguardo.

-         …non era importante- ripeté, quasi sussurrando.

Zick la guardò senza capire.

-         Eccola, eccola- una voce interrose il loro silenzio. Tre ragazzini apparvero davanti a loro.

-         Eh, eh, che figura che hai fatto- disse uno dei loro compagni di classe.

-         Il professore ti deve aver fatto una bella ramanzina, eh?- disse l’altro compagno.

-         Di nuovo voi- disse Elena innervosita alla vista di loro.

Da quando avevano iniziato il nuovo anno scolastico, si erano trovati in classe anche ragazzi di altre aule. E a quanto pare, i loro due compagni di classe Ford e Soup avevano trovato una persona per rimpiazzare David, che ormai era troppo preso da una certa compagna di classe. Da lì in poi, il trio non aveva smesso di tormentare matricole e i compagni stessi della classe.

-         Ma non avete nient’altro da fare?- disse Zick scocciato.

-         Perché, disturbiamo la coppietta?- disse in tono divertito John, il nuovo componente del trio.

-         Sentite, oggi non siamo in vena dei vostri stupidi scherzi- disse Elena.

-         Ehi, guardate il braccialetto- disse Ford indicando il braccio di Elena.

Lei ritirò la mano, quasi nascondendola.

-         E’ una cianfrusaglia.

-         Perché ti sei portata un oggetto così orribile?

Elena strinse forte il braccialetto, abbassando lo sguardo.

 

-         Non vorresti diventare speciale come il tuo amico?

Elena guardò perplessa il signore anziano.

-         E come?- chiese.

-         Con questo braccialetto- gli mostrò un braccialetto giallo con incisi dei disegni- Indossandolo avrai i poteri come il tuo amico.

-         Lei come sa…?

-         Oh, non ha importanza cosa so io…l’importante è ciò che vuoi essere tu.

-         Io?- si indicò.

-         Sì. Non desideravi essere come i tuoi amici? Non volevi stare al loro fianco nelle battaglie?

Elena abbassò lo sguardo. Era vero quello che diceva il vecchio. Ma, era impossibile che un semplice oggetto le potesse dare quello che desiderava.

-         Se non mi credi, che ne dici di provarlo?

-         Eh?- non fece in tempo a replicare che il vecchietto glielo mise al suo braccio- Ma…

-         Te lo lascio per un po’ di tempo, finché non ti sarai ricreduta sulle mie parole.

-         Però…

-         Verrò a cercarti io al momento giusto, non preoccuparti- sorrise e quasi per magia scomparve dietro uno scoppio di fumo.

Elena tossì, mentre cercava di mandare via il fumo.

-         Incredibile- disse Elena strabiliata. Il vecchietto era scomparso davanti ai suoi occhi. Solo chi possedeva dei poteri era in grado di farlo. Era una notizia sensazionale. Non vedeva l’ora di dirlo a Zick. Anche lui si sarebbe meravigliato e sarebbe stato felice. 

 

-         Cos’è, non parli? Hai perso la lingua?

-         Piantatela!- disse Zick alzandosi in piedi.

-         Guardate, il cadaverino sta difendendo Elena.

-         Ah, ah, ah, che coppia questi due- i tre risero, ma non si accorsero che il vento stava iniziando a soffiare forte.

-         Ma cosa…?- i tre si guardarono in giro, mentre le foglie degli alberi si muovevano, mossi dal vento.

“Di nuovo quella sensazione!”- pensò Zick guardandosi intorno, cercando la fonte dell’energia.

-         Cos’è quest’aria improvvisa?- chiese Ford.

-         Ho…ho paura…- disse Soup tremando leggermente.

-         Ma di che hai paura, fifone!- disse John- E’ un semplice venticello. Niente di così spaventoso.

-         Sarà…ma non mi sento tranquillo.

-         Neanche io- ammise Ford.

-         Siete tutte e due dei fifoni- disse John, mentre i ragazzi nel cortile iniziavano a rientrare nell’edificio per il vento- Guardate me, non ho paura di un banale…

Non fece tempo a terminare che una follata di vento prese di petto i tre ragazzini e li sollevò da terra.

I tre iniziarono a gridare spaventati, sotto gli occhi impressionati di Zick.

Il ragazzino si guardò in giro, per trovare un modo per aiutarli, ma vide solo Elena in piedi immobile, con lo sguardo a terra.

-         Elena!- disse Zick- Dobbiamo fare qualcosa. Non startene ferma!- poi si bloccò guardando la leggera nube che si era formata intorno a lei e percependo sempre più forte quella sensazione- …Elena?

Il vento scomparve all’improvviso e i tre ragazzini caddero a terra, uno sopra l’altro. Il cielo tornò sereno come prima, come se niente fosse successo.

-         M- ma che è successo?- chiese John, con voce spaventata.

Gli altri compagni di scuola accorsero da loro, professori compresi. Non avevano visto chiaramente, però tutti avevano avuto l’impressione che i tre ragazzi si fossero sollevati da terra. In pochi minuti si erano radunati tante persone in cortile e tutti non sapevano spiegarsi il fatto.

Il ragazzino dai capelli blu guardò l’amica che sembrava come appena svegliata e che lo fissava a sua volta, senza capire.

 

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Eccomi a voi (^.^) A richiesta di una ragazza, ho iniziato a scrivere una fan-fiction su Monster Allergy, anche perché nonostante sia un fumetto italiano, non se ne trovano di storie in internet. Che dire, è poco conosciuto e quindi c’è ne saranno si e no due storie su Monster Allergy.

Questo mi fa ricordare che Ojamajo Doremi (Magica Doremì) agli inizi della sua messa in onda, c’erano ben poche di fan-fiction. Ed è stato questo ad incentivarmi ad iniziare a scrivere fan-fiction su quel cartone. E in breve ho notato un aumento di storie.

Con questa fan-fiction su Monster Allergy, spero di ottenere lo stesso risultato e spero altrettanto che venga apprezzato come fumetto. So che non sarà un granché, ma m’impegnerò a migliorare.

Perciò, se vi incuriosisce, continuate a leggere i prossimi capitoli. Cercherò di restringere il più possibile i capitoli, per non dilungare troppo la storia e rischiare di lasciarla incompleta.

A presto!

By Ya-chan

   
 
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