Crossover
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Autore: LarcheeX    28/05/2012    2 recensioni
Voldemort è tornato. Servendosi dell’alleanza di un potentissimo mago di nome Aster e la baldanzosa e fiera astuzia di un mezzodemone ambizioso di nome Naraku cerca la porta per l’Abisso, Kingdom Hearts, per poter controllare il destino di ogni essere vivente e giungere ad un’incrollabile immortalità.
Liberando il demone Sesshomaru, Rin è costretta a rintracciare le altre Principesse del Cuore per impedir loro di aprire l'Abisso. Maka e Tsubaki, studentesse di Hogwarts, vengono contattate da un misterioso Shinigami per catturare l'anima di un utilizzatore illegale di Death Note. Claire deve catturare un risvegliato maschio. Sora deve uccidere l'Organizzazione XIII. La ribellione è in atto.
Cosa potete trovare qui:
Harry Potter, Inuyasha, Kingdom Hearts – Chain of Memories, Kingdom Hearts II, Saiyuki, Le Cronache del Mondo Emerso, Pandora Hearts, Soul Eater, Twilight saga (non adatto ai fan), Claymore, Death Note, qualche comparsa di Toradora!, Kuroshitsuji e Omamori Himari.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Smistata dalla parte sbagliata.

 

“Eccola!” – “Guardala!” – “Minuscola!” – “Potter” – “Potter” – “Potter”.

Erano quelle le voci che si attorcigliavano al suo passaggio, rendendo vani i suoi desideri di passare inosservata.

“Dai Rin.” La incoraggiò Meido, passandole un braccio intorno alle spalle e avvicinandola a sé. Per Rin fu imbarazzante constatare che le arrivava ai fianchi.

Dopo la sconvolgente notizia del Cappello Parlante erano passate altre due ore, che avevano passato a mangiare ciò che Meido aveva comprato dalla tipa dei dolci e a parlare/sparlare di ogni professore.

Per Rin, che a colazione e a pranzo non aveva mangiato nulla, trovarsi sotto tutto quel cibo fu una benedizione; si saziò con cioccorane, caramelle, bacchette di liquirizia, galeoni di zucchero e delizie di ogni genere, annaffiando il tutto con succo di zucca freddo e dissetante. Era triste per lei pensare che quello sarebbe potuto essere il suo ultimo pasto, anzi, quasi sicuramente l’ultimo, perché a cena non ci sarebbe arrivata e, pensato quello, aveva smesso di mangiare e aveva fissato il finestrino con aria stralunata.

Anche la compagnia di Nihal si rivelò piacevole: era una ragazza piena di sogni ambiziosi e ambizioni da sogno, con volontà ferrea e salda nelle proprie speranze, e cadeva in uno stato estatico quando raccontava o sentiva raccontare storie. Aveva una fantasia unica e si lasciava trasportare con commozione ed entusiasmo dai racconti di ogni genere, era brava nelle imitazioni e si lanciava in lunghe avventure verbali su quello che avrebbe fatto dopo Hogwarts. Aveva provato di tutto per sollevare un pochino l’animo abbattuto di Rin, e ci era riuscita alla grande, tanto che la piccola strega non si era risparmiata grasse risate e narrazioni emozionanti. Giocare con lei sarebbe stato fantastico, arrivò a pensare la ragazzina, avrebbe potuto farle piombare in un fantastico regno incantato solo descrivendo i paesaggi e i personaggi. Ebbe la visione di lei, Rin, e Nihal, bambine, scorrazzare per un cortile alla ricerca di un misterioso tesoro o di una nave da prendere sotto arrembaggio, dimenare spade di legno e gridare il loro divertimento al mondo.

“Dovresti fare la scrittrice.” Le consigliò Meido, lanciando al mezz'elfo una delle cioccorane rimaste, per le quali aveva capito la passione di lei: “Hai troppa fantasia.”

Nihal rise, lusingata: “Lo farei di sicuro, se fosse un lavoro un po’ più retribuito.”

Rin vedeva il loro futuro: una scrittrice di successo, ricca di fama e storie da raccontare, e una modella alta e sensuale, bella e accattivante. Il suo avvenire, invece, sembrava un burrone sul quale era in bilico.

In bilico come quei passi che faceva sempre più tesa e incerta, stringendosi contro il corpo saldo di Meido e cercando di non perdere di vista Nihal.

“Ehi, Zangetsuha!” gridò una voce, dura come l’aria fredda della sera che fendevano con il loro incedere, e le tre si girarono verso la figura di un ragazzo biondo cenere che aveva tutte le cattive intenzioni di questo mondo: “Quella è la Potter?” chiese, sputando le quattro parole con un disgusto indicibile. Per tutta risposta Meido avvicinò Rin di più a sé: “Giù le mani Yaxley, lei è con me.” Dichiarò con voce limpida e priva di ogni rimpianto. La ragazzina vide lo sguardo cattivo di Yaxley posarsi su di lei e squadrarla come se fosse indegna d’esistere: “E chi metterebbe mai le mani su una feccia del genere?”

