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Autore: Rainbone    29/05/2012    8 recensioni
-Hai paura?- chiese Near.
-No.- rispose Mello .- Tu?-
-Ora si.- rispose Near. – Hai freddo.- affermò ancora il più giovane.
-Si.- rispose il biondo.
-Non era una domanda.-sussurrò l’albino con le labbra violacee serrate.
♀♀
Non so davvero che cosa scrivere nell'introduzione .. perchè spesso risulto noiosa e stupida. Scrivo anche cose che volentieri non c'entrano nulla con la fiction.-.- Perciò la introduco con un pezzetto di questa MxN. Per voi.*
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Raccolse i pochi oggetti ‘cari’ in una sacca sgualcita. Piegò malamente una giacca di pelle con alcune borchie su una sola tasca: un oggetto che aveva ereditato da un ragazzo più grande dell’orfanotrofio. Il ragazzo si chiamava Zack , almeno credeva. Gliel’aveva data Roger quando, raggiunti sedici anni, Zack  -ovviamente la lettera Z dell’orfanotrofio- aveva deciso di andarsene  troppo pressato dalla competizione.
Zack l’aveva dimenticata e- solo per raccontare una tradizione – Mello se l’era girata tra le mani per un po’, prima di posarla nella sacca,  rimuginando sui vantaggi di lasciarla in orfanotrofio. Sarebbe stata per qualcun altro la Giacca appartenuta a Mello. Poi si era ricordato che accanto al suo pseudonimo di Wammy’s orfano avrebbero aggiunto “Il numero due dopo Near, il ragazzo che divenne il successore di L” , perciò se l’era arrotolata attorno al polso, piegandola su un lato e l’aveva gettata sul mucchio di oggetti ‘cari e anonimi’, con un gesto di stizza.

Raccattò un quaderno di biologia perché vi erano rimaste ancora alcune pagine, una penna stilografica nera con il pennino un po’ consumato perché aveva sempre avuto una passione per gli oggetti di cancelleria.
Inserendo questi ultimi ricordi nella borsa, rivolse lo sguardo al bicchiere di vetro sulla scrivania sotto la finestra. Il contenitore presentava alcuni squarci nel verde bottiglia che lo colorava , ricordo di una delle ire conseguite ad un voto troppo basso. Rispetto a quello di Near.
Stropicciò qualche T-shirt scura e un paio di jeans consumati: avrebbe avuto i  soldi e il tempo di farsi un nuovo guardaroba dopo che il futuro gli avrebbe dato la possibilità di farsi una nuova vita.
Con la pelle d’oca abbandonò la stanza lasciando ,sulla scrivania rigata, un pezzo di carta per Matt con su scritto “ SCUSAMI” e chiuse la porta piano.
Cercò di camminare a testa alta, nel corridoio, con il solo pensiero che chiunque fosse stato fino ad allora tra quelle mura, il giorno dopo non ci sarebbe stato più. Non avrebbe neanche avuto il motivo di esistere.
Si chiuse porte alle spalle che sino ad allora non aveva neanche ritenute aperte e attraversò il corridoio buio e freddo senza badare troppo alla pelle che si stava arricciando vittima del vento di novembre che, almeno lei, non voleva lasciarlo.
Raggiunse la fine del corridoio e si girò a guardare la porta della camera del suo ignaro Rivale.
Finchè tutto fila liscio sembra che la vita dorma con te. Non hai nulla da dimostrare , perché ogni cosa tu faccia sei sempre al centro di tutto.   La vita si adagia sulle tue spalle e ti pesa senza che tu te ne accorga.
Near era sempre stato migliore di Mello.  Quello che al biondo provocava notti insonni piegato sui libri , Near lo comprendeva in pochi minuti di lettura. Perciò piano piano, le difficoltà , la tristezza, la competizione si erano appoggiate sul corpo del giovane albino pesando solo sul suo organismo.
La vita non scalfiva il suo animo. Non aveva mai provato emozioni, allora le difficoltà non potevano che artigliare e rovinare il suo fisico rendendolo povero e debole. I sentimenti di Near erano qualcosa di astratto in tutto. Non esistevano né venivano coinvolti da ciò che vedeva. Solo il corpo ne risentiva.
Mello avvertì la pelle contrarsi quando aprì la porta della camera dell’albino . Sulle braccia  la peluria bionda si irrigidì e infondo allo stomaco il bruciore si propagò sgorgando nel petto.
Strinse le labbra per trattenere un gemito, poi si avvicinò al capezzale di Near e sfiorò la sua guancia fredda.
Gli occhi opachi del ragazzo si fecero spazio tra il pallore delle palpebre venose e il Numero uno della classifica guardò il numero due incosciente.

