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Autore: SamDBazinga    30/05/2012    3 recensioni
Questa piccola storia parla di Mary, una ragazza con una particolare malattia (anche se più che malattia io la chiamerei dono) chiamata sinestesia. La sinestesia è un fenomeno sensoriale che "mischia" i 5 sensi, cioè collega una sensazione legata ad uno dei sensi (per esempio un suono) con un'altra collegata ad un altro senso (per esempio un colore). il risultato è avere esperienze di tipo sensoriale pazzesche (immaginare di mangiare qualcosa e nel frattempo "sentire" il sapore anche attraverso la vista). qualcosa del genere sarebbe semplicemente il paradiso per me quindi mi sono ispirato a questo per scrivere una piccola one-shot. spero di avere interpretato bene il ruolo!!
in questo caso Mary si sveglia non ricordando nulla di ciò che era successo la scorsa notte...
Enjoy!!!
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprendo gli occhi lentamente e sforzandosi di non riaddormentarsi, Mary si copri la testa con il cuscino. Il soffice scivolare delle coperte le mostrava un dolce azzurro cristallino, in contrasto con il tenue giallognolo del sole che filtrava dalla finestra ricordandole il delizioso suono di un ottavino. Anche se Mary adorava i miscugli di sensazioni e la meravigliosa estasi che questi provocavano, era più addormentata che sveglia e rischiava di farsi venire un gran mal di testa.
Dopo una decina di minuti di dormiveglia, Mary si decise a scoprirsi e si guardò attorno con fare tranquillo. Tutto in quella camera dava una sensazione di rilassamento tale che essa aveva ormai assunto per lei una tonalità verde chiarissimo, a differenza dell'apatico color porpora delle pareti. Si leccò un dito senza neanche saperne il motivo e il travolgente sapore del peperoncino le bruciò la lingua inondando la vista di un intensissimo e vivacissimo rosso.  Adorava il peperoncino per il suo sapore forte che le donava un'energia pazzesca e pensò che il giorno prima doveva averne mangiati parecchi, provocando quella follia che l'aveva trasportata fino a notte fonda  ma di cui lei non ricordava niente.  Adesso si ritrovava con un gran mal di testa, una camera pressoché distrutta e il sapore del peperoncino sulle dita.
Mary decise di alzarsi per rimettersi in sesto e cercare indizi sugli eventi della scorsa notte. A giudicare dal violetto e marrone chiaro della casa e dai vari contenitori vuoti di gelati e patatine sparsi in giro, doveva aver combinato un gran casino, ma nonostante tutto mantenne la calma poiché era abituata ad avere disordine in casa, considerata la sua natura molto più sensibile al "colore interiore" del mondo piuttosto che alla sua forma. Frugò un po' in giro, trovo una busta con dei salatini superstiti e iniziò a mangiucchiare gustando più lo scricchiolio che provocavano rompendosi tra i denti che il sapore, quasi neutro per lei, del sale. Avvicinandosi in cucina notò uno strano ordine che la portò a pensare di non aver trascorso molto tempo li e incuriosita cercò di trovare l'origine di ciò che era successo durante la notte, ma senza risultato. Più provava a ricordare e più dimenticava, come se le immagini ben definite nella sua mente fossero offuscate da una grande quantità di abbaglianti luci puntate su di lei.
Mary pensò che la cucina doveva per forza essere stata pulita da qualcuno, perché anche nel migliore dei casi non avrebbe mai avuto un cosi perfetto ordine senza dover passare molte grige ore nella stupida attività della pulizia. Ma improvvisamente notò qualcosa di cui non si era accorta prima. Qualcosa che nonostante fosse in mostra sotto i suoi occhi era passata inosservata come tutte le cose che Mary aveva sotto gli occhi. Un foglietto di carta spiccava al centro del tavolo nero che le ricordava una grossa balena. Sempre più insospettita si avvicinava al foglio per vedere cosa ci fosse scritto e un blu scuro si calò su tutta la casa. Quando lo prese per mano e iniziò a leggerlo, il contenuto la impressionò con una potenza inaudita:
 
 
"Sapevo che alla fine l'avresti fatto, spero solo che ora tu ci veda chiaro"
 
 
Ma la cosa che più impressionò Mary fu la macchia rossa in fondo al foglio. Non era una macchia rossa come quelle che vedeva quando era particolarmente vivace o incazzata. Era una vera e propria macchia di quello che sicuramente era sangue. Quel sangue Mary lo ricordava benissimo, e subito ricordò tutto ciò che era successo quella notte, e desiderò di non averlo mai ricordato. La paura, la rabbia, il senso di colpa la travolsero e sempre più terrorizzata indietreggiò da quella spaventosa lettera cercando di fuggire da quella che era la realtà. Cercò di fuggire dall'opprimente realtà che la stava soffocando ma dopo pochi passi inciampò su qualcosa di indefinito e cadde sbattendo la testa sul pavimento. Non scopri mai l'oggetto sul quale inciampò.
 
 
Mary si svegliò come se avesse dormito solo poche ore e si guardò intorno, con fare sorpreso. La familiare camera da letto era stata sostituita da una stanza sobria e completamente azzurra appartenente sicuramente ad un ospedale. Sicuramente doveva averla sognata molto, durante i suoi 11 anni di coma.
Mary ricordava tutto adesso, e quell'immenso terrore provato prima di svenire ritornò per un brevissimo momento, come per ricollegarsi alla vita precedente dopo una lunga pausa. Ma subito dopo svani, come una violenta tempesta d'estate sostituita dal sole. Al suo posto rimase un'infinita distesa bianca, un' immensa voragine di tranquillità che la circondò rassicurandola.
Mary sorrise leggermente e si leccò il dito: sapeva ancora di peperoncino.
  
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