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Autore: NekoLune    29/05/2012    1 recensioni
Finale alternativo a quello del film, leggera HolmesxWatson ♥ , forse continuerò e scriverò una storia xD
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock Holmes: Fear of the Dark



Non è la fine del mondo, Watson.




Era giorni che lavorava a quei racconti seduto a quella scrivania, davanti a quella macchina da scrivere. Senza chiudere occhio, eppure non si sentiva stanco. No, riviveva quei racconti scrivendoli pensando a quanto era stato stupido, inetto e impotente quella sera a Reichenbach.
Chiuse gli occhi solo un momento. Correva tra la gente presente nel castello, su per le scale pensando "Resisti Holmes, sto arrivando", ecco la porta!, lui si trovava dietro a quella ridicola striscia di legno: quando l'aprì i loro sguardi si incrociarono per un secondo, Sherlock chiuse gli occhi e poi giù. Nelle cascate.
Riaprì lentamente gli occhi sentendo la delicata voce di Mary:
« Il postino, caro. » Sorrise.
Lei si presentò davanti a John in perfetto ordine. I capelli rossicci raccolti in alto, la camicetta bianca abbottonata fino al colletto e la lunga gonna blu che sfiorava il pavimento: teneva in una mano un pacchettino fasciato in una carta marroncina .
Ma Watson non si mise a osservarla come faceva di solito, rapito dalla sua bellezza: no. Aveva infatti ripreso a schiacciare i tasti neri della macchina da scrivere, componendo la frase "l'uomo più saggio che io abbia mai conosciuto." Guardò Mary e pigiò le ultime sei lettere "THE END".
La donna si allontanò silenziosamente mentre John iniziò a osservare il misterioso pacchettino. Niente mittente: pacchetto anonimo. "Strano" pensò Watson iniziando a scartare: una scatola di legno anch'essa anonima, semplice. Fece quindi slittare l'apertura e quando vide ciò che c'era dentro rabbrividì. Tirò fuori quell'oggetto così particolare che solo una persona poteva possederlo e nella sua mente rimbombarono le parole: "è la mia piccola scorta di ossigeno".
No, non era possibile. O forse sì?
Gladstone, rimasto accucciato per tutto il tempo, improvvisamente alzò il suo muso bavoso e iniziò a fissare la poltrona color amaranto davanti a lui. Il Dottore notò lo strano comportamento del suo amico a quattro zampe e seguendo il suo sguardo spostò la sua attenzione sulla potrona.
Improvvisamente si mosse e Watson quasi non cadde dalla sua sedia.
« Ma che cos...? »
« Orsù Dottore. Sono passati solo due mesi e lei già mi dava per morto? » Borbottò la poltrona.
« È impossibile, impossibile dico! Nessun corpo ritrovato - iniziò a ripetersi mentre camminava avanti e indietro - nessun corpo oltre quello del Professore! »
Intanto una figura si distaccò dalla parete. Aveva le sembianze di un uomo ma completamente rivestito dello stesso tessuto della poltrona. Watson sbiancò. La figura intanto camminò tranquilla fino a trovarsi davanti alla macchina da scrivere infine si tolse il cappuccio che gli ricopriva il volto.
Watson lo riconobbe. Impossibile. Eppure era così. I capelli incolti stavano riprendendo vita dopo essere stati schicciati per chissà quanto tempo sotto quel cappuccio, la barba anch'essa incolta, gli occhi vispi si avvicinavano con curiosità alla macchina da scrivere e il fisico delineato perfettamente da quella specie di tutina.
« Ohohoh! L'uomo più saggio, eh? Lei mi lusinga Dottore! La fine, poi! Mi sembra esagerato! Non è la fine del mondo, Watson! Sono solo caduto dalle cascate più alte della svizzera, cosa vuole che sia? » Spinse il bottone del punto interrogativo strasformando il "THE END" del Dottore in "THE END?".
Watson tremava. Non più per lo sgomento, ma dalla rabbia.
« Lei. LEI! Lei non sa quello che ho passato! » Disse agitando il dito indice verso Holmes.
« Crede? »
« Ne sono sicuro! »
« Davvero? »
« La pianti con le domande generali! Io ho dovuto... »
« Lei ha dovuto? Cosa? Ha dovuto dire, per caso, a mio fratello Mycroft che ero morto? Lei ha dovuto, forse, organizzare un funerale a un morto che non si trovava? Dovere?! Lei ha voluto! Ecco! Perchè si annoiava con Mary! Dica la verità! »
« Cosaaa? Assolutamente io non ho det... »
« Ma l'ha pensato. »
Silenzio. I due non se ne erano accorti. Ora si trovavano a dieci centrimeti l'uno dall'altro. Holmes poteva sentire perfettamente il respiro frettoloso e rabbioso di Watson e il Dottore non poteva più ribattere ora che gli occhi scuri di Sherlock lo guardavano in quel modo: lo fissava con interesse, quell'interesse che nessuno più gli rivolgeva, era un concetto difficile da descrivere, si sentiva come l'esemplare più raro di una specie e Holmes era il suo studioso. Mai gli avrebbe fatto del male se non fosse stato necessario, ecco perchè alla fine non riusciva a tenere il broncio a Sherlock.
« Beh? Non reagisce? » Disse Holmes.
Watson lo abbracciò. Mai vi era stato un contatto fisico così affettuoso tra i due. Anche quella volta che Watson aveva rischiato la vita per salvarlo dall'esplosione che aveva progettato Lord Blackwood quando si rincontrarono si dissero semplicemente "Sono contento che sia ancora vivo". Quell'abbraccio sembrò eterno. Per Watson significava togliersi dalle spalle tutto il dolore che aveva accompagnato la scomparsa del compagno di avventure. Per Sherlock invece risultò tranquillizzante: pensava, infatti, che se le cascate di Reichenbach furono così gentili da lasciarlo in vita, John poteva non essere così cortese.
John allentò la presa e, con lo sguardo basso, sussurrò:
« Mi scusi, Holmes. È che... »
« Non dica niente di compromettente - lo interruppe Sherlock bisbigliando - la Signora Watson ci sta osservando! - si voltò lentamente mostrando un sorriso più cortese possibile - Miss Watson! » esclamò.
La donna in preda al terrore sbiancò come se avesse visto un fantasma, in un certo senso aveva ragione, e svenne cadendo rumorosamente a terra.
La scena divenne confusionaria. John corse verso la maglie cercando di rianimarla; Miss Hudson, che fino a quel momento era rimasta al piano di sotto del 221B di Backer Street, corse di sopra e vedendo Holmes reagì esattamente come la donna precedente.
« Mh, tipico di quella vecchia! » commentò Holmes girandosi dall'altra parte e cominciò a cercarequalcosa con cui cambiarsi.
Watson lo osservava. Era tornato. Non ci poteva credere. Sicuramente si era addormentato e la sua fantasia creò tutto il resto.
« Ahii! » si girò. Gladstone gli aveva appena morso una caviglia. Okay, non era un sogno. Era tutto vero. Sherlock Holmes era tornato. Solo quella mattina si accorse che forse quello che provava per Holmes non era solo amicizia...





NdA: prima fic "seria" dedicata alla storia (sia libri che film) che mi piace di più. Non so ancora se continuarla o no... :/ Spero sia di vostro gradimento :3
  
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