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Autore: MeliaMalia    13/12/2006    10 recensioni
Stitch, Esperimento 626, sperduto e solitario alieno. Il suo debole richiamo otterrà l'agognata risposta?
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una mattina il brutto anatroccolo si ritrovò congelato e stretto nel ghiaccio e fu allora che sentì che sarebbe morto. Fortunatamente passò di lì un fattore e liberò l'anatroccolo spezzando il ghiaccio con il suo bastone, lo sollevò, se lo mise sotto il cappotto e si avviò a casa. Alla fattoria i bambini si avvicinarono ma lui aveva paura. Volò sulle travi, facendo cadere tutta la polvere sul burro, da lassù si tuffò dritto nel secchio del latte e poi cadde nel barile della farina. La moglie del fattore prese ad inseguirlo con la scopa, mentre i bambini urlavano e ridevano. L'anatroccolo volò via dalla porticina del gatto e giacque sulla neve mezzo morto. Poi si trascino fino a un altro stagno, poi a un'altra casa e così passò tutto l'inverno, tra la vita e la morte.



“Perso…”
La foresta tropicale, illuminata, inondata dell’argentea luce lunare, avvolge, quasi materna, quella minuscola creatura così aliena, quel batuffolo di pelo così strano. Quell’essere addirittura spaventevole.
Il suo esile richiamo s’innalza oltre le enormi, rigogliose foglie, raggiungendo coraggiosamente l’enormità della volta celeste. Sfiorando le stelle.
Le stelle…
Si riflettono in quei suoi occhi apparentemente innocenti, quelle innumerevoli stelle. Quegli ammassi gassosi che nulla hanno di poetico, se non visti dalla superficie di quello sconosciuto, primitivo, stupidamente meraviglioso pianeta. Un pianeta dove è crollato, simile ad un diavolo scacciato a viva forza dal Paradiso; simile ad un astro cadente, dalla lunga coda in fiamme che illumina la notte. Simile ad una briciola.
Una piccola, sciocca briciola. Una briciola priva di legami. Un briciola che non avrebbe dovuto provare alcun sentimento. E che, ora, è sballottata dalle emozioni, smarrita nella solitudine della sua deplorevole esistenza. “Perso…”
La bambina era stata buona, con lui. Era stata paziente, era stata… amorevole? Sì. Qualunque cosa voglia dire, lei lo era stata. E lui aveva visto lacrime nei suoi occhi, quando l’aveva abbandonata. Aveva scorto delusione nel suo tenero volto, quando si era calato dalla finestra di quella casa. E si era odiato, si era disprezzato una volta di più.
Abbassa desolato lo sguardo, muovendo impacciato le piccole zampette. Sono morbide, quelle zampette, così morbide da meritare delle carezze. Eppure sono state costruite per uccidere. Ma perché? E da chi?
Il libro. Le risposte sono nel libro. Lo osserva ancora. Eccolo, il Brutto Anatroccolo. E’ deforme, è terribile nell’aspetto quanto lui. E per quanto provi a comprendere il proprio ruolo, per quanto s’impegni, è straziato dall’emarginazione. Quante similitudini!
L’illustrazione è molto evocativa. Ha uno strano potere, quel disegno per bambini. Riesce a stringerli un nodo nella gola, a farlo quasi tremare. Riesce a farlo sentire ancora più scioccamente sperduto.
E’ stata la bambina a leggergli quella storia. Seduti l’uno accanto all’altra, nel letto di lei. L’essere deforme l’aveva svegliata, e la piccola, pur assonnata, lo aveva fatto felice, concedendogli quella lettura.
Il Brutto Anatroccolo. Senza la sua mamma ed il suo papà.
Quella bambina, orfana ed esiliata da tutti.
E lui, scherzo della natura.
Ohana?
“Perso!”



Sullo stagno nuotavano tre cigni. Provò l'impulso di raggiungerli. Discese lentamente nello stagno e intanto il cuore gli batteva forte. Non appena lo scorsero i cigni presero a nuotare verso di lui.
Sicuramente la mia fine è vicina, pensò l'anatroccolo. E piegò la testa, in attesa dei colpi.
Ma ecco che riflesso nello stagno vide un cigno in perfetta tenuta: piumaggio bianco come la neve, occhi color prugna, e tutto il resto. All'inizio non si riconobbe, perché era esattamente come quei bellissimi estranei. Era uno di loro. Per caso il suo uovo era finito in una famiglia di anatre. Lui era un cigno, uno splendido cigno. E per la prima volta i suoi simili gli si avvicinarono e lo sfiorarono con gentilezza e affetto





Non chiedetemi COME mi è venuto di scrivere questa, perché davvero non lo so. Vi giuro che mi sono svegliata con questo bisogno; ho pensato: Dio, che idiozia. E l'ho chiuso in un angolino del cervello.
Ma, che ci creadiate o no, il pensiero non mi ha dato pace, fino a che non è stato trascritto. Non mi permetteva di scrivere altro, ve lo giuro! Maledettamente prepotente.
Purtroppo questa storia non è nulla, rispetto al film (la cui visione consiglierei a molti). Consideratela solo come un mio bisogno. Mi sono svegliata con il bisogno di tracciarla, e l'ho fatto. Spero che il risultato non vi abbia deluso più di tanto.
Un bacio.
   
 
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