“Oh, ma tutti sappiamo che le vorresti mettere su di me, le tue mani.” Cinguettò il demone, gettandogli un’occhiata maliziosa e canzonatoria e il ragazzo, per quanto potesse cercare di essere duro, ammutolì e si morse il labbro. Rin sentì qualche risata, ma poi gli sguardi tornarono a fissarla come se fosse un mostro, e lei si sentiva sempre più piccola e indifesa.

Nihal non era in una situazione migliore: era continuamente schernita dalle ragazze, che forse non avevano a genio la sua andatura militare e il suo corpo tutt’altro che femmineo e delicato, e presa in giro dai ragazzi, che la chiamavano “draga”, ma lei sembrava più fortificarsi di tutte quelle invettive che offendersi.

Come le invidiava: una era così bella e desiderata da poter tranquillamente fare il buono e il cattivo tempo senza sentire proteste, mentre l’altra così forte e indipendente da essere indistruttibile nell’autostima.

Prima di poter provare a parlare, Rin sentì qualcosa passarle vicino al viso, e fece appena ad accorgersi che quel qualcosa era una fattura in piena regola che Meido la lanciò verso Nihal con il braccio con cui la teneva vicina e poi, sempre con la stessa mano, fece per tirare qualcosa contro Yaxley, che si trovava a qualche passo da loro e stava con la bacchetta sguainata. Il suo, sembrava solo un movimento di dita, un rapido guizzo del gomito verso il nemico, e l’effetto del suo muoversi sembrò rimanere nell’aria per qualche secondo. Dopodiché si aprì sopra di loro un enorme varco dimensionale del quale si riusciva solo a intravedere il buio fondale costellato da qualche oscura e sconosciuta galassia. Sembrava che gli studenti presenti intorno a loro conoscessero bene quel passaggio, tanto che cominciarono a mettersi al riparo appena la devastante e invincibile forza d’attrazione dell’attacco li cominciò a tirare verso una morte sicura.

“Ripeto in caso non fossi stata sufficientemente chiara:” disse Meido, immobile e immune al vento che trascinava tutti quanti verso quel pericoloso buco nero: “giù le mani, lei è con me.”

Nihal aveva appena fatto in tempo a trasportarsi, con Rin attaccata ad un braccio, verso un albero non soggetto a quella calamità mortifera. Sapeva, come tutti del resto, che Meido era un demone del Passaggio, e che quindi il suo unico potere era saper creare in mille modi un passaggio per l’Aldilà e ne sapeva fare di così potenti che qualche anno prima aveva quasi distrutto il campo da Quidditch.

“Ehi, non vale il Passaggio!” strillò Yaxley, mentre se ne stava aggrappato ad un palo. “Non vale?” squillò lei, e Rin poté notare che il lato feroce e bestiale del suo carattere, lo stesso che aveva usato per canzonare Nihal, era spuntato fuori insieme alle zanne, che sembravano più evidenti di prima, rese più lunghe e pericolose dalla smorfia sadicamente gioiosa che le si era dipinta sul viso. Per tutta risposta alla protesta impaurita del proprio avversario, Meido lanciò un altro Passaggio dentro al primo, che venne risucchiato e andò ad amplificare la forza di quello nuovo.

“E dimmi, vigliacco, questo vale?”

Ma non udì mai la risposta, perché una mano gigantesca le si schiaffò sulla nuca, mandandola a sbattere contro una delle carrozze destinate a trasportare gli studenti fino alla scuola. Il passaggio si chiuse di colpo. Meido non subì ferite o contusioni, anzi, fece leva sul proprio atterraggio per lanciarsi a capofitto sul proprio nuovo avversario. Nihal capì immediatamente che Meido non era una di quelle persone a cui piaceva perdere.

Il proprietario della gigantesca mano era un uomo altrettanto enorme ruvido di una barba grigio-nera e vestito con un pastrano rattoppato, e sembrò sorpreso quando quella furia incontenibile che era diventata Meido gli si avventò contro, spedendolo a terra. Chissà quale forza era contenuta in quelle gambe affusolate e in quel corpo ben formato e sottile, dato che quel fisico all’apparenza così esile aveva appena mandato al tappeto uno che ne misurava il quadruplo se non di più.

