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Autore: jeffer3    27/05/2012    4 recensioni
Cosa succederebbe se ci fosse uno scambio di corpo fra Rachel e Santana?
Dal I capitolo:
“Buon Dio”. Due sole parole riuscì a pronunciare, immobile davanti allo specchio, prima che il cellulare, indiscutibilmente non suo, data la suoneria di don’t rain on my parade, versione Rachel Berry, iniziasse a suonare. Dopo aver letto sullo schermo 'Santana Lopez', si decise a rispondere.
“P-pronto?” *Non posso crederci, ho persino la sua voce.*
“Santana? Sei… tu?”
“Hobbit! Dimmi che hai tu le mie tette, ti prego.”
Genere: Comico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Berry, per l’amor del cielo, basta! Sembri un dannatissimo disco rotto, di quelli però fastidiosi, sai, no? che ti vien voglia di spaccare in mille pezzi..”
“Santana, forse non capisci la gravità della cosa, ho l’audizione per la NYADA la prossima settimana! hai idea di quanto sia necessario esercitarmi? La divina Barbra avrebbe sicuramente..”
“Stop!Stop! Senti, nana, posso vagamente comprendere il tuo spasmodico bisogno di cantare in continuazione data la poco-conosciuta-a-tutti-audizione della vita, chiaro?! Ma esiste uno stramaledettissimo limite, hai cantato a mensa…”
“Bè, sì, quante volte capita di essere illuminati su una canzone sulla pasta al formaggio?”
“Hobbit, hai cantato due volte, e sto ancora cercando di resettare la mia memoria legata all’evento”
“Ah sì, hai ragione! Era la prima volta, dopo mesi, Santana, MESI, che non mangiavo un budino alla crema buono come quello, il che è tutto dire!”
“Non è, comunque, una giustificazione sufficiente per l’aver iniziato a cantare a squarciagola the sweetest thing degli U2 davanti a tutti. Ma continuiamo l’elenco dei luoghi da te Berryzzati oggi…
dunque, dov’ero rimasta? Ah sì, in cortile..”
“Ma, I’m singing in the rain ci stava! Insomma, così, senza ombrello, incurante della pioggia che..”
“Nel corridoio…”
“Quelle povere ragazze stavano piangendo in gruppo! Il minimo che potessi fare era cantare no women no cry per lenire la loro sofferenza”
“Sì, certo. Continuiamo… in auditorium, una ventina di volte solo in un’ora; ti ho sentito dall’aula di storia che si trova giusto dall’altra parte della scuola!”
“Bè…”
“non ci provare, lo so io e lo sai tu che non puoi trovare una spiegazione realmente convincente per questo. Cos’è, volevi tipo testare una macchina ad ultrasuoni?!”
“Oh, andiamo, non esagerare! Ad ogni modo, è stata l’ultima volta che ho cantato in giornata, escludendo il glee e… oh già, ho partecipato al tanti auguri a te di quel tale in palestra! Gran bell’acuto finale!”
“…Hai comunque dimenticato il bagno…ti sei esibita in bagno, dio santo, in bagno! Hai avuto il coraggio di cantare don’t stop believing per non voglio sapere quale motivo”
“Vedi, mi sentivo un po’ chiusa da qualche giorno, dopo che Finn ha usato il mio bagno, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per…”
“LALALA, zitta! non minacciare la poca integrità mentale che mi rimane, dopo una giornata passata in tua presenza e..” Un tuono interruppe il battibecco, iniziato ormai da circa un quarto d’ora. Dopo aver accompagnato Quinn e Brittany a casa, l’ispanica stava, infatti, portando la diva a casa Berry, data la vicinanza con la propria, ma quel temporale non rendeva certo le cose facili, limitando la visuale e costringendo la latina a proseguire molto lentamente, dando, però, contemporaneamente, la possibilità a Rachel di eseguire indisturbata tutti i suoi classici preferiti.
“Certo che è un bel temporale eh”
“Già, non rende di certo più piacevole, se anche fosse possibile farlo, questo tragitto in tua compagnia. Che poi…”
Un altro boato squarciò il cielo e questa volta seguito, poco dopo, da un fulmine che colpì in pieno la macchina dell’ispanica, facendola inchiodare nel bel mezzo della strada, terrorizzando anche l’altra nell’abitacolo. Avevano chiaramente visto il fulmine schiantarsi sulla macchina e, dopo i primi attimi di silenzio assordante, disturbato solo dallo scrosciare della pioggia, fu, per prima, la più bassa a parlare.
“C-cosa… Cioè, hai visto? Ci ha preso in pieno…ma io sono viva, sto parlando, quindi le mie corde vocali sono intatte – sia ringraziato il cielo – e anche tu stai bene! Stiamo bene, siamo…”
“Zitta un po’ Hobbit!” La interruppe seccata e confusa l’ispanica “Non so cosa diavolo sia successo… magari non era un fulmine… Voglio dire, non sono mai stata ad ascoltare quell’idiota di professore parlare di conduttori e isolanti, ma ad ogni modo credo che, se fosse davvero stato quello, non staremmo qui a parlare semi-tranquillamente! E credo di poter confermare di non essere trapassata, perché di certo se fosse il paradiso, tu non staresti in una macchina con me, quindi… oh mio dio, a meno che… è l’inferno vero?!”
“Davvero divertente, Santana” la interruppe accigliata la diva “Ora, quel che è stato, è stato…siamo sane e salve, senza alcun apparente danno riportato. Forse hai ragione, non poteva davvero essere un fulmine. Dai su, casa mia è a 50 metri da qui”
“Agli ordini, Barbra! Ho davvero bisogno di una doccia rilassante e una sana dormita, dopo questa ventina di minuti micidiali”.

