Sento cigolare i cardini della pesante porta di legno che divide la mia dimora, dove stavo al momento dormendo, dal resto della locanda facendo entrare un fastidioso rumore di urla e versi, provenienti dal piano inferiore. Quindi, con molto fastidio, apro delicatamente gli occhi, accecato dalla luce che segue una sagoma femminile mentre entra nella stanza. Anche se mi ha sorpreso nel sonno, molto rapidamente e senza farmi accorgere, scruto tutti i movimenti della donna che non sembrano ostili nei miei confronti. Sono un ragazzo giovane di corporatura snella amo fare attenzione a tutto, e non mi faccio mai scappare nessun particolare, sono vestito con dei pantaloni in stoffa abbastanza larghi e scuri, calzettoni, camicia scura e porto sempre con me un berretto nero.
Faccio
la parte del bel addormentato non perdo nessun movimento della ragazza,
carnagione bianca, bionda non molto alta grosso modo della mia
età. Invece che
venire verso di me si dirige verso la piccola finestra della stanza,
raggiungendola
delicatamente la apre e con voce tremolante mi chiama:
Avevamo un grosso spaventapasseri, al centro dell'orticello dietro casa, che faceva bene anche la funzione di manichino; tutte le volte che lo fissavo ci vedevo il viso della Duchessa, quella donna bassa, grassa, capelli color canapa, vecchia, brutta... UN MOSTRO... non mi faceva paura anzi provavo per lei solo rabbia per il modo in cui trattava mia madre. Pretendeva da lei che le facesse dei vestiti che la trasformassero in una giada di rara bellezza ma la mia povera mamma non aveva studiato magia. Era solo un'umile sarta.
Man mano che crescevo avevo imparato anche come aggiustare lo spaventapasseri perché ogni giorno faceva una brutta fine. Poveretto non volevo fargli male, ma era il mio unico compagno di giochi, si sacrificava per una giusta causa.
Il duca invece era molto malato non poteva alzarsi dal letto ed era sempre sotto stretta sorveglianza del medico di corte che, con tutti i suoi intrugli, riusciva sempre a salvargli la vita.
Tutte le mattine mentre la mamma lavorava io andavo sotto la finestra dell'ala del castello dove i figli dei reali prendevano lezioni private ed assistevo anch'io agli insegnamenti totalmente a loro insaputa, poi, finita la scuola, entravo nel laboratorio del medico, visto che lui si trovava dal duca ad assisterlo, leggevo i suoi ricettari di medicina e mischiavo un po' di tutti quegl'ingredienti incomprensibili creando intrugli dagli effetti stranissimi.
Ora che mi sono alzato dal letto e dopo essermi lavato bene la faccia, guardo fuori dalla finestra e vedo una giornata abbastanza cupa, piovosa e nonostante ciò molta gente girava per strada frettolosamente a sbrigare tutte le faccende che questa rigogliosa cittadina ti permetteva, essendo uno dei porti più usati e quindi più ricchi del momento.
La locanda è proprio su l' incrocio stradale più trafficato, la via di fronte porta a tutti i punti nevralgici della cittadina dove si trova il medico più conosciuto e la rivendita di intrugli per curare le malattie, più avanti vedo la piazzetta del piccolo mