Kissing
under rain.
Sebastian socchiuse
prima un occhio, poi l'altro.
Anche nella penombra della stanza, illuminata solo dal lampione poco distanza, la luce era troppo forte. Da quando il preside lo aveva messo in stanza con Thad perché aveva spinto il suo precendente coinquilino prima all'esaurimento nervoso, poi al trasferiemento, ogni tanto gli capitava di svegliarsi nel mezzo della notte.
Colpa dell'attitudine di Thad di lasciare le tende della finestra spalancate, o magari quella al bruxismo. Quante volte Sebastian si era offerto di comprargli una di quelle diavolerie che di solito si usano, o, quantomeno, di tenergli le magnifiche labbra impegnate in qualche altre attività, ma Thad rifiutava ogni sua proposta con aria sdegnata da finto santarellino. "Non sai quello che ti perdi, credimi" gli aveva ripetuto più volte Seb, ma ad un certo punto aveva smesso: non voleva passare per uno che mendica affetto, cosa che non era, e non sarebbe stato mai, soprattutto di affetti di Thad. Di solito in questi casi Thad si chiudeva nel suo mutismo, non capendo che per Sebastian era solo un'occasione speciale di riposarsi le orecchie dal continuo chiacchierare del compagno.
La sveglia segnava le 3.58 am. Non c'era verso di recuperare una nottata di sonno. Ora doveva ingegnarsi e trovare qualcosa di divertente da fare.
Fece volare lo sguardo sui cinque, e dico cinque!, burri di cacao che Thad teneva sul comodino. Se questa non era una cosa omosessuale allora lui era un unicorno che cagava arcobaleni e marshmallows. E non era la cosa peggiore; il loro bagno condiviso strabordava di prodotti da donna. Una volta si era azzardato ad usare il shampoo di Thad perché aveva dimenticato il suo nella stanza e, quando era uscito dalla doccia, il compagno lo aveva riconosciuto dall'odore e aveva scazzato per circa un'ora sulla proprietà privata, sul fatto che non stavano nella Russia comunista e altre cose insensate del genere.
La lucina intermittente dell'allarme anti-incendio si accendeva a tratti, mandando bagliori rossi che si espandeva per tutto il soffitto candido.
Sebastian si levò la coperta da dosso, lanciandola malamente sulla sedia vicino al letto. Osservò il suo corpo perfetto con una occhiata orgogliosa; nessuno, uomo o donna, poteva resistergli... tranne uno solo, ovviamente l'unico che avesse mai desiderato.
"Se qualcosa che può andare storta, lo farà" aveva detto Murphy, e Sebastian non poteva non essere d'accordo.
Tutto
in lui era così maledettamente attraente, anche le sue
assurde
manie. Il modo in cui respirava mentre dormiva, quello con cui
sorrideva mentre scherzava con gli altri Warblers; la faccia assorta
mentre tentava di decifrare il compito di matematica, quella
soddisfatta quando aveva ricevuto il suo primo (e unico) assolo, per
gentile concessione di Sebastian, ovviamente, ma nessuno aveva
ritenuto necessario informarlo. Non c'è nulla di peggio che
l'onore
offeso per un uomo. Il suo profumo, l'odore del suo shampoo che, per
dirla tutta, aveva usato solo per la sensazione di aver dormito con
il suo proprietario, e il modo con cui il sole giocava con i suoi
capelli. Basta, la lista sarebbe stata praticamanente infinita e
Sebastian non voleva sbattersi in faccia tutte le cose meravigliose
che non avrebbe mai ottenuto.
Si sollevò dal materasso,
puntellandosi con le braccia mentre le gambe penzolavano inerti dalla
sponda del letto. Concesse un'ultima occhiata a quell'essere umano
così innavicinabile che riposava a pochi metri da lui, poi
si aprì
il casssetto del comodino, rovistando dentro per trovare un
accendino. Quando finalmente lo trovò, si accese una
sigaretta. Di
solito, quando Thad era sveglio, lo obbligava a stare relegato nel
minuscolo balconcino per non appestare la stanza, ma quando era
addormentato o ubriaco, cosa che accadeva circa due volte l'anno,
evitava volentieri. Certo, questo non gli risparmiava le occhiata di
disapprovazione la mattina dopo, ma almeno non rischiava una
polmonite, anche se, a quanto diceva Thad, il cancro ai polmoni non
glielo avrebbe levato nessuno.
Aveva appena fatto il primo tiro che la lucetta dell'allarme anti-incendio inizò a lampeggiare in maniera allarmante; dopo neanche dieci secondi era esploso nella Dalton un boato.
Quel maledetto allarme stava suonando ad un volume sovrumano. Fra poco tutta la scuola sarebbe accorsa nella loro stanza, pronta a scoprire il motivo di tanto trambusto, aprì quindi la finestra e con un movimento fluido lanciò l'"arma del delitto" fuori, nella notte.
Mentre
richiudeva le finestre, sentì dietro a sè un
rumore, quando si girò
si trovò la faccia assonnata di Thad davanti agli occhi.
"Sebastian,
cosa sta succedendo?"
"L'allarme anti-incendio ha
suonato."
"Sigarette?"
Coma faceva ad intuire
sempre tutto, quel ragazzo? "Ehm, no."
"Certo."
"Giuro."
"Ma
allora è davvero un incendio?"
"Per
quello che ne so io" ma uno strano rumore li interruppe. Era
come uno strano rumore di acqua che scorreva sopra di loro.
"Cos'è
questo rumore?"
