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Autore: Dani85    23/05/2012    2 recensioni
Distretto di Polizia 9, episodio 7. Luca, Anna e quella birra con un amico che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ma se le cose fossero andate diversamente? Se lui avesse agito diversamente quella sera?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Gori, Luca Benvenuto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mezzanotte per Amare

Quando Anna si metteva ai fornelli con così tanto impegno voleva dire che nell'aria c'era qualcosa di speciale. Di solito lo faceva quando voleva fare una sorpresa a qualcuno e la maggior parte delle volte quel qualcuno era Luca. Quella sera non era proprio una sorpresa ma più che altro un gesto carino per fargli capire che era tutto a posto, un modo come un altro per passare un po' di tempo insieme come avevano fatto mille e mille volte prima di allora, prima di quella sera che aveva cambiato le cose, prima di quel discorso che li aveva bloccati in una dimensione dove il tempo scorreva incerto. Quella sera però aveva deciso che quel tempo sarebbe trascorso come voleva lei: voleva una serata senza pensieri con Luca? Bene, l'avrebbe avuta! Si impose di ricacciare tutti quei pensieri nel più lontano angolino del suo cervello e si concentrò con tutta sé stessa sulla cena che stava preparando. Aveva svuotato una busta di verdure surgelate in una padella e ora le rigirava di tanto in tanto, ma aveva un'aria poco convinta. Ad essere onesti, le trovava un pochino tristi per quanto i surgelati fossero i migliori amici suoi e di Luca.

“Mmm, forse se ci aggiungessi qualcosa...” borbottò tra sé e sé mentre apriva il frigo cercando cosa aggiungere per dare un tocco personale. Alla fine optò per del semplice sedano fresco che era sicura avrebbe dato al tutto un sapore più dolce e delicato. Anna ridacchiò di sé e di quei pensieri da grande cuoca mentre tagliuzzava a pezzi un gambo della verdura e l'aggiungeva alle altre in padella. Un paio di mescolate col cucchiaio di legno e poi si arrischiò ad assaggiare. “Mmm, troppo dolce...” valutò guardandosi attorno alla ricerca del barattolo del sale per aggiustare di sapore il tutto. “Sì, così secondo me va meglio!” esclamò soddisfatta mentre salava le verdure e dal fondo del corridoio sentiva la serratura scattare.
“Ciao!” urlò Anna mentre Luca lasciava che la porta gli si chiudesse alla spalle. Stava per raggiungerla in cucina quando il cellulare prese a squillargli in tasca. Con ancora il mazzo delle chiavi in una mano, frugò nella giacca fino a trovare il telefono e rispose senza nemmeno guardare il display. “Pronto!? Oh Gianluca... che hai fatto!? ...sì, io sto bene... tu che hai fatto!?” chiese evidentemente preoccupato dal tono dell'amico. Anna, che aspettava da un momento all'altro di vederselo arrivare in cucina, si avvicinò alla porta giusto in tempo per vederlo scribacchiare qualcosa su un post-it, appoggiato al tavolinetto del salotto. E mentre Luca metteva giù la chiamata, lei sgattaiolò di nuovo ai fornelli, fingendo di essere impegnatissima a tagliuzzare delle verdure.
“L'appostamento su Franchi?” esordì lui quando finalmente si affacciò nel cucinino, “Ah mi sono fatta dare il cambio da Elena! Senti, ma tu... hai programmi per stasera?” si fece avanti lei facendo finta che fosse una domanda del tutto disinteressata. “No, ma io mi cambio al volo ed esco... non me di' che hai cucinato anche per me...” chiese lui di rimando notando la padella sul gas, “No, va beh, non ti preoccupare...” fece lei avanzando di qualche passo nella sua direzione, “Ah, perché mi ha chiamato un mio vecchio amico: è stato mollato dal ragazzo e non mi va di lasciarlo da solo...” spiegò lui con disarmante tranquillità. “E com'è!? Carino!?” fu la domanda che istintivamente le salì a fior di labbra, “Anna, lo conosco da dieci anni...” sorrise lui, sicuramente non capendo fino in fondo cosa nascondeva quell'interrogativo. Le gelosie di Anna, tutte le insicurezze che ad un tratto avevano messo in discussione anche ciò che Luca era sempre stato per lei. Si obbligò a mostrarsi tranquilla e cercò di sfoderare il suo migliore sorriso. “Vai allora, divertiti!” si sforzò di suonare convincente prima che lui esclamasse un leggero “Grazie!” e si riavviasse per il corridoio verso camera sua. Lei invece si portò di nuovo davanti ai fornelli con qualcosa del tutto simile alla gelosia che le chiudeva lo stomaco. La serata che aveva immaginato si era appena sgretolata di fronte ai suoi occhi e, come se non bastasse, doveva sopportare l'idea che lui uscisse con uno che non era detto fosse davvero solo un amico. Sconsolata da quei pensieri Anna spense il gas e sfogò la sua frustrazione addentando un gambo di sedano mentre da un angolino lontano della sua mente si affacciava l'ipotesi, malata, di poter seguire Luca e vedere così con i propri occhi cosa sarebbe stato di quella serata.