-Hai freddo?- chiese Mello.
-No.- rispose Near.
Il biondo chiuse gli occhi senza stringerli troppo. Per impedire ad una cascata di lacrime di tuffarsi aldilà di essi. Un fiume che, come il freddo , Mello decise di tenere per sé ancora un po’.
Riaprì le palpebre solo quando fu sicuro di aver ingoiato tutti i cristalli che lo stavano congelando dall’interno.
Intanto sulla pelle delle braccia e del collo i brividi si propagavano crudelmente e il groppo allo stomaco sembrava aver appiccato un incendio.
-Hai paura?-  chiese Near.
-No.- rispose Mello .- Tu?-
-Ora si.- rispose Near. – Hai freddo.- affermò ancora il più giovane.
-Si.- rispose il biondo.
-Non era una domanda.-sussurrò l’albino con le labbra violacee serrate.
- Lo so.- concluse Mello.
-Lo so… - decise di ripetere Near.
- Dove stai andando?- chiese ancora il più piccolo.
-Dove non avrò freddo  …- rispose tremando ancora.
-Qui nessuno può fare qualcosa? – chiese sapientemente Near.
-Nessuno …-
Near sospirò desolato.
-Allora prometti che non nasconderai più alcuna lacrima.- disse severo il Numero uno.
-Non prometto nulla a te, Near- .  Mello assottigliò gli occhi rendendo le iridi più grandi.
-Lo so. – ripetè.
Il biondo si piegò sul corpo avvolto dalla trapunta e ne baciò una guancia, amaro.
Si alzò dal letto e abbandonò la stanza. Discese le scale senza voltarsi indietro e ancora una volta cinse le palpebre per non perdere altre speranze che gli stavano graffiando gli occhi.
Si arrampicò sul cancello e quando cadde sull’asfalto consumato, la sua borsa con i pochi oggetti  ‘cari e anonimi’, fece un boato silenzioso. Alzò un po’ di polvere che sulla pelle secca e ormai gelata di Mello non si attaccò. Neanche si avvicinò.
Solo allora . Fuori da quelle mura. Lontano dalla vita che a lui attaccava solo il cuore rendendo forte il corpo,  Mello disse addio alle speranze nei suoi occhi.
Liberò quelle fanciulle che tanto tempo aveva tenuto schiave e gridò con tutto il fuoco che gli bruciava nel petto.












Note:
Premetto che ho una fretta tremenda! Aggiungo che non ho neanche riletto la one shot prima di postarla anche perchè -ripeto- non ho tempo. Concludo dicendo che ... quella cosa su Mello e Near di cui avevo parlato, quella erotica... violenta etcetera etcetera... No! Non è questa. Non l'ho ancora scritta. La scuola mi sta uccidendo. Le rencensioni che riesco ad inserire sono sempre meno e io vorrei davvero morire... cof cof ... no. Vorrei trovare ALTRO tempo. 
Spiego la fiction. Qaundo sono triste ho freddo. Basta. Ci sono fiction che mi commuovono al punto di farmi sentire freddo, altre addirittura mi fanno vestire! Mello sta bruciando di disperazione e questa è una non-sense perchè il senso lo avverto io che lo provo. Spero solo di farvelo giungere. Inoltre so che non è il massimo e che qualunque cosa avrei scritto oggi non sarebbe stata soddisfacente... solo ho voglia di scrivere  un po'. Scusatemi per quello che ne viene fuori! XD Scappo .
Io vi amo. Davvero.

 
  
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