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Autore: Writer96    30/05/2012    3 recensioni
Cade una goccia e si infrange sul naso di Elisa, mentre lei chiude gli occhi e sospira.
Si tira il cappuccio più su che può, calandolo sugli occhi che ormai sono il rimasuglio nero dell’antico trucco elaborato e comincia a camminare, guardando i suoi piedi che colpisco, aritmicamente, l’asfalto bagnato.
Una scarpa di tela incappa in una pozzanghera e il calzino della ragazza si inzuppa, facendole cadere delle goccioline d’acqua tra le dita dei piedi. [...]Ha sempre odiato la pioggia, lei. La odia perché è fredda e perché si infiltra ovunque, anche nel suo cuore danneggiato e nel suo cervello che lavora continuamente, infischiandosene della stanchezza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cade una goccia e si infrange sul naso di Elisa, mentre lei chiude gli occhi e sospira.
Si tira il cappuccio più su che può, calandolo sugli occhi che ormai sono il rimasuglio nero dell’antico trucco elaborato e comincia a camminare, guardando i suoi piedi che colpisco, aritmicamente, l’asfalto bagnato.
Una scarpa di tela incappa in una pozzanghera e il calzino della ragazza si inzuppa, facendole cadere delle goccioline d’acqua tra le dita dei piedi. Elisa sbuffa, ma continua a camminare, stringendo i denti e spostando il peso dello zaino da una spalla all’altra, cercando di non pensare a quanta acqua deve essere entrata anche lì, infiltrandosi tra le pagine dei libri e sciogliendo l’inchiostro.
Ha sempre odiato la pioggia, lei. La odia perché è fredda e perché si infiltra ovunque, anche nel suo cuore danneggiato e nel suo cervello che lavora continuamente, infischiandosene della stanchezza.
Una schiena appare davanti ai suoi occhi cerchiati di nero e lei sussulta, raddrizzando le spalle di colpo e sentendo un ennesimo strappo sulla schiena, mentre il peso dei due vocabolari le infierisce sui lombi.
Eccolo lì il suo cuore danneggiato. Eccolo che cammina, con lo zaino mollemente lasciato di lato e i capelli fradici che si muovono a ritmo della camminata strascicata. Eccolo lì che inciampa per due secondi e si raddrizza subito dopo, raccogliendo l’auricolare sfuggito dal suo orecchio.
E’ solo un cuore scheggiato, ma fa male e pulsa nel petto di Elisa, che si sente il respiro irregolare mentre allunga, involontariamente, il passo, in un disperato tentativo di raggiungerlo.

La sua mano si posa sul braccio del ragazzo e lui sobbalza, ma si gira e le sorride.
Alle ragazze normali, quel sorriso non fa nessun effetto.
Nessun colpo al cuore, nessuna incrinatura nella propria corazza accuratamente studiata.
Alle ragazze normali, quello sembra un banale ragazzo con una quantità di capelli che fa paura.
Ma ad Elisa quel sorriso fa ripensare a tutto ciò che vorrebbe fare ma che non ha mai fatto.
-Ehi, mi hai fatto paura, non ti avevo vista...- dice lui e lei si porta una mano tra i capelli, spostandoli da dietro l’orecchio e facendone emergere alcune ciocche dal cappuccio scuro. Si passa una mano sotto le palpebre e ride, mentre ritira un dito completamente nero.
-Troppo alto il volume delle cuffie, carissimo...- borbotta Elisa e tocca a lui ridere cercando di scusarsi.
Hanno un rapporto strano, loro.
Sono amici, ma la loro amicizia a volta sembra viaggiare su binari paralleli. A volte riescono ad ignorarsi bellamente e ad accontentarsi di semplici occhiate e sorrisi rubati, altre volte invece è un abbraccio quello che segue ogni loro parola.
-Chiedo perdono. Dovevo concentrarmi...- alza le mani, mentre un’altra falcata lo avvicina sempre di più a quella scuola grigia e asettica. Elisa, di rimando, accorcia il suo, costringendolo a fermarsi. Dovrebbe guardarlo negli occhi, e invece non lo fa, preferendo guardarsi la punta delle scarpe ancor più fradice di prima.
-Che succede, perché ti devi
concentrare?- domanda lei e lui alza le spalle, scrollando la testa e colpendo la sua faccia con tante goccioline, che la fanno ritirare con una smorfia di disappunto.
-Ho la finale di pallavolo...- sussurra e sembra scoraggiato. Abbassa la testa e sospira, prima di riprendere a parlare:- Non che ne abbia molta voglia. Se vinco, un buon voto a ginnastica non me lo toglie nessuno. Se perdo, meglio che non mi ripresento in classe...-
Elisa ride e gli posa una mano sul braccio, stringendolo e sentendo un calore adorabile che passa da una pelle all’altra. Vuole fare qualcosa, qualcosa di piccolo e semplice.
-Sei preoccupato?- chiede, dopo qualche istante. La scuola è sempre più vicina, sempre più incombente, sempre più
stretta.
-Abbastanza...- dice lui, di rimando. Lei si ferma, costringendo anche lui a fermarsi per guardarla negli occhi. Lei si avvicina e non sposta la mano dal suo braccio. Si sente stupida, si sente un po’ un’idiota, si sente fuori dal proprio corpo.
Ma lo fa comunque.
-Beh, allora, buona fortuna.- sussurra, prima di poggiare le labbra sulle sue.
Tre secondi di contatto effettivi, prima che lei si stacchi e corra via, lo zaino che non riesce neanche a rimbalzarle sulle spalle e che le colpisce la schiena con dolore.
Puntati sulla sua figura, gli occhi castani del ragazzo la seguono pieni di confusione e di stupore.


Il passo non basta ad avvicinarla al ragazzo. L’unica cosa che lei riesce a fare è inciampare, di nuovo, distraendosi dai suoi pensieri e vedendo la sua speranza di avere coraggio che si allontana, mentre la cuffia dell’iPod scivola di nuovo dal suo orecchio, depositandosi sulla felpa scura.
Elisa ricaccia una ciocca indietro, sotto al cappuccio e si passa un dito sotto l’occhio, ma il trucco colato è ormai come una seconda pelle e non si stacca.
Il ragazzo si avvicina al gruppetto dei suoi amici, battendo loro un cinque seguito da una risata. Elisa si avvicina ai suoi compagni di classe e si siede su uno dei loro motorini, buttando lo zaino davanti ai suoi piedi. Alle sue spalle, il ragazzo si è voltato e la osserva con attenzione, chiedendosi quando lei sia arrivata.
Ma Elisa non lo sa.
Sente solo il trucco che le cola ancora, i capelli bagnati sotto il cappuccio e gli spigoli duri dei vocabolari che le intaccano gli stinchi.
La pioggia le ha lavato via il coraggio e la determinazione, incidendole la pelle a fuoco e segnando una nuova crepa nel suo cuore. La pioggia che dovrebbe nascondere quella sensazione di solitudine non fa che acuirla, infiltrandosi in quel cuore martoriato senza darle speranze.
Elisa non lo sa, ma tra qualche ora smetterà di piovere e lei si ritroverà ad abbracciare il ragazzo, lo stesso di prima, dopo la sua vittoria, saltellando per la felicità e ridendo come due pazzi.
Non lo sa, ma tra qualche ora la solitudine sarà un ricordo sbiadito, rimasto sulla carta fotografica della sua mente e basta.
Non lo sa e non può saperlo.
Per questo si chiede, abbassando il cappuccio, perché la pioggia continui a scivolarle in faccia senza un verso preciso, limitandosi a distruggere quanto più possibile della sua mente e della sua pelle.







Writ's Corner
Scritta in un momento di disperazione/felicità nella mia testa, non rende quello che avrei voluto dire. Ma pazienza.
Un regalo a chi sogna cosa fare e si ritrova semplicemente bagnato.
Una speranza per chi ha notato come, alla fin fine, la pioggia dovrà finire.
   
 
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