***

Aveva fatto in fretta a cambiarsi Luca, aveva scelto un jeans scuro e una semplice maglietta nera a maniche corte. Aveva ancora il giubbotto di pelle tra le mani quando si affacciò in cucina per salutare Anna. Immaginava di trovarla ancora affaccendata ai fornelli e invece il fuoco sotto la padella era spento e lei stava strofinando con foga, forse con un po' troppa foga, il piano del lavello. Cos'era cambiato in appena dieci minuti e dove era finita la Anna che si muoveva iperattiva e raggiante tra cucchiai di legno e padelle? Cos'era successo?
“Io... io... allora vado!” le disse, una nota di incertezza nella voce, mentre l'immagine di lei che poco prima annuiva ripetutamente alle sue parole mordicchiandosi le labbra, gli metteva addosso una strana sensazione. Provò a scacciarla ma quando già aveva la mano sulla maniglia la riconobbe, uguale a quella di quando era fuggito dal letto, lo stesso disagio misto a senso di colpa. E se per certi versi era ridicolo che la cosa suonasse così familiare a quella notte da cui era scappato, per altri gli sembrò assolutamente normale. In fondo, anche in quel momento se ne stava andando lasciandola sola e sentiva che anche Anna viveva la cosa dalla stessa prospettiva, se non da una peggiore, soprattutto ora che ripensava a quella domandina su Gianluca, a quel Com'è? Carino? e vi riconosceva una gelosia a cui prima non aveva fatto caso. Sbuffò: l'ultima cosa di cui aveva voglia era litigare di nuovo con lei o, peggio, ritrovarsi il giorno dopo a non parlarsi nemmeno: aveva già dato e la cosa non gli era piaciuta per niente. Per un attimo fu tentato di dare buca a Gianluca e restare a casa con lei, così da farle capire anche se indirettamente che quel vecchio amico non era un pericolo nella dimensione che stavano cercando per loro e i loro sentimenti. Forse però così avrebbe rischiato di farle credere veramente che in realtà avessero in programma più di una birra e non era così... Sbuffò di nuovo picchiando la fronte contro lo stipite della porta: odiava tutte le paranoie in cui si perdeva in quel periodo perché lo lasciavano invischiato in un'immobilità che lo paralizzava, con l'unico risultato di fargli sbagliare tutto con lei. Ma, almeno quella sera, voleva fare la cosa giusta. Tornò indietro sui suoi passi e si riaffacciò in cucina, rigirandosi le chiavi tra le mani.
“Quanto ci metti a cambiarti?” le domandò curioso e lei lo guardò quasi come non avesse capito. “Allora!? Ti bastano cinque minuti per mettere qualcosa di più presentabile di quella tuta?” insistette accennando con la testa ai pantaloni slargati che aveva indosso. “Perché devo cambiarmi?” chiese lei di rimando passandosi le mani umide sulle gambe, “Oh signore, di solito sono io quello lento di comprendonio!” ridacchiò leggero. “Dai Annina, mettiti un paio di jeans che si esce!” la incoraggiò sbattendo le mani. Lei però sembrava ancora indecisa, come se non fosse sicura di quello che realmente lui le stava chiedendo “Ma non dovevi vedere quel tuo amico?”, “Sì, e infatti se non ti muovi faremo tardi... Dai, gli tiriamo un po' sul morale e magari riusciamo anche a goderci un po' la serata io e te: è tanto che non usciamo insieme!” le sorrise prima di girarsi e imboccare di nuovo il breve tratto di corridoio per la porta. “Ti aspetto in macchina, sbrigati!” le urlò precedendola fuori di casa e perdendosi così il largo sorriso con cui Anna lanciò la spugnetta nel lavandino prima di correre in camera, euforica come una quindicenne alla sua prima uscita.

