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Autore: Hikari93    29/05/2012    6 recensioni
Sasuke non può più sposarsi. Perchè?
«Vedi di prendertela, dobe. Non la reggo più.»
Naruto sorride sardonico, l’odore di una piccola vendetta – nonché rivincita – è troppo allettante per ignorarlo.
«Tienitela, teme. E’ tua moglie, dopotutto.»
«Non ancora» puntualizza Sasuke, preciso.
«Lo sarà!»
«Mah.» Forse.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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And then…
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«Dobe, c’è un problema.»
 
 
 

Non ha proprio avuto altra scelta, Sasuke.
 
 
 

Naruto lo ascolta e lo guarda senza capire. Osserva il cipiglio traballante di un disperato – sempre nei suoi limiti – Sasuke e capisce che c’è qualcosa che proprio non va.
«Che ti prende, teme?»
Sasuke sospira e si sposta appena appena dalla sua posizione, lasciando intravedere la chioma rosa di Sakura che spunta alle sue spalle.
Anzi, no… ora che Naruto si applica e guarda meglio, la figura della sua migliore amica, promessa sposa dell’altro suo migliore amico, non spunta proprio dalle spalle, ma è alta un soldo di cacio e sorride come una timida bimbetta.
Bimbetta qual è.
«Ma… ma com’è successo?»
Sasuke quasi lo applaude per questa sua domanda geniale. Non risponde, ma, come quando era bambino e si sentiva sotto osservazione, abbassa lo sguardo a terra e lascia che il soffio di vento, che in certe circostanze imbarazzanti fa sempre da padrone, gli accarezzi la schiena e gli scompigli i capelli.
Per Naruto quel segnale è più che evidente. E’ luminoso come l’insegna del ramen di Teuchi di sera.  Perché secondo lui l’insegna lo è.
«Bene» sentenzia rassegnato, «siamo rovinati.»
Sasuke non potrebbe che essere più d’accordo.
«Ma sta’ tranquillo, teme!» Naruto gonfia il petto e vi ci batte il pugno. «Il grande Naruto Uzumaki risolverà tutto anche questa volta.»
«Quando trovi questo Grande Naruto Uzumaki, digli di darsi una mossa» sbotta Sasuke, particolarmente nervoso. Sakura, intanto, si è aggrappata ai suoi pantaloni e scuote la stoffa in una muta richiesta di essere presa in braccio.
«Con calma, che fretta c’è? Abbiamo tutto il tempo che vogliamo… inoltre, Sakura-Chan è così adorabile! No? Potremmo reggerla per qualche giorno.»
«Peccato soltanto che dovrà rifarsi il vestito» butta lì Sasuke, sarcastico.
«Vestito?»
Sasuke non risponde.
E Naruto capisce.
«Teme, ma tu domani ti sposi!» realizza infine, e la gravità dei timori – fondati – di Sasuke gli crolla addosso con la stessa forza di una pietra lanciata in un grosso burrone profondo da Tsunade baa-chan.
«Avrei dovuto.»
Sasuke non ne è più così convinto, e neanche Naruto: la faccina di Sakura-chan, che intanto si sta arrampicando intorno alle gambe di Sasuke, sembra voler dire che quella situazione non le dispiace affatto e che non intende ritornare alle sue originarie e vere fattezze. Non per il momento.
«Avresti dovuto, già…» concorda Naruto allibito. «Ma male che va potremo sempre optare per un vestito nuovo!»
 
 
 

Ma davvero non c’era altra scelta, Sasuke?
 
