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Autore: Ayla_    01/06/2012    2 recensioni
Sono tornati.
Devono affrontare ancora una volta una minaccia che potrebbe distruggere New York e il mondo, oltre a loro.
Ce la faranno a scoprire chi é il nuovo, misterioso nemico prima che lui prenda loro?
---
Dal secondo capitolo:
“Sono nove quadri in tutto. Sette raffigurano noi, da soli o in più persone, con quest’ombra nera mentre…”
Matt tentennò un attimo, probabilmente per cercare le parole.
“Veniamo uccisi”
Finì Gabriel per lui.
"Si, mentre veniamo uccisi. (...)"
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Claire Bennet, Peter Petrelli
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Si crede che per essere coraggiosi non bisogna provare paura verso niente e nessuno.
In realtà cosa significa veramente “coraggio” e “essere coraggiosi”?
Significa non aver nessun timore, nessun campanello di allarme per quando ti avvicini al limite della vita e andare verso il pericolo correndo? Significa dover dimostrare a qualcuno ciò che si riesce a fare?
Oppure significa riuscire a capire quando il pericolo è troppo, riuscire a ingoiare l’orgoglio e tornare indietro di un passo, quindi fidarsi delle intuizioni istintive che abbiamo? Significa non dover dimostrare niente costretti dalla paura o dall’ambizione?
Spesso i “coraggiosi” che si buttano verso il pericolo senza pensare sono chiamati eroi.
Ma gli eroi non sono anche quelle persone che riescono a superare gli ostacoli della vita e rimanere vivi nonostante non siano speciali?
Non sono eroi solo le persone con dei poteri fuori dal comune. Esistono eroi che senza poteri riescono a vivere la loro vita seguendo le loro intuizioni e i loro voleri, in pace o no.
Un vero eroe non é quello che sa sempre cosa fare, ma quello che a volte fa degli errori,  che cerca in tutti i modi di seguire ciò che pensa sia giusto."
 


Peter era solo, in casa. Angela era uscita per andare a fare chissà cosa come al suo solito, mentre Nathan era ancora al lavoro.
Lui era rimasto a casa anche perché se no non avrebbe saputo dove andare o cosa fare, era da più di un mese che non usciva se non in giardino.
Prese una birra dal frigo, poi si diresse verso il salotto mentre pensava agli ultimi caotici avvenimenti, successi poco meno di tre mesi fa.
I segreti esistevano ancora, dopo il futuro che aveva visto non poteva permettere di rischiare di nuovo tutto rivelando al mondo la loro esistenza. Probabilmente il futuro che avevano cercato di cambiare sarebbe tornato ad essere.
Era nata una nuova Impresa, che stava andando a gonfie vele, diretta da Mohinder, Maja e Noah.
Erano una combinazione molto buona che si equilibrava molto bene. Mohinder badava più alle ricerche scientifiche, era testardo e ambizioso. Noah invece si occupava di reclutare nuovi Agenti e di catturare le persone pericolose, come al solito il suo comportamento era imperscrutabile. Maja si occupava di stare attenta alle questioni etiche e di tenere a bada un po’ il carattere di Mohinder, cosa nella quale riusciva praticamente solo lei.
Almeno adesso non avrebbero più catturato persone innocenti per gli esperimenti e per la paura di ciò che sapevano fare, di questo era sicuro.
Peter si sedette sul divano, osservando fuori dalla finestra la vita scorrere serena per le vie della città di New York. Erano due settimane che non usciva di casa; lui, Matt, Hiro e tutti gli altri lo avevano deciso per la loro sicurezza. Matt aveva giustamente osservato che i vecchi Agenti fanatici della passata Impresa avrebbero potuto cercare di catturarli e di ucciderli. Ma ora forse le acque si erano calmate abbastanza. Forse poteva andare a trovare qualcuno. Avevano deciso di mantenersi tutti vicini, al massimo a un’ora di macchina, per poter intervenire al più presto in casi d’emergenza. Si erano contattati spesso fra tutti, per telefono o via internet, ma comunque gli mancavano molto tutti. Soprattutto Claire. Peter non la vedeva da più di due mesi, ma l’aveva sentita una o due volte e sapeva che si era trasferita in una casa non lontana dal suo appartamento. Quelle telefonate gli avevano fatto più male che bene, perché la voglia di rivederla era aumentata moltissimo.

