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Autore: Najara    24/05/2012    0 recensioni
La storia la conosciamo tutti, l'abbiamo letta e vista in decine di versioni...
Questa volta però saranno i personaggi di glee a muoversi tra la Francia e l'Inghilterra di fine cinquecento.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sono stata folgorata riguardando il primo episodio della terza stagione, Brittany paragona lei, Santana e Quinn ai tre moschet

Sono stata folgorata riguardando il primo episodio della terza stagione, Brittany paragona lei, Santana e Quinn ai tre moschettieri… ebbene visto che considero Brittany un genio ho elaborato un po’ l’idea ed è uscito fuori questo…

A voi la sentenza!

 

 

I tre moschettieri

 

 

Prologo: Parigi

 

La ragazza tirò le redine del suo cavallo affinché si fermasse e lei potesse godere della vista della città. Parigi. Era la prima volta che la vedeva, doveva ammettere che sentiva un piccolo, molto piccolo, brivido di timore. Lei veniva dalla Guascogna, la parte alta, e non aveva paura di nulla! Aveva sempre avuto un sogno e Parigi era il luogo nel quale si sarebbe senza indugio avverato.

Santana era sicura di quello, nessuno avrebbe mai potuto mettersi sulla sua strada ed impedirle di compiere il suo destino.

Colpì lievemente i fianchi del suo cavallo che obbediente ripartì infilandosi nel caotico traffico mattutino in entrata nella città.

Era grande quella città, la capitale della Francia, una delle più importanti nazioni del mondo, guardandosi attorno Santana doveva faticare a non sgranare gli occhi per ogni novità che la colpiva, doveva davvero sforzarsi per non scendere da cavallo e esplorare più da vicino le numerose botteghe di tessuti, spezie, armi, vasi, gioielli che la colpivano per il loro splendore e le loro ricchezze. Tentò di tenere la testa alta e lo sguardo superiore che le veniva così naturale a casa sapendo che non le stava riuscendo molto bene questa volta.

Parigi, Santana si concesse un sorriso, non sapeva nulla della città tranne una cosa, era lì che i moschettieri avevano la loro sede, ed era lì che presto lei si sarebbe presentata per entrare a far parte di quel nobile corpo. Era ben più che sicura che l’uniforme le sarebbe stata d’incanto.

Girò per più di un’ora prima di ammettere che avrebbe dovuto chiedere indicazioni a qualcuno. Con uno sbuffo scese da cavallo cercando la persona che le appariva più adeguata. I suoi occhi caddero su una giovane donna, l’abito blu elegante sembrava volteggiarle attorno mentre lei camminava chiacchierando con un soldato che era al suo fianco. Santana rimase immobile dimenticandosi di respirare mentre ogni dettaglio di quella giovane donna si imprimeva a fuoco nella sua mente, i capelli d’oro che raccolti sulla testa lasciavano scoperto un collo elegante e delicato, una bocca fatta per sorridere e poi quegli occhi, occhi così dolci e ridenti.

La donna alzò gli occhi e incrociò i suoi. Per un attimo apparve sorpresa poi le sorrise, Santana sentì il suo cuore fare un balzo, era il sorriso più bello che lei avesse mai visto. La vista della donna le fu privata da un gruppo di guardie che la circondarono. Santana fece un passo indietro, era scortata, doveva essere qualcuno di importante. Fece un secondo passo indietro ancora incapace di voltarsi e inciampò. Non lo avrebbe mai ammesso, neppure sotto le cure del torturatore di corte, ma per qualche strana ragione il suo piede destro era andato ad incontrare quello sinistro e lei stava per cadere a terra. Per evitare quella disonorevole e vergognosa caduta si aggrappò all’unico sostegno a portata di mano.

“Cosa diavolo!” L’esclamazione uscì dalla labbra del suo ‘sostegno’. Santana recuperato il controllo delle gambe lanciò un’occhiata all’uomo che aveva davanti e che guardava indignato il mantello che lei aveva strappato nell’afferrarsi a lui. Era uno scricciolo, con il viso di un bambino e l’eleganza di un gran signore.

“Come vi è venuto in mente di inciampare su di me?” Santana aggrottò le sopraciglia contrariata,

“Io non sono inciampata, signore”

“Stata scherzando vero? Ammettetelo, scusatevi e io vi perdonerò di aver strappato uno dei mantelli di Arman”. La donna gli lanciò uno sguardo infastidita,

“Vi ho già detto che non sono inciampata!” Si squadrarono per alcuni secondi, poi l’uomo allontanò con un gesto il mantello mettendo in mostra una spada,

“A mezzogiorno nel Jardin des tulipes, sperando che quella che portate al fianco sia una spada vera.”

“Lo è signore, a dopo”.

La ragazza si allontanò sorridente, un duello, e il primo giorno, Parigi era davvero la città dei suoi sogni, avrebbe dimostrato a quel damerino come si combatte nella Guascogna Alta!