Ed effettivamente tutto proseguì normalmente per le due, che tornate a casa si dedicarono alla propria routine prima di andare a dormire placidamente, dopo lo spavento preso poche ore prima… Certo, questo finché non si svegliarono entrambe la mattina successiva.

L’ispanica aprì gli occhi molto lentamente, infastidita per la seconda volta dalla sveglia che aveva suonato per la prima volta alle 5 di mattina… quando mai aveva messo una sveglia a quell’ora? Non se ne preoccupò, però,  più di tanto, pensando che probabilmente la sua Brittany l’aveva accidentalmente fissata per quell’ora improponibile. Ma al momento, non poteva più ignorare quella delle 7, perché, diamine, non era davvero il caso di far tardi all’allenamento delle cheerios e sorbirsi la solita strigliata della Sylvester. Con molta calma, mise quindi a fuoco la camera in cui si trovava, bloccandosi improvvisamente.
Quella non era certo la sua camera, sembrava piuttosto un rifugio per bambi, scappato dopo aver assistito alla morte della mamma cerva, o di una bambina di seconda elementare o dei teletubbies… insomma, dove diavolo era?! Dopo aver esplorato lo spazio circostante, cercando, invano, di non impanicarsi più di tanto, spostò lo sguardo sul pigiama che indossava, notando cuoricini e stelline… quello non era decisamente il suo pigiama, quelle non erano decisamente le sue lenzuola, quella non era la canottiera che indossava di solito e…ehi! quelle non erano le sue tette! Si alzò di scatto correndo verso lo specchio più vicino, sperando con tutta sé stessa che ci fosse una spiegazione razionale.
*Magari mi sono ubriacata come una spugna e… sì, sì, insomma avrò fatto una delle mie solite cazzate e…*
“Buon Dio”. Due sole parole riuscì a pronunciare, immobile davanti allo specchio, prima che il cellulare, indiscutibilmente non suo, data la suoneria di don’t rain on my parade, versione Rachel Berry, iniziasse a suonare. Dopo aver letto sullo schermo Santana Lopez, si decise a rispondere.
“P-pronto?” *Non posso crederci, ho persino la sua voce.*
“Santana? Sei… tu?”
“Hobbit! Dimmi che hai tu le mie tette, ti prego.”
 
  
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