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Autore: youmoveme    01/06/2012    8 recensioni
Stretto nell'abbraccio di Sebastian e con il suo respiro sul collo bagnato, Thad pensò di aver finalmente raggiunto il paradiso. E scivolò in un sonno profondo e senza incubi.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kissing under rain.

Sebastian socchiuse prima un occhio, poi l'altro.

Anche nella penombra della stanza, illuminata solo dal lampione poco distanza, la luce era troppo forte. Da quando il preside lo aveva messo in stanza con Thad perché aveva spinto il suo precendente coinquilino prima all'esaurimento nervoso, poi al trasferiemento, ogni tanto gli capitava di svegliarsi nel mezzo della notte.

Colpa dell'attitudine di Thad di lasciare le tende della finestra spalancate, o magari quella al bruxismo. Quante volte Sebastian si era offerto di comprargli una di quelle diavolerie che di solito si usano, o, quantomeno, di tenergli le magnifiche labbra impegnate in qualche altre attività, ma Thad rifiutava ogni sua proposta con aria sdegnata da finto santarellino. "Non sai quello che ti perdi, credimi" gli aveva ripetuto più volte Seb, ma ad un certo punto aveva smesso: non voleva passare per uno che mendica affetto, cosa che non era, e non sarebbe stato mai, soprattutto di affetti di Thad. Di solito in questi casi Thad si chiudeva nel suo mutismo, non capendo che per Sebastian era solo un'occasione speciale di riposarsi le orecchie dal continuo chiacchierare del compagno.

La sveglia segnava le 3.58 am. Non c'era verso di recuperare una nottata di sonno. Ora doveva ingegnarsi e trovare qualcosa di divertente da fare.

Fece volare lo sguardo sui cinque, e dico cinque!, burri di cacao che Thad teneva sul comodino. Se questa non era una cosa omosessuale allora lui era un unicorno che cagava arcobaleni e marshmallows. E non era la cosa peggiore; il loro bagno condiviso strabordava di prodotti da donna. Una volta si era azzardato ad usare il shampoo di Thad perché aveva dimenticato il suo nella stanza e, quando era uscito dalla doccia, il compagno lo aveva riconosciuto dall'odore e aveva scazzato per circa un'ora sulla proprietà privata, sul fatto che non stavano nella Russia comunista e altre cose insensate del genere.

La lucina intermittente dell'allarme anti-incendio si accendeva a tratti, mandando bagliori rossi che si espandeva per tutto il soffitto candido.

Sebastian si levò la coperta da dosso, lanciandola malamente sulla sedia vicino al letto. Osservò il suo corpo perfetto con una occhiata orgogliosa; nessuno, uomo o donna, poteva resistergli... tranne uno solo, ovviamente l'unico che avesse mai desiderato.

"Se qualcosa che può andare storta, lo farà" aveva detto Murphy, e Sebastian non poteva non essere d'accordo.

Tutto in lui era così maledettamente attraente, anche le sue assurde manie. Il modo in cui respirava mentre dormiva, quello con cui sorrideva mentre scherzava con gli altri Warblers; la faccia assorta mentre tentava di decifrare il compito di matematica, quella soddisfatta quando aveva ricevuto il suo primo (e unico) assolo, per gentile concessione di Sebastian, ovviamente, ma nessuno aveva ritenuto necessario informarlo. Non c'è nulla di peggio che l'onore offeso per un uomo. Il suo profumo, l'odore del suo shampoo che, per dirla tutta, aveva usato solo per la sensazione di aver dormito con il suo proprietario, e il modo con cui il sole giocava con i suoi capelli. Basta, la lista sarebbe stata praticamanente infinita e Sebastian non voleva sbattersi in faccia tutte le cose meravigliose che non avrebbe mai ottenuto.
Si sollevò dal materasso, puntellandosi con le braccia mentre le gambe penzolavano inerti dalla sponda del letto. Concesse un'ultima occhiata a quell'essere umano così innavicinabile che riposava a pochi metri da lui, poi si aprì il casssetto del comodino, rovistando dentro per trovare un accendino. Quando finalmente lo trovò, si accese una sigaretta. Di solito, quando Thad era sveglio, lo obbligava a stare relegato nel minuscolo balconcino per non appestare la stanza, ma quando era addormentato o ubriaco, cosa che accadeva circa due volte l'anno, evitava volentieri. Certo, questo non gli risparmiava le occhiata di disapprovazione la mattina dopo, ma almeno non rischiava una polmonite, anche se, a quanto diceva Thad, il cancro ai polmoni non glielo avrebbe levato nessuno.

Aveva appena fatto il primo tiro che la lucetta dell'allarme anti-incendio inizò a lampeggiare in maniera allarmante; dopo neanche dieci secondi era esploso nella Dalton un boato.

Quel maledetto allarme stava suonando ad un volume sovrumano. Fra poco tutta la scuola sarebbe accorsa nella loro stanza, pronta a scoprire il motivo di tanto trambusto, aprì quindi la finestra e con un movimento fluido lanciò l'"arma del delitto" fuori, nella notte.

