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Autore: francy091    24/05/2012    9 recensioni
“I just want you!”
Il finale di stagione, la famigerata 4x23. Quello che abbiamo visto, quello che ci immaginiamo... come secondo me è andata.
Una piccola long, una longhina, longuette sulla scena.
Perchè niente è come sembra (Cit. nocciolina).
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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Cosa REALMENTE è successo in quella camera
 
Con un sussulto Kate reagì alla presa di Castle sulle sue cosce, mentre le portava intorno alla vita sollevando la sua musa; altrettanto sorpresa fu quando la presa di lui sfuggì e lei si ritrovò per un attimo quasi a terra.
“Castle, cosa…”
“Scusami Kate, è che sei tutta bagnata e mi scivolano le mani.”
La donna lo guardò con occhi sorpresi ma dolci. “coraggio, andiamo.” Concluse.
Si misero sul letto, lei seduta, lui in piedi, si guardarono negli occhi, ormai entrambi erano persi. Lo scrittore si chinò a sfilare le scarpe della sua donna, ma gli stivaletti che indossava non erano poi così comodi da slacciare, con i lacci che correvano per tutto il polpaccio,ci volle non poco impegno; con gesti lenti ma decisi, Richard decise di concentrarsi nel finire di sbottonare la camicia zuppa di lei, il giubbetto di pelle già a fare compagnia alle lamelle di parquet dello studio adiacente; allo stesso modo fece lei con lui, ma i bottoni erano duri e il lavoro non era certo semplificato. Ma la detective Beckett quella sera non aveva freni, niente muri, pareti di cartongesso o staccionate a dividerli, così decise di risolvere il problema alla radice, strappando quel pezzo di stoffa dal corpo di Rick e facendo schizzare i bottoni per tutta la stanza. Uno colpì uno dei quadri sopra la testata del letto, per fortuna non esplose in mille pezzi.
“Ops” disse lei.
“Detective, dovrebbe imparare a controllare la sua foga, o almeno a scaricarla come si deve.” Alluse lui con tono malizioso.
Continuarono da dove si erano interrotti, lei pronta a slacciare la cintura e il bottone che tenevano su i pantaloni dello scrittore; così facendo sfiorò, forse non tanto involontariamente, il leggero rigonfiamento che già stava prendendo forma in lui.
I loro occhi si incontrarono di nuovo, mai erano stanchi di guardarsi, di osservarsi, di credere finalmente di essere lì, l’uno con l’altra, insieme, davanti a nessun’altro.
Castle si chinò per riprendere a baciarla, cercarono di scivolare sulla schiena di lei fino ad essere stesi ,ma la mancanza di senso dell’equilibrio dell’uomo fece sì che entrambi caddero in modo goffo e alquanto imbarazzante sopra al materasso, le molle che cigolarono con un rumore non molto rassicurante. Ma neanche questo riuscì a fermare la loro passione, la bocca di lui tornò di nuovo sul collo di Kate, facendo leggermente saettare la lingua per cogliere appieno la salinità della pelle della sua musa, mescolata al sapore della pioggia che si era rovesciata su di lei giusto pochi minuti prima; scese un po’ più giù, a baciare dolcemente quel marchio che già prima aveva accarezzato, e a slacciare il reggiseno di lei finendo il lavoro che aveva cominciato. Spostò la mano dietro la schiena della sua donna, a cercare il gancetto da aprire, ma più cercava e più non riusciva a trovare l’apertura, il braccio che si muoveva a scatti sotto il peso del corpo della detective.
“Ehm… Rick” cominciò lei timidamente. “Se cerchi l’apertura del reggiseno è sul davanti.”
“Ah, giusto, davanti. Lo sapevo eh.”
E fece volare per terra anche quell’ultimo pezzo.
Le mani dello scrittore ripresero a vagare su di lei,così come la sua bocca, mentre Kate aveva cominciato ad estraniarsi persa nelle sensazioni che ogni singolo tocco di quell’uomo le provocava, chiedendosi come mai fosse stata così stupida chiusa, ottusa e cieca da essersi negata quel piacere per così tanto tempo. Inutile tempo sprecato dietro a fantasmi, mentre la realtà le stava urlando in faccia “I’m right here!”…  anche se il tutto non si stava rivelando esattamente come se l’era immaginato.
Ora anche i pantaloni della donna erano stati allentati, entrambi mezzi nudi cercavano di non forzare i tempi, di lasciarsi guidare dalle loro emozioni e affidarsi solo ai sensi. Niente ragione, niente calcoli, niente logica, solo voglia e istinto.
Di conseguenza non ci volle molto affinché restassero totalmente nudi, le coperte erano state tirate giù, Castle aveva cercato di prendere di nuovo in braccio Kate, ma la donna aveva deciso che sarebbe stato meglio infilarsi sotto da sola, ora la leggera seta delle lenzuola era l’unica cosa che vestiva i loro corpi bagnati di sudore e amore; le loro mani continuavano a vagare sul corpo dell’altro, a cercarlo, a stringerlo, continuavano ad intrecciarsi… e a strattonarsi, a darsi gomitate, spintoni e tirate di capelli.
“Ahi, Castle, i-i miei capelli, s-si sono….”
“Oh, scusa, non mi ero accorto…”
 