***

“Scendi, avanti! Vieni fuori da lì!” sbuffò Luca ed era almeno la terza volta che pronunciava quella frase ma, almeno per la terza volta, la risposta di Gianluca era stata il tentativo, miseramente fallito, di infilare la chiave nel quadro dell'auto per accendere il motore. “Ok, ho capito...” borbottò allora scambiandosi un cenno di intesa con Anna per poi afferrare il ragazzo per un braccio e tirarlo fuori di peso dall'abitacolo. “Ehi... rimettimi nella mia macchina!” protestò lui mantenendo a fatica quel po' di equilibrio che la sbronza gli aveva lasciato, “Non se ne parla nemmeno! Non puoi guidare così... dai, ti riaccompagno io...” lo zittì Luca mentre, aiutato da Anna, portava l'amico dall'altro lato della vettura e lo spingeva con decisione a montare dal lato del passeggero. “Allora, io vado avanti e tu ci segui con la nostra auto, va bene!?” si rivolse poi ad Anna che già si era incamminata verso la loro macchina annuendo sorridente e strappando così anche lui un sorriso di rimando.
Tutto sommato la serata per loro due era stata anche piacevole, compresi i deliri del povero Gianluca che aveva monopolizzato la scena con un monologo che lui stesso aveva definito dello sfigato appena mollato - “Così fa anche rima!” aveva aggiunto fiero. Certo, ora a vederlo letteralmente spalmato sul sedile, con la testa all'indietro e gli occhi strizzati all'inverosimile, Luca doveva ammettere che il suo vecchio amico non aveva più niente di divertente. Mugolò qualcosa quando lui mise in moto e dopo qualche secondo e un grande sforzo di volontà riaprì gli occhi e, con sollievo, si accorse che il buio della macchina e le luci aranciate dei lampioni gli davano molto meno fastidio dei neon bianchi del locale.
“Grazie Lu'!” esclamò con voce bassa, le parole che rotolavano grossolane dalla bocca impastata dall'alcool, “E de che...” lo liquidò mentre sbirciava di sfuggita lo specchietto, a controllare forse che Anna gli stesse effettivamente dietro e il gesto non passò inosservato all'amico che atteggiò le labbra in un sorriso leggero. “Beh, per cominciare potrei ringraziarti per essere venuto a sopportarmi anche se saresti voluto essere da tutt'altra parte e con tutt'altra gente...” esclamò indicando sfacciatamente lo specchietto che Luca aveva fissato poco prima. “Ti ha dato fastidio che l'abbia portata con me?” chiese lui di riflesso cogliendo immediatamente il riferimento ad Anna, “No no, anzi, così ho avuto una persona in più con cui sfogarmi! Magari lei si sarebbe voluta evitare il mio spettacolo ma ok...”, “Ma no, tranquillo, da poliziotti abbiamo visto molto di peggio!” ridacchiò. Rise anche Gianluca prima che una fitta alle tempie lo costringesse a strizzare di nuovo gli occhi. “Che mal di testa oh...”, “E ci credo, con tutto quello che hai bevuto è già un miracolo che tu riesca a dire cose sensate!” lo prese in giro Luca e l'amico si girò a guardarlo interessato.
“Tu mi nascondi qualcosa!” gli disse dal niente puntandogli un dito contro.
