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Autore: Iwuvyoubearymuch    02/06/2012    16 recensioni
Tutto quello che sappiamo riguardo gli Hunger Games, ci è stato offerto dalla visuale di Katniss. Chi non si è mai chiesto quali siano stati i pensieri di Peeta?
Be' io ci ho pensato e questo è quello che ne è uscito fuori...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo
L'unico aspetto positivo del giorno della Mietitura è che ci si può svegliare più tardi. Non è una regola scritta. Ma, poiché le attività lavorative sono obbligatoriamente sospese fino al giorno dopo, tanto vale approfittare dell'occasione. Ovviamente, solo pochi riescono realmente a dormire in un giorno come questo. Non solo qui al Distretto 12. Sicuramente anche negli altri undici distretti di Panem, in questo momento, ci sono ragazzi e ragazze che fissano il soffitto sperando che il sole non sorga. Speranza vana. Quello sorgerà e per la fine della giornata ventiquattro ragazzi saranno potenziali cadaveri. Anche a Capitol City, la città che gli undici distretti attorniano, probabilmente in molti sono svegli. Per una ragione del tutto diversa, tuttavia. Si, perché lì nessuno rischia niente. Lì fin da piccoli hanno imparato a ridere della morte. Oltre a conciarsi come idioti. E' Capitol City la ragione per cui, una volta all'anno un ragazzo e una ragazza di ogni distretto vengono scelti per scontrarsi fino alla morte in una specie di vasca per i pesci gigante. Quello che vogliono farci credere è che gli Hunger Games siano solo uno dei tanti reality show che fanno tanto divertire gli spettatori. In realtà tutti sanno che costituiscono solo un monito contro chi ha anche la più remota intenzione di ribellarsi alle leggi assurde che ci governano. Come se le immagini del Distretto 13 alla tv non siano un incentivo sufficiente. Durante i Giorni Bui, mentre tutti gli altri distretti furono costretti all'obbedienza, al tredicesimo spettò la sorte peggiore: la completa distruzione.
Mi costringo a restare a letto almeno fino alle otto. Per me, che di solito sono in piedi alle sei, è semplicemente impossibile anche solo pensare di poter sfiorare quest'orario. Mio fratello, Seward non è della stessa idea. Condivido la camera con lui, quindi non ho alcun problema a sentirlo russare. A volte penso che non ne avrei nemmeno se vivesse in tutt'altra casa. Seward sarebbe in grado di dormire anche con la minaccia di un bombardamento in atto; nemmeno se ne andasse della sua stessa vita. Non capisco come faccia, sinceramente. Forse è semplicemente questione di abitudine. Così come io sono abituato a presentarmi in panetteria alle sei e un quarto, prima di andare a scuola. Oppure ha il sonno tranquillo, visto che questo è l'ultimo anno che può essere reclutato. Per partecipare agli Hunger Games c'è bisogno di un solo requisito: avere tra i dodici e i diciotto anni. Che poi sei denutrito, troppo piccolo di stazza, ammalato o monco di una mano, poco importa. Anzi, non conta assolutamente nulla. Se rientri in quella fascia d'età e hai la buona sorte a tuo favore, niente potrà risparmiarti. L'unica eccezione è fatta per chi è in fin di vita. Non è un gesto di compassione, né di rispetto per chi è in quelle condizioni. Semplicemente, il tributo potrebbe morire ancora prima di mettere piede nel Centro di Addestramento e a quel punto sostituirlo sarebbe un problema.
