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Autore: Ortensia_    27/05/2012    5 recensioni
Stanze.
Stanze buie dalle quali potrà uscire sempre e solo una Nazione.
Chi dovrà sfidarsi, in questo gioco macabro ed inumano?
Chi vincerà?
Solo il vincitore deciderà delle altre vite ...
[_Fra le storie più popolari dell'anno 2012/13 su Axis Powers Hetalia: più recensioni positive_]
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Altri, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Can you hear the World?'
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I – Risveglio



Erano passati diversi mesi dai sanguinosi episodi di Berkeley Square, e quella mattina sembrava proprio l’inizio soleggiato di una dolce giornata, come tutte le altre.
Ognuno si era svegliato per fare qualcosa di ben preciso, chi per andare a lavorare, chi per fare le pulizie, chi per sostenere un importante incontro politico, chi per raccogliere frutti, chi per badare ai propri animali. C’era chi, forse, era ancora segnato dagli eventi passati, ma ben contento -e convinto- di esserne ormai del tutto fuori, chi ne era totalmente ignaro.

Quella mattina c’era stato chi, mentre aspettava alla fermata dell’autobus o in stazione, da solo, era stato trascinato via a forza.
Chi, mentre faceva le pulizie, aveva sentito un forte dolore alla testa e poi aveva visto solo il nero, o chi, ad un importante incontro politico, uscito per una pausa, non era più tornato indietro.
Chi, mentre raccoglieva frutti, era caduto inspiegabilmente in una voragine di cui, fino al giorno prima, non vi era tracce, o chi, mentre stava badando agli animali, era stato morso da una vipera ed era svenuto sulla morbida erba della propria terra.

Quella mattina, qualcosa, stava agendo, e senza farsi scrupoli richiamava diverse nazioni a sé, per dare inizio al gioco.



Di fronte a quella parete cupa e vuota, in quello spazio chiuso ed angusto, il canadese deglutì, aggiustandosi le lenti spesse degli occhiali con un rapido gesto dell’indice, sospingendoli verso l’inizio della fronte pallida.
Chinò appena il viso, sentendo la pelliccia morbida del bavero stuzzicargli il mento: non voleva guardarsi intorno, voleva solo uscire da quel buio.
“Ho visto mio fratello uccidermi, e perciò, riprendermi, non è stato faticoso, ma soltanto molto doloroso.
Quando sono tornato a casa sapevo che tutto ciò che avevo intorno era suo, di un assassino, del fratello che mi ha ucciso.
Dopo qualche giorno ho deciso di avviare il trasferimento, perché pur volendogli bene mi sto portando sulle spalle un grande dolore, e avere intorno solo cose che me lo ricordano non mi fa bene per niente.
Anche questa mattina stavo lavorando sul mio trasferimento. Dovevano portare il camioncino per il letto, nh-
Pare che dovrò rimandare …”


Il meridionale sembrò da subito piuttosto angustiato, per quella strana situazione che gli si presentava di fronte.
Un’altra diavoleria, eh?
Sbuffò nervoso, aggiustandosi appena la divisa color cachi che ora ricadeva stropicciata sui fianchi magri, tornando ad osservare la parete assottigliando il proprio sguardo.
“Che cazzo c’è, adesso?
Possibile che io non possa mai essere lasciato in pace? Se è qualche idiozia organizzata da Antonio, giuro che lo ammazzo.
Spero piuttosto che non sia … un’altra di quelle spettrali trovate.
L’ultima volta è stato davvero difficile riprendermi, essendomi ritrovato da solo al mio risveglio.
Ho dovuto aspettare, per ricevere un aiuto da Antonio e Feliciano, ma ancora adesso non sono riuscito a riprendermi davvero del tutto e ho diversi problemi alle gambe.
Anche adesso mi fanno male.”


L’austriaco sospirò appena, quasi rassegnato, come se già il presentimento di qualcosa di pessimo lo avesse ormai convinto ad arrendersi di fronte a quella parete vuota.
Si sistemò le maniche di panno viola e i guanti di pelle nera con attenzione, dedicando una rapida occhiata alle Nazioni in prima riga: oh, chi non muore si rivede.
“Ovviamente Ungheria è subito corsa in mio aiuto, e inaspettatamente anche Svizzera e Liechtenstein hanno voluto dare il loro piccolo contributo in favore della mia Nazione.
Grazie a loro non è stato neppure troppo faticoso. Mi devo ritenere molto fortunato rispetto ad altri Stati, per fortuna.
Devo tutto ad Ungheria, Svizzera e Liechtenstein, che sono stati fondamentali anche successivamente, per aiutare Germania.
In questi mesi stavo preparando un importante concerto. Mi auguro che non debba rimandare.”