Lui per tutta risposta aggrottò la fronte in un'espressione dubbiosa. “Cosa!?”, “Sì, hai la faccia di uno che nasconde qualcosa!”, “Gianlu’, tu sei più ubriaco di quanto temessi!” giudicò alla fine Luca con un’esclamazione preoccupata, “Io sarò anche ubriaco ma non sono stupido, anzi! Se non sbaglio in questioni di amore me la sono sempre cavata meglio di te… sì beh, a parte ora ma sorvoliamo…” fece lui gesticolando, “Ma tu sei fuori…” ridacchiò Luca mentre imboccava una traversa laterale della strada principale. “Senti, avrò anche la mente un po’ annebbiata dall’alcool ma so quello che ho visto stasera!” rincarò lui con l'aria, adesso, di chi la sapeva lunga. Luca inarcò un sopracciglio, curioso e divertito. “E sentiamo, cosa avresti visto!? Oltre i bicchieri che ti sei scolato, intendo...” lo provocò scrutandolo con la coda dell'occhio. Gianluca si passò le mani sul volto a nascondere il sorrisetto malandrino e malizioso che avrebbe messo in sospetto l'amico e, quando si sentì abbastanza sicuro di poter controllare l'euforia che gli scorreva nelle vene, tornò a girarsi un po' verso sinistra per guardarlo. “Ho visto tante cose, sai!? E soprattutto ho visto certi sguardi.... Guarda avanti e non fare quella faccia!” si interruppe quando Luca si voltò di scatto a fissarlo.
“Mi hai chiesto tu cosa ho visto e quindi ora ascolti, buono e in silenzio!” lo minacciò Gianluca mentre tornava ad appoggiarsi al sedile e lui riportava veloce e vagamente indispettito l'attenzione alla strada. “Allora, dicevo...” riprese con voce roca e resa spessa dall'aver bevuto troppo, “ah sì, gli sguardi! Ecco, ho visto chiaramente il modo in cui Anna ti ha guardato per tutta la sera: con gli occhi languidi, lucidi... Gli stessi occhi che avevi tu ogni volta che la guardavi... Oserei dire che erano sguardi da innamorati!” spiegò con un sospiro teatrale ed enfatico, “Ok, è ufficiale: la sbronza t'ha bruciato anche quel poco di cervello che era ancora sano!” borbottò Luca a denti stretti mentre istintivamente serrava la presa attorno al volante. “Il mio cervello sta benissimo! E poi, non capisco perché scatti così... Ti assicuro che ognuna delle persone che era al locale stasera, ti direbbe di aver visto la stessa cosa! Cioè, non so spiegarti bene, ma davvero il modo in cui tu e Anna vi guardavate è qualcosa che si vede solo tra innamorati... non è una cosa da amici... cioè noi non ci siamo mai guardati così in dieci anni che ci conosciamo...” esclamò con un tono così buffo che tutto il disappunto di Luca per quella strana conversazione si sciolse in una risata sincera.
“Ho ragione, vero!? Sei innamorato di lei!?”.
La domanda improvvisa e diretta di Gianluca arrivò con precisione chirurgica nell'esatto momento in cui le risate si spensero ed ebbe il potere di dipingere sul volto di Luca un'espressione che sembrava uno strano miscuglio di più emozioni: dolcezza, timore, amore, paura.
“Non lo so... amarsi, essere amici... mi sembrano tutte cose così piccole rispetto a quello che provo per lei...”, “Ok, c'ho preso: sei cotto!” esclamò l'amico dandogli una maldestra pacca su un braccio, “Non è così semplice...” sbuffò lui quasi sfiduciato, “Perché? Aspe', non dirmi che è una di quelle paranoie legate al fatto che è una donna... Andiamo Lu', non puoi farti 'sti problemi! Abbiamo passato anni a lottare con noi e con chi ci stava vicino, per poter amare chi volevamo... abbiamo perso le persone a cui più volevamo bene per rivendicare la libertà di vivere ciò che sentivamo davvero di essere... E lo so che 'ste battaglie ci sono costate tanto, che ti sono costate tanto, ma cavolo, se ami lei te ne devi fregare. È una donna? Embhè? Dov'è il problema? È amore, solo e comunque amore, ed è questo che conta!”.
