Disclaimer: I personaggi
presenti in questa storia (scritta senza alcuno scopo di lucro) appartengono
alla Marvel. Non possiedo e non guadagno nulla da tutto questo, boohya! \o/
Timeline: Post-film.
Conteggio parole: 947
Note: Scritta con
il prompt: Loki/Thor; "Honest to God
I'll break your heart, tear you to pieces and rip you apart" dell’Avengers
prompt meme @ spandex-ita
Vi
ricordate quando dissi che volevo prendermi una pausa dall’angst? Ecco, a
quanto pare mentivo XD
So,
entro anche io ufficialmente nel fandom e… non penso di avere scuse per questa
cosa. E’ solo che questo è ormai il fandom che occupa la maggior parte del mio
tempo su internet da come minimo un due mesi e mezzo, ed è da questa estate che
voglio scriverci sopra ma ho sempre rimandato perché aspettavo di vedermi il
film o leggere i fumetti (no, essenzialmente quella che mi bloccava era ansia
da prestazione). Ma il film l’ho visto (tre volte al cinema, HELL YEAH) (all
those motherfucking feels, I never ask for them T____T *comincia a piangere*) e
ho finito le scuse, perché se non comincio non prenderò mai la mano \o\
Titolo
da Play Crack the Sky dei Brand New.
I need you like
water in my lungs.
Asgard
è immobile, uguale a se stessa ogni volta che lo sguardo di Thor la sfiora.
Una
mano sfiora appena la ringhiera di marmo chiaro e lui non riesce a fare a meno
di lanciare un’altra occhiata a ciò che rimane del Bifrost.
Fino
a poco tempo prima il tempo scorreva placido e tranquillo. I ricordi delle
giornate che aveva passato nel cortile
del palazzo quando non era che un bambino, allenandosi con il combattimento o
anche solo sdraiato sull’erba, lanciando di tanto in tanto occhiate a Loki,
troppo impegnato a leggere qualche libro per accorgersene, spesso diventano
sfuocati e si confondono tra di loro nella sua memoria.
Poi
gli eventi avevano cominciato a susseguirsi veloci e Thor aveva sentito
chiaramente il peso di ogni piccolo istante gravargli sulle spalle. I ricordi,
oltre che disordinati, ormai sembravano lontani mille vite.
I
suoi passi rimbombano pesantemente per la grande sala, riecheggiando contro le
colonne.
Le
guardie che suo padre aveva messo davanti alla stanza di Loki in attesa di
decidere quale fosse la punizione più
giusta per le sue azioni, alzano velocemente la testa quando lo riconoscono e
si scostano subito dalla porta. Non che avessero qualche l’autorità per
negargli di entrare nella stanza.
Loki
è seduto accanto alla sua scrivania; le dita sfiorano la pagina di un grosso
libro ed accanto ai suoi appunti c’è quello che sarebbe dovuto essere il suo
pranzo, e che è stato toccato a malapena.
Le
sue labbra si piegano leggermente e sui lineamenti del suo viso non c’è traccia
di alcuna sorpresa.
Thor
ne è abituato, nessuno in tutti i Nove Regni lo conosce quanto suo fratello.
La
speranza si fa di nuovo strada tra la stanchezza che si sente addosso, perché
Loki non ha mai dubitato che lo sarebbe venuto a trovare. Forse, pensa, forse se ora
avesse trovato le parole giuste per convincerlo, forse le cose sarebbero
tornate esattamente come avrebbero dovuto essere fin dall’inizio. Con Loki al suo fianco, che leggeva
sull’erba umida del giardino.
-Non
hai mangiato, fratello.- comincia lanciando uno sguardo al piatto, per poi
riportarlo sul suo viso giusto in tempo per vedere le sue labbra stringersi.
Nella mente di Thor si forma chiara quella frase senza alcun senso che Loki
aveva continuato a sputargli in faccia su Midgard ed è come ricevere un pugno
nello stomaco senza l’armatura.
Non sono tuo
fratello. Non lo sono mai stato.
Loki
rilassa la schiena contro la sedia ed è così tranquillo, come se non fosse
rinchiuso dietro quelle mura per aspettare una punizione che sarebbe arrivata a
breve; e Thor vorrebbe scuoterlo per le spalle, così che aprisse gli occhi e
vedesse cosa tutte le sue azioni hanno causato, dove li hanno portati. -Non avevo fame.- replica senza alzare lo sguardo dalle pagine
ingiallite. –Se vuoi puoi prenderlo tu.-
-Fratello…-
sussurra invece Thor, e vede i lineamenti del suo viso irrigidirsi e le sue
dita stringere forte la copertina in cuoio.
Non
ha importanza se Loki è convinto che quelle parole siano false, lui ci crede
abbastanza per entrambi.
-Fratello,-
ripete ancora nonostante non sappia come continuare la frase, solo per provare
ancora a fargli ricordare chi fosse davvero.
Ma
poi incontra gli occhi verdi di Loki e la sua voce gli suona fredda nelle
orecchie. –Per quale ragione sei venuto, Thor?-
Thor
non è mai stato bravo con le parole. In realtà non è mai stato davvero bravo in
nulla che non fosse il combattimento e, quando erano piccoli, Loki l’aveva
spesso preso in giro per questo. Ma ora la risposta esce chiara dalle sue
labbra.
Non poteva non venire,
questo è il suo posto.
-Era
ciò che dovevo fare.-
La
risata di Loki esce vuota dalla sua bocca. –Parli proprio come tuo padre.
Sarebbe molto fiero ora.-
-Nostro
padre non c’entra, non mi ha lui chiesto di venire qui.-
-Oh,
certo, lo so- sussurra Loki, il suo libro è ormai dimenticato accanto ai piatti
sporchi e il suo sorriso continua a non raggiungere gli occhi. -Lui ti conosce;
sa che non pensi mai prima di agire. Non sarebbe così stupido.-
E
Loki ha ragione, come al solito, perché l’ultima cosa di cui Thor si rende
conto che ormai è piegato in avanti, e le sue labbra sono lontane solo un
respiro da quelle di Loki.
Il
bacio è leggero e breve, Thor sente un sospiro uscire dalla sua bocca e, per un
istante, è di nuovo suo fratello, la
persona che gli copriva le spalle in battaglia e con cui aveva condiviso ogni
momento della sua vita da quando aveva memoria.
Loki
chiude gli occhi e, per essere il dio degli inganni, potrebbe fare molto meglio
di così perché Thor è sicuro di vederlo esitare, anche se solo per un attimo. Ma
non riesce a fidarsi di se stesso, troppe volte si era aggrappato a piccoli
gesti che in realtà non significavano nulla.
E
così aspetta.
Quando
Loki parla, la sua voce è bassa e non c’è alcun segno di quel sorriso arrogante
che non ha mai lasciato il suo viso da quando lo aveva rivisto su Midgard.
–Thor,
esci.- dice senza alzare lo sguardo dal pavimento chiaro. Lui esita un attimo,
cerca qualcosa con cui replicare ed infine annuisce, chiudendosi piano la porta
dietro le spalle.
Quando
lascia la stanza, sa che non è cambiato nulla.
Gli
occhi di Loki torneranno ad essere freddi e la rabbia che prova verso di lui sarà
ancora lì, la prossima che lo vedrà, a irrigidirgli la schiena e a spezzargli
con l’ostilità la voce ogni volta che Thor gli ricorderà ciò che erano stati.
Ma
Thor non è preoccupato perché ha tutta l’eternità per dimostrargli quanto si sbagli.
Sarebbe morto con quelle parole sulle labbra e la speranza che, finalmente, quella
sia la volta buona.