“K-Kate, il gomito, il tuo gomito è…”
“Ops, è vero, aspetta, mi sposto, ecco, meglio…”
 
“s-scusa, ecco, mi metto di lato, ti peso così…”
“No, tranquillo, è solo che… la gamba è incastrata…”
“Ah, la tolgo, aspetta…”
 
La passione, la voglia, l’urgenza dell’altro, si erano fatti insopportabili, la loro unione non poteva, non doveva più essere rimandata, ma i disguidi tecnici non potevano essere ignorati, e la cosa si stava facendo un po’ imbarazzante per entrambi.
E fu qui che, di nuovo, Kate parlò.
“Castle” disse quasi in un sussurro.
Un sibilo rassicurante fu la risposta che ricevette.
“Castle, I…” continuò lei, la voce sempre più rotta dalla voglia repressa e dalla frustrazione che la stava attanagliando.
“Shhhh” ripeté lui. Stavolta non l’avrebbe lasciata scappar via, avrebbe risolto quei problemi, l’avrebbe fatto per loro, comunque fosse andata non si sarebbe fermato.
“Sono qui Kate, resto qui, non vado via” continuò come cantando una ninna nanna.
“No Castle, I… io.. fermati un attimo.” riuscì finalmente a dire lei.
“Che c’è?” rispose dolcemente l’uomo.
“È che… insomma…. Ecco… sei partito in quarta e non ti sei reso conto che… ehm…” ma non sapeva come continuare, troppo era l’imbarazzo che le creava andare avanti con il discorso. Ma lo sguardo confuso di lui le fece capire che doveva dargli un aiutino: gettò come casualmente lo sguardo verso quel posto dove poco prima qualcosa si stava formando. Adesso invece una calma piatta sembrava regnare sovrana.
“Ah! Oh…” fece lui, comprendendo ciò che voleva dirgli Kate.
“N-non capisco, ti giuro che non mi è mai capitato, di solito non mi succede così, no anzi, non mi succede mai, non che ultimamente abbia avuto molte occasioni per collaudarlo, cioè, è già collaudato, è che ti aspettavo in realtà… NON CHE MI ASPETTASSI QUESTO STASERA, È CHE…” il famoso scrittore di best-sellers vincitore di premi letterari, si stava letteralmente incartando con le sue stesse parole.
La detective non sapeva davvero come comportarsi, la voglia di ridere era tanta, ma aveva paura di ferire i sentimenti del suo amato, così si limitò a baciarlo per farlo stare zitto.
“Smetti di parlare per una volta Castle, e vediamo di rimediare in qualche modo.” Disse lei, prima di scomparire sotto le morbide lenzuola, in direzione di luoghi che in realtà non aveva messo in programma di visitare, ma che date le circostanze…
La reazione anche sul viso dello scrittore fu quasi immediata, un’espressione di stupore e sorpresa per le qualità della sua musa che aveva appena scoperto: un altro strato della cipolla Beckett era stato tolto.. e che strato!
A quel punto Richard si decise a risolvere quella strana situazione tentando di riprendere un po’ le redini dell’evento.
Con un movimento gentile e deciso lui entrò in lei, il ritmo dei loro colpi scandito prima dai respiri affannati, poi direttamente dai gemiti che si sovrapponevano a formare la più bella e antica delle melodie.
Il ritmo aumentava, il limite era sempre più vicino, l’atto sempre più frenetico, i sospiri sempre più forti, il termine sempre più prossimo… e l’affanno di Richard sempre più evidente.
“Uuf, oddio, scusami Kate, è che… mi fanno male le braccia, e le gambe, e… devo riprendere fiato un attimo. Scusami.”
La donna non riusciva a credere di aver aspettato per 4 anni di arrivare tra le braccia del suo uomo, riuscire a lasciarsi andare per poterlo amare totalmente, e di arrivare a dover pronunciare quelle parole che stava per dire.
“Castle, rimani concentrato ti prego. Focalizzati sull’obiettivo, vuoi?! Ecco, adesso è come quando scrivi i tuoi libri, lascia che sia l’ispirazione a guidarti… e cerca di ispirarti ti prego!”
La frustrazione stava giungendo al limite e lo scrittore non poteva, non doveva arrendersi proprio adesso.
L’uragano che li travolse alla fine non poté fare a meno di lasciarli estasiati ed esausti, il peso del corpo dello scrittore che premeva solo in parte sull’apparentemente fragile figura di lei, adagiato com’era sul fianco sinistro; una risata scossa all’improvviso tutto il corpo della detective, che si mise a ridere rumorosamente come mai aveva fatto in quei ultimi 10 anni.
“Oddio, s-scusami Castle è che… s-scusami, non riesco a smettere…”
Prevedibilmente tutto ciò contagiò anche Rick, che si accodò a lei nel riso convulso.
Quando riuscirono entrambi a calmarsi un po’, fu lo scrittore il primo a parlare.
“Beh, sicuramente questa notte non ce la scorderemo facilmente… vedi detective, sono in grado di farti divertire in qualsiasi situazione. Hai davvero il partner perfetto.”
Con un sorriso beato ancora sulle labbra, disse lei: “si, sei davvero perfetto per me.”
Restarono a guardarsi per un tempo che sembrava infinito, eppure comunque troppo poco per loro due, che non osavano parlare per paura che tutto potesse scomparire in una nuvola di fumo , occhi negli occhi, mano nella mano, le loro gambe ancora intrecciate e i loro corpi che cercavano di riprendersi dopo quella specie di lotta greco-romana che era stata la loro prima volta.
Fu a malincuore che dovettero accettare l’ombra di Morfeo che scendeva su di loro. In fondo era stata una lunga e dura giornata per entrambi.
Fu il suo scrittore disteso supino  a mo di stella l’ultima cosa che Kate Beckett vide prima di cadere addormentata.
Fu la sua musa rannicchiata e con i capelli davanti la faccia l’ultima cosa che Richard Castle vide prima di cadere addormentato.
 