"Boh" rispose Sebastaian, alzando
le spalle.
"Magari
siamo davvero in pericolo" sussurrò con voce agitata. Thad
si
stava facendo prendere la panico. Ma quando sopra di loro
iniziò a
piovere, uscì davvero fuori di testa.
"Sebastian, cosa sta
succedendo?"
"E' l'allarme anti-incendio"
"Piove,
stiamo dentro una stanza"
"Thad, che cazzo stai dicendo?
E' per arginare il pericolo delle fiamme." sbottò
Sebastian.
Thad si rannicchiò sul letto, nell'angolo più
vicino
alla finestra, e iniziò a dondolare come in trance. Seb lo
guardava
turbato, mentre si inzuppavano entrambi sotto quella pioggia
artificiale.
"Thad, tutto bene?"
"Fuoco, fuoco,
fuoco e fiamme" ripeteva. Sebastian aveva sempre pensato che
l'amico fosse matto, ma non in questa maniera inquientante. Questo
era troppo.
Sebastian
gli si avvicinò, cingendogli le spalle con le braccia, nel
tentativo
disperato di confortarlo, ma l'altro continuava a dondolare in
maniera ossessiva. Optò quindi per qualcosa di
più drastico: si
piazzò di fronte a lui e gli posò le mani sulle
tempie,
trattenendolo con delicatezza.
"Diane, devo salvare Diane"
le sue labbra continuavano a formulare parole confuse.
Chi era
Diane? e perché era così importante per lui che
in un momento di
tale terrore si ritrovava a sussurrare il suo nome come in una
preghiera? E gli tornò in mente una conversazione che aveva
sentito
di sfuggita uno dei suoi primi giorni alla Dalton. Erano il preside e
la professoressa Lewis che stavano parlando di uno studente.
"Sì,
signore preside la commemorazione è domani e il signor
Harwood ha
appena compilato il modulo per regolarizzare l'uscita
dall'accademia."
"E' convinta che gli farà
bene?"
"Sinceramente? no. Ma è stato irremovibile."
"E'
passato solo qualche mese. Non è prondo per affrontare
questo."
"Tutta la sua famiglia morta in quell'incendio.
Un vero miracolo che lui sia rimasto illeso."
"Ha
ragione, professoressa. E le chiederei di essere più
flessibile con
lui. Sa, una perdita del genre può essere devastanta,
soprattutto
quella della gemella, Diane."
"Una ragazza adorabile.
L'anno prossimo sarebbe entrata alla St. Mary Adams."
"Una
tragedia,"
Ecco
chi era quella fantomatica Diane verso la quale Sebastian aveva avuto
un violento attacco di gelosia assassina, almeno prima di scoprire
che era già morta.
"Diane
è al sicuro." non aveva la minima idea di cosa stesse
facendo,
sperava solo che fosse la cosa giusta.
"Al
sicuro?" mormorò Thad con occhi grandi e imploranti.
"In
un luogo dove nessuno le può fare del male"
sussurrò di
rimando Sebastian, nascnondendo lo sguardo triste. A quelle parole
Thad si afflosciò letteralmente fra le sue braccia, come
svuotato da
tutte le energie.
"Thad, va tutto bene?"
Nessuna
risposta.
Una volta Sebastian aveva sentito dire che il dolore
che uno prova non è niente, rispetto a vedere lo stesso
tormento
riflesso nel volto di chi ami, ma non aveva capito davvero il
significato di quelle parole, almeno non fino a quel momento.
In
preda ad un'urgenza disperata sollevò con delicatezza il
volto del
compagno, evitando i movimento bruschi. Poi lo baciò, in
maniera
molto semplice e diretta, mentre con l'unica mano libera gli
carezzava i capelli dietro la nuca.
Thad non reagiva, sembrava di
baciare un cadavere, non che Sebastian avesse mai baciato un
cadavere, chiaro, ma l'impressione era proprio questa. Poi qualcosa
scattò dentro di lui.
Thad spalancò gli occhi, sopreso, e quasi spaventato da qual contatto. Poi si perse in quegli occhi verde intenso e abbandonò oni timore, ricambiando quel bacio a lungo desiderato.
"Seb,
sto soffocando."
"Scusami, davvero, non volevo"
balbettò l'altro, allontanandosi subtio dall'amico.
"Non è
colpa tua, ovviamente. E' l'acqua!" borbottò Thad lanciando
un'occhiata scontenta alle pioggia che continuava a cadare sopra alle
loro teste.
"Sono bagnato dalla testa ai piedi e, dato che
dimentichi sempre la finestra aperta rischiamo una
polmonite
fulminante." si lamentò Sebastian
"Non è colpa
mia."
"Sì, certo, come no!" replicò l'altro,
togliendosi la maglietta che aveva addosso per strizzarla e
rimandendo in boxer. C'eravamo, ora Sebastian si sarebbe giocato il
tutto per tutto. "Potrei avere un'idea alternativa alla morte
sicura."
"Sono aperto ad ogni proposta"
Ok, ora
aveva solo bisogno di un modo per dirlo. E in questo non era affatto
bravo.
"Ehm, come dire..." poi optò per i fatti, non
era troppo bravo con le parole.
Posò la testa sul cuscino di
Thad, allargando le braccia per accoglierlo. Dopo neanche cinque
minuti erano addormentati. Stretto nell'abbraccio di Sebastian e con
il suo respiro sul collo bagnato, Thad pensò di aver
finalmente
raggiunto il paradiso. E scivolò in un sonno profondo e
senza
incubi.