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Autore: PoisonCandice    27/05/2012    0 recensioni
Le grandi occasioni nella vita ti si presentano una sola volta.
La valigia stracolma faceva un gran facasso all'interno dell'aereoporto.
Le lacrime di una mamma fin troppo apprensiva,quelle di un papà che vede la sua unica figlia partire sono solo l'inizio di questa storia.
'Mamma, papà. Questo non è un vero addio, ci sentiremo tutti i giorni. Promesso'.
'Amore, fai buon viaggio, chiama quando arrivi'.
Beatriz annuì, strinse in un forte abbraccio entrambi i genitori ed entrò nel tunnel bianco che l'avrebbe portata proprio all'interno dell'aereo.
La meta era quella che tutti, almeno una volta nella vita ,hanno sognato: l' America.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo lo dedico a due splendori che mi stanno sempre vicino
A te Memi, che mi rendi le giornate migliori e mi fai sorridere
A te Nancy, oh mia Nancy! Tu che sei così lontana
 Ti prometto che un giorno ci incontreremo, lo giuro.
Ragazze vi amo. Grazie.

 
 
 
 

Beatriz stava ad Atlanta da ormai una ventina di giorni.
Aveva iniziato con gli allenamenti, con il resto della squadra si trovava bene. Doveva faticare più delle altre per conquistare il posto in squadra, ma ci stava riuscendo alla perfezione.
L'avevano accolta come una vera campionessa.
Lei però, voleva soltanto iniziare il campionato per far vedere realmente quanto valeva.
La bionda-sexy non si era fatta più vedere.
Joseph invece, lo vedeva tutte le mattine. Petto nudo, pantaloncini e il guinzaglio alla mano per tenere a bada il suo boxer.
"Ciao Beatriz!". Le urlò Joseph uscendo dal vialetto di casa sua.
"Ciao". Fece Beatriz con un timido tono di voce cercando di mettersi a posto i capelli.
Joseph era ormai davanti al vialetto di casa della ragazza.
"Posso entrare?". Disse sorridente ancora a petto nudo.
"Ehm...No! Cioè, sì, sì entra pure".
Vederlo da così vicino la metteva in ansia, era ancora più bello di quando lo vedeva nelle foto o alla Tv o al computer. Era dannatamente bello, dannato quasi come un vampiro.
Soltanto che quella era la vita reale.
"Ti va di sederti?". Chiese Beatriz facendo cenno di accomodarsi nella panchina di fronte alla finestra.
"Sì, certo".
Momento di silenzio, tensione.
Poi però, entrambi come se si conoscessero da tempo iniziarono a parlare.
'Bii-bii' (scusate il suono , ma è il clacson U_U )
Un clacson proveniente da un'Audi nera interruppe la loro conversazione.
"Ciao amore! Vieni a salutarmi dai!". La bionda, che Beatriz non reputava più sexy, ma puttana, aveva fatto il suo ritorno.
"Beatriz, devo andare. Sai com'è". Fece Joseph quasi volendosi scusare.
"Certo, certo. Vai pure". Beatriz guardò male la ragazza e aprì la porta di casa.
"Ehi, B., uno di questi giorni ti andrebbe di uscire? Come se fossimo amici, una pizza, due chiacchere e purtroppo anche qualche foto". Chiese Joseph sottovoce, senza farsi sentire dalla bionda.
'Ehi B.?'
Uscire?
Pizza?
Foto?
"Allora?".
Beatriz chiuse la bocca, ancora aperta, e rispose con un "Sì, non ci sono problemi".
"Joseph, ti vuoi muovere? Caspita, è da un secolo che non ci vediamo!".
"Arrivo Karen! Calmati!". Joseph rispose quasi infastidito.
Karen.
Non l'avrebbe più chiamata 'la bionda', almeno.
Andò in camera sua e chiamò la sua migliore amica.
"Ehi Ale!".
"Ciao Bea! Come va'".
Alessia era la sua migliore amica dalla quarta elementare. Si dicevano tutto, condividevano tutti i segreti, proprio tutti.
"Da Dio! Joseph mi ha chiesto di uscire! Come amici, certo, ma usciamo comunque!".
"Mi porti in borsa con te?".
Entrambe scoppiarono a ridere.
"Aspe, un po’".
"L'accento sardo c'è sempre eh!".
"Oddio".
Joseph e Karen stavano litigando.
Era una brutta litigata, non riusciva a sentire nulla, ma dal volto di Joseph, si capiva chiaramente che era incazzato.
Karen, invece, piangeva.
'Eh ci credo che piangi!". Si era detta Beatriz, se uno così ti sta scaricando, non c'è da ridere.
"Bea! Ci sei?". Alessia che stava dall' altra parte del mondo cercava di attirare l'attenzione dell'amica.
Beatriz le disse ciò che aveva appena visto e si salutarono con un "Ciao, ci vediamo presto!".
La ragazza sentiva molto la mancanza della sua famiglia, della sua amica. Però in America aveva coronato il su sogno, solo questo contava.
 