La bielorussa sentì il sangue ribollire nelle vene, quando intravide la figura del prussiano giusto qualche stato più in là.
Sbuffò appena, insinuando la mano esile fra i pizzi delicati della gonna per arrivare a percepire le lame sottili contro i polpastrelli screpolati delle dita: questa volta non lo avrebbe lasciato avvicinare tanto facilmente al suo adorato fratello. No.
“Mia sorella ha tentato subito di aiutarmi.
È un gesto che avrei apprezzato molto, se lei, facendo così, non si fosse guadagnata la stima del fratellone e se non fosse così povera. Ecco perché l’ho subito scacciata in malo modo e ho scelto di cavarmela da sola.
Ho avuto molte difficoltà, essendo il mio un paese piuttosto povero.
Forse … forse non sarei riuscita a riprendermi se la Lituania non avesse insistito così tanto per aiutarmi, ma … tsk! Quel che conta è che dopo ho potuto curare mio fratello!
Ovviamente non mi ha mai ringraziata a dovere. Ha occhi solo per Prussia.
Anche adesso.”


Il francese si schiarì la voce, tuffando una mano fra i riccioli biondi, per poi lasciarla passare lungo la nuca tiepida, senza scostare i propri occhi dal muro che gli si parava davanti.
Aveva una strana sensazione, gli bruciava la gola, e deglutire era davvero faticoso.
Dietro la schiera di cui faceva parte, gli era sembrato di intravedere qualcun altro, e sperò davvero di essersi sbagliato.
Se era un’altra avventura all’insegna del sangue, lei … lei non doveva essere lì.
“Riprendersi, quando il tuo corpo è stato mangiato, non è affatto facile ed è decisamente traumatico.
Mi trascino ancora dietro il dolore alle ossa, e la crisi economica attuale non è stata affatto d’ausilio al mio stato. Il Benelux mi ha aiutato, anzi, ci ha provato, ma finché non ha contribuito anche Germania a darmi una mano, non sono riuscito a riprendermi neppure un minimo.
Adesso, con tutti questi sostegni economici, mi ritrovo oberato di debiti, e come se non bastasse, Arthur, non mi guarda neanche in faccia …”


Le domande che il tedesco si era posto erano un’infinità.
Era una trovata dei Governi? Oppure un altro sciocco gioco di America?
Già, America.
Se ne sta in silenzio, in attesa che qualcuno sappia dire ciò che succederà, cercando solo di allentare il colletto della divisa stranamente troppo stretto intorno al collo.
“Roderich mi ha aiutato, e ovviamente, adesso, gli devo molto. In minor misura devo qualcosa anche ad Ungheria, Svizzera e Liechtenstein, ma Vash sembra molto insistente per ciò che riguarda le cifre che gli devo.
Il capo mi ha dato l’ordine indiscutibile di aiutare Francia, e subito dopo aver finito con lui ho dovuto prendere un volo per Londra e stabilirmi lì per un po’ di tempo, in attesa che mio fratello si riprendesse.
Per una volta che potevo pulire casa, visto che stamattina dormiva più del solito, ovviamente, dovevano portarci qui.”


Il sorriso stampato sul viso del russo, ora, non era per niente rassicurante.
Con un rapido gesto delle mani, si era aggiustato la sciarpa bianca intorno al collo, la stessa sciarpa con cui America aveva impiccato sua sorella.
America non doveva mettere quelle luride mani sulla sua famiglia, né sparare quel colpo a Gilbert.
Mai tanto come ora, era determinato a vendicarsi.
“Devo molto a Natalia, se sono riuscito a riprendermi.
La Russia è grande, ma non è ricca, e neppure il Governo sembrava avere molta voglia di aiutarmi.
Ovviamente si aspetta chissà quale esagerata ricompensa, ma l’unica che posso dargli è … è semplicemente difenderla.
America non la toccherà di nuovo.
E Gilbert … Gilbert non mi sta neanche guardando.
Non si è più fatto sentire, da quando sono morto, ed ora sembra terribilmente freddo, come se nulla fosse accaduto. Ho provato ad andare da lui, ma alcuni problemi interni mi hanno costretto dentro i confini del mio paese.
Spero solo che tutto si sistemi, ma non so se avrò davvero modo di parlargli …”


Antonio aveva appena finito di abbottonarsi la camicia bianca, coprendosi il petto abbronzato ma lasciando visibile la croce argentata e dalla forma allungata che si adagiava sullo sterno.
Si sistemò velocemente il colletto, senza far troppo caso al muro davanti a sé, ma piuttosto cercando Romano con lo sguardo.
“I Governi erano piuttosto contenti quando sono tornato sano e salvo da Berkeley Square.
Dicevano che sarebbe stato un guaio se fossi morto, perché probabilmente avremmo portato la crisi a peggiorare ulteriormente.
Ovviamente mi hanno aiutato a malapena per la questione di Lovino.
Avrei voluto fare molto di più, ma ho soltanto dovuto convivere con una Nazione egoista e assolutamente troppo spaventata dalla povera economia che ci attanaglia sempre di più.
Stavo così bene poco fa, sotto il sole caldo a raccogliere pomodori …”


