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Autore: Pwhore    23/05/2012    0 recensioni
Lei si dipinge le unghie con precisione, lui comincia a notare delle bottiglie vuote di gin. Cosa sta succedendo alla Lisa che ama tanto, prima radiosa come il sole e ora circondata da un alone di mistero?
FF ispirata al primo significato intuibile della canzone 'The Ballad Of Mona Lisa', dei Panic! At The Disco.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Brendon Urie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mona Lisa, wear me out.
Mona Lisa, pleased to please ya.

Brendon sorrise, prendendole il viso tra le dita e contaccambiando il suo sguardo felice. La baciò dolcemente, stringendole a se la vita, e assaporò nuovamente le sue labbra morbide, sentendo nascere in lui il bisogno di non staccarsi mai e poi mai da lei. L'abbracciò delicatamente e passò una mano fra i suoi capelli lunghi appena asciugati, poi si allontanò un po' per contemplarla meglio in tutta la sua bellezza e sorrise stupidamente.
"Sì, insomma, sei poco bella oggi, oh," scherzò, le fossette che sprizzavano felicità.
"Aspetta di vedermi dopo i preparativi," ribatté lei con civetteria, avvicinandosi e toccandogli il naso con un dito.
"Sarò Venere in persona," precisò. Poi rise e sospirò allegramente, portandosi una mano alla bocca.
"Mi sembra incredibile che sia oggi," sussurrò, abbassando lo sguardo.
"Anche a me," annuì il ragazzo, scuotendo leggermente la testa.
"Ma d'altronde, se non ora quando?" osservò.
Lisa sorrise nuovamente e rimase a guardare le sue mani tremanti per un po', prima di alzare lo sguardo verso il moro e soffiargli vicino un bacio pieno di speranza e buone intenzioni.
"Da domani si cambia tutto," commentò, dandogli una pacca sulla spalla e uscendo di scena con fare tranquillo.
Brendon rimase immobile a osservare la sua sagoma allontanarsi, pensieroso, poi sospirò e si lisciò i vestiti, si passò una mano tra i capelli per scompigliarli, controllò un'ultima volta lo stato del suo viso e uscì in strada, alla ricerca di Spencer.

Lo trovò sulle scale di casa a torcersi le mani, accanto a una lattina vuota di birra.
"Nervoso?" domandò, sedendosi accanto a lui.
"Abbastanza," ammise l'altro, senza girarsi a guardarlo.
"E tu?" chiese quindi. Brendon rimase un attimo in silenzio.
"Anch'io," commentò dopo un po', lo sguardo perso nell'orizzonte.
"A essere sincero, non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato," sospirò.
"Sai, ero totalmente convinto che sarei stato io a compiere per primo il grande passo, che tu avresti aspettato di incontrare la persona giusta per evitare ogni tipo di brutta esperienza e che, insomma, saremmo rimasti solo io e te per un bel po' di tempo, prima di trovare una sistemazione decente o comunque un futuro concreto. Però sono contento che tu ce l'abbia fatta, Bren, e spero che vada tutto bene, fino alla fine," sorrise l'amico, malinconico.
"Grazie, Spence," mormorò il moro.
"Non c'è di che," ribatté l'altro, tranquillo.
"Andiamo, è ora di prepararsi," lo informò poi, alzandosi in piedi e battendogli una mano sulla spalla.
"Dobbiamo renderti presentabile, almeno una volta nella vita voglio vederti bello!" scherzò.
Brendon gli diede una botta sulla gamba e si alzò, lasciandosi alle spalle il traffico frenetico della città.