Dopo pochi giorni dalla litigata, Joseph, si presentò a casa di Beatriz.
"Ciao Joseph". Disse Beatriz nascondendosi un po' dietro la porta dato che indossava un pigiama con delle pecorelle disegnate.
"Ciao Beatriz. Ti voglio chiedere se stasera ti va di uscire" ,l'attore sorrise e la guardò corrugando la fronte "perché ti nascondi dietro la porta?".
"Così, mi va", Beatriz si sentì un po' scema ," comunque per stasera va benissimo".
"Allora passo alla sette, a dopo".
"Come mi devo vestire?". Urlò quando ormai Joseph era a casa sua.
"Come vuoi! Prima andremo a fare un giro per la città , poi ti porto in un posticino".
Beatriz corse a rovistare fra la sua roba.
Non aveva la minima idea di come si sarebbe dovuta vestire.
Scelse un vestitino rosso con un'ampia scollatura accompagnato da delle ballerine nere.
Molto, troppo semplice. Non si piaceva.
Dopo essersi la lavata i capelli, decise di farsi i boccoli.
Era già più carina.
Si mise un po' di fondotinta, e con un mascara mise in risalto i suoi grandi occhi azzurri.
Erano le sette precise quando Joseph suonò alla porta.
Spalancò gli occhi.
"Wow, sei bellissima".
Beatriz divento rossa "Grazie, anche tu".
Lui indossava una maglietta nera con uno scollo a V, un giubbottino nero in pelle e dei normali jeans.
Era davvero bello.
Presero un taxi per arrivare nel centro della città.
Appena misero piede sulle vie principali della città, alcuni fotografi si precipitarono a fotografarli accompagnati da fan, soprattutto ragazzine, che urlavano.
Joseph cinse i fianchi di Beatriz dicendole ad un orecchio "Sorridi e basta, loro ti vogliono vedere così".
La ragazza annuì e si stampò in faccia un bel sorriso.
Durante la loro passeggiata per il centro, passarono davanti al negozio che custodiva ancora in vetrina il vestitino nero in pizzo che Beatriz aveva tanto desiderato.
Lo guardò per un attimo.
"Ti piace?". Le chiese Joseph.
Non sapeva a cosa si stava riferendo, alla loro uscita o al vestitino?
In ogni caso rispose "Sì".
"Allora dove mi vuoi portare?".
"Fra poco lo vedrai".
"Un indizio?".
"Lo vedi quel grattacielo lì?".
"Sì, certo".
Beatriz sentiva ancora la mano di Joseph sui suoi fianchi.
Appena ne aveva sentito il contatto, aveva provato un brivido su tutto il corpo.
Avrebbe voluto che quell'attimo non fosse mai finito.
Erano di fronte ad un grattacielo, dove la gente entrava ed usciva.
Sembrava molto lussuoso.
Anche le persone che lo frequentavano sembravano ricche.
Non era certo un posto per lei, però era insieme a Joseph, questo le bastava.
Anzi, le sembrava anche troppo.
"Wow, è davvero bellissimo". Beatriz parlò con un filo di voce.
"Sì, qui è davvero bello. E inoltre abbiamo tutta la privacy che vogliamo".
"Me l'avresti dovuto dire, non sono vestita adeguatamente ".
"Sei perfetta così come sei. Anche con quel pigiama che indossavi qualche giorno fa, saresti stata perfetta".
Beatriz diventò più rossa del vestitino che indossava, non sapeva nemmeno come rispondere.
"Allarme fotografi". Disse Joseph quando erano ormai arrivati all'ascensore.
Prese la mano all'amica e la trascinò dentro.
"Non ti danno tregua, eh!".
"Mai!", Joseph sospirò "infondo però è il loro lavoro".
Beatriz annuì e dopo qualche secondo, quando finalmente le porte dell'ascensore si furono aperte, i fotografi, più di quanti ce ne fossero al piano terra iniziarono a fotografare ininterrottamente.
Joseph cinse nuovamente i fianchi a Beatriz, stringendola però più forte a sé.
Sembravano davvero una coppia.
"Vieni, noi staremo qui".
I due varcarono una porta scorrevole in vetro, lo spettacolo che si presentava davanti agli occhi di Beatriz era davvero straordinario.
Una stanza, con un’intera parete fatta di vetro, mostrava una vista spettacolare della splendida città di Atlanta.
Il pavimento nero metteva in risalto gli arredi bianchi della stanza. Al centro un tavolo rotondo aveva un vaso con delle rose rosse profumate.
Più vicino alla vetrata c’era un letto, anch’esso bianco con forse sei o sette cuscini, alcuni bianchi altri neri.
"E' bellissimo qui su". Beatriz si era avvicinata alla vetrata co le gambe tremanti a causa della felicità e dello stupore.
"Ho scoperto questo posto da pochi giorni", Joseph si avvicinò alla ragazza e le spostò i lunghi capelli tutti su una spalla, lasciandole le spalle scoperte "sei la prima persona che porto".
Il corpo di Beatriz stava per esplodere.
Le sarebbe dovuta saltare addosso senza pensarci due volte, ma non ne aveva affatto il coraggio.
"Cosa ti va di mangiare?".
Beatriz si girò di scatto per guardarlo, "Tu cosa mangi? A me andrebbe benissimo anche una pizza, ma non sarebbe tanto adatta al posto". Gli sorrise.
"Vada per la pizza?".
"Vada per la pizza".
Il ragazzo fece l'ordinazione tramite telefono.
Dopo una ventina di minuti due pizze giganti e fumanti, non aspettavano altro che essere mangiate.
 