Mentre richiudeva le finestre, sentì dietro a sè un rumore, quando si girò si trovò la faccia assonnata di Thad davanti agli occhi.
"Sebastian, cosa sta succedendo?"
"L'allarme anti-incendio ha suonato."
"Sigarette?"
Coma faceva ad intuire sempre tutto, quel ragazzo? "Ehm, no."
"Certo."
"Giuro."
"Ma allora è davvero un incendio?"
"Per quello che ne so io" ma uno strano rumore li interruppe. Era come uno strano rumore di acqua che scorreva sopra di loro.
"Cos'è questo rumore?"
"Boh" rispose Sebastaian, alzando le spalle.
"Magari siamo davvero in pericolo" sussurrò con voce agitata. Thad si stava facendo prendere la panico. Ma quando sopra di loro iniziò a piovere, uscì davvero fuori di testa.
"Sebastian, cosa sta succedendo?"
"E' l'allarme anti-incendio"
"Piove, stiamo dentro una stanza"
"Thad, che cazzo stai dicendo? E' per arginare il pericolo delle fiamme." sbottò Sebastian.
Thad si rannicchiò sul letto, nell'angolo più vicino alla finestra, e iniziò a dondolare come in trance. Seb lo guardava turbato, mentre si inzuppavano entrambi sotto quella pioggia artificiale.
"Thad, tutto bene?"
"Fuoco, fuoco, fuoco e fiamme" ripeteva. Sebastian aveva sempre pensato che l'amico fosse matto, ma non in questa maniera inquientante. Questo era troppo.

Sebastian gli si avvicinò, cingendogli le spalle con le braccia, nel tentativo disperato di confortarlo, ma l'altro continuava a dondolare in maniera ossessiva. Optò quindi per qualcosa di più drastico: si piazzò di fronte a lui e gli posò le mani sulle tempie, trattenendolo con delicatezza.
"Diane, devo salvare Diane" le sue labbra continuavano a formulare parole confuse.
Chi era Diane? e perché era così importante per lui che in un momento di tale terrore si ritrovava a sussurrare il suo nome come in una preghiera? E gli tornò in mente una conversazione che aveva sentito di sfuggita uno dei suoi primi giorni alla Dalton. Erano il preside e la professoressa Lewis che stavano parlando di uno studente.
"Sì, signore preside la commemorazione è domani e il signor Harwood ha appena compilato il modulo per regolarizzare l'uscita dall'accademia."
"E' convinta che gli farà bene?"
"Sinceramente? no. Ma è stato irremovibile."
"E' passato solo qualche mese. Non è prondo per affrontare questo."
"Tutta la sua famiglia morta in quell'incendio. Un vero miracolo che lui sia rimasto illeso."
"Ha ragione, professoressa. E le chiederei di essere più flessibile con lui. Sa, una perdita del genre può essere devastanta, soprattutto quella della gemella, Diane."
"Una ragazza adorabile. L'anno prossimo sarebbe entrata alla St. Mary Adams."
"Una tragedia,"

Ecco chi era quella fantomatica Diane verso la quale Sebastian aveva avuto un violento attacco di gelosia assassina, almeno prima di scoprire che era già morta.
"Diane è al sicuro." non aveva la minima idea di cosa stesse facendo, sperava solo che fosse la cosa giusta.
"Al sicuro?" mormorò Thad con occhi grandi e imploranti.
"In un luogo dove nessuno le può fare del male" sussurrò di rimando Sebastian, nascnondendo lo sguardo triste. A quelle parole Thad si afflosciò letteralmente fra le sue braccia, come svuotato da tutte le energie.
"Thad, va tutto bene?"
Nessuna risposta.
Una volta Sebastian aveva sentito dire che il dolore che uno prova non è niente, rispetto a vedere lo stesso tormento riflesso nel volto di chi ami, ma non aveva capito davvero il significato di quelle parole, almeno non fino a quel momento.
In preda ad un'urgenza disperata sollevò con delicatezza il volto del compagno, evitando i movimento bruschi. Poi lo baciò, in maniera molto semplice e diretta, mentre con l'unica mano libera gli carezzava i capelli dietro la nuca.
Thad non reagiva, sembrava di baciare un cadavere, non che Sebastian avesse mai baciato un cadavere, chiaro, ma l'impressione era proprio questa. Poi qualcosa scattò dentro di lui.

Thad spalancò gli occhi, sopreso, e quasi spaventato da qual contatto. Poi si perse in quegli occhi verde intenso e abbandonò oni timore, ricambiando quel bacio a lungo desiderato.

"Seb, sto soffocando."
"Scusami, davvero, non volevo" balbettò l'altro, allontanandosi subtio dall'amico.
"Non è colpa tua, ovviamente. E' l'acqua!" borbottò Thad lanciando un'occhiata scontenta alle pioggia che continuava a cadare sopra alle loro teste.
"Sono bagnato dalla testa ai piedi e, dato che dimentichi sempre la finestra aperta rischiamo una polmonite fulminante." si lamentò Sebastian
"Non è colpa mia."
"Sì, certo, come no!" replicò l'altro, togliendosi la maglietta che aveva addosso per strizzarla e rimandendo in boxer. C'eravamo, ora Sebastian si sarebbe giocato il tutto per tutto. "Potrei avere un'idea alternativa alla morte sicura."
"Sono aperto ad ogni proposta"
Ok, ora aveva solo bisogno di un modo per dirlo. E in questo non era affatto bravo.
"Ehm, come dire..." poi optò per i fatti, non era troppo bravo con le parole.
Posò la testa sul cuscino di Thad, allargando le braccia per accoglierlo. Dopo neanche cinque minuti erano addormentati. Stretto nell'abbraccio di Sebastian e con il suo respiro sul collo bagnato, Thad pensò di aver finalmente raggiunto il paradiso. E scivolò in un sonno profondo e senza incubi.

  
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