Ricordava benissimo la cerimonia. Il corridoio lungo e sciccoso, i suoi passi che risuonavano sul pavimento di marmo, gli occhi di tutti che si voltavano verso di lui, la tensione nelle sue vene, il sorriso di suo padre. Aveva raggiunto velocemente la sua postazione, poi aveva aspettato pazientemente l'entrata in scena di Lisa, respirando spesso e profondamente. Si era sentito rizzare i capelli in testa nell'udire i commenti sbalorditi della gente, ma aveva deciso di non vederla fino all'ultimo, com'era giusto che fosse, quindi aveva continuato a premere i suoi occhi sul viso anziano del prete. Solo che anche lui guardava la ragazza con sguardo rapito, così il giovane dovette concentrarsi su qualcos'altro per sconfiggere l'ansia e il disagio che gli avevano attanagliato le viscere da quando aveva messo piede nella sala, poco tempo prima.
"Ciao," gli aveva sussurrato lei, sorridendo e sistemandosi velocemente il vestito.
"Ciao," aveva risposto lui, stringendole la mano e accarezzandogliene il dorso.
"Buongiorno a tutti. Siamo qui riuniti quest'oggi, - si era schiarito la voce il prete, pronunciando tutto chiaramente e con enfasi - per unire questi due giovani nel sacro vincolo del matrimonio," e aveva indicato i due con il capo.
"Dio vi benedica, ragazzi," aveva poi sorriso l'uomo, tirandosi indietro e dando il via libera alle promesse degli sposi. Dopo un suo cenno del capo infatti, il ragazzo si era poi voltato e aveva guardato Lisa negli occhi, stupendosi del suo candido splendore, poi aveva respirato a fondo e le aveva cinto delicatamente le mani tra le sue.
"Io, Brendon, accolgo te, Lisa, come mia sposa. Con la grazia di Cristo, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita," aveva recitato, il più seriamente e dolcemente possibile, senza smettere di ammirarla per un solo secondo.
"Io, Lisa, accolgo te, Brendon, come mio sposo. Con la grazia di Cristo, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita," aveva replicato lei di buon grado, sorridendo con tutto il viso e stringendogli più forte le mani.
Poi il sacerdote aveva continuato a parlare, della Chiesa, di Dio, dei loro obblighi, dei loro eventuali figli, dei loro doveri, di tante, troppe cose; solo che lui aveva già smesso di ascoltarlo, perso com'era negli occhi della ragazza.
Aveva già dimenticato la formula successiva, ma non gliene importava molto - l'idea di sposarsi in chiesa era stata dei genitori, a loro non poteva importar di meno fin dall'inizio, e anche il prete doveva essersene reso conto. Però aveva taciuto, da bravo professionista qual era, e aveva proseguito con la cerimonia come se niente fosse, saltando velocemente allo scambio degli anelli, in modo da farsi da parte e lasciar parlare gli sposi, una volta tanto.
Brendon aveva respirato a fondo e si era fatto dare gli anelli da Spencer, che gli sorrideva da dietro, e poi si era rivolto nuovamente alla bionda, inumidendosi le labbra con la lingua per guadagnare qualche secondo.
"Vuoi tu, Mona Lisa, accettare quest'anello in segno di tutto il mio amore, per poi ricominciare tutto da capo, insieme, e affrontare le avversità della vità potendo contare sempre l'uno sull'altra? Vuoi tu, nel bene e nel male, concedermi di donarti tutto me stesso e provare a farti felice come meriti d'essere, nel più sincero dei modi? Vuoi tu, splendida, permettermi di essere l'uomo più contento e fortunato della terra, dicendo anche una sola parola, e vuoi tu permettermi di guidarti in questo lungo e misterioso viaggio che è la vita?  Vuoi tu, Lisa, essere la mia amata e adorata sposa, una volta e per tutte, senza più dubbi, segreti, bugie o esitazioni di ogni tipo?" aveva sussurrato.
"Vuoi tu garantirmi la più dolce e lieta delle esistenze, amore mio?" aveva quindi concluso, guardandola speranzoso dritto negli occhi e sfoggiando il sorriso più sincero che avesse mai fatto, prima di tirar fuori l'anello e porgerglielo.
"Sì, Bren, lo voglio," aveva risposto subito lei, gli occhi che le si appannavano velocemente.
"Lo voglio ora, come lo vorrò sempre," aveva mormorato, allungando poi il dito per permettergli d'infilarci la fede. Poi, nel pieno degli applausi e dei flash delle macchinette, Brendon l'aveva tirata a se e l'aveva baciata come non l'aveva mai baciata prima, facendo passare in lei tutto il miscuglio di emozioni che non era mai riuscito a confessarle prima di quel momento e che non avrebbe mai avuto il coraggio di spiegare ad alta voce.
"Ti amo," aveva sorriso, le fossette che gli si facevano sempre più grandi.
"Ti amo anch'io," aveva risposto lei con un movimento impercettibile degli occhi, stringendolo a se il più forte possibile, prima che lui la prendesse in braccio e le facesse fare il giro della chiesa, poco dopo il lancio del boquet. Si erano fatti strada tra la gente e gli amici ed erano usciti da una porta sul retro, dove li aspettava Spencer con una sigaretta accesa in mano. I due ragazzi si erano dati il cinque e poi erano andati via tutti insieme, mentre gli altri continuavano a cercarli ovunque, setacciando chiesa e strada principale. Erano partiti per la loro nuova vita il giorno stesso, in tre, in barba ai festeggiamenti e alle cerimonie coi parenti, e non erano più tornati indietro. Vita nuova, mondo nuovo.

E anche ora, a distanza di anni, Lisa non se ne stava pentendo. Aveva pensato più volte a soluzioni drastiche e stupide, e si era immaginata più volte di venir arrestata per quelle follie, ma alla fine aveva deciso di provare la vita più classica e scontata ed era partita con Bren verso una città completamente nuova, in modo da ricominciare davvero da capo una volta per tutte. Chissene frega del suo matrimonio fallito, chissene frega dei suoi parenti stronzi, chissene frega davvero di tutto quello che le era sempre importato e che l'aveva sempre fermata dal fare ciò che voleva. Chissene frega.
Aveva dato un calcio a tutto, e aspettava con calma il giorno in cui se ne sarebbe pentita.
Che poi, per quello che le importava, poteva anche andare a farsi fottere e non arrivare mai.
Lei era felice. Felice. E questo era tutto quello che le importava.


Ultimo capitolo di merda, lo so, ma a volte la fantasia se ne va proprio in vacanza e mi lascia qui sola come un cane.
Bho, grazie a chi ha letto, e niente, mi scuso con chi si aspettava un finale meno scontato e più figo, insomma. ciao (?)
   
 
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