 
 

*
 
 
 

Per Sakura-chan quel mondo è tutto nuovo.
Non ricorda niente, come se fosse appena nata, e la mente registra e assorbe come una spugna ogni singola informazione che desta la sua curiosità. Impara per intuizione, non si sofferma a capire, apprende rapidamente soltanto quello che vuole, quello che riesce a stupirla.
E’ una bambina, semplicemente.
Perciò coglie poco del discorso noioso di una signora bionda coperta da una pila di libri coloratissimi, perché è più interessata a giocare con le ciocche nere dei capelli di Sasuke – ricevendo sistematicamente dei colpi sulle mani che la fanno sorridere – che ad ascoltare.
«E’ stato un jutsu» sente dire di soffio, e focalizza l’attenzione su quella parola, jutsu, perché ha un suono particolare che le altre parole non hanno; è bella.
«Come vuole, Tsunade baa-chan, però qui la questione è seria: il teme deve sposarsi domani! E non può farlo… insomma, con questa Sakura-chan!»
Gli occhi di Naruto si spostano su di lei, guardandola in un modo che alla piccola non piace. E’ una reazione istintiva: si stringe più forte a Sasuke.
«Senza contare che… come consumerebbero il loro matrimonio, se anche si sposassero? Saresti un pedofilo, teme» commenta ancora, rivolto a Sasuke.
«Qualche volta almeno fingiti intelligente. Taci, se devi dire stronzate.»
Naruto si acciglia. «Sto solo cercando di aiutarti, dovresti essermene grato!»
«Tsk, usuratonkachi.»
«Guarda che s…»
«Voi due non andavate di fretta?» s’intromette Tsunade, sconvolta e rassegnata all’atteggiamento di quei due che, qualunque sia la circostanza e qualunque sia il luogo, non perdono mai l’occasione di battibeccare.
«Ci scusi, Tsunade baa-chan.»
Tsunade sospira; ormai è inutile persino rimproverarli. Si alza e, sotto lo sguardo attento dei presenti, si rivolge a un’ennesima pila di libri depositata nell’angolo e ne afferra un paio.
«Tenete» dice imperativa, «in questi dovrebbe esserci quello che cercate.»
Sasuke li acchiappa e non ringrazia, determinato a mettere un punto a quella storia già durata troppo per i suoi gusti. Sakura, accomodatasi comodamente sulle sue spalle, allunga la mano per toccare una delle copertine, negli occhi un desiderio di conoscenza che a Naruto, in crisi lì di fianco, manca completamente.
«Libri? Ma… ma non si trova mai nulla di buono nei libri, Tsunade baa-chan!» sbraita, agitato, «per esempio, tutto quello che ho fatto e che ho imparato a fare non ha mai avuto nessun insegnamento teorico, ma tutta pratica! Tr-»
«Si vedono i risultati, infatti» commenta Sasuke.
Naruto, punto ancora una volta nel vivo, è pronto a dirgliene quattro – o anche cinque, se serve –, e ne ha tutte le intenzioni; ma quando sta per aprire la bocca per parlare, Tsunade lo precede, incoraggiandolo amorevolmente a uscire di lì senza fiatare insieme a Sasuke.
I due ragazzi obbediscono.
 
 
 
Stanno camminando per le vie affollate di Konoha senza dire una parola.
Sasuke quasi quasi già comincia a immergersi in quel mondo che, in parte Naruto non aveva tutti i torti, pullulerà – ne è sicuro – di sigilli e jutsu del tutto inutili per la sua situazione. Naruto, invece, si perde a osservare la piccola Sakura-chan.
«Né, Sakura-chan, vuoi venire in braccio?» le allunga verso di lei e le mostra il suo sorriso più radioso.
Per la prima volta le può parlarle senza temere di ricevere un cazzotto a regola d’arte.
La bambina lo fissa, sulle sue. Non sembra tanto convinta di accettare, e, infatti, infine risponde abbracciando la testa di Sasuke e coprendogli gli occhi con le manine.
«Sasuke!» strilla contenta.
«Nah, dai, Sasuke è brutto! Dì Naruto, coraggio. Na-ru-to, è semplice!»
Sakura ci prova, ne ha tutte le buone intenzioni. «Nau… Sasuke!» conferma nuovamente, tuffandosi col naso nei capelli del ragazzo.
«Vedi di prendertela, dobe. Non la reggo più.»
Naruto sorride sardonico, l’odore di una piccola vendetta – nonché rivincita – è troppo allettante per ignorarlo.
«Tienitela, teme. E’ tua moglie, dopotutto.»
«Non ancora» puntualizza Sasuke, preciso.
«Lo sarà!»
«Mah.» Forse.
«Ti do un consiglio» gli tocca la spalla, beccandosi un’occhiata glaciale, «abituati con lei ai tuoi futuri figli e ai figli dei tuoi figli.»
Sasuke non risponde più, perché se dovesse farlo non si limiterebbe solo alle parole: in sostanza sta soltanto facendo un favore a Naruto, tanto per sdebitarsi dell’aiuto che gli sta dando.
«Tieni chiusa la bocca e accelera dobe, oppure non arriveremo più.»
Sasuke salta fulmineo sul primo tetto che vede, lasciandolo basito. Solo dopo qualche secondo, poco prima di saltare anche lui, Naruto capisce perché il suo amico abbia agito in quella maniera: all’angolo vi è Ino Yamanaka, che, se li fermasse, non solo vorrebbe sapere vita, morte e miracoli dell’accaduto, ma diffonderebbe, con tutta probabilità, subito la notizia, almeno ai loro amici più stretti, nonché gli invitati al matrimonio del giorno seguente.
E sarebbe stata una caduta di stile per Sasuke Uchiha.
 
