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Autore: _JAD207saraH    28/05/2012    1 recensioni
Tu, rosa, sei con le tue bellezze uniche e sole splendor di queste piagge, e il sole splendor del cielo. Egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo, tu sole in terra, ed egli rosa in cielo.
-Gianbattista Marino-
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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_ Pronto…_
_ Ciao Susan… sono Sarah!_
_ Ah… sei tu!_
_ Senti, oggi sono mancata…_
_ Vuoi i compiti?_
_ Sì, hai indovinato!_
_ Aspetta un' attimo che devo trovare il diario._ Sento Sarah che ride dall'altra parte del telefono.
Vado in camera e lo cerco. La mia stanza non è disordinata come può essere intesa, anzi è anche più ordinata di quella della mia amica. Eccolo stava sul comodino accanto al mio letto, non so come è potuto finire lì. Deve averlo spostato mamma. Sbuffo e torno a sedermi sulla sedia girevole. Mi spigo con i piedi verso la scrivania e mi scaravento con lo schienale sui cassetti.
_ Ma cosa…?_ Sento Sarah echeggiare nel telefono che è finito per terra insieme a me.
_ Aspetta _ Urlo mentre mi alzo.
Riafferro la cornetta del telefono e inizio a dettarle tutto quello che ci hanno assegnato.      _ Ho finito … _ Dico per avvisarla che la marea di roba è terminata, e che per oggi non sarebbe andata oltre.
_ Menomale, pensavo che saresti andata avanti ancora per molto. Cosa mi sono persa oggi?_
_ Mah… _ dico facendo l'indifferente._ Assolutamente nulla di nuovo, fidati. _
Stiamo un altro po’ a parlare, ma alla fine attacchiamo: devo assolutamente cominciare a studiare e Sarah idem. Faccio per tirare fuori i libri, ma il letto mi rapisce. Mi sdraio e la mia mente prende a vagare per chissà dove. Spazia nell’infinito dei miei pensieri. _ Assolutamente niente di nuovo_ Ho detto a Sarah. Mai niente di nuovo. Tutto inevitabilmente uguale. La scuola, i compagni, i compiti, i pomeriggi, le sere. Cambierei tutto. Tutto tranne Sarah, ovviamente. Mi trasferirei magari a Londra e lascerei tutta questa noia qui a marcire e scapperei via da tutto questo, con lei, con la mia amica di cui non mi annoierò mai. Voglio esplodere di vita, rompere i limiti e uscire da questo recinto che mi costringe a girare in tondo. A vedere sempre gli stessi paesaggi, sempre le stesse persone.
Era buio, tutto scuro e tetro. Ma un oscurità tranquilla che nulla può sconvolgere. Mi dondolavo in questo nero avvolgente. Ma nulla è come sembra. Mi si piazzarono davanti due enormi occhi. Erano chiusi e le palpebre tremolavano come se fossero in tensione. Una pelle abbronzata si mosse e in un attimo gli occhi si aprirono. Un blu intenso. Color cielo notturno, oserei dire, blu come delle profondità abissali. Giù, giù, e ancora più giù, nel profondo degli abissi di quel blu. Ma qualcosa li rendeva pericolosi. Occhi di cui non fidarsi, dai quali stare attenti, ma non alla larga, no. Solo qualche attenzione in più, capire le loro intenzioni. Le vene rosse e pulsanti di sangue risaltavano sul bianco della pupilla, come il sangue sul coltello, come un nastro sulla neve. Del rossetto scarlatto su una pelle cerea. Pulsavano, di rabbia, come quelli di un predatore, ma allo stesso tempo di passione e di vita. Nonostante gli occhi fossero iniettati di sangue, mi trasportavano in quel blu oceanico e mi tiravano giù, in profondità.
Tremo, sono sudata e ancora sconvolta da quello che ho appena visto, da quello che la mia mente ha creato. Affanno e mi ci vuole qualche minuto per rendermi conto che era un sogno, ma anche che quegli occhi li avevo già visti.
  
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