- Sogni e senso di colpa
- Tony sorrideva beato mentre
percorreva il lungo corridoio del palazzo con un mazzo di rose in mano.
- Lasciare Pepper era stato
difficile, lei era stata l'unica donna con cui si era sentito veramente
bene,
ma dopo aver conosciuto lui aveva
semplicemente capito che Pepper per lui era come una sorella, una
mamma,
un'amica. Ma nient'altro.
Svoltò a destra e si diresse senza alcuna esitazione verso la camera di Steve. - Era stato così cieco
all'inizio,
si era comportato da stupido, ora che aveva finalmente fatto luce sui
suoi
sentimenti si sentiva incredibilmente bene. Lui amava Steve. Non
c'erano ne se ne ma.
Lui lo amava e starebbero stati insieme. Si sarebbero pure
sposati!
- Tony ridacchiò all'idea di
Capitan America vestito di
bianco e
accellerò il passo. Si fermò solo quando fu
davanti alla porta della sua
camera. Bussò energicamente e, senza aspettare
entrò nella stanza.
- Steve se ne stava seduto alla
scrivania, sentendolo entrare nascose qualcosa sotto un piccolo
mucchietto di
fogli e si voltò.
- «Stark, non ti ha insegnato
nessuno che devi aspettare prima di entrare?»
- Tony sorrise e gli si
avvicinò.
- «Scusa.»
mormorò porgendogli il
mazzo di rose, «Queste sono per farmi perdonare.»
- Steve lo guardò storto per
alcuni
minuti, non si mosse, non emise un solo suono. Tony si sentì
un vero idiota,
fermo lì con quel mazzo di rose in mano.
- «Accettale, ti
prego.»
- Sussurrò con una voce che
stentava a riconoscere come propria, sentiva il cuore battergli a tutta
forza
nel petto, era assolutamente sicuro che se Steve non avesse fatto
qualcosa, qualsiasi cosa, sarebbe
morto d'infarto.
- Il biondo sospirò e scosse
la
testa.
- «Mi dispiace Stark, non
posso.»
- Il sangue nelle vene del moro si
gelò, il cuore smise di battere e una strana sensazione,
come di pizzicorino,
iniziò ad attanagliargli la testa. Non era vero, tutto
quello, semplicemente
non era vero. Aveva sentito male.
- «C-Cosa? »
- Tony balbettava, non aveva mai
balbettato in vita sua.
- «Non posso accettare quelle
rose.»
- Il mondo del moro crollò,
lentamente abbassò la mano, poté quasi sentire il
rumore del suo cuore che si
spezzava.
- «Certo, capisco, comunque,
ehi,
cosa credi? Volevo solo sperimentare qualcosa di nuovo, l'avventura di
una
notte.»
- Steve annuii.
- «Certo Stark,
certo.»
- Quella bugia non stava in piedi,
entrambi lo sapevano, entrambi avevano finto di crederci.
- Tony si voltò e
uscì dalla
stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Scaraventò le rose
per terra ed
iniziò a correre. Gli tremavano le gambe e le lacrime gli
impedivano di vedere
dove stesse andando, ma non gli importava molto.
- Che stupido era stato, si era
illuso che anche Steve lo amasse, aveva vissuto in un sogno, un
bellissimo
sogno, ma ora che si era svegliato vedeva tutto in modo chiaro. Loro
erano due
uomini e Steve non avrebbe mai potuto amare uno come lui. La
verità gli faceva
male, sentiva un dolore acuto in tutto il corpo, come se milioni di
spilli lo
stessero perforando allo stesso momento. Odiava quella sensazione.
- Corse fuori dall'edificio giusto
un attimo prima che scoppiasse a piovere, non ci fece caso.
- Continuò a correre e
permise
finalmente alle lacrime di sgorgare.
- Lui amava Steve e per mesi aveva
creduto che sarebbe bastato poco per poter stare insieme, si era
sbagliato. Per
mesi aveva vissuto con la voglia matta di poterlo osservare mentre
dormiva
beato sul suo petto, ora che sapeva che un sogno simile non si sarebbe
mai
potuto realizzare aveva solo una gran voglia di morire.