Circa 8 ore dopo, dei leggeri passi femminili riecheggiarono della grande casa, una donna girava sicura e si stava accostando alla porta della grande camera matrimoniale. Quando l’aprì, ciò che vide non si avvicinava neanche lontanamente a ciò che si aspettava.
Alexis vide suo padre e la detective Beckett mezzi nudi, addormentati nella più strana delle posizioni, probabilmente scomodi, ma con un sorriso beato su entrambi i volti.
La prima reazione della ragazza fu di stupore, di certo suo padre non le aveva dato indizi su quello che evidentemente era successo la sera prima; subito dopo arrivò l’imbarazzo, nel realizzare che suo padre era NUDO con una donna NUDA al suo fianco, sicuramente non i postumi di una partita a taboo.
Chiuse velocemente la porta cercando di fare il meno rumore possibile, una volta arrivata in punta di piedi in cucina si lasciò andare ad una risatina liberatoria, che scioglieva tutti quei 4 anni di tensione repressa e insuccessi; esclamò poi alla fine: “Finalmente”.



Dedicated to S.






Saaaaalve…. Le minacce di morte a destra, quelle di tortura a sinistra prego, aiutatemi a smistare la posta…XD
Comunque, io ve l’avevo detto che niente è come sembra…
Ho deciso di scrivere la mia versione della loro prima notte insieme… perché un po’ di risate dopo un finale così carico di mille emozioni ci voleva…
Un mega-super-iper ringraziamento alla mia nocciolina pasticcina, che ride anche se non sa di cosa parla la storia, si perde i capitoli nei meandri del pc e mi suggerisce le battute via sms (molte delle frasi di quest’ultimo capitolo sono i suoi deliri delle 10 e mezza di sera XD)… ti adoro tesoro mio!!! <3
Grazie per la cortese attenzione…
Alla prossima… che non so esattamente quando mai sarà ma non esultate, non vi libererete facilmente di me… *risata malefica*
Baci8!!!
  
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