Comunque, anche io non dovrei correre troppi rischi. E non perché la buona sorte non sia dalla mia parte. La semplice spiegazione è che noi figli di commercianti abbiamo decisamente meno probabilità di essere pescati. Una volta su due, entrambi i tributi del nostro distretto vengono dal Giacimento. E' così che tutti chiamiamo la parte più povera, quella che si trova al limitare dei boschi. Ci sono stato poche volte, perché mia madre non vuole che ci vada. Comunque, quelle rare volte non ho potuto fare a meno di notare che tutto sembra ricoperto da una patina nera. La polvere proveniente dalle miniere di carbone ha quasi reso ogni cosa monocromatica. Anche le persone che ci vivono si portano addosso strati e strati di minuscoli granelli di carbone nero. Per i minatori è normale. Altra caratteristica che accomuna gli abitanti del Giacimento è che la maggior parte di essi ha i capelli neri, la pelle olivastra e gli occhi grigi. Così come in città molti, me incluso, abbiamo i capelli biondi e gli occhi azzurri. Le eccezioni sono rare in entrambe le parti del distretto. Questo perché è difficile trovare una donna di città che voglia sposare uno del Giacimento e lo stesso vale per gli uomini. Nessuno qui naviga nell'oro, ma se possono evitare di peggiorare le cose è meglio. Eppure, qualche strappo alla regola c'è stato nel corso degli anni. Lo so perché mio padre mi ha raccontato che una donna di sua conoscenza rinunciò alla sua famiglia, gli amici e il lavoro alla farmacia per sposare un minatore del Giacimento. Solo l'anno dopo scoprii che era stato innamorato di quella donna. E ironia della sorte, mi sono innamorato proprio di sua figlia. Ovviamente anche lei vive al Giacimento e quindi ha più probabilità di me di essere pescata. Perché lì quasi tutti hanno preso le tessere aggiuntive per sfamare le loro famiglie.
Restare a letto un minuto di più è impensabile, così mi alzo. E' una bella giornata. Cielo limpido, nessuna nuvola in vista e aria fresca, a giudicare da quello che scorgo dalla finestra. In una giornata così perfetta, nessuno si aspetta che una cosa come la Mietitura abbia luogo. Essendo un giorno libero, potrei andarmene tranquillamente in giro per casa col pigiama. L'idea mi sfiora per un istante, ma poi la accantono. Se mia madre mi vedesse in pigiama potrebbe impazzire. E' abbastanza severa e non risparmia punizioni. I miei fratelli ed io abbiamo fatto l'abitudine anche a quelle che non si limitano alle parole. Comunque, mi concedo il lusso di mettere in atto la routine mattutina con maggiore calma e lentezza. Su una sedia ci sono già pronti i miei vestiti della Mietitura. Si, perché in un giorno speciale come quello che stiamo per vivere, tutti dobbiamo essere al meglio. In fondo, i tributi dovranno presentarsi di fronte agli occhi curiosi di Capitol City.
Vado in cucina. Mia madre e mio padre sono già lì. Auguro il buon giorno a entrambi.
"E' presto" dice mio padre, dopo una rapida occhiata nella mia direzione.
Alzo le spalle, ma prima che possa dire qualcosa, mia madre è già partita in quarta. "Non è affatto presto" afferma, rivolgendosi a mio padre. Il che vuol dire che almeno stavolta ho fatto una cosa buona. "Dov'è tuo fratello?" chiede, poi, a me.
"Di sopra" dico, cercando di essere il più evasivo possibile. Forse avrei dovuto svegliare Seward, perché mia madre intuisce immediatamente che con di sopra, voglio dire che sta ancora dormendo.
Mentre lei si catapulta nella mia camera, siedo a tavola per la colazione. Mio padre mi passa i biscotti che lui deve aver fatto questa mattina presto. Se mi è permesso mangiarli allora è davvero un giorno speciale. Di solito, mia madre mi tira qualsiasi cosa abbia tra le mani, quando cerco di provarne uno. Li riserva per la domenica e per il giorno della Mietitura. Sento chiaramente il rumore di una porta che si apre, qualche lamento di mio fratello e mia madre che sbraita senza preoccuparsi di essere più silenziosa. Sono scene così normali in casa mia, che ormai nessuno di noi più si sconvolge. Continuo a mangiare.
Mio padre si lascia andare un sospiro. "Ancora due anni" dice, posando una mano sulla mia spalla. Non è una persona di molte parole ed è abbastanza riservato. Quindi, ogni anno da quando ho compiuto dodici anni, per farmi capire quanto è preoccupato, mi riferisce gli anni che mancano per uscire dalla fascia d'età reclutabile. Puntualmente, gli rispondo che prima devo superare quell'anno.