–Dopotutto è normale per uno zio voler vedere sua nipote, giusto?-

Il pensiero si era formulato quasi da solo nella sua mente, lasciando un retrogusto amaro. Non era solo una nipote per lui, sarebbe stato mille volte meglio che non lo fosse mai stata.

-Forse è meglio starle lontano per un po’, almeno finché non mi passerà-

Pensò.
Appoggiò la birra sul tavolino di vetro antistante il divano e sempre pensando si sdraiò. Stava per addormentarsi quando sentì il telefono squillare. Incuriosito alzò la cornetta.

“Pronto,  Peter Petrelli.”

“Ciao Peter, sono Matt.”

“Ehi Matt. Come va?”

“Per ora bene. Senti, puoi venire a casa mia e di Dafne? È urgente. Puoi passare anche a prendere Claire? Abita sulla strada per venire qui, giusto?”

Il suo tono era nervoso, preoccupato, e questo allarmò un po’ Peter. Aggrottò le sopracciglia, come faceva sempre quando era pensieroso e rispose.

“Si certo, nessun problema. A dopo”

“Grazie. A dopo”

Peter aveva sospirato appena sentito quel nome. Forse il destino era più crudele di quanto volesse pensare. Si mise la giacca e andò verso l’uscita. Prese le chiavi, uscì e chiuse la porta; andò di fretta in macchina, l’accese e uscì dal vialetto. Per non pensare troppo da chi stava andando o perché Parkman li volesse vedere così urgentemente accese la radio, ma non servì. Quando si fermò, davanti al giardino di Claire decise che avrebbe ignorato la cosa. Si sarebbe comportato come amico e – fece una smorfia- zio.
Suonò il campanello, e venne ad aprirgli un ragazzo biondo, alto un po’ meno di lui, con dei profondi occhi azzurri. Doveva essere Layl, il fratello di Claire.

“Serve qualcosa?”

“A dire il vero no. Claire è in casa?”

“Si, perché?”

“Lyle, chi è?”

La voce della madre di Claire arrivò da dentro la casa, mentre si avvicinava alla porta.

“Oh, ciao Peter! Entra pure. Immagino tu sia venuto per parlare con Claire. Lyle, potresti gentilmente andare da tua sorella e chiederle di scendere? Grazie mille.”

Mentre Lyle saliva la scala che portava alle camere … lo fece accomodare sul divano.

“Se non le dispiace avrei bisogno di Claire per qualche ora credo.”

“Ma no, non mi dispiace, lei è grande ormai e può fare quasi quello che vuole”

Rispose lei con un sorriso. Il carattere Claire doveva averlo preso da lei, Peter lo vedeva benissimo; almeno, da quello che gli avevano raccontato di lei. Intanto Lyle stava scendendo di corsa le scale con Claire dietro, apparentemente arrabbiata con il fratello.

“Lyle! Prega che sia realmente una cosa importante e non un altro scherzo, perché se no…”

Si bloccò. Aveva visto Peter seduto in salotto, che la guardava con un sorriso sul viso. Non riusciva a crederci! Un sorriso le illuminò il volto, e si affrettò verso di lui, che si alzò in piedi. Si abbracciarono velocemente, poi lui le disse:

“Pronta per uscire?”

“Cosa…dove andiamo?”

“Ti spiego dopo, adesso prendi la giacca che dobbiamo andare.”

“Va bene.”

Prese una giacca dall’appendiabiti e seguì Peter verso la macchina. Entrarono e lui le spiegò della chiamata urgente di Matt.




Ecco qui il primo capitolo! Spero che vada bene, ditemelo se no!
Questo vorrebbe essere come un fantomatico episodio della serie, ma non ha un tempo preciso.
Dovrebbe essere collocato prima del 5° volume, circa a metà del 4° volume.
Cosa succederà?
Lo scoprirete nel prossimo episodio.
*Ok, mi sento stupida*
Al prossimo episodio!
Ayla_

  
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