- Steve tornò a sedersi
nuovamente alla
scrivania e tirò fuori la foto che aveva nascosto all'arrivo
di Tony.
- Era una foto di Stark, di Howard.
Steve ne era sempre stato innamorato ma non aveva mai osato
dichiararsi. Ora
che lui era morto si sentiva terribilmente solo. Conoscere il figlio di
Howard
era stato come un miracolo per lui. Tony era identico in tutto e per
tutto ad
Howard, ma c'era qualcosa che lo bloccava. Non riusciva nemmeno a
chiamarlo per
nome. Si sentiva sempre in colpa quando Tony era vicino a lui, come se
stare
con Tony potesse offendere in qualche modo Howard. Non capiva, non
riusciva a
capire. Quando Tony gli aveva porto il mazzo di rose si era sentito
felice e
lusingato, ma quella sensazione di tradimento era tornata ad
impadronirsi di
lui. Lo aveva fatto scappare, aveva sentito i suoi passi lungo il
corridoio e
per un lunghissimo secondo era stato tentato di corrergli dietro, di
nuovo i
sensi di colpa.
- Sospirò rumorosamente e
appoggiò
la testa contro il tavolo guardando la foto che teneva in mano. Era un
vigliacco, prima non riusciva a esprimere i suoi sentimenti ad Howard,
e ora
che iniziava a provare qualcosa per il figlio lo stava trattando in
modo
ignobile. Chiuse gli occhi.
- «Steve.»
- Si risollevò dalla
scrivania e si
guardò attorno. Quando individuò l'uomo che aveva
parlato non poté trattenersi
dal saltare in piedi e corrergli incontro.
- «Howard!»
- Urlò avvicinandosi sempre
di più.
Howard però sollevò una mano e gli
ordinò di fermarsi, lui obbedì.
- «Non posso rimanere
molto.»
disse, la sua voce aveva un qualcosa di tremulo, di spettrale.
- «Steve, ho sempre saputo
cosa
provavi per me.»
- Il biondo sussultò a
quella
notizia ma non disse nulla, continuando ad ascoltarlo. «Sappi
che anche io ti
ho voluto bene, ma come amico, nulla di più.»
- Steve sorrise triste, in fondo
l'aveva sempre saputo.
- «Sei venuto a dirmi
questo?»
- Howard lo guardò serio.
- «Ovviamente no,»
iniziò «Steve,
tu devi andare avanti, devi scrivere la tua storia, non puoi rimanere
bloccato
nel passato, sia io che Peggy siamo stati solo dei capitoli nella tua
vita. Con
Tony puoi andare avanti, puoi vivere il presente e il futuro, puoi
aggiungere altri
capitoli alla tua storia.»
- Steve annuì e Howard
sorrise.
- «Bene, ora come segno della
tua
buona volontà ti chiedo di darmi la mia foto.»
- Il biondo sgranò gli
occhi,
sorpreso dalla richiesta, ma sollevò comunque la mano in cui
ancora teneva la
foto e la porse a Howard che la afferrò e se la mise in
tasca.
- «Un'ultima cosa,»
continuò Howard
tornando serio «Steve, non sentirti in colpa con i morti, non
serve a nulla.»
- Un tuono più forte degli altri fece spalancare gli occhi a Steve. Si guardò intorno, ma non vide nulla, era sempre seduto alla sua scrivania, aveva sognato tutto. Cercò con lo sguardo la foto di Howard che poco prima teneva in mano, ma non la trovò da nessuna parte. Scattò in piedi come una furia e si precipitò fuori dalla camera, messo piede in corridoio trovò il mazzo di rose ormai distrutto per terra. Iniziò a correre. Howard aveva ragione. Avrebbe trovato Tony e si sarebbe creato un magnifico futuro con lui. Il senso di colpa era sparito.
Sì vabbè ho rotto le scatole *e non solo quelle* colpa della Deary (come sempre!), prendetevela con lei.