"Ci sarà una festa per Seward?" chiedo, senza aver davvero voglia di sentire la risposta. Non che mia dia fastidio il fatto che è l'ultima Mietitura di mio fratello. Non potrebbe mai essere una fonte di fastidio.
Lui annuisce. "Con tanto di scoiattolo di giornata" dice, allegro. La mia testa scatta come una molla verso mio padre. Scoiattolo vuol dire che... "L'ho scambiato questa mattina con quel ragazzo, Hawthorne"
Alzo gli occhi al cielo. Gale Hawthorne. E' il mio rivale in amore, se così posso chiamarlo. Molte ragazze parlano di lui a scuola, ma non è la sua popolarità che mi infastidisce. Non mi importerebbe assolutamente nulla, se non fosse sempre appiccicato alla ragazza di cui sono innamorato. Alcuni dicono che sono una coppia e, dopo un po', ho dovuto accettare l'evidenza. Nessuno passa così tanto tempo insieme a una semplice amica. Anche io ho delle amiche, ma è difficile che passi con loro del tempo, oltre a quello scolastico. Comunque, anche se non stanno insieme, lui ne è innamorato almeno quanto me. Me ne accorgo dal modo in cui la guarda. Sembra che sia una sua proprietà, alla quale nessuno deve avvicinarsi. E io non l'ho fatto. Non perché temessi il ragazzo. Katniss Everdeen è la persona più imprevedibile che conosca. Potrebbe avere mezza popolazione maschile ai suoi piedi a scuola, amiche in grande quantità. Ma non lo permette a nessuno. Se ne sta quasi sempre in disparte. Le uniche volte che l'ho vista scambiare due parole era con Gale oppure con Madge Undersee, la figlia del sindaco. Se si esclude la sorella Primrose.
A colazione conclusa, lascio che mio padre lavi piatti e tazze. E’ pur sempre il mio giorno libero e se non posso sfruttarlo per dormire qualche ora in più, almeno voglio godermene una minima parte. Presto però mi rendo conto che non ho nulla da fare. La Mietitura non comincerà prima delle due e fino a quell’ora non c’è niente che possa distrarmi. Potrei andare da qualche amico, ma non mi va di disturbare la famiglia. Ognuna ha un suo particolare modo di affrontare il giorno della Mietitura. Eppure, con le mani in mano non posso starci. Mio padre si accorge immediatamente che qualcosa non va. “Ci sono delle torte, giù in panetteria”
Sorrido. Decorare le torte è la parte più divertente del lavoro in panetteria insieme ai miei genitori. Mi piace fare la glassatura, perché sono libero di fare qualsiasi cosa. Perfino mia madre dice che sono bravo in quello, ed è raro che si lasci sfuggire complimenti non necessari. Purtroppo ci sono soltanto due torte da completare, così cerco di metterci tutto il tempo che ho a disposizione. Il risultato, dopo quasi tre ore, è particolarmente dettagliato e accurato. Solitamente ci metto meno tempo. Sia perché mia madre non sopporta che si perda tempo prezioso, sia perché mi diverto così tanto che potrei non fermarmi mai. I miei fratelli mi danno dello stupido. Loro in panetteria ci lavorano solo perché sono obbligati. Non tanto dai nostri genitori. Più che altro per scampare alla fame che imperversa qui al Distretto 12. E alle miniere, giudicate troppo faticose e pericolose. Visto che si estraeva il carbone ancora prima che Panem fosse costruita, i minatori devono scendere sempre più in basso. Inutile dire che più in basso si va, maggiore è il rischio di non risalire. Non sono episodi rari le esplosioni delle miniere. Ad esempio, il padre di Katniss Everdeen e quello di Gale Hawthorne sono morti entrambi durante una esplosione. I corpi non sono mai stati trovati.
Prima di ritornare in casa mi lavo le mani dai residui di glassa verde. Ho scansato di proposito quella rossa. Troppo simile al colore del sangue. Non mi è sembrato il caso di usarla oggi. In casa ci trovo la famiglia al completo. Sono tutti rintanati in un silenzio raccapricciante. Sembra che sia morto qualcuno. Appena mia madre mi vede, balza su come se avesse ricevuto una scossa dalla sedia che occupava. Si avvicina a passi svelti, scuotendo la testa. Istintivamente alzo un braccio per proteggermi, ma contrariamente a quello che avevo immaginato, si limita a pungolarmi un po’ lungo le braccia per lamentarsi della camicia maltrattata. “E va’ a sistemarti quei capelli” ordina, dandomi uno scappellotto sulla nuca.
