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Autore: ToraStrife    24/05/2012    3 recensioni
E' sempre un durissimo colpo, per un padre, perdere la propria amata figlia, ancora peggio se questa giovane vita viene stata strappata dalle disgustose grinfie di un maniaco.
Il 'vero' peggio, però, capita quando questa morte avviene in questa realtà dominata da Facebook e social network affini.
Un pò metafora, un pò agrodolce, una piccola e leggera riflessione sullo "sciacallaggio sentimentale" che la gente è solita mettere in pratica di questi tempi in occasione di un 'sensazionale' decesso.
Genere: Malinconico, Satirico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jennifer, ci mancherai. Il cielo quel giorno era completamente coperto di nuvole: una massa grigia e indistinta, si sarebbe apprestata come perfetta immagine, speculare, di un mare completamente avvelenato da scorie tossiche. In mancanza del mare, si intonava comunque a quel lugubre grigio che caratterizzava le lapidi e le cappelle del cimitero.
Giorno perfetto, quello, per un funerale: il cielo in procinto di piangere, mentre una piccola folla di persone stava già piangendo la perdita della loro cara parente o amica, prematuramente scomparsa.

Jennifer, il suo nome, tranquilla ragazza come tante altre, e ancora come tante altre, sfortunata ad aver incontrato un ostacolo che le interrompesse il percorso della vita.
Un maniaco, dicevano, un mostro, ruggivano, un bastardo, si indignavano. Qualcuno che aveva levato le mani su di lei e ne aveva fatto scempio.
Il colpevole, o meglio, il sospettato, era già stato preso e in attesa di processo. Ma non è su di lui che verte questa storia.

La bara veniva calata lentamente nella buca, mentre il padre della poverina cingeva con un braccio la moglie singhiozzante, tenendola stretta a sé .
In quel desolato spettacolo di morte, come ipnotizzato, stava rivivendo dei flash riguardanti momenti quotidiani che condivideva con sua figlia: in realtà non erano più che semplici attimi, come quando Jenny alzava una mano e bofonchiava un veloce "Ciao" prima di andare a scuola o uscire con le amiche, o quando egli occasionalmente lanciava un'occhiata sfuggente alla stessa mentre chattava con le persone invisibili di Facebook, o quando ancora metteva, sempre sullo stesso Social Network, immagini che la vedevano ritratta in occasioni mondane o speciali.

Quelle stesse foto dove ogni volta condivideva il suo fantastico sorriso, che fosse abbracciata a un'amica, al suo ragazzo (anzi, Ex, si erano già lasciati... da quanto tempo? Ormai un anno? Non si è neppure fatto vedere al funerale), ma anche momenti particolari in famiglia: ricordava particolarmente quell'immagine scattata a Natale, dove lui vestito controvoglia da Babbo Natale, posava quasi imbarazzato con lei, tutta scintillante in quell'abito rosso glitterato, persino un pò audace; era tutto lì, in rete, visibile a tutti, forse tranne che a lui, che un PC non lo sapeva neppure accendere.
Ma in fondo non era poi così male: poteva cullarsi nell'illusione che Jenny fosse così orgogliosa dei suoi affetti da volerli mostrare al mondo intero. Chissà, magari non era nulla di così profondo, ma non si era mai preoccupato veramente di chiederglielo, e comunque, ormai era troppo tardi.

Covare rabbia nei confronti dell'assassino? A che pro? Era già dietro le sbarre.  Lasciamolo ai forcaioli dello Stato. Non le avrebbe comunque restituito Jennifer.
Un vuoto. Un vuoto nella testa, un vuoto nel cuore. Anche l'aria che divideva i vivi dal capo chino e la defunta sembrava fatta di vuoto: non un rumore, non un filo d'aria, nulla. A parte, naturalmente, il monologo (anch'esso monotono e lugubre) del prete.

"...Si è addormentata al cospetto del signore...."


Sì, forse l'unica consolazione, un vuoto anche in lei. Illudersi che, in qualche modo, Jenny avesse trovato la pace.... o era anch'esso un vuoto?  Non lo so, scosse la testa il padre, ma tutto ciò che desideravo per mia figlia è che stesse bene. E adesso Jenny sta riposando, vero?

Riposa in pace, bambina mia....


Il quadro gotico sembrava completo, la pioggia non si decideva a cadere, ma il grigiore rendeva l'atmosfera particolarmente adatta alla situazione. Anzi, forse sarebbe piovuto da lì a poco, si poteva infatti sentire rumori di tuoni in lontananza.... No, un momento, non erano tuoni.

Che diavolo stanno facendo?

Erano rumori di passi. Passi fatti da tantissimi piedi, così tanti che la terra poteva tremare.

Il pover'uomo non credeva ai suoi occhi.

 Chi sono tutte queste persone apparse d'improvviso? Saranno migliaia, decine di migliaia!

Eppure, era certo, un momento prima a quel funerale non erano più che una quindicina. Parenti, e qualche amica particolarmente affezionata. Quella folla sbucata dal nulla, che ci faceva?

"Abbiamo letto della morte di Jennifer. Quel bastardo maniaco deve morire!"

"Ci hanno twitterato dell'assassinio di quel povero angelo."