“Piantala Mei… Zangetsuha!” tuonò la voce dell’uomo da sotto la barba, alzandosi di scatto, prendendole un polso e tenendola in alto in modo da non darle possibilità di attaccare. Il demone, dopo quella furiosa follia che le aveva completamente tinto gli occhi di un rosso sanguigno, si acquietò e si lasciò deporre a terra. “Oh. Perdo sempre la pazienza con quello là.” Si giustificò, borbottando: “Penso che sia stato il fatto di aver attaccato Rin alle spalle ciò che mi ha fatto tanto arrabbiare.”

L’uomo sembrò volerla rimproverare, ma poi si accorse degli altri studenti ancora immobili a fissare la giovane con occhi impauriti e stralunati, tanto che si mise a gridare, dimenando le braccia come un goffo vigile urbano: “Lo spettacolo è finito! Muoversi, muoversi!” e, dopo un attimo di ferma indecisione, la folla fluì lontano dai quattro.

Meido si rivolse al punto in cui aveva visto Nihal e Rin nascondersi prima di venir risucchiate dal Passaggio: “Potete uscire, non vi mangio.” E c’era qualcosa nel suo tono da spaventare le due.

Rin non poteva crederci: la donna gentile e materna che l’aveva consolata sul treno, che le aveva offerto la merenda e che l’aveva protetta da Yaxley era diventata per quei furiosi secondi qualcosa che era il più lontano possibile da tutto ciò che precedentemente aveva mostrato, e fu per quel motivo che non le si avvicinò troppo, perché aveva sviluppato un certo timore nei suoi confronti. Era un timore più che giustificato, infondo Meido Zangetsuha era un demone. Quello significava che tutti i demoni tenevano quel sottofondo rossastro di furiosa follia? Tutti, se infastiditi troppo, reagivano a quel modo?

“A proposito” cominciò l’uomo, rivolgendosi al demone: “Da quanto non mangi?” Lei non rispose, si limitò a chinare il capo e osservare con tristezza la reazione di repulsione che Rin le aveva rivolto. Doveva essersi spaventata abbastanza. “Beata te che ti fai spaventare da questo.” Mormorò, passandole una carezza sul capo.

 

Rin arrivò alla cerimonia dello smistamento per il rotto della cuffia. Aveva fatto in tempo a calcarsi in testa il cappello e precipitarsi nella Sala Grande che l’uomo dai capelli biondi che le aveva fatto compagnia per un breve tratto di viaggio chiamò il suo nome: “Potter Rin.”

Inutile dire che tutti i presenti, preside e professori compresi, la fissarono insistentemente. Doveva essere un bello spettacolo: piccola, piccolissima, resa ancora più minuscola dalla divisa più grande, rossa per l’imbarazzo e ansimante per la corsa, tremante e sull’orlo delle lacrime.

Vedeva la faccia della morte, che sembrava bianca e fredda come quella dell’uomo biondo che reggeva il cappello, così impassibile da risultare irreale e obliqua. Con passo pesante si diresse verso il proprio destino, mentre il gruppetto dei nuovi studenti davanti a lei si faceva sdegnosamente indietro, e un braccio misterioso la scaraventò avanti con un rude spintone.

“Potter Rin.” Ripeté l’uomo, seccato, mentre reggeva bene in alto il Cappello Parlante, in modo che fosse visto da tutti, e per lei fu inevitabile avanzare ancora, fino a sedersi sullo sgabello di legno predisposto allo smistamento.

Cercò di visualizzare la Sala Grande nel suo splendore: i due grandissimi tavoli riempiti da individui inerti dalla nera uniforme, le mura di marmo dorate dalla luce delle candele e dei candelabri, le figure pallide dei fantasmi immobili nell’aria. Riuscì persino a trovare tra quelle facce Meido, distinguibile per la sua camicia bianca e la gonna corta indossate al posto della più canonica veste da mago, e Nihal, sedutale vicino: avevano entrambe una faccia pallida e grave. Cercò di imprimersi i loro sorrisi nella mente, non tralasciando ovviamente l’espressione materna del demone mentre l’abbracciava e nemmeno l’aria estatica del mezz'elfo mentre raccontava i propri sogni.

Le fu posato il cappello sulla testa, ma era così grande che le scivolò fino al naso, coprendo gli occhi.

Un sibilo strisciante si diffuse nella sua testa, come se qualcuno le stesse parlando all’orecchio, nascosto da tutti: “Potter.” Ghignò: “Da quanto è che non esamino un Potter?” ma, subito dopo quella domanda retorica, cominciò la propria analisi. Rin lo ascoltava col cuore in gola.