Mia madre è fissata con il mio aspetto. Mi ha ribadito in più di una occasione che devo obbligatoriamente essere al meglio quando Madge Undersee è nei paraggi. E quindi sempre, perché ha la mia stessa età e frequentiamo la stessa scuola. Anche se non ho la minima idea di dove possa aver tratto questa idea, ne conosco il motivo. Spera che sposando la figlia del sindaco, la nostra condizione economica possa sollevarsi. Solo all’inizio mi mettevo a perdere tempo dicendole che non avrei mai sposato quella ragazza. Non che Madge non fosse abbastanza carina da poter attirare la mia attenzione, o avesse modi antipatici. Semplicemente non era, e tutt’ora è, quella che vorrei. Con mia madre non mi sono mai permesso di parlare di Katniss. Non ha nulla contro di lei in particolare; il suo unico difetto è che vive nel Giacimento. Comunque, col tempo ho smesso anche di dire che non avrei mai sposato Madge. Le dolorose conseguenze non meritavano la causa.
Dopo aver dato una forma più presentabile ai capelli, ritorno dalla mia famiglia. Sono già pronti, così usciamo di casa e ci dirigiamo verso la piazza, davanti al Palazzo di Giustizia. Seward ed io ci registriamo e poi veniamo divisi in due gruppi differenti, visto che abbiamo età diverse. Sebbene ci siano ancora poche persone, il palco è già allestito, le due ampolle con i nomi da sorteggiare già posizionate in bella vista, i cameraman di Capitol City sono appostati sui tetti delle case pronti a riprendere l’intera cerimonia da trasmettere poi alla tv. Alzando la testa verso di loro, vedo che molti sono annoiati e parlottano distrattamente tra di loro. Mi verrebbe quasi da urlargli di metterci i loro nomi lì dentro per assistere alla loro paura.  Ma urlare non mi sarebbe di alcun aiuto. Di certo, non farebbe scomparire il terribile presagio che mi pesa sullo stomaco. Ignorando, quindi, le presenze scure sopra le mie teste, mi concentro sulle persone sono arrivate prima di me. Molti sono scommettitori. Li sento parlare abbastanza chiaramente. C’è chi scommette sulla provenienza dei tributi e chi invece cerca di indovinare quanto poco dureranno. Un uomo sta scommettendo sull’età. Secondo lui, la femmina avrà diciotto anni e il maschio sedici. Smetto di ascoltare immediatamente. Io ho sedici anni. Mi allontano alla svelta da quella postazione, stando ben attento a non ascoltare più nessuna conversazione dal quale dovrei tenere le orecchie lontane. Approfitto della presenza di alcuni miei compagni di scuola e con loro mi intrattengo per un bel po’.
Solitamente, quando sono con i miei amici, non mi limito ad ascoltare ed annuire distrattamente. Diciamo, che prendo parte alla conversazione attivamente. Oggi, però, la scommessa di quel signore mi ha messo fuorigioco. Non pensavo di essere così debole mentalmente. Dopo anni e anni passati tra i rimproveri di mia madre, non dovevo essere leggermente più forte? Be’, per quanto mia madre possa essere stata crudele in certe occasioni, non ha mai parlato della mia morte, né ci hai mai scommesso su. La mia voce interiore mi fa notare che quell’uomo non stava parlando esplicitamente di me. Il che non mi aiuta e non è di consolazione. Anzi, rafforza il concetto che sono debole. Se dovessi essere scelto, non durerei mezza giornata nell’arena.