Il pover'uomo era sempre più confuso. "Twitterato? Non capisco..."


Un giovane ragazzo avanzò dalla folla  con in mano un megafono. Inspirò a pieni polmoni e urlò attraverso l'apparecchio.

"BASTARDI POLITICI! E' COLPA VOSTRA PERCHE' CERTI FIGLI DI PUTTANA SONO LIBERI DI AGIRE!  AVETE UCCISO VOI JENNIFER!".


Il padre di Jenny aveva gli occhi sbarrati. Chi era quel pazzo e cosa si era messo a fare? Ma non ebbe il tempo di analizzare la situazione che una ragazza si fece avanti, vestita di nero, con un microfono.

"OH, JENNIFER, SEI DIVENTATA UN ANGELO CON IL CUORE STRAPPATO DA UN DEMONE, ADESSO DISPIEGHERAI LE TUE CANDIDE ALI E VOLERAI NEL CIELO, DOVE INSEGNERAI AGLI ALTRI ANGELI QUANTO POSSA ESSERE BELLO IL TUO SORRISO".


"Ma sono tutti diventati matti?".  si stava chiedendo il genitore, "Chi diavolo sono questi invasati e cosa vogliono?".


E un altro paio di persone avanzò dalla folla, con un cartellone. L'uomo indietreggiò di un passo, perché non voleva credere a quello che stava vedendo raffigurato sul cartellone: la foto di Natale con lui e Jenny, perché era stampata lì sopra? E a contornarla, una pittoresca didascalia:

"Vorremmo andare in paradiso solo un momento per poterti dare un affettuoso abbraccio, come facevi in quel momento con il tuo papà"


"Per l'amor del cielo! Quella è una nostra foto privata! Levatela.... levatela!
" il signore si lanciò verso il cartellone, lo strappò dalle mani delle ragazzine, e lo buttò a terra per nascondere agli occhi di tutti quel loro momento privato.
Per tutta risposta, dalla folla uscirono, due, tre, sette coppie di ragazzine, ognuna a mostrare un duplicato di quel cartellone.

L'uomo si alzò e corse a buttare giù un cartellone, poi un altro e un altro ancora, ma per ogni cartellone che buttava giù, ne apparivano altri, ogni volta più numerosi.
E in mezzo alla confusione, l'uomo si accorse di un altro cartellone, ben peggiore dei precedenti. La faccia sorridente di Jenny, in un orrendo fotomontaggio che la componeva con il corpo di un angelo, ritratto in un cielo stellato, vicino a una luna sorridente.
E anch'esso adornata da una grottesca didascalia:

"Vola, Jennifer, i tuoi occhi sono diventati stelle e ora adornano il cielo che piange per te. Brilla, o cara, e ricorda che ti vogliamo bene".

Era il colpo di grazia: l'uomo si inginocchiò e iniziò a singhiozzare.


"Le volete bene? Fino a ieri non la conoscevate neanche". Si passò un braccio per asciugare le patetiche lacrime che stavano cominciando a formarsi. "Ed è così che dimostrate il vostro bene? Esibendola come un volgare fenomeno da baraccone?".

Quello stesso tipo di persone, lui lo sapeva, che come una carovana di automobilisti, strombazza slogan e sirene da stadio vicino a un corteo funebre, per poi ripartire per i fatti loro, avendo lasciato solo confusione e i resti sporchi della loro coscienza lavata.

In mezzo a questi pensieri, una folgorazione colpì l'uomo.

"Un momento, mi ero dimenticato di mia moglie" che infatti era scomparsa. Insieme al prete, ai parenti e le amiche. "Che diavolo mi succede?". Prima l'arrivo di quella banda di matti, poi la scomparsa di chi vi era prima...


"Vuoi vedere che è solo un brutto sogno?"


L'uomo aprì gli occhi. Era sprofondato, madido di sudore, nella comoda poltrona, davanti al televisore ancora acceso. Il canale trasmetteva ancora le notizie della tragica morte di quella ragazza fatta a pezzi dal maniaco di turno.

Con un sospiro di sollievo, il signore non riconobbe nella foto della vittima la sua Jen. Ma anche se era una stupidaggine, voleva comunque sincerarsene. Si alzò di scatto dal divano  (per poi rimanerci appoggiato qualche minuto, maledetto formicolio alle gambe!), e diede un'occhiata alla camera di sua figlia.

Jennifer era lì, viva e respirante, impegnata tranquillamente a ticchettare le dita sulla tastiera,  spettegolando in chat con una sua amica di Facebook.

"Papà? Mi hai spaventata. Perché mi stai abbracciando? Dai, è imbarazzante. E poi devo ancora prepararmi per stasera"

"Scusa tesoro, solo un momento, volevo sincerarmi che fossi reale".

La ragazza non capì cosa il misterioso padre volesse intendere, ma non si dispiacque troppo di quell'inaspettato gesto di affetto da parte di papà, che soddisfatto  si ritrasse nel suo solito ruolo di genitore imperturbabile.

"Jenny, mi faresti un favore, prima di uscire?"

"Certo, papà, di che si tratta?"

"Ti prego, non chiedermi il perché, ma togli tutte quelle dannate foto da Facebook!".

  
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