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Autore: i hear the bells    27/05/2012    2 recensioni
Appoggiai il mio braccio tremante sotto a quello di mio padre, davanti a noi c’era la damigella d’onore scelta da Luis.
Quando uscimmo dalla stanza un lungo tappetto rosso mi attendeva circondato da una serie di guardie.
« Stai bene bambina mia? »
« Va tutto bene papà, è solo un po’ di agitazione. Passerà…passerà » il mio papà annuì e incominciammo a percorrere il lungo tappeto rosso che ci conduceva alla cappella dove avrei dovuto sposarmi. Ad ogni passo, percepivo le gambe sempre più tese, perfino loro si rifiutavano di muoversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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C e t   A m o u r

 
Era una torbida notte di maggio, e Christine si era svegliata a causa del forte temporale; Il suo cuore stava soffrendo e ad ogni tuono percepiva una fitta allo stomaco, una di quelle fitte che ti colpiscono solo quando sai di aver sbagliato in tutto, quando la paura e i sensi di colpa ti spezzano il cuore in migliaia di frammenti minuscoli e taglienti.
 
Un lampo e un singhiozzo;
 
Un tuono e una lacrima;
 
La pioggia martellante e la testa altrove;
 
Allungò una mano sul cuscino e ritrovò la pelle morbida della sua nuca perfetta. Quell'uomo che aveva affianco era di una bellezza disarmante, una bellezza irreale quasi divina, eppure lei non amava i suoi occhi di ghiaccio, non amava quel ciuffo liscio e biondo, non amava il suo viso perfetto.
 
Lei non amava la sua perfezione, lei voleva altro, qualcosa di diverso, una cicatrice all’altezza del collo, un’altra cicatrice sulla mano sinistra e un'altra ancora sulla gamba; lei amava quelle sopracciglia lunghe e arruffate, gli occhi neri come la pece che non avrebbe mai più potuto rivedere al suo risveglio. Lei desiderava il suo profumo acro dolce, ricordava il modo in cui l’abbracciava, le carezze che la rassicuravano, i baci che la riscaldavano.
 
Ricordava la sua voce delicata, le poesie che le dedicava ogni singolo giorno della loro unione, ma ora era stato tutto distrutto, per un capriccio, una vendetta, per la voglia di ottenere molto di più di ciò che già possedeva. E cosa aveva ottenuto?
 
Un finto fidanzamento, un uomo che non voleva, il ricordo di un amore distrutto. Lo stesso amore che agitava i suoi sogni e che la costringevano a fare uso di stupide medicine per dormire, medicine per calmare l’emicrania,  medicine per la nausea, perfino il suo corpo si stava ribellando a tutta quella serie di interminabili sbagli.
 
Un altro tuono fece vibrare i vetri delle finestre;  la ragazza si raggomitolò sotto le coperte coprendo il viso con un cuscino, non poteva mostrare le sue lacrime al mondo, non poteva esibire i suoi fallimenti come trofei. No. Doveva ingoiare un altro boccone amaro e sperare che anche quella notte finisse lasciando che la luce del sole illuminasse le sue giornate troppo cupe per renderla felice.
 
Asciugò le lacrime e guardò ancora una volta l’uomo che aveva di fianco. Era il ragazzo che aveva sempre desiderato, così bello e puro, così sensibile e dolce. Non le mancava niente, almeno apparentemente la sua vita poteva definirsi realizzata.
 
Il suo fidanzato ufficiale, l’uomo che avrebbe dovuto sposare, si girò verso di lei mettendo in risalto il suo viso angelico, i suoi capelli biondi e quegli occhi verdi, chiarissimi come il ghiaccio.
 
« Amore dormi, domani mattina abbiamo l’appuntamento con il fotografo. Devi essere bellissima per l’occasione » la ragazza annuì leggermente, non riusciva più a fingere con se stessa, neanche con lui. Se fosse stata ancora forte avrebbe sorriso stampandogli un bacio sulle labbra, ma ora più lo guardava e più si sentiva intimorita e imbarazzata dall’estraneo che aveva di fronte.
 
Il ragazzo chiuse gli occhi e si addormentò qualche minuto dopo. Possibile che non notava la sua sofferenza? Com’era possibile che stava per sposare un uomo che non era in grado di capire le sue paure, che non le dava il giusto conforto?
 