Le ultime parole di Gianluca si confusero nel sospiro pesante di Luca, combattuto come non mai tra la voglia di dare ragione all'amico e l'angoscia di fare qualcosa che avrebbe potuto rovinare per sempre il suo rapporto con Anna. “E se va male Gianlu'? Se provo ad amarla come lei vorrebbe, se finisco per prometterle cose che non so se riuscirò a mantenere, se poi scopriamo che non è davvero quello che vogliamo? Perderemmo tutto, capisci!? E io non voglio...” confessò e fu la prima volta che lo ammetteva ad alta voce, “Ma almeno c'avreste provato... e così, dopo, non avreste il rimpianto di non aver tentato... E poi, secondo me, ti fai le domande sbagliate... cioè, dovresti chiederti se la ami, se potresti sopportare di vederla con un altro perché tu non ti muovi, se... come diceva quella canzone!?” si chiese il ragazzo mentre si massaggiava le tempie “Ah sì, 'Ma come farò senza più amar ma come farò senza baciar ma come farò a non farmi tentar'” prese improvvisamente a canticchiare, ripescando da chissà quale ricordo una vecchia canzone degli anni '50. “Ma tu stai davvero male!” lo apostrofò Luca scuotendo la testa, “Guarda che il Quartetto Cetra ha ragione: devi chiederti se credi di essere capace di resisterle e di fare a meno del tuo amore per lei... E questa è l'occasione giusta per trovare una risposta: è quasi mezzanotte, in cielo c'è la luna... vedi che la canzone è perfetta!?” insistette lui con uno slancio euforico che naufragò in una nuova fitta alle tempie. “Ok, tutta la mia lucidità si esaurisce qui... credo che non appena sarò a casa mi chiuderò in bagno a vomitare anche l'anima!” sbuffò stanco schiantandosi all'indietro contro il sedile e strappando a Luca un sorrisino comprensivo nel bel mezzo di un turbinio di domande che si rincorrevano frenetiche nella sua testa.
Cosa doveva fare? Gianluca aveva ragione? Si stava davvero facendo problemi inutili?
Deglutì a fatica mentre nello specchietto incrociava di nuovo l'immagine dell'auto guidata da Anna e cominciava pericolosamente a pensare che tutto il discorso di Gianluca, per quanto confusionario e da ubriaco, non fosse poi tanto sbagliato. Forse quelle parole avevano più di un fondo di verità e il senso di vuoto in fondo allo stomaco quando si ritrovarono faccia a faccia davanti a casa di Gianluca fu una specie di conferma.
Lei gli sorrideva leggera, stretta nel suo soprabito grigio, con le mani affondate nella tasche mentre si avvicinava allo sportello di Gianluca.
“Come va?” gli chiese aprendo piano la portiera, “Mmm, a parte il mal di testa pazzesco e lo stomaco sottosopra, direi bene!” bofonchiò lentamente afferrando la mano che lei gli stava porgendo per aiutarlo a scendere. “E vabbè dai, ora te ne vai a letto e passa tutto... Dammi le chiavi del portone, su!” fece Luca allungandogli la mano aperta, “Sì...” mugolò l'altro puntellato contro l'auto mentre prendeva a rovistare nelle tasche dei jeans, in quelle del giubbotto e di nuovo in quelle dei pantaloni. “Oh-oh!” esclamò con aria colpevole alzando lo sguardo sui due ragazzi davanti, “Ehm, non ce le ho le chiavi... credo di essere uscito senza prenderle!”. Luca sbatté le mani sulle gambe in un gesto di incredulità. “E ora!?” gli domandò cercando di ignorare Anna che sommessamente gli rideva accanto, “E ora!? Ma che ne so Lu'... voi siete poliziotti: non avete quei cosi che aprono tutte le serrature del mondo!?”, “Sì, ma ti pare che mi metto a scassinare casa tua come fosse quella di un delinquente!?, “Ma sì, che ti frega: ti autorizzo io! Va bene tutto pur di potere andare a casa!” piagnucolò ancora fermo accanto all'auto. “No ma lo senti?” fece Luca sconvolto voltandosi verso Anna, “Eh ma cosa vuoi fare? Lasciarlo qua fuori in queste condizioni? Gli apriamo casa e amen!” fece lei ridacchiando divertita, “Cioè, ti ci metti anche tu? E Poi, se anche fossi d'accordo, mica ho il passepartout dietro...”, “Tu no, ma io sì!” esclamò fiera Anna sfilandosi la borsa dal braccio e guadagnandosi un'occhiata ad occhi spalancati di Luca. “Beh, che hai da guardarmi così!? Te l'hai mai detto nessuno che nelle borse delle donne ci si trova di tutto!?” lo provocò ridendo mentre, dondolando sui tacchi, si avviava al portone avvolta dal buio in un alone di mistero.