Rin Potter. Un carattere timido e determinato al tempo stesso, fragile eppur convinto delle proprie idee… c’è del bello in questa testa tua, ma è passato il tempo in cui valutavo l’indole per assegnare la casa… vediamo…” ci fu un attimo di silenzio, suo, del cappello e della sala, poi il magico artefatto le si rivolse, sempre in segreto, con voce alterata dallo stupore: “Sei l’ultima mezzosangue di Gran Bretagna, lo sai? O comunque lo sei stata fino ad adesso.

Fece per gridare il suo stato di sangue al mondo, ma ad un certo punto si bloccò. Negli occhi di Rin offuscati dall’oscurità apparve qualcosa di bianco, freddo e potente, tanto da attirare l’attenzione del Cappello: “Ma questo…

 

Non ucciderla!

 

La voce che solo lei e il Cappello sentirono fu indescrivibile: dura, altissima e assordante, potente ed amplificata, con la nota corrugata che solo un uomo di discreta età poteva possedere. Se per Rin fu un tono nuovo e mai sentito, al Cappello doveva essere ben noto, tanto che gridò in annuncio, obbediente: “PUROSANGUE UMANO!”

Quel peso al cuore che si era impossessata di lei quando aveva sentito quel verbo al passato scomparve all’improvviso, volatilizzandosi come un frettoloso stormo di uccelli liberato dalla gabbia che li aveva tenuti prigionieri. Era così stupita dall’essere tornata a vivere che non poté non esclamare, attonita: “Eh?”

La sala rimase sospesa nel silenzio, le uniche che sembravano vagamente sollevate erano Nihal e Meido, che si scambiarono un’occhiata sorpresa e felice. L’uomo dai capelli biondi, sfilandole il cappello dal capo, la spinse giù dallo sgabello e chiamò lo studente successivo.

Rin ebbe un attimo di smarrimento: vicino a chi avrebbe potuto sedersi, dato che ogni persona si ritraeva schifata ad ogni suo passo? Poi vide le braccia di Meido e Nihal affaccendarsi per chiamarla e invitarla a sedersi con loro e la neo strega, in un frullio di mantello, corse verso di loro e si lasciò abbracciare.

“Strilliamo dopo, eh?” sussurrò Meido, posando il gomito sul tavolo. Chissà perché, ma era felice che Rin fosse sana e salva. Guardò di sottecchi la ragazzina, chiedendosi cosa avrebbe mai potuto influenzare un oggetto magico potente come il Cappello Parlante, ma non c’era nulla nel suo modo di fare, né tanto meno nell’aspetto fisico che potesse lasciar trapelare enorme potere o capacità magica. Era semplicemente una piccola e fragile ragazzina, con gli occhi che facevano trasparire un’aria impaurita e con le mani incapaci di far del male.

“Ehi, Zangetsuha” esordì una voce ferma dietro di lei, e la ragazza fu costretta a girarsi da un paio di rozze mani dalle dita lunghe, ritrovandosi davanti un uomo dai capelli biondi e gli occhi di un freddo ghiaccio. “Professore.” Sibilò, con aria sgarbata ma che comunque capisce che la persona che si sta offendendo è l’unica in grado di aiutarla. “Il trattato di quest’anno sta per scadere.”

Parlava a voce ferma e decisa, anche se volutamente bassa per non farsi sentire da volontà indiscrete. Non le lasciò nemmeno il tempo di replicare che si guardò intorno e le disse, come se sapesse come quella storia sarebbe andata a finire: “Ti aspetto domani sera.”

Nihal si accorse di quel discreto scambio di parole ma abbassò la testa, segno che non ne voleva avere nulla a che fare, e guardò Rin. Sembrava serena, in un qualche modo. Con un moto di straordinaria pietà per quell’innocenza buttata al vento, mormorò: “Ben presto ti accorgerai di essere all’inferno.”

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arieccomi qui con il terzo capitolo di Everywhere, e dopo questo capitolo lasceremo Rin, Meido e Nihal per un po' e ci andremo a imboscare da qualche altra parte, contenti? Eh, chissà chi potremmo incontrare nel prossimo capitolo!

intanto aggiorniamo l'elenco con i personaggi.

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Sesshomaru, Inuyasha, Rin, Bankotsu, Jakotsu, Suikotsu, Naraku: "Inuyasha" di Rumiko Takahashi

Dohor, Nihal, Aster: "Le Guerre del Mondo Emerso" saga, di Licia Troisi

Voldemort, Bellatrix, Draco Malfoy, Hagrid, il Cappello Parlante: "Harry Potter" saga, di J. K. Rowling

Arlene (Larxene), Even (Vexen), Isa (Saix), Riku, Sephiroth: "Kingdom Hearts" saga, di Testuya Nomura

Meido Zangetsuha: "la mia mente folle" u.u

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Ringrazio quelle cinque anime buone che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite **

Bon, credo di aver finito, alla prossima!

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RAMBLE ON!

  
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