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Autore: Mokusha    02/06/2012    5 recensioni
E'... Prima.
Prima della fama, prima degli Echelon, prima dei 30 Seconds To Mars.
Solo Shan, e Jay.
Ed una giovane mamma.
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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26 DICEMBRE 1974
02 : 25 a.m

Una lacrima le rigò il viso, silenziosa e timida.
Constance sbattè le palpebre, per poi tornare a fissare il soffito del camper.
'Oggi è il compleanno di Jay' pensò 'E io non posso permettermi di regalargli nemmeno una matita e un pacco di fogli per disegare. Ieri era Natale. Natale. Il nostro primo Natale da soli. Il nostro prima Natale in mezzo ad una strada. Niente albero di Natale. Niente lucine. Niente regali. Niente tazzone di cioccolata calda che piace tanto ai miei bambini. Eppure loro, quando si sono svegliati, mi hanno sorriso, mi hanno abbracciata, e mi hanno detto: " Buon Natale, mamma.' Ed è stato il regalo più bello che potessero farmi. Non so perchè Dio abbia mandato queste due stelle proprio nella mia vita, fatto sta che se non avessi loro, in questo momento sarei completamente in pezzi. Distrutta. Lui mi ha distrutta.'

Constance abbassò lo sguardo sul figlio minore, che le dormiva accoccolato contro. Le si era addormentato in braccio finchè tornavano dalla mensa in cui avevano passato il Natale, finchè Shannon si trasinava stancamente per la strada, attaccato alla manica del cappotto della madre.
Tutto sommato non era stata una brutta giornata. Avevano avuto un tetto sopra la testa, ed erano stati in compagnia.
Shannon aveva corso come un forsennato tutto il tempo con gli altri bambini, mentre il più piccino aveva preferito rimanere seduto vicino alla mamma a colorare, finchè, al pomeriggio, si era lasciato trascinare dal maggiore nei suoi giochi.

In quel momento, Jared tossicchiò, e si raggomitolò ancora di più contro la madre, con un lamento.
'Appunto' pensò la ragazza 'Avete corso, sudato come non so cosa, e forse non eravate abbastanza vestiti. Per favore, Jay, non ti ammalare' supplicò tra sè, sollevandosi su un gomito per chinarsi a sfiorare con le labbra la fronte del bimbo.
Decise di alzarsi dal letto. Era inutile stare lì a cercare il sonno che non sarebbe mai arrivato. Rimboccò le coperte ai bambini, prese il suo vecchio album da disegno, e uscì in quella fredda notte di dicembre.
Si sedette sugli scalini della roulotte e si gurdò attorno.
Le strade della Louisiana erano deserte.
D'altronde, faceva talmente freddo che nessuno si sarebbe mai sognato di mettere il naso fuori casa.
Aprì l'album e riprese a lavorare al ritratto dei bambini, sfruttando quella poca luce che il lampione lì vicino le consentiva.
Sorrise.
Le bastava pensare ai suoi figli per sentirsi subito un po' meno devastata.
Amava Shannon e Jared con tutta l'anima, e non riusciva ancora a credere che il cielo le avesse regalato delle stelle tanto meravigliose.
Stranamente, avevano preso la nuova vita come un gioco.
Nella spensieratezza della loro età, vivere in una roulotte era come una nuova avventura.
La porticina si aprì, e Shannon fece capolino, tutto assonnato.
"Mamma?"
"Shan, tesoro, cosa fai qui? Forza, torniamo dentro, fa freddo" disse Constance prendendo in braccio il bambino, che posò subito la testa sulla sua spalla, aggrappandosi a lei.
"Non mi piace quando vai via" borbottò.
"Oh, piccolino, non ti preoccupare, io non andrò mai via, okay amore?"
"Me lo prometti?"
"Certo che te lo prometto" sussurrò la ragazza, tonando a stendersi sul lettuccio, stringendo forte il bimbo a se. "Adesso dormiamo però."
'Shannon non ha ancora quattro anni' pensò 'E nelle ultime settimane lo sto praticamente trattando da adulto. Ma che razza di madre sono?'
I sensi di colpa ultimamente erano all'ordine del giorno.
Si sentiva in colpa per essersi innamorata dell'uomo sbagliato, per non essere riuscita a tenere assieme la famiglia nemmeno per il bene dei bambini. Per non essere in grado di provvedere a loro come meritavano. Si ostinava a cercare di capire cosa avesse sbagliato.
Cosa?
Chiuse gli occhi, sperando così di impedire alle lacrime di bagnarle il viso, e si addormentò, ascoltando il respiro di quelli che sarebbero sempre stati gli unici uomini della sua vita.