Ora però doveva trovare il posto di guardia. Chiese indicazioni e risalì a cavallo, il palazzo che le era stato indicato era esattamente come se l’era immaginato, maestoso e imponente. Un piccolo dettaglio però la disturbò, nel cortile non c’era il via vai di uniformi che si era immaginata, ma un gran numero di uomini che portavano via mobili. Santana si strinse nelle spalle, probabilmente stavano ridecorando gli ambienti.

Lasciò il suo animale e risalì l’imponente scalinata, nella tasca aveva una lettera di raccomandazione scritta dal suo insegnate di scherma, un notissimo maestro. Raggiunse i portoni schivando con un certo fastidio gli uomini al lavoro.

“Dov’è l’ufficio del comandante?” Chiese alla prima persona che passava, la donna interpellata gli lanciò un occhiata,

“Signorina, prima di fare domande dovresti imparare la buona educazione, ti sembra il modo di rivolgersi ad una persona nella mia posizione?” Santana le lanciò una delle sue famose occhiatacce, valutandola da capo a piedi, portava giubba e pantaloni anche se erano di colori sgargianti e con richiami d’oro, e come lei portava al spada al fianco,

“Signora, non so chi siete né la vostra posizione, vi chiedo solo di indicarmi l’ufficio del comandante” La donna la fulminò con lo sguardo poi alzò la testa fieramente e disse,

“Mezzogiorno, Jardin des tulipes, vi insegnerò l’educazione!” La ragazza annuì,

“Bene, ma all’una se non vi dispiace” La donna fece un secco cenno con la testa per poi allontanarsi.

Due duelli! Sempre meglio, si sarebbe fatta una reputazione invidiabile in un solo giorno!

Chiese le indicazioni a qualcun altro e finalmente bussò alla porta che le era stata indicata.

La porta si aprì e ne uscì un ometto che chinò appena la testa nel vederla prima di allontanarsi, tra le mani aveva numerosi registri, Santana non ci fece molta attenzione entrando invece nella stanza.

“Salve, mi è stato detto che siete il comandante dei moschettieri, ebbene, sono qui per avere l’onore di entrare nel vostro glorioso corpo. Santana sorrise soddisfatta di come la frase era stata concisa e precisa. L’uomo che era seduto alla scrivania indossava un giubbotto sulla camicia, e ora si mise a giocare con uno dei bottoni sospirando,

“Siete giunta tardi… l’uomo che avete incontrato, il tesoriere Figgins mi ha appena comunicato che il corpo dei moschettieri non esiste più.

Allargò le braccia impotente. Santana spalancò la bocca incapace di apparire meno che sorpresa.

Cosa? Come è possibile?” L’uomo chiaramente rassegnato si strinse nelle spalle,

“I nostri compiti sono stati delegati alle guardie del Cardinale…”

E voi non potete fare nulla?”

“Io? Io sono solo il comandante Schuester… ho il comando da poco più di due settimane, non posso nulla contro il Cardinale…”

“Ma i moschettieri sono gli uomini del Re, voi dovete fare qualcosa!” Sul volto dell’uomo apparve un sorriso amaro,

Siete appena arrivata a Parigi non è vero?”

“Sì…” L’uomo annuì,

“Non avete idea del potere che il Cardinale ha sul regno e sul Re…” Si passò la mano sul volto poi tentò di sorridere,

“Vi prometto che se il corpo verrà restaurato allora sarò felice di accogliervi tra le nostre fila…” La guardò interrogativo e lei si presentò,

Santagnan signore”.

“Bene Santagnan, mi ricorderò di voi è una promessa”. Era chiaramente un congedo e la ragazza fece un cenno della testa prima di uscire.

Fece le scale in fretta, sembrava che avrebbe dovuto impegnarsi un po’ più del necessario per compiere il suo sogno… bene amava le sfide, avrebbe ristabilito l’onore dei moschettieri, avrebbe ottenuto il posto che le spettava!

Mentre camminava veloce per uscire dall’edificio ormai quasi spoglio si fermò per afferrare al volo un foglio con la effige del Re.

“Signora, avete perso questa immagine del Re…” La donna che aveva interpellato si voltò rossa in volto, era piuttosto bassa e dovette alzare gli occhi per incontrare i suoi.

“Non so di cosa stiate parlando!” Santana le tese l’immagine,

“Vi è caduta dalla tasca, l’ho visto io stessa…”

“State forse insinuando che io tengo un immagine del Re nelle mie tasche?”

“Non lo sto insinuando, è esattamente così!” Ora la ragazza arrossì ancora più violentemente,

“Mezzogiorno, jardin des tulipes!” Santana sbuffò,

“Ottimo, però meglio alle due ho altri impegni prima…” La ragazza non si degnò di rispondere si voltò invece per poi allontanarsi a passo di marcia.

Ok, ora erano tre i duelli, non avrebbe mai immaginato che i parigini fossero così permalosi… Poco male, durante il viaggio non aveva potuto praticare i suoi soliti esercizi alla spada, ora avrebbe avuto l’occasione di muoversi un po’.

 

  
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