***

“Integerrimi poliziotti forzano serratura dell'abitazione di un privato cittadino!” declamò Luca mentre lasciava che Anna lo precedesse dentro casa loro. Lei rise ancora e praticamente non aveva fatto altro durante il tragitto in macchina, anche per via delle amichevoli prese in giro a Gianluca. “Dai, smettila! Poverino, oggi non glien'è andata bene una...” lo difese lei alla fine, rifilando a Luca una manata sul braccio, “Beh no, bisogna ammetterlo... però con la storia delle chiavi c'ha messo del suo...” insistette lui mentre lanciava il giubbotto di pelle sul divano, per poi andare dritto in cucina. Tirò fuori una bottiglia d'acqua dal frigo mentre lei si sedeva di traverso sul bordo del tavolo.
“Luca!?” lo chiamò appena, lo sguardo all'orlo del soprabito con cui giocherellava, “Grazie per avermi chiesto di venire con te... sì, insomma, so che non c'entravo niente in questa serata e...” cominciò dando voce a quel senso di disagio che sapeva avrebbe dovuto provare per essersi imbucata in una situazione così personale come quella. Eppure lei si era sentita tutt'altro che un terzo incomodo. Gianluca si era rivelato un ragazzo simpatico e con un notevole senso dell'umorismo e aveva approfittato della sua presenza per avere una platea più ampia con cui sfogare la propria depressione. “Ma dai, ti pare... Gianluca ha avuto una spalla in più su cui piangere e io e te, in fondo, abbiamo passato una serata divertente e anche adrenalinica: abbiamo anche scassinato una porta!” ridacchiò Luca a bassa voce facendosi più vicino a lei dopo averle poggiato accanto la bottiglia, sul tavolo. Rise anche Anna mentre l'aria attorno a loro si riempiva di una sottile elettricità, “Sì, il finale di serata è stato un po' movimentato...” accordò lei in un tono involontariamente più basso, “Mmm già, è stata una serata interessante...” bofonchiò Luca incerto mentre si piegava un po' verso di lei, puntellandosi sul tavolo, con le mani vicino ai suoi fianchi.
Il discorso stava progressivamente perdendo di importanza come se la loro attenzione stesse venendo calamitata da qualcosa di invisibile, ma infinitamente più forte e importante. Ormai capitava sempre più spesso che tra loro scattasse quel qualcosa che li proiettava in quella dimensione vaga e indefinita. Era un qualcosa a cui non sapevano dare un nome preciso, forse perché avevano paura di farlo, e che Anna aveva provato a spiegare con il bisogno e la voglia di stare insieme, un misto di attrazione mentale e fisica. Una spiegazione che, adesso, con lui distante solo una manciata di centimetri le pareva riduttiva e insufficiente. Insufficiente a descrivere quello che ora sentiva spingerla verso Luca, verso il suo corpo, verso le sue labbra. Era già successo che si trovassero così vicini dopo quella famosa notte non vissuta e il risultato era sempre stato lo stesso, era sempre stato quell'avvicinarsi reciproco.