Feliciano sentiva i brividi percorrergli la schiena, e fu difficile, per lui, aggiustare le maniche della divisa blu chiaro, con le mani e le dita che tremavano così tanto, agitate.
Perché una stanza buia? Perché quel muro vuoto davanti?
Cercò di trovare Germania e suo fratello, ma non servì a molto.
La paura non si cancellò, anzi, sembrò perfino aumentare, e così deglutì appena, stringendosi in sé con le lacrime agli occhi e una smorfia di angoscia sul volto.
“Il capo si arrabbierà anche questa volta. Quando sono tornato mi ha chiamato a Roma e ha sgridato sia che Lovino, ma non è certo colpa nostra. In più ho dovuto faticare molto per aiutare mio fratello.
Nemmeno adesso lo è! E io voglio tornare a casa!
N-non mi piace per niente-
Come se non bastasse, fino ad una settimana fa, sono stato obbligato a frequentare uno psicologo. Avevo appena finito le sedute e … n-non di nuovo …”


Arthur risistemò nella tasca della divisa il pacchetto di sigarette che era intento ad aprire poco prima di ritrovarsi lì: l’avventura di Berkeley Square gli aveva lasciato un bel vizio, ed un buon quantitativo di fumo nel sangue, molto probabilmente.
Anche lui, come altri, sentiva ribollire nella propria mente una sensazione a dir poco spaventevole, e quasi per cercare di distogliersi da essa, ora, aveva entrambe le mani adagiate sulla cintura in pelle nera, per aggiustarla goffamente intorno alla propria vita.
“So che è sbagliato.
So che non è affatto corretto, ma ho subito deciso di cavarmela da solo con quella mezza pazzia che iniziava a guidare i miei gesti, e dopo che Prussia è stato dimesso dall’ospedale mi sono presentato a casa di Alfred e Matthew senza avvisare.
So bene che i problemi di Alfred sono legati a qualcosa di psicologico, e non voglio che continui a rimanere nel buio, che dimentichi quanto amava la giustizia e che smetta di rispettarla.
Ecco perché lo sto aiutando.
Ci sto provando.”


L’americano si tolse velocemente i guanti di pelle nera, sistemandoli nella tasca della giacca marrone scuro: tutto ciò era estraneo anche a lui, questa volta non aveva organizzato niente del genere. Niente che ricordasse così, per lo meno.
“Dopo che Prussia mi ha ucciso, è stata la mia stessa giustizia a punirmi.
Il Governo ha ordinato i miei arresti domiciliari, e tutt’ora devo rispettarli, quindi, se entro stasera non mi ripresenterò in carcere, sarà davvero un bel guaio.
Mi hanno prescritto due tipi di pastiglie diversi, che devo prendere ben tre volte al giorno, per un totale di sei …
È da … da quando mi sono risvegliato che assumo tutte quelle pastiglie, anzi, nei primi tempi, la mattina e la sera, ne dovevo prendere un’altra ancora.
Mi dispiace che Matthew si stia trasferendo, ma ho preferito non parlargli, e devo davvero ringraziare Arthur …
Voglio rimediare a tutti i miei errori. Sono l’eroe, no?”


Il polpastrello dell’indice accarezzò con delicatezza la croce di ferro, quel nero impenetrabile al centro, per poi scivolare lungo la stoffa blu della divisa, percorrendo i bottoni elaborati e finendo alla cintura di pelle nera, poi, le mani, corsero sui fianchi, senza più muoversi.
Chi aveva osato interrompere così il sonno della Magnifica Prussia? Tsk!
“Quando siamo risaliti in macchina, Arthur, mi ha portato all’ospedale.
Mi hanno ricoverato e operato praticamente d’urgenza. Il giorno dopo, e i seguenti ancora, Arthur mi è venuto a trovare come promesso, nonostante con me ci fosse West.
Ero piuttosto tranquillo, ma mi chiedevo spesso perché Russia non si fosse più fatto vedere.
Ho deciso di non interessarmene più, immaginando se ne fosse approfittato e basta. Come sempre.
Quando sono tornato a casa sembrava dovessero processarmi, ma il capo di America ha convenuto con il nostro che io abbia ucciso per legittima difesa, perciò sono tornato a vivere da West e a fare ciò che facevo sempre.”


«Si può sapere perché sono l’unico che è morto fra i membri del trio?!»
Evidentemente indignato, Francis, spezzò il silenzio con una voce acuta e lagnosa che fece subito sorridere Antonio e Gilbert.
«Io non potevo certo morire! Sono pur sempre la Magnifica Prussia, kesese!» ma forse era meglio finirla subito lì, visto che proprio di fianco alla sua Magnifica persona era sistemato l’americano.
Il francese sbuffò appena, incrociando le braccia al petto, per poi tornare a guardare la parete: quando vide del sangue colare lungo questa, non poté che spalancare i propri occhi ed indicarlo agli altri.
«Guardate-!»
«Che cos’è?»
Anche oltre le loro spalle, il movimento ed il vocio delle schiere posteriori si era fatto più pressante ed agitato.

Il rosso del sangue stava creando una scritta con sinuosi movimenti sulla parete cupa ed umida della stanza, mettendo i brividi ai presenti.

«Sta scrivendo?»
«Sì …»
Confusi, si avvicinarono, finché la scritta fu leggibile anche nel buio.


“Solo uno, vincerà il gioco.”
   
 
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