Il mattino dopo, quando si svegliò, si accorse all'istante che qualcosa non andava.
Jared era tutto sudato, con le guance rosse, che si lamentava in preda alla febbre.
Il cuore di Constance accelerò furiosamente. Iniziò a scuotere il bambino, che sembrava non volerne sapere di svegliarsi.
La ragazza sentiva il panico crescere dentro di se.
"Jay, amore, apri gli occhi, su. Per favore."
Il piccino continuava a piagnucolare.
"Da bravo, svegliati."
La giovane mamma si rese conto che stava letteralmente implorando il figlio di svegliarsi.
Respirò profondamente, cercando di recuperare un po' di lucidità.
Si precipitò fuori dalla roulotte, attraversò la strada di corsa e prese a suonare furiosamente il campanello della casa di fronte.
La donna che vi abitava, Eloise, era un'anziana infermiera in pensione, che, nelle sue possibilità, aveva sempre cercato di dare una mano a quella ragazzina spaurita con due bimbi al seguito che viveva nella roulotte lì accanto.
"Connie, cosa succede, cara?" le domandò, quando se la trovò davanti, sull'orlo di una crisi di nervi.
"E'... è Jared" ansimò "Ha... Ha la febbre. Non riesco a svegliarlo. Devo... Devo portarlo all'ospedale."
"Cosa?"
"Ho bisogno che qualcuno rimanga con Shannon, io... Io..."
La vecchietta si avvolse uno scialle sulle spalle e uscì di casa.
"Fammi dare un'occhiata, okay? Ma stai tranquilla. Rimarrò io con Shan, andiamo d'accordo noi." sorrise, finchè entrava nella roulotte.
Le bastò uno sguardo per capire che il più piccolo aveva un febbrone da cavallo.
Aiutò la madre ad avvolgerlo in alcune coperte.
"Tesoro, come hai intenzione di arrivare all'ospedale?"
Le strade erano piende di neve, ma l'ospedale distava a poco più di un quarto d'ora a piedi da dove si trovavano.
"Andrò a piedi... Non... Non posso permettermi un taxi."
Prima che Eloise potesse replicare, Connie aveva già salutato Shannon con un bacio sulla fronte, finchè ancora dormiva, e si era precipitata fuori con il suo fagottino stretto tra le braccia.
"Aspetta!" le urlò dietro la più anziana "Chiedi del dottor Leto! Di che ti mando io!"

Finchè correva verso l'ospedale, la giovane continuava a mormorare al figlio: "Starai bene. Okay piccolino mio? Vedrai. Fai il bravo. Per favore. Per favore. Lo so che ho sbagliato con papà, che ho combinato un sacco di pasticci. Però perdonami, okay? Fai il bravo, Jay. Cerca di stare bene. Ti racconterò la storia di Peter Pan che ti piace tanto. Ma cerca di stare bene."
Quando entrò nell'altrio, era distrutta.
Aveva i piedi congelati, e la schiena a pezzi. Le braccia le dolevano talmente tanto da non sentirle più.
"Aiutatemi" supplicò le infermiere dell'accettazione. "Sono... Mi chiamo Constance Dev..." si interruppe di colpo.
Deglutì, ingoiando l'ennesimo nodo di lacrime.
"Sono la vicina di casa di Eloise Barmont. Il mio bimbo non sta bene. Devo... Devo parlare con il dottor Leto."

   
 
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