Anna sospirò, un impercettibile sbuffo d'aria, mentre lo sguardo di Luca si faceva più intenso e scuro. Uno sguardo che come al solito le riempiva la testa di domande, perché il discorso di Luca sulla confusione in cui la storia tra loro lo aveva proiettato si scontrava con momenti come quello da cui lui non sembrava minimamente avere voglia di fuggire. Anzi, se ne restava lì, in attesa di quello che sarebbe potuto accadere, calmo e sereno e le faceva pensare che in fondo una speranza per loro due ci fosse davvero. Forse era davvero una questione di tempo, forse si trattava davvero di aspettare che Luca fosse pronto a quella nuova dimensione del loro legame e poi avrebbero potuto veramente concedersi una possibilità. Ci credeva Anna e ci credeva sempre di più mano a mano che il viso di Luca si avvicinava al suo e il suo respiro prendeva a scaldarle la guancia e poi il collo. Le venne automatico muoversi a cercare un contatto maggiore e quando le loro fronti si sfiorarono sapeva benissimo che ciò che sarebbe venuto sarebbe stato un bacio. Una parte di lei, memore delle esperienze precedenti, però faticava a lasciarsi andare: temeva che da un momento all'altro avrebbe squillato il telefono o sarebbe apparsa Elena da chissà quale angolino della casa. In fondo sarebbe stato normale, no!? Era già successo. Succedeva sempre quando arrivavano a quel punto. Arrivava sempre qualcosa ad interromperli e dopo era faticoso ripartire perché si aggiungeva ogni volta una nuova piccola zavorra nata dall'imbarazzo, che pesava e condizionava. Quella sera però pareva essere diversa: nessun telefono suonava, nessuno spuntava con pessimo tempismo alle loro spalle e Luca si faceva sempre più vicino. Così vicino che ad Anna bastò alzare di un niente la testa per trovare le sue labbra sulle proprie. E mentre il bacio diventava più profondo e intimo, per lei fu spontaneo allungarsi a stringerlo. Le sue mani scivolarono leste sulla schiena di Luca nello stesso istante in cui lui la tirò verso di sé facendole poggiare i piedi a terra, con un piccolo schiocco dei tacchi che fu accompagnato dal rumore della bottiglia d'acqua che si rovesciava sul tavolo e poi sul pavimento. Anna e Luca risero staccandosi ma non degnarono nemmeno di uno sguardo il disastro che sapevano aver combinato. Erano decisamente interessati ad altro. E l'aria attorno a loro era incredibilmente leggera, vuota di tutti quei se e quei ma che li avevano frenati fino ad allora. O meglio, vuota di tutti quei se e quei ma che avevano frenato Luca fino ad allora. Lui non sembrava mai essere stato così a suo agio come in quel momento, con le mani che risalivano piano lungo i fianchi di Anna.
Improvvisamente tutto il discorso che Gianluca gli aveva fatto in macchina aveva acquistato un senso, ognuna delle sue parole adesso sembrava quella giusta al posto giusto e tutte quelle domande adesso apparivano come verità svelate.
Ma come farò senza più amar... ma come farò senza baciar... ma come farò a non farmi tentar...” sussurrò Luca, la fronte a sfiorare quella di Anna e la bocca ad un soffio dalla sua. Lei si allontanò un po', spaesata, e lui sorrise con gli occhi accesi di felicità. “È una vecchia canzone ma stasera sembra parlare di me... sembrano le domande che mi faccio ogni volta che ti sono accanto e finalmente sento di aver trovato una risposta...” le spiegò in un mormorio roco, “E qual è la risposta!?” pigolò lei timorosa, spaventata all'idea di una risposta che li fermasse e allontanasse di nuovo. Ma Luca spazzò via le sue ansie nella lunga carezza che dai fianchi risalì lungo le braccia, le spalle e infine le guance. E fu con il suo viso tra le mani che la loro storia cambiò. “La risposta è che non posso fare più finta di non amarti, non posso più stare senza baciarti, non posso più resisterti... e non voglio. Non voglio più fare a meno di te!” confessò in una dolcissima quanto spontanea e inaspettata dichiarazione d'amore. Anna boccheggiò stupita mentre il cuore le accelerava in petto e Luca riprendeva a baciarla. Le orecchie le ronzavano e faticava a realizzare quello che davvero stava accadendo e le mani di Luca che si intrufolavano sotto il soprabito per sfilarglielo non la aiutavano a ragionare. Rinunciò completamente a darsi una spiegazione logica a quel momento che stava cambiando tutto quando, lui, la attirò ancora di più a sé infilando le mani sotto la maglietta. Il suo tocco fu una scossa, un brivido lungo la schiena, uno scoppio di calore a cui lei reagì obbedendo al suo istinto. Artigliò i bordi della sua maglietta e la sollevò obbligando Luca ad interrompere un ennesimo bacio per alzare le braccia e lasciarsi spogliare. Anna sentiva la pelle di Luca scottare sotto le proprie mani e i suoi muscoli guizzare sotto le dita e lei non si era mai sentita così felice. Nessun bacio e nessuna stretta erano mai stati così caldi e belli come quelli di Luca. E le labbra di Luca erano scivolate lungo il collo lasciando al loro passaggio una scia di schiocchi umidi, facendola sorridere per il leggero solletico causato dalla barba e fu quel risolino imbarazzato ad accompagnare la magliettina che volava a terra a raggiungere la sua.
