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Autore: Carla Volturi    02/06/2012    2 recensioni
Protagonista di questa shot è una giovane pittrice, che si innamora perdutamente di Azzurra, nome di fantasia dato dalla stessa protagonista (nonchè voce narrante) alla sua fidanzata, conosciuta al parco pubblico.
La shot qui presente partecipa al contest di MissNanna "Romantic Contest- Destini: Storia di un grande amore".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Buon fine settimana a tutti. Vi lascio la shot che ho scritto per poter partecipare al contest  "Romantic Contest- Destini: Storia di un grande Amore" di MissNanna. Mi è stato affidato il pacchetto Giardinetti, che prevede due punti da seguire: scrivere l'amore tra due giovani ragazze, incontratesi appunto ai giardinetti pubblici; ambientare il tutto nell'anno 1999.

Piccola introduzione: la protagonista della shot (nonchè voce narrante) è una pittrice, che si innamora perdutamente di Azzurra, nome di fantasia dato dalla stessa protagonista alla sua fidanzata, conosciuta al parco pubblico della sua città.
La decisione di non dare un nome alla protagonista non è casuale: indipendentemente dalle nostre tendenze sessuali, possiamo immedesimarci in chi soffre e scrive d'amore. Siamo un pò tutti come la giovane protagonista di questa shot: voci narranti del nostro cuore!

Grazie mille a tutti, 
baci da Carla.





Sono sempre stata così, molto silenziosa ma grande osservatrice. Ogni luogo una scoperta, ogni dettaglio una profonda ricchezza. Niente gente, quella poco mi interessa, preferisco lasciarla a chi ha il coraggio di guardare altrui negli occhi, magari rendendosi conto della sua innata cattiveria. Visione pessimista del genere umano? Forse! Forse sì, forse no, dipende da ciò che s'intende con pessimismo. 

Ho sempre adorato andare ai giardinetti pubblici del mio piccolo paese. Sapete sono una pittrice o meglio mi diletto in tal senso, dunque necessito di scenari naturali, veri e concreti da analizzare in religiosa pace, smembrandone ogni singolo particolare. Negli ultimi mesi mi son fossilizzata sui fiori...rose, margherite, tulipani non fa alcuna differenza, pur sempre fiori sono. Ma le camelie bianche, no quelle non le preferisco. Decisamente non le preferisco!
1999, anno del giudizio universale. Bel giudizio se pensate che tra non molto scatterà il nuovo anno e addio profezie di chissà quale popolazione morta e sepolta o grande stregone di tremila anni luce fa.
Non sono mai stata superstiziosa, molto spesso asserisco che non ho tempo per queste cose da intelligenza zero.  Ed allo stesso tempo non ho mai creduto nel famoso destino: durante la mia pur breve esistenza non ho mai ricevuto nulla dal fato. Nulla mai di inaspettato, fin quando un giorno mi son dovuta ricredere. Il giorno in cui le camelie mi hanno portata da lei, Azzurra, un nome di fantasia, dovuto al colore della piccola pietra del suo orecchino, ben fisso al lobo dell’orecchio destro. Magliettina bianca abbastanza larga da lasciar scoperte le sue spalle esili. Occhi vispi, apparentemente sinceri e limpidi.
Camminava chissà per quale barbaro motivo sulle punte dei piedi, con braccia sollevate e mani a palmi aperti. L'osservai stupefatta, perfetto soggetto per un mio quadro. Mille volti in quei giardinetti, ma Azzurra valeva di piu', un involucro di emozioni e sensazioni che lei aveva ma che io provavo.
Azzurra così decisa e bella, non rispettava molto la natura, strappava una camelia dal prato e la portava tra i capelli.
 

"I capelli son troppo neri..." 


Già… i capelli neri, che luccicavano con quel fiore così bianco e puro. 
Io, che non avevo mai creduto all'amore, mi recai per due settimane di seguito in quel posto, che non sapeva piu' di pittura fresca e soggetti da immortalare per sempre. Il profumo di Azzurra era così vivo e forte, che il mio cuore scoppiava come un palla sotto pressione. Baci fugaci ed intensi, intensi caratteri così differenti: io, ricca dei miei silenzi; lei, piena delle sue risate, dei suoi scherzi. Noi, le mani che si incrociavano e pelle che si cercava, perchè infondo siamo tutti esseri fatti di carne ed ossa. L’amore per e con Azzurra visto dapprima come sfogo primitivo, poi come consapevolezza dei miei sentimenti rivolti ad un mio simile così diverso.
Ma le mani incrociate, sapete, sono visibili a tutti ed Azzurra questo lo sapeva perfettamente. Perchè nonostante fosse lei la piu' forte, dinanzi la prima difficoltà si dimostrò la piu' debole, la codardia fatta persona.


"Vorrei mostrarmi...vorrei che ci mostrassimo per quello che siamo..."


Non credo che dimenticherò facilmente i suoi occhi impauriti, sgranati e stupefatti, come se la mia non fosse una lecita richiesta ma una vera eresia. 
La forza dell'apparenza e non della sostanza, se ne andò via da me un giorno di Settembre, senza parole, senza sorrisi ma con deciso silenzio. Un silenzio che io di certo ho percepito ma non compreso. "La paura genera mostri", frase di circostanza che esprime a pieno ciò che son diventata io, frutto di un sentimento che ora mi chiedo se sia stato mai corrisposto.
Ed i capelli neri, che scivolano tra le mie dita, mai piu' rivedrò.
I suoi sorrisi destinati al mondo ma non a me, così silenziosa da volermi esporre. Così chiusa in me stessa da desiderare la luce "Azzurra" dinanzi gli occhi altrui.

 
Sono sempre stata così, molto silenziosa ma grande osservatrice. Ogni luogo una scoperta, ogni dettaglio una profonda ricchezza. Niente gente, quella poco mi interessa....



Ma lei, Azzurra, era molto di piu'. La speranza di poter vivere serena, la consapevolezza dei miei profondi silenzi e tristezza tra le camelie in fiore.
  
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