La piazza si riempie velocemente. I recinti in cui siamo stati rinchiusi iniziano ad essere affollati. Tra i nuovi arrivati c’è anche Katniss. Ed è grazie a lei che smetto di pensare al massimo tempo che riuscirei a restare vivo negli Hunger Games. Osservandola camminare con la sorellina al fianco, avverto la solita ondata di calore che mi prende ogni volta che la vedo a scuola. Più di una volta sono rimasto a fissarla per chissà quanto tempo, fino a quando un mio amico mi ha fatto notare che lei avrebbe potuto accorgersene. Sarebbe stato abbastanza imbarazzante. Per non parlare del fatto che lei avrebbe potuto spaventarsi con uno che la fissa costantemente appena può. Così, da quel momento in poi, ho stabilito una specie di regola, di cui soltanto io sono a conoscenza. Mi concedo un paio di secondi e poi devo assolutamente distogliere lo sguardo. E’ difficile, però. E’ capitato che in certe occasioni non sono riuscito ad applicare la regola alla lettera, quindi i nostri sguardi si sono incontrati. Ma niente di più. Mi sono sempre limitato a voltare la faccia dall’altro lato. E così faccio adesso. Do un ultimo sguardo veloce e torno a prestare attenzione ai miei amici.
Alle due in punto il sindaco Undersee abbandona la sua sedia e si porta al centro del palco. Ciò che ha da dire l’ho ascoltato così tante volte che potrei farlo io. Anche perché l’abbiamo studiato a scuola nell’unica ora di storia settimanale. Il discorso verte sulla creazione di Panem, la ribellione, i Giorni Bui, la distruzione del Distretto 13 e infine l’istituzione dei giochi. A questo punto ci sarebbe da leggere la lista dei vincitori del Distretto 12, ma poiché abbiamo avuto solo due vincitori, di cui uno è morto, non c’è bisogno di una vera e propria lista. Neanche di un misero foglio di carta, a dirla tutta. In fondo non è difficile ricordare il nome di Haymitch Abernathy. Lo conoscono tutti qui e, grazie alla figuraccia che ha fatto oggi, se ne ricorderanno ovunque per molto tempo. Sia Effie Trinket che il sindaco Undersee sono visibilmente in difficoltà. Haymitch è completamente ubriaco, come tutti gli altri giorni. All’applauso del pubblico, cerca di abbracciare Effie, ma lei si scosta giusto in tempo per fare in modo che la parrucca rosa non gli caschi del tutto. Cercando di darsi un contegno e restituire alla cerimonia il rispetto che merita, Effie annuncia che è arrivato il momento di procedere. Non prima di aver augurato buoni Hunger Games a tutti. “E possa la buona sorte essere sempre in vostro favore” dice, ripetendo quella frase con la stessa cadenza di divertimento che ostenta tutti gli anni. Ma cosa pretendo? Viene da Capitol City. E’ normale che sia entusiasta con l’arrivo dei giochi. Così come i cameraman, ci metterei lei.
Attraversato tutto il palco, si porta accanto alla boccia delle ragazze. “Prima le signore” esclama come ogni anno. Infila il braccio dentro. Nonostante la distanzia non sia così breve da dove mi trovo fino al palco, tendendo l’orecchio riesco a sentire lo sfrigolio dei fogli, provocato dal movimento del braccio dell’accompagnatrice affidata al nostro distretto. Sono tutti in silenzio. C’è chi cerca di ostentare una certa tranquillità, ma so che è tutta una farsa. Altre hanno il capo chino verso i loro piedi, e alcune sono aggrappate al braccio delle amiche. Non riesco più a vedere Katniss. L’ho persa di vista da quando ho voltato la testa. Ma comunque credo che lei abbia la testa ben alta in attesa, con un’espressione neutra, senza cercare l’appoggio di nessuno. Anche a scuola è come se indossasse sempre una maschera. E ora che non riesco a vederla, quindi, non posso immaginare il suo viso al suono del nome della sorella. Il nome scritto su quel piccolo foglio di carta è di Primrose Everdeen. Il mio primo pensiero va a Katniss. Col secondo mi chiedo come possa essere uscito proprio quel nome. Una sola tessera tra tante altre non può essere presa. Perché di sicuro in quella boccia il nome di Primrose è presente una sola volta. Dubito fortemente che la sorella maggiore le abbia mai permesso di prendere una tessera extra. Eppure, quella che si avvia verso il palco molto lentamente è proprio lei. E alla sua prima Mietitura. Effie direbbe che la buona sorte pende tutta dalla sua parte, essendo stata pescata a soli dodici anni. Noi del Distretto 12 – e in tutti gli altri distretti – sappiamo che significa quasi sicuramente morte certa. Anche nei Distretti 1 e 2, o comunque quelli messi meglio, hanno il buon senso di aspettare un’età più avanzata per partecipare ai giochi. Perché ci sono persone che decidono spontaneamente di offrirsi volontarie. Qui ce ne sono stati pochissimi, e dopo molto tempo ne abbiamo un altro.