“Ti amo!” si lasciò scappare Anna prima che arrivasse un altro bacio, prima che il gancetto del reggiseno si slacciasse e che le mani calde e grandi di Luca lo accompagnassero giù, lungo le braccia, e poi da qualche parte tra il tavolo e il pavimento. Anna non riconosceva la foga di Luca ma la amava: la faceva sentire finalmente desiderata e dio solo sapeva quanto lei volesse essere desiderata da lui.
Il cuore le batteva all'impazzata contro il petto nudo di Luca e poteva sentire chiaramente il suo battere altrettanto pazzamente contro il proprio seno, mentre gli serrava le braccia intorno al collo. A Luca sembrò che quell'abbraccio li stesse fondendo in un'unica cosa e improvvisamente sentì di volere di più. Intrufolò a fatica una mano tra di loro a cercare il bottone dei jeans di Anna e sorrise soddisfatto quando riuscì a liberarlo dall'asola facendo scorrere la zip. Si staccò da lei quel tanto che bastava per afferrarla per i due lembi del pantalone sbottonato e cominciò a tirarsela dietro lungo il corridoio. Anna si scoprì a guardarlo maliziosa mentre si lasciava tirare da lui rubandogli un piccolo bacio ad ogni passo e, quando si ritrovarono davanti alla camera di Luca, lei scalciò via dai piedi i tacchi e lui perse la presa per un istante, quello che gli fece ritrovare le mani di lei strette alle proprie e il respiro mozzato in un bacio voglioso. Ad occhi chiusi indietreggiarono verso il letto e Anna si ritrovò a cavalcioni su Luca, innamorata e con il cuore a mille, mentre annegava in un paio di occhi liquidi e scurissimi.

***

Mezzanotte per amar mezzanotte per sognar...
Luca si era svegliato con quella canzoncina in testa e, se non avesse avuto paura di svegliare Anna, accoccolata tra le sue braccia, l'avrebbe quantomeno fischiettata, per quanto gli ricordava la notte appena trascorsa. Invece, se ne stava in silenzio a contemplare i tondini di luce che gli spiragli della persiana proiettavano sulla poltrona e sul letto, mentre arrotolava delicatamente tra le dita una ciocca dei capelli di Anna. Forse fu quel giochino da bambini a svegliarla, quando un paio di minuti dopo si stiracchiò nel suo abbraccio. Uno sguardo assonnato incrociò il suo e tutto sembrò più bello. Tutto tranne la sfumatura d'ansia che lampeggiava negli occhi grandi e dolci di Anna.
Cosa stava pensando? Cosa temeva? Forse che lui si fosse già pentito? O che la guardasse dicendole che era stato un grande, gigantesco errore da dimenticare? Non lo sapeva ma non lo sopportava.
Rafforzò la stretta su di lei e soffiò un delicato “Ti amo!” che si spense sicuro tra le onde scure dei suoi capelli. Un attimo dopo Anna fissava Luca con sguardo lucido di lacrime, per la prima volta davvero felice. Tutti i suoi dubbi erano spariti in quella frase e nuove certezze erano nate, sempre da quella frase.
Un bacino sul naso, un nuovo “Ti amo”, quelle due paroline sussurrate ancora occhi negli occhi e un bacio che era l'inizio di una nuova vita.

Titolo e versi in corsivo da
Un bacio a Mezzanotte -
Quartetto Cetra



 Note dell'autrice
Salve : ) Dunque, qualche piccola spiegazione: ho scritto questa shot a ottobre, subito dopo la morte di Luca in DdP11 con l'intento di riprendermi un po' dalla batosta subita e, proprio per questo, ha uno scontato happy end (d'altronde però, io o scrivo cose stradepresse o cose tendenti al melenso XD). Lo spunto di dare uno sviluppo diverso all'episodio di quella famosa birra di DdP9 è stato di una mia amica, io ho solo provato a scriverci sopra e spero non faccia troppo schifo XD
Grazie, come sempre, a chi leggerà :*
  
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