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Autore: Manila    28/05/2012    5 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Salve a tutti!
Torno a tormentare i personaggi di Final Fantasy VII con uno dei miei deliri.
Questa storia è composta da una serie di frammenti tenuti insieme da un unico filo conduttore. In pratica vi propongo la vita dei personaggi in pillole e raccontata da diversi punti di vista. Ovviamente i toni non saranno mai troppo seri perché la materia trattata è l’insieme delle (dis) avventure che possono capitare nel quotidiano e che vedono protagonisti Cloud, Tifa e Co.
Le vicende sono ambientate ipoteticamente dopo Advent Children.
Possibile OOC.
Molto Cloti.


Un grazie speciale a:

Mila, che tra un po’ userà la rivoltella che ha sotto al cuscino per fare di me un colabrodo;
alle donne del Café, perché mi strappano un sorriso per il solo fatto di esistere;
al mio calciatore preferito, per avermi involontariamente fornito materiale su cui scrivere;
a tutti coloro che impiegheranno il loro tempo per leggere.



 
1.Nottataccia
(Tifa)
 
Dio, che nottataccia!
L’ennesima da circa una settimana. Credevo che il geostigma fosse la peggiore delle piaghe con cui si potesse avere a che fare ma non avevo fatto i conti con l’influenza stagionale. Ovviamente in casa abbiamo la cattiva abitudine di condividere tutto, come una famiglia che si rispetti. In virtù di ciò entrambi i bambini l’hanno beccata e non riusciamo a debellare il virus in nessun modo. Anche io l’ho contratto in forma lieve,ciononostante devo lavorare, badare alla casa e prendermi cura di Denzel e Marlene (dovrei includere anche Cloud ma per oggi voglio fingere che non sia così). Il primo non ha una linea di febbre, però tossisce di continuo, mentre la seconda ha la capacità di farsela salire con impennate simili a quelle di un cavallo imbizzarrito. Le sue “piretiche montagne russe” partono puntualmente verso le sei di sera, in modo tale che non la si può lasciare da sola neanche per un minuto. Tutte le notti sono costretta a prendere posto sulla poltroncina accanto al suo letto e a cambiarle la pezzetta bagnata, o a tenerle la manina. L’ideale sarebbe mandare Denzel  in camera con Cloud ma ha una tosse esagerata che non permetterebbe al ragazzo di dormire. Siccome il biondo centauro deve lavorare, guidare con poche ore di sonno macinando tanti chilometri non è consigliabile.
Mi sento uno straccio totale, mi devo soffiare il naso ogni due minuti, mi scoppia la testa e mi aggiro per la casa cercando di renderla presentabile, evitando che quelli dell’ufficio d’igiene ci mettano in quarantena. Per fortuna oggi il bar ha la chiusura, altrimenti non saprei davvero come ce l’avrei fatta. Mentre carico la lavatrice, liberando il pavimento del bagno dai panni sporchi che si sono accumulati come per magia, sento i bambini parlottare e ridacchiare in soggiorno davanti alla tv. E’ incredibile come due esserini stremati dall’influenza trovino sempre la forza per guardare i cartoni animati con tanta vivacità, io tra un po’ mi addormento davanti all’oblò all’interno del quale il cestello comincia a girare. Come si chiama il tizio che ha inventato la lavatrice? Beh, comunque lo amo e credo che gli farò una statua. Sospiro e passo alle camere da letto. Entro nella mia e faccio finta di non vedere quell’orrenda ragazza con un pigiamone più grande di due taglie, le occhiaie e i capelli arruffati tenuti insieme da un mollettone, vecchio anche quello. Odio gli specchi, sono bugiardi!
Inutile dire che Cloud è uscito di corsa, causa un ritardo esagerato, senza rifare il letto. Un ex soldato che non sente la sveglia … Bah!
La camera del ragazzo è decisamente meno disastrata di quella dei bambini. Qui regna il caos totale: calzini sulle spalliere dei lettini, scarpe da ginnastica buttate qua e là, cassetti aperti, bicchieri di plastica sui comodini, giochi sparsi sul pavimento, una pila di libri sulla scrivania, mi meraviglia il fatto che io riesca a vedere ancora le pareti. Appena ritrovo le forze e torno nel pieno delle mie facoltà mentali giuro solennemente di mettere in riga quelle due piccole pesti, questo manicomio non ce lo voglio in casa mia, chiaro? Adesso sono troppo stanca per pensarci però, quindi continuo le mie attività come un automa. Afferro le lenzuola, spalanco la finestra e le sventolo distrattamente, poi le lascio sullo stendino per farle arieggiare.  Non passano due minuti e qualcuno prende a suonare il campanello. Sbuffando seccata per l’ennesima distrazione, mollo i cuscini sul materasso e mi dirigo al piano inferiore. Scendo le scale, inciampo nel tappeto in corridoio, raggiungo l’ingresso e apro la porta.
Resto sbalordita nel vedere la faccia di Vincent Valentine , e ancor di più mi sorprende ciò che mi porge con un’aria poco convinta.
- Cosa ci fai con l’apparecchio per i denti di Denzel?-
-E’ piovuto dall’alto – afferma come se fosse la cosa più naturale del mondo, tastandosi la testa nel punto dov’è atterrato.
Spalanco gli occhi, guardandolo come se gli fossero spuntate le antennine verdi. Piovuto dall’alto dice? Faccio un passo avanti grattandomi la nuca, alzo la testa e vedo le lenzuola che volteggiano leggere al vento. Riabbasso lo sguardo su di lui che intanto ha preso ad annuire e capisco tutto.
Dio, che nottataccia!




 

A M., che non controlla mai prima di sventolare le lenzuola.
  
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