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Autore: MrBadGuy    02/06/2012    3 recensioni
Mh, sempre sulla coppia David e Freddie, il marinaretto di cui parlo nel titolo è David, mentre il ninfomane Freddie. NON voglio essere offensiva nei confronti di Freddie, ovviamente!
Spero di poter fare un po' di ironia su una coppia che mi piace da morire, (Che purtroppo mai esisterà...), ovviamente devo ricordarvi che questa storia non ha nulla in comune con le precedenti shot e fic, che comprendono gli stessi personaggi, ma hanno trame diverse e separate. Buona lettura! Bye!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Freddie).
Qualcuno bussò alla porta e mi fiondai ad aprire, non perché speravo che fosse David, ma perché far aspettare le persone al freddo e sull'uscio non era buona educazione.
(Che sorpresa meravigliosa...).
“Ciao” esordì l'albino appoggiandosi allo stipite della porta, con le braccia incrociate, un sopracciglio alzato.
Una zaffata di profumo mi raggiunse in pochi secondi, mi perforò le narici.
Che caldo, che faceva, quella sera.
Lo feci accomodare con un cenno silenzioso all'interno, solo allora gli risposi:
“Ciao, ti trovo bene”
“Ci siamo visti poche ore fa, non è che io sia cambiato molto...”
“Hai ragione, ma non ho avuto l'occasione di chiedertelo, quando ci siamo incontrati, prima”
“Se la metti così anche io ti trovo splendido”.
Si sfilò la giacca di pelle e ne rivestì la spalliera di una sedia che era accanto al tavolo di marmo ovale del salone.
Ci sedemmo sul divano ed ebbi l'occasione di studiare David di nuovo, in tutti i suoi particolari; l'abat-jour in stile vittoriano gli illuminava il viso pallido e riempiva con la luce quelle lievi avvallature che il tempo aveva creato sul viso. Anche per lui il tempo era passato.
La barba, volutamente incolta, ma omogenea e comunque piuttosto corta, gli donava quel pizzico di maturità e di intellettualità che di certo non mi lasciavano impassibile.
Sentivo già la patta dei pantaloni tirare.
Mi venne voglia di baciare quel collo muscoloso e profumato.
Avrei resistito: non dovevo e non potevo dargliela vinta così. Doveva cedere per primo.
Per una volta, non volevo che pensasse di essere irresistibile, e, tutto sommato, se ero ancora vestito e composto, non lo era, no?
Non proferiva parola, mi lasciava alle mie fantasie sessuali, lasciava che la mia mente vagasse senza fine, giochicchiava con la cucitura dei jeans all'altezza del ginocchio.
Non potei fare a meno di notare la scollatura a V, che scopriva la trachea, e, purtroppo, più giù di lì non andava. Avrei voluto vedere di più, con un'occhiata un po' più audace e un po' di immaginazione riuscì a vedere la forma del petto e degli addominali attraverso la trama non troppo spessa del maglioncino.
Dovevo smetterla di fissarlo, anche perché David se n'era accorto e mi osservava con aria divertita, si godeva la mia espressione, non oso immaginare quale fosse.
“Posso offrirti qualcosa?” cercai di non balbettare, imbarazzato com'ero non sapevo neanche che fare
“Quel che vuoi bere tu è ok”, mi alzai dal divano e lui mi imitò, si avvicinò lentamente sorridendo in modo piuttosto bastardo e pervertito, io mi allontanai,
“Albino, sta' buono, che sono fidanzato!” lo intimai, ridendo.
Ridacchiò divertito.
David mi stringeva possessivamente mentre fumavo una sigaretta, come un Cerbero.
Non che non gli assomigliasse: gli occhi di ghiaccio, i muscoli che componevano il suo corpo perennemente tesi, ansiosi di attaccare, le zanne scintillanti pronte a mordere.
“Mangi con me, stasera, vero?”, mi guardò speranzoso, con un'espressione che più che farlo sembrare un cane a tre teste, mi ricordava un lemure
“Io...”
“Non era una richiesta vera e propria, era un ordine” ridacchiò.
Si appoggiò su di me per prendere la cornetta del telefono, collocato sul comodino dalla mia parte di letto...
(Che stupido, già gli avevo assegnato un posto fisso nel mio letto matrimoniale... Forse correvo un po' troppo).