Quando stava con Cam, bastava un semplice sguardo per capirsi, non erano necessarie le parole, loro due si capivano con gli occhi.
 
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
 
Perché noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
 
Questo amore tutt'intero
 
Così vivo ancora
 
« Perché? » disse la povera ragazza sussurrando, non sapeva darsi una spiegazione. Aveva davvero fatto tutte quelle cose crudeli,  aveva rinnegato l’unica persona che avesse mai amato in tutta la sua vita.
 
Si alzò lentamente dal letto e come una sonnambula, iniziò a passeggiare lentamente per la stanza, fissò la finestra, la pioggia non era ancora cessata, neanche i lampi e i tuoni eppure non poteva fare a meno di osservare , perché lì , in mezzo a quella pioggia stava immaginando l’uomo che amava. Era alto e snello, i suoi capelli neri, ricci e corti erano tutti bagnati, i suoi occhi scuri la trafiggevano pugnalandola allo stomaco.
 
Ma quella era solo una brutta immagine, un immagine inesistente. Stava solo sognando ad occhi aperti, sperando di rivedere davvero Cam, in mezzo alla pioggia, per strada, tra il cartello lampeggiante del Night Club e la farmacia chiusa.
 
Chiuse gli occhi e riaprendoli non c’era più nessuno, solo la strada, le auto e la pioggia.  Afferrò i suoi vestiti gettati per terra e pian piano incominciò a rivestirsi, poi prese la giacca e le chiavi.
 
Corse giù per le scale fino a raggiungere l’asfalto, le goccioline d’acqua iniziarono a penetrare nei suoi capelli castani e nei vestiti leggeri che indossava.
 
Si sentiva bagnata, sporca e frustrata, ma continuò a correre, sempre più forte, passo dopo passo.
 
Doveva assolutamente raggiungerlo. Doveva assolutamente parlarci: voleva baciarlo , abbracciarlo,  accarezzare i suoi capelli ricci e il suo viso ruvido. Stava già percependo il calore che emanava il suo amante, l’uomo che stava amando segretamente, ma che rinnegava pubblicamente.
 
Lungo il percorso incontrò un ostacolo, la ragazza cadde a terra devastata, ma si rialzò e ancora una volta trovò il coraggio per correre da lui. Doveva raggiungerlo, non importava in che condizioni sarebbe arrivata o in che condizione avrebbe trovato lui. No. Era perfino pronta a un rifiuto, a un ennesimo rimprovero, all’ultima umiliazione, ma doveva raggiungerlo.
 
Imboccò l’isolato che conosceva ormai benissimo e finalmente arrivò a destinazione. Bussò alla sua porta numerose volte, senza mai ottenere risposta, così si accasciò a terra, strinse le gambe al petto appoggiando la testa sulle ginocchia. Non ne poteva più di tutta quella sofferenza.
 
« Ti odio! » urlò contro il cielo, non si stava riferendo a Dio, né al temporale né alla sua triste vita, no, quelle parole erano rivolte a lui. Erano rivolte all’uomo che non era corso ad aprirla, erano rivolte alle sue lacrime, ai sentimenti che ancora nutriva per lui, che neanche il tempo era riuscito a cancellare.
 
Testardo come un mulo
 
Vivo come il desiderio
 
Crudele come la memoria
 
Stupido come i rimpianti
 
Tenero come il ricordo
 
Freddo come il marmo
 
Bello come il giorno
 
Fragile come un bambino
 
Ci guarda sorridendo
 
Ci parla senza dire
 
E io l'ascolto tremando
 
E grido
 
Grido per te
 
Grido per me

Note:

- Questa nuova ff, è stata scritta di getto, istintivamente, infatti sicuramente non sarà perfetta, però spero che vi piace lo stesso.
La mia musa ispiratrice è stata la pioggia, che è uno degli elementi portanti della storia. Quello che ci tenevo a raccontare è che, tutti possiamo commettere un errore, però dobbiamo lottare per riparare e non permettere che questi stessi errori distruggono la nostra vita.
Inoltre volevo già anticiparvi che ci saranno solo quattro capitoli.
- Nella ff ho citato alcuni versi della poesia Cet Amour di
  Jacques Prévert  .
- Aspetto con ansia le vostre recensioni e ringrazio Selilaa, per avermi aiutata *-*
  
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