"Davvero buona! E' difficile trovare pizze buone qui!". Fece Beatriz stiracchiandosi un po'.
Si sentiva davvero a suo agio con Joseph. Lui la faceva sentire bene.
"Ehi! Non criticare!".
Entrambi risero e iniziarono a parlare dell'Italia e della vita di Beatriz.
"Si è fatto tardi, eh". Disse Beatriz guardando l'ora dal suo cellulare.
"Già, se ti va possiamo andar via".
"Non c'è problema, sto benissimo qui".
"Anch'io sto benissimo qui , con te".
Joseph si avvicinò a Beatriz e le baciò l'angolo della bocca.
Poi, con dei baci più sicuri scese giù per il collo. Poi, ancora più giù fino ad arrivare alla fine della scollature del vestito.
Così Beatriz perse il suo viso fra le mani e portò le sue labbra contatto con quel del ragazzo.
POV. BEATRIZ.
Le sue labbra erano le più belle che avessi mai baciato. La sua lingua si muoveva con sicurezza e le sue mani erano ovunque.
Il cellulare di Joseph però iniziò a squillare, rovinando tutto.
'Non rispondi?'. Sussurrò Beatriz con le lebbra ancora attaccate a quelle del ragazzo.
“Ho di meglio da fare”. E con le sue possenti ma dolci mani entrò sotto la maglia di B.
Intanto, però il cellulare continuava a squillare, così Joseph fu costretto a rispondere.
Nel display del suo i-Phone uscì la foto di Julie Plec .
‘E’ Julie”. Fece sospirando un po’ scocciato.
 
‘Ciao Julie’.
‘Ehi Joseph! Tutto bene?’.
Julie era una donna sempre contenta, metteva di buon umore le altre persone e inoltre possedeva  una grande mente.
‘Tutto bene, tutto bene. Dimmi tutto!’.
Beatriz non riusciva più a sentire bene ciò che i due si dicevano .
‘Certo, va benissimo’, Joseph sorrise con aria comprensiva, ‘senti Julie, posso portare con me la mia… amica?’
Beatriz sgranò gli occhi.
Dove la voleva portare?
Si stava già agitando.
‘Ok. A martedì allora’.
Joseph poggiò il telefono sul tavolo bianco .
“Martedì sei ufficialmente invitata ad una convention di ‘The Vampire Diaries’ ad Atlanta.
“Cosaaaaaaaa????”.
B. non diede il tempo di replicare che subito parlò.
“Oddio! E’ ovvio che ci verrò! Dio mio! “.
“Ehi, ehi! Tutta questa euforia?”.
Si misero entrambi a ridere.
E si addormentarono così.
Forse amici.
Forse fidanzati.
Forse sconosciuti.
  
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