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Autore: EllisGround    23/05/2012    0 recensioni
Non so nemmeno perchè sono qua e perchè sto pubblicando questa sottospecie di cosa che ho scritto; forse volevo che qualcuno si accorgesse di me, di cosa penso realmente, di come vivo di solito la mia vita. No, non siete le persone giuste a cui confessare queste cose, ma è già un inizio.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allo specchio

 
1. Cinque parole
 

Eccolo di nuovo.
Il dolore amico, giunto per liberarla dalla rabbia e dall’ingiustizia, dall’odio e dall’amore, dalla paura e dalla sofferenza.
Ogni volta era sempre un’esperienza unica e irripetibile, il sangue sgorgava lento dal braccio, i solchi del trincetto bruciavano e si ingrossavano e nel frattempo la mente era libera, in pace; solo in quel momento riusciva a vedersi con lucidità e a calcolare ogni singolo attimo del proprio futuro, solo lì, distesa accanto alla vasca, riusciva a calmarsi e a reprimere tutti i sentimenti che un attimo prima volevano uscire dal suo corpo come un fiume in piena esce dagli argini.
Adesso tutto andava a meraviglia, sarebbe riuscita a superare le difficoltà e le cose sarebbero tornate a posto come i pezzi di un puzzle.
Ellis si alzò, infine, in piedi, sollevata e finalmente calma.
Si avvicinò allo specchio e osservò i segni lasciati dal trincetto: stavolta ci era andata veramente pesante; i solchi si estendevano per quasi tutto l’avambraccio: “sarà difficile nasconderli” pensò e cominciò a tamponare il braccio con un batuffolo di cotone. Il sangue aveva smesso di uscire, ma i graffi erano ancora rossi e ingrossati, “niente maglietta a maniche corte stasera”.
Uscì dal bagno e si diresse in camera sua. La candela al mango bruciava ancora e l’odore si spandeva per tutta la stanza; avvicinò la sedia alla scrivania e si mise a fissare lo schermo del pc.
Bene, nessuno l’aveva contattata, poteva ancora godere di un po’ di pace; aprì la pagina di Facebook e cominciò a scorrere le notizie in Homepage svogliatamente; le piaceva stare al computer, era il suo “hobby”, ma mai avrebbe ammesso di esserne dipendente come mai avrebbe ammesso di avere un problema con la nicotina. In effetti, il suo  vero problema, era proprio ammettere di essere dipendente da qualcosa o qualcuno, ammettere di avere delle debolezze, di aver bisogno di un qualcosa.
Mentre scorreva le notizie velocemente, una in particolare catturò la sua attenzione, tornò indietro e lesse due, tre volte le poche righe di testo; il cuore cominciò a fare strane capriole, la gola si seccò all’istante; era come pietrificata di fronte allo schermo.
Ed ecco che la rabbia e la frustrazione si impossessarono di nuovo di Ellis, come era successo poche ore prima; solo due righe e tutte le sue certezze per il futuro erano crollate, cinque parole “amore-mio-grazie-per-ieri” l’avevano pietrificata; Lui aveva trovato l’amore. Aprì la foto correlata al link, voleva vederla, voleva sapere cosa aveva più di lei: eccola là, magra, mora, occhi verdi, capelli lunghi con un sorriso smagliante e perfetto, mentre abbracciava la sua ultima conquista, Lui; l’apice della perfezione.
Chiuse tutto velocemente, si stese sul letto e chiuse gli occhi. Venne travolta da un mix di emozioni: rabbia, gelosia, tristezza e odio, odio per una persona sola, odio per se stessa.
La colpa era evidentemente sua: la sua incapacità di dimostrare amore agli altri aveva fatto sì che il mondo si fosse convinto della sua insensibilità, molte volte ci credeva anche lei, ma poi i ricordi e le sensazioni provate avevano un gusto diverso ripensandoci, era come se dentro di lei, vivessero due persone ben distinte, una nascosta dietro alte mura e l’altra mostrata agli altri.
Sì, la colpa era sua.
Si era lasciata sfuggire Lui, come gli altri, perché aveva paura di rompere il muro.
Immersa in questi funesti pensieri a malapena si accorse del cellulare che squillava; come ridestata da un sonno lunghissimo, corse verso il cellulare e rispose: ”Pronto?” “ Ehi! Che voce da funerale, è successo qualcosa?” Era S. “ No, niente di che, che volevi?” “Stasera grande festone, ci sei vero? P. ha comprato due bocce di Vodka alla pesca” Al pensiero del sapore del superalcolico la vita sembrò quasi rientrare sui binari giusti. “Sì, certo.” “Perfetto ti passo a prendere alle dieci e mezzo, a dopo.” Click.
Ok. Erano le nove e mezzo, aveva un’ora per farsi bella; non aveva voglia di uscire, ma sapeva che il suo sforzo sarebbe stato ricompensato.
“Mettiamoci all’opera” disse.

  
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