Katniss Everdeen cammina a passi svelti tra la folla che si è aperta attorno a lei e ferma la sorella proprio quando sta per salire sul palco. La trascina dietro di sé con un braccio, quasi come se avesse paura che la portino via. E poi lo dice: “Mi offro volontaria come tributo”
Adesso che la vedo non c’è più la sensazione di calore. Quella è stata sostituita da una molto più spaventosa. L’idea che Katniss possa morire è anche più dolorosa delle punizioni di mia madre. Mi sento come svuotato da ogni cosa che c’è all’interno del mio corpo. Ho l’impressione che qualcosa di estremamente importante mi sia stato portato via. E la cosa non ha senso, perché con Katniss non ho mai parlato. E solo adesso mi pento veramente di non averlo fatto. Di non averle mai confessato di essere innamorato di lei dal primo istante in cui la vidi, quando mio padre mi indicò la figlia della donna che aveva amato in passato. Quella bambina con le trecce e il vestito a quadretti. Quella che, come suo padre, aveva ammutolito chiunque in classe e fuori semplicemente cantando una canzone. Ma dirle quello che provo per lei non le avrebbe di certo risparmiato tutto ciò. Avrebbe fatto solo stare meglio me.
Non sono affatto sorpreso quando il pubblico non applaude. Non c’è niente di cui essere contenti quando una tributo viene scelto. Ancora una volta la piazza è silenziosa e presto le tre dita centrali di ogni mano sinistra punta l’alto. Il saluto dei funerali. Vuole anche dire che vuoi bene a quella persona. Io non lo faccio. Mi rifiuto di pensare a Katniss come un potenziale cadavere. E’ una cacciatrice, sveglia abbastanza da poter vincere e tornare qui. A quel punto le dirò personalmente quanto le voglio bene. Anche ora che Haymitch mette in scena il suo ennesimo siparietto, continuo a guardarla. Ha lo sguardo fisso davanti a sé, oltre i palazzi, all’orizzonte. La vedo abbandonare per un attimo maschera composta che ha portato su fino a questo momento appena Haymitch crolla al suolo. Prima che possa essere vista da qualcun altro – in particolare, le telecamere – ritorna quella di sempre.
Ancora una volta Effie è costretta a riportare l’ordine e a rimettersi in ordine. “E’ giunto il momento di scegliere il nostro tributo maschile” trilla, avviandosi con una mano sulla testa verso l’altra boccia di vetro.
Questa volta non avverto alcun rumore di fogli. Neanche il silenzio che si è ripristinato attorno a noi, a dire la verità. E’ come se fossi completamente solo da qualche parte che non è il Distretto 12. Poi, mi giunge una voce ovattata. “Peeta Mellark” sta dicendo e allora, tutto ciò che sento è il mio cuore che forte come mai prima. Un cubetto di ghiaccio mi scivola lungo la schiena, rendendomi più rigido di quello che già ero. Perché Peeta Mellark è il mio nome. Sono io il tributo maschio della settantaquattresima edizione degli Hunger Games.


Eccomi qui, a scrivere un'altra storia su questa magnifica trilogia. Che dire?
I personaggi della Collins sono così ben fatti, che nessuno si stancherebbe mai di scrivere su di loro.
L'idea è nata dalla recensione dell'altra ff che sto scrivendo. Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sul terzo libro dal
POV di Peeta e ho pensato: "Perché non partire dal primo?"
Se è un'idea stupida, ditemelo subito. Mi metto l'anima in pace e mi applico soltanto sull'altra.
Accetto qualsiasi tipo di critica.
-M

  
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