 
 
Adesso Sakura gioca a terra.
Ha uno shuriken in mano, un’arma che Sasuke ha sacrificato, smussandola alla meno peggio, pur di dargliela in mano e impedirle che faccia  baccano fintanto che lui e Naruto – solo lui, in pratica – sono impegnati nella ricerca di un jutsu simile a quello che ha colpito Sakura.
Naruto si lamenta, Sakura lo trova molto rumoroso, mentre Sasuke è più calmo, la fa sentire protetta. Gli si avvicina, stanca di dedicarsi soltanto a quello stesso oggetto da un sacco di tempo. Sasuke la sente subito, gli abbassa gli occhi contro, distraendosi dalla sua attività.
«Che vuoi?» le chiede.
Sakura non sa che cosa rispondere, non sa nemmeno lei cosa vuole. Così, emette qualche gargarismo al posto delle parole e allunga di nuovo le braccia in avanti.
«Non ho tempo adesso, sta’ buona.»
Ma Sakura insiste, cominciando a lamentarsi sempre più rumorosamente; lancia acuti spacca timpani, stringe i pugni e molleggia sulle gambe in segno di protesta.
Quello che no sa, però, è che con Sasuke Uchiha non attacca nulla di tutto questo. Difatti, dopo cinque minuti buoni di lagne e affini, Sakura è ancora lì, giù, a terra, e non è nemmeno più guardata da Sasuke, che preferisce il libro a lei.
Sakura la smette, aspetta, attende perché magari Sasuke ha cambiato idea. Rimane impalata nella sua posizione come una statua di sale, con una forte rabbia dentro che non sa nemmeno da dove derivi. Sa solo che si sente tanto triste e che ha cominciato a piangere. Con sempre maggiore intensità.
Il primo ad accorgersene – o mostrare di accorgersene – è Naruto.
«Teme, sei un completo disastro coi bambini! Voglio proprio vederti coi tuoi figli…»
«Non tirare di nuovo in ballo questa storia, è un avvertimento.»
Ma Naruto, come spesso capita, non sa che farsene dei suoi avvertimenti – che ormai sono più finte minacce di dolorosa morte che altro, Naruto ne è convintissimo – e, ignorandolo, afferra Sakura per le spalle, se la alza in braccio, sulle gambe, e ci scherza, facendola ridere, giocandoci.
«State zitti, mi infastidite» sbotta Sasuke.
Si sente anche un idiota, oltretutto, ma forse è solo un’errata supposizione. Però… è normale che si senta geloso di Sakura in quel momento?
Perché lui non sa farla ridere nemmeno quando la risata è la cosa più naturale del mondo?
Perché riesce solo a farla piangere anche quando lei non si ricorda nulla di lui?
Perché Naruto – dobe, usuratonkachi – riesce sempre a confortarla in ogni situazione, specialmente dopo che lui l’ha ferita?
«Smettetela» rimbecca loro, ma in sostanza è più una velata richiesta rivolta ai ricordi dolorosi del passato, che in momenti di sconforto come quello si fanno sentire nella testa come colpi di martello rimbombanti.
«Piuttosto» completa, desideroso di chiudersi per un po’ in un mondo di silenzio tutto suo, «andate a comperare qualcosa, se avete fame. Non c’è tempo per preparare qualcosa.»
«E allora vai col ramen!» propone Naruto.
E Sakura approva felice.
 