“Ricordami perché stiamo andando a piedi!” esclamai, congelando
“Perché devi smaltire quella ciccia che hai sui fianchi” mi rispose lui, ridendo.
Mi fermai nel mezzo del marciapiede.
Lo guardai dall'alto in basso, sfortunatamente non trovai alcuna imperfezione fisica da rimbeccargli;
“Io cosa?”
“Dai, sto scherzando!” mi rassicurò lui, stringendomi a sé,
“Meglio per te, Mr. Olympia!”
“No, i Mr. Olympia hanno il pisello essiccato per via degli steroidi. Penso che di me tu possa affermare il contrario, no?”.
Nel momento in cui ci guardammo negli occhi non riuscimmo a trattenere le risate e ci appoggiammo uno sull'altro per non cadere a terra in preda al divertimento.
“Più che altro, com'è che hai così tanto freddo? Prima stavi sul palco semi nudo a qualunque ora di qualunque giorno e ora per un po' di vento tremi?”
“Sul palco...”
“Sì, sì, ci sono le luci e corri da una parte all'altra!” mi azzittì lui, togliendosi il giaccone di pelle per poi farmelo infilare.
Mi prese la mano, mentre passavamo fra la gente.
Non la lasciò neanche arrivati al ristorante.
Quando ci eravamo seduti al tavolo, uno davanti all'altro, aveva infilato le sue dita fra le mie e se le era portate davanti agli occhi. Le esaminava in silenzio.
“Quando fai così sembri quasi autistico” sorrisi e lui non poté fare a meno di distrarsi dalla sua fonte principale di interesse,
“Sì! Ho capito, hai bisogno di più attenzioni” rispose, poggiando la mia mano sul tavolo, coprendola poi con la sua.
Usciti dal ristorante la notte era ancora giovane, quindi decidemmo di passeggiare un po'.
La strada era bagnata, evidentemente mentre noi eravamo al chiuso era piovuto; l'aria era pregna di umidità e la temperatura era decisamente più alta, ma non mi tolsi la giacca di David dalle spalle.
“Che ne pensi di... Di occupare il lato sinistro del mio letto matrimoniale per molto tempo?” sussurrai nell'orecchio di David stretto a me in un abbraccio
“Per molto tempo no” si allontanò leggermente da me, quel che bastava per guardarmi negli occhi; mi sentii mancare: no? Che intendeva con quel per molto tempo no?
“Però sono disposto ad accettare un per sempre” aggiunse, dopo avermi risollevato lo sguardo con pollice e indice.
“Per sempre” sussurrai, con le labbra inumidite, che sfioravano le sue, divaricate e in attesa di un bacio; gli occhi socchiusi lasciavano tutto il piacere agli altri sensi del corpo; il respiro rallentato.
Lui annuì lentamente mentre intersecava le dita della mano alle mie, “Ti amo”.
Due parole che mi fecero tremare, dette da lui.










è stato un parto luuuungo e doloroso ma ce l'ho fatta!
Innanzitutto, voglio ringraziare tutte le ragazze -alcune in particolare- che hanno seguito questa storia...
Finalmente sono riuscita a concluderla, devo dire la verità: era un po' che avevo scritto questo capitolo, ma all'inizio non mi convinceva; dopo una riletta e un'aggiustata sono riuscita a creare qualcosa che si adattasse al film mentale che mi ero precedentemente creata!
Questa storia ha migliorato molto la mia scrittura, a distanza di quasi un anno posso dire di essere cambiata molto...
Non rimarrò assente ancora per molto dalla sezione, penso che a breve comincerò a pubblicare una nuova fic, che sarà il sequel di una delle mie meravigliose collaborazioni con la Cath.
Grazie di nuovo;
MrB.
   
 
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