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Autore: Ariadne_Bigsby    13/12/2006    5 recensioni
[Il nemico alle porte]
L'altro giorno, ho visto il bellissimo fil di Annaud "Il nemico alle porte", e una scena del film, mi ha molto impressionata.
Talmente impressionata, che, finito il fil ho cominciato a rielaborarla nella mia testa.
La suddetta scena riguarda lo storico sbarco a Stalingrado, il 20 settembre 1942, dei soldati Russi, che andavano incontro alla morte, per mano dei Nazisti e cosa ancor più scioccante, dei loro stessi compagni.
In questa Fiction, ho preso spunto dalle esperessioni e le reazioni del protagonista del film Vassillij Tsaisev(realmente esistito) e "tradotte" in quello che leggerete.
Nota: le parole in grassetto rosso, equivalgono a quelle del film, mentre nomi(eccetto quello del protagonista) sono di mia invenzione
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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iL PASTORE DEGLI URALI

 

 

IL PASTORE DEGLI URALI

 

Autunno 1942

Sono una pietra...

Non mi muovo...

Lentamente metto in bocca della neve

Così lui non vedrà il mio respiro

Prendo tempo, lascio che mi venga più vicino

Ho soltanto 1 pallottola...

Il mio dito preme sul grilletto, con delicatezza....

 

Dio, l'ho sognato di nuovo.

Quel giorno, con mio nonno, fra i monti Urali.

Faceva freddo...tanto

Il lupo, io avrei dovuto sparargli..,ma l'ho mancato..

Dio, l'ho mancato, ha ucciso un cavallo.

Inspiro profondamente, mentre il treno rallenta: ormai ci siamo.

Non c'e via di scampo..probabilmente siamo già a Stalingrado.

Stalingrado...la città che porta il nome del "Capo"..

Comabattiamo per qualcuno che non abbiamo mai visto, e non è certo lui quello che si fa ammazzare dai tedeschi!

Tutti i miei compagni sono nervosi...Qualcuno probabilmente sta considerando l'idea di rigettare ciò che ha mangiato..Ma che dico?!

COSA abbiamo mangiato?

Tol'ja ha tutta l'aria di stare vedendo cose che a noi comuni mortali non è dato vedere, Pjetr si tiene la testa fra le mani, e piange, probabilmente.

Secondo i nostri comandanti, noi dobbiamo servire la nostra patria..

La patria è nostra madre...

Non un passo indietro

Ma come possiamo, se sappiamo  he andiamo incontro ad una strage quasi assodata?

Non un passo indietro

Le porte si aprono, bruscamente.

Alcuni miei amici, Bòris, Ignat, Arkadij e Stiva, me compreso, strizziamo gli occhi.

Una luce un po' plumbea ci invade gli occhi...

Si respira fumo, cenere e morte.

In nome del compagno Stalin!

Una guardia ordina di scendere

"Scendere!Scendere!Fate presto!!"

Guardo fuori: molti soldati marciano verso il Volga, il gigantesco fiume che ci separa da Stalingrado.

Al solo pensiero che dobbiamo traversarlo, mi sento morire

"Per la Russia!

Soldati dell'Unione Sovietica, vi batterete fino all'ultima goccia di sangue, per liberare la patria dall'invasore nazista!"

Arkadij è solo un ragazzino..Indietreggia..

Una guardia lo afferra per il lungo lembo della divisa e lo tirà giù.

Io continuo a restare immobile

 

...vi batterete...

 

Ignat viene tirato giù

 

...fino all'ultima goccia di sangue...

 

Mi sento afferrare a mia volta: capisco che non è ora di fare il ribelle, anche se, solo se mi ci provassi, mi trovere di sicuro coi piedi in avanti..

 

...per liberare la patria ...

 

Marciamo verso il Volga

 

..dall'invasore nazista..

 

Un tizio corre, con la bandiera Comunista in una mano ed un megafono in un'altra, per spronarci al patriottismo.

Di chi è questa guerra?

Io sono un povero pastore ignorante..

A malapena so scrivere...

"Ordine del grande compagno Stalin! Non più un passo indietro!"

 

E chi si arrischia?

Soldati, il popolo dell'Unione Sovietica sarà libero!

Stiamo per salire sulla barca, che mi sembra piccola, così piccola...

Il fiume è eorme, è come il mare..

Ed è grigio

E rosso...

Avanzate!

So che la mia vita sta per giungere alla sua conclusione, ma non voglio morire come un vigliacco..

Io non conosco questa guerra, ma non voglio essere ucciso dai miei stessi compagni..


 

La barca, scorre, lenta sull'acqua..

Si sente il rombo di alcuni cannoni, che sparano ininterrotti.

I miei comapgni pregano qualcuno..

Siamo tutti li..

Vassilij Tsaisev, io...

Un piccolo

(cacciatore)

pastore degli Urali

(perdonami nonno)

Sono coinvolto in un conflitto più grande di me

Una guerra mondiale..

Urss, Germania, Inghilterra, Stai Uniti, Giappone, Italia...

(Spara Vassilij!)

Stalingrado...

Solo un nome..

Ma il personaggio che porta quel nome...

(Sono una pietra....)

Le mie fantasticherie vengono interrotte da uno dei miei compagni superiori..

Credo il suo nome sia Yegor Pavlovic Monotov

"Ascoltate queste lettere, inviate dalle madri Russe, ai loro figli, al fronte!

C'e un braccio che galleggia nell'acqua...un moncherino di una gamba

E un corpo..carbonizzato

E pezzi di una barca...Una barca esattamete uguale alla nostra, alla quale sono io ora..

Arkadij geme..

"Valodia, figlio mio.."

Sento il fischio di una bomba

"Io so, che è per la nostra patria che.."

Non finisce, lo schianto di una bomba glielo impedisce..

Trasale e si guarda intorno..

Una barca è stata sfiorata da una cannonata...

"Io so..che è per la nostra Patria che tu stai dando la vita!"

Non lo ascoltaimo già più..

Ma ci abbassiamo, in tempo per sentire la nostra barca ondeggiare, e gli schizzi d'acqua, gelarci fino nel midollo delle ossa.

"FERMI!Che nessuno si muova!"

Le cannonate sfiorano pericolosamente l'imbarcazione, facendoci tramare di freddo e paura.

Arkadij mi stringe il braccio, convulsamente.

Il compagno Monotov continua a leggere.

"Tutti, qui sanno che tu non fari un passo indietro!Tutti, qui..sono fieri di te!"

Un'esplosione..

Una barca esplode

Milioni di pezzi

Di legno..Umani..

Mi abbasso

"Tuo padre è morto, i tuoi fratelli sono morti vendicaci dalle orde Naziste!"

Sento un rombo che fa cessare il mio cuore di battere per qualche secondo.

Caccia tedeschi, planano verso di noi, verso la nostra barca, sparando all'impazzata.

Ci abbassiamo, come un sol'uomo.

Il tetto è di stoffa!

Mio Dio..

Le pallottole perforano il tetto, uccidono, a destra e a manca.

Arkadij si acascia, colpito alla gola da una raffica, Ignat lo segue poco dopo.

Io mi accuccio ancora di più per terra.

Comapagno Monotov ha afferrato un fucile di precisone e cerca di colpire gli aerei.

Non sarà un fucile a fermare dei caccia.

Poco dopo, cade, su di noi.

Il petto è aperto da una pallottola.

Raffiche.

Un'altra barca esplode, tutti si alzano.

Vogliono buttarsi nel Volga, per scampare a quel massacro.

Ma non capiscono che andranno incontro ad una morte peggiore così?

"State Giù!!!!" urlo io

Molti urlano di non voler morire.

Qualcuno prova a trattenerli, ma non ce la fanno

Si buutano nel Volga.

"A morte i traditori!"

Coloro che si sono buttati in acqua, nella speranza di sopravvivere, vengono freddati dai loro stessi compagni, senza pietà.

Sono traditori, oramai..

Non valgono più di un Nazista.

"Mio Dio.." sussurro...

Stalingrado si staglia all'orizzonte.

Dov'e Dio?

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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