 
 
Alla fine la tranquillità è scesa davvero, e come Sasuke già sapeva fa male da morire.
Il silenzio elimina la distrazione, spazza via il limite che separa presente e passato nella sua vita, due dimensioni temporali che finiscono per mescolarsi alla perfezione, tant’è che non si distingue più l’oggi dall’ieri, l’ieri dall’oggi.
Come se non bastasse, ad addolcire il tutto e a riconfermare che le sfortune non vengono mai da sole, Sasuke ha finito l’ennesimo libro, il penultimo, e non ha trovato nulla che gli possa interessare. Ha analizzato qualche passaggio con attenzione, ha spulciato gli indici, c’ha prestato la dovuta attenzione, ma niente.
Vorrebbe tanto essere come Naruto e Sakura, che dormono sul divano di casa sua, e se la dormono della grossa, senza pensieri. Sasuke sa che Naruto si è offerto volontario per mettere a letto la piccola Sakura soltanto per potersi fare un sonnellino anche lui, quasi sapesse in anticipo che si sarebbe addormentato prima della bambina.
 
 
 
Alla fine Sasuke si è stufato, non ha trovato nulla.
E’ giunto alla conclusione che, qualsiasi jutsu abbia colpito la sua ragazza, non si può fare niente per annullarlo. Fine della storia, inutile scervellarsi ulteriormente.
Lo fa presente anche a un Naruto che, al tramonto, si è appena destato.
«Ma no, teme, non è possibile! Voglio dire… no, deve esserci una soluzione!»
«Sapere semplicemente che esiste non mi è d’aiuto. Il discorso sarebbe diverso se tu sapessi dirmi qual è
«No, non te lo so dire ancora.» Non perde la speranza.
«Perfetto.»
«Però… però, teme, mi è venuta un’dea geniale, almeno per salvarti la faccia!»
No, a Sasuke non piace per niente né che a Naruto si sia accesa la cosiddetta lampadina – marcia – né il sorriso che gli ha mostrato; sente puzza di guai e di proposte squallide.
«Mi trasformerò io in Sakura-chan, domani!»
Sasuke forse sbianca.
O forse si fa di molti colori, non lo sa nemmeno lui.
Deglutisce più volte prima di essere nuovamente in grado di parlare.
«Dobe, tu mi stai proponendo di sposarti?» domanda, ma la solita aria da freddo e impassibile che di solito gli riesce tanto bene lo ha in parte abbandonato – in parte, è pur sempre Sasuke Uchiha. «Di sposarti al posto di Sakura?» chiede di nuovo come conferma, visto che al primo avviso Naruto pare non aver fatto caso.
«Sarebbe solo una facciata, teme, lo faccio per te.»
«Non… non so quasi siano i tuoi… tuoi gusti sessuali, Naruto, ma per quanto mi riguarda io non…»
Sasuke si interrompe perché Sakura ha attirato la sua attenzione con dei mugolii e degli sbadigli. Ed è in questi momenti che si ricorda perché vuole sposarla.
Vuole sposare lei, appunto, e non…
Quasi gli viene un colpo – ma anche due! – quando, voltatosi nuovamente verso Naruto, se lo trova a pochi centimetri dalle labbra. Repentinamente, con tutta la calma che lo distingue dagli altri, Sasuke ha già impugnato la katana, preparato il Chidori e attivato lo Sharingan, in pieno assetto da guerra per accoppare Naruto Uzumaki. Però, prima che anche soltanto mezza delle mosse mortali che il ragazzo ha in serbo va a segno, un cazzotto di loro familiarità colpisce in pieno viso Naruto, scaraventandolo a terra a pochi – parecchi parecchi…  – metri più in là.
«Sakura-chan» ha la forza di blaterare Naruto.
«Che diamine ti è preso, baka? Io domani devo sposarmelo!»
«Ma no, Sakura-chan, non è come pensi! Io… io volevo solo aiutarlo… ehm… aiutarvi!» prova a difendersi, anche se l’ira di Sakura sembra ormai incontrollabile. «Sa-Sasuke, stupido teme, diglielo anche tu, coraggio!»
Ma Sasuke non risponde: piccola vendetta.
Naruto trema.
«Naruto, io ti…»
Naruto trema ancora di più.
«Aspetta Sakura.»
E’ Sasuke, la sua voce non è mai parsa tanto melodiosa per Naruto.
«E’ già tardi, credo tu abbia molte cose da preparare per domani» osserva, e Sakura sbianca quando si accorge che è la verità.
Saluta Sasuke con un bacio sulle labbra e lancia a Naruto un’altra occhiata omicida. Poi si dilegua in un’altra stanza.
«Grazie teme, mi hai salvato.»
Sasuke fa spallucce: non poteva far morire il suo testimone.
 
 
 

*
 
 
 

E’ così strano trovarsi a festeggiare per Sasuke.
In realtà, non sa nemmeno come si sente, non si capisce; gli sembra troppo sperare che quello possa essere un trampolino di lancio per buone nuove future, difatti non si azzarda a inquadrarsi in un quadretto familiare felice. Spera, in fondo, che almeno qualcosa di quello che gli è stato tolto gli venga restituito, e guardando Sakura e Naruto che ancora battibeccano, al suo fianco, gli pare di aver cominciato abbastanza bene, dati i suoi precedenti.
Si rivolge al cielo in un breve saluto al suo passato, sapendo che sempre e per sempre lo accompagnerà come un’ombra. Ma non sarà sempre scusa, Sasuke ha imparato a custodire gelosamente i ricordi felici della sua infanzia, e chissà – si chiede ancora – che il suo futuro non possa essere una nuova infanzia.
Ripensa a sua madre, suo padre, al suo nii-san. E’ d’obbligo.
«Oh mamma mia, Sakura-chan era molto meglio da bambina!» lamenta Naruto, appena uscito indenne da una conversazione con sua moglie. «Ma a proposito, come abbiamo fatto a farla diventare nuovamente adulta? Mi sono perso qualche passaggio?»
Sasuke alza le spalle. «Forse era un jutsu che aveva una durata limitata, non so.»
«Ah, e abbiamo perso tutta la giornata sui libri inutilmente! L’avevo detto io che non si impara nulla dalla teoria!»
 

Chissà se è andata proprio così o meno, Sasuke non lo sa e non vuole nemmeno domandarselo. Gli sembra, però, una conclusione troppo banale, troppo casuale.
E’ più propenso a credere che nel momento in cui la piccola Sakura ha capito, ha realizzato ciò che stava succedendo – per quanto imbarazzante fosse –, la ragione ha prevalso e il bambino in lei è scomparso. Perché il bambino non capisce, non è razionale, non pensa.
Ma è tutta una supposizione assurda, basata su un ragionamento che non si può neanche definire tale, su un’intuizione.
 
E’ come il ragionamento dello stesso bambino che Sasuke vuole lasciarsi alle spalle.
 
 
 

Lo vede dietro alla porta del suo immaginario, lo ha sempre visto.
E’ ora di serrarlo lì dentro e di andare avanti.
E’ ora di vivere.

 
 

 
 
 








 




 
 

Ora 1: 15, Hikari a rapporto! +------+
Alla fine mi rendo conto che più di una fanfiction comica né è uscita un’introspezione su Sasuke (ma io AMO le introspezioni, soprattutto su Sasuke! =w=).
Beh, non ho molto da dire, solo due cosucce:
 

  • 1-Tutte le cose non dette (tipo la natura del jutsu) sono state volute, non ho – credo – dimenticato nulla;
  • 2- Non c’è traccia di SasuNaru, Naruto non aveva alcuna intenzione seria, tranquilli! X)

Beh, è tutto gente! <3
Grazie per aver letto! ^____^ 

   
 
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