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Autore: misslittlesun95    31/05/2012    3 recensioni
Elena è distrutta, la sua vita è "giunta al termine" quando anche il compagno Davide è morto.
E quando la tristezza diventa depressione si va in contro a qualcosa di tremendo.
Ma, forse, appena prima della fine qualcosa la può ancora salvare.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao Ragazzi :) Allora, eccomi con l'ennesima shot diventata poi una storia a capitoli (cosa che per questa va più che bene, visto come voglio finirla xD) penso di fare 4-5 capitoli più l'epilogo, e spero vi piaccia.
L'argomento iniziale è insolito, specialmente per il personaggio che tocca, ma la storia ha, ahimè, un suo perché.
Non so ancora come finirà, le idee sono due per ora (una che mi farà odiare e una che mi farà amare xD).
Il titolo è un gioco di parole su una canzone degli Zero Assoluto di nome Appena prima di partire.
La canzone non c'entra nulla col testo della storia, però se posso vi consiglio di ascoltarla, perché è bella.
Per il resto vi mando un bacio e spero vi piaccia!

;Sunny.
Ps: vale il solito discorso, tutto ciò che ho scritto è riferito ai personaggi e NON agli attori, a cui auguro tutto il bene possibile :)
Appena prima della fine.
I.
È strano, per un poliziotto, trovarsi in un ospedale per qualcosa di diverso dal lavoro.
Specialmente se si parla del reparto di psichiatria.
- Anna, hanno ricoverato Elena per un tentato suicidio. Non so cosa fare.- La voce di Luca le rimbombava ancora nella testa.
Elena? No, non era minimamente possibile. Elena era un modello di stabilità mentale, di forza. Lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ne era più che sicura.
- Sto cercando la stanza di Elena Argenti.- Disse Anna alla prima infermiera trovata nel reparto.
- La dodici.- Rispose quella. - Ma si trattenga poco, mi raccomando. La paziente ha bisogno di riposare.- Anna annuì. I medici prescrivevano riposo per tutto, dalle malattie serie del corpo a quelle serie della mente. Passando ovviamente anche per cose assolutamente stupide come lo stress da esami.
La stanza di Elena era occupata solo da lei, benché in realtà vi fossero quattro letti.
Il suo era in fondo, vicino alla finestra.
E proprio alla finestra e al mondo fuori di là era rivolto il suo sguardo. Pallida e sciupata com'era si capiva subito come mai fosse finita a tentare di uccidersi.
- Ele...- La voce di Anna non cercava di nascondere i suoi reali pensieri e il suo stato d'animo. Elena si girò sentendosi chiamare. Gli occhi erano di una tristezza che pareva ancora sconosciuta al mondo, e i capelli parevano meno curati, lasciati a loro stessi come il resto del corpo di quella che un tempo era stata l'ispettrice Argenti.
- Ohi... Anna... che... che ci fai qui?...- La domanda era scontata e la risposta ancora di più, lo sapevano entrambe. Ma nelle condizioni in cui era, Elena non era in grado di iniziare diversamente una conversazione.
- Sono qui per te... Luca mi ha detto che cosa è successo... ma... perché?- Anna si era avvicinata al letto, mentre parlava. Senza neanche chiedere aveva preso la sedia vicino al muro e l'aveva spostata accanto al letto dell'amica.
- Perché... è una domanda difficile, questa. Forse perché da quando il cuore di Davide ha smesso di battere mi pare che il mio funzioni a vuoto, o forse era così da prima. Non lo so, non voglio neanche sapere con esattezza quando ho iniziato a smettere di vivere. Volevo, probabilmente, dare un senso finale a questa non-vita. È inutile fingere di vivere solo perché i tuoi organi interni fanno ancora il loro lavoro decentemente.- Anna ascoltava. Anna ascoltava ma non capiva. Non capiva perché non conosceva la persona che stava parlando.
- Credevo che...- Azzardò a dire dopo che Elena aveva finito di parlare.
- Che cosa? Che fossi una persona forte? Che fossi in grado di trovare sempre un senso anche alle tragedie più immani? Che non avrei mai ceduto? Ma perché vi siete fatti tutti quest'idea di me? Perché l'idea che Elena Argenti potesse essere fragile non vi ha mai sfiorato?- Anna tacque. Si vedeva e come che Elena era fragile, ma di certo non fino a quel punto.
- Sai perché?- Chiese poi Elena stessa dopo poco, stanca di quel silenzio. Anna fece segno di no con la testa. - Perché io per prima pensavo queste cose. Perché avevo deciso che quello doveva essere il modo in cui il mondo mi doveva vedere, e piano piano io stessa sono diventata il mondo. Mi sono accorta di stare male un paio di mesi dopo la morte di mio fratello, ma non ho mai chiesto aiuto in nessun modo perché mi ero autoconvinta di non averne bisogno, perché le persone forti non hanno bisogno di aiuto. Invece ho sbagliato, e guarda dove mi ha portato il mio sbaglio...- Anna continuò a tacere.
Un timido sole si affacciò alla finestra della camera. Un raggio arrivò fino al letto e illuminò le mani di Elena, piccole e magre.
Troppo, magre.
- E prima di volerti ammazzare per quanto tempo hai smesso di mangiare, invece?- La domanda era uscita male ad Anna. Suonava come un rimprovero, ma di certo non si poteva rimproverare il dolore.
- Te l'ha detto il medico? Oppure è stato sempre Luca?- Anna fece segno di no con la testa, sembrava che quel giorno conoscesse solo quel gesto.
- Ma pensi non si noti? Sì, va bene, sei sempre stata magra. Ma magra che stavi bene, magra come tutte le donne vorrebbero essere. Ora invece si vede che bene non stai.- Bene non stai... le ultime parole che aveva detto fecero venire in mente ad Anna un pensiero terribile.
- Non è che... voglio dire...- Elena capì al volo, d'altronde quando vedeva qualcuno che amava non stare bene per qualche motivo anche lei aveva quel pensiero per primo.
- No, fisicamente sto bene. Tolta l'anoressia, dico. Non c'è nulla di organico che mi porti ad essere come sono. Ho fatto tutto da sola. -
- E adesso?-
- Adesso finirò in una qualche clinica dove qualcuno mi possa aiutare e forse anche riempire di farmaci. È così che finiscono quelli come me...- Disse senza mostrare sentimenti, come se quella cosa non la riguardasse in prima persona.
- Sono tua amica, potevi dirmelo.- Sussurrò Anna.
- E come facevo? Io me ne vergognavo, e tuttora mi vergogno di cosa è successo e di come è successo. Non sono cose di cui si parla facilmente. -
- Avevi paura di essere giudicata da me?- Domandò Anna. Elena annuì.
- Scusami...- Disse. Anna le prese una mano e l'accarezzò. Pensò di nuovo a quanto fosse strana vederla in ospedale per un motivo non riguardante il lavoro, pensò a come fosse difficile per Elena fare i conti davvero con quel suo essere debole che ora si presentava davanti a tutti.
- Ogni volta che ripenso a ciò che ho fatto mi chiedo perché l'ho fatto, ma anche perché non l'ho fatto prima. -
- Perché sapevi che era sbagliato, che loro non avrebbero voluto.-
- No. Perché sono una codarda, ecco perché.-
E quell'ultima frase, piena di troppa tristezza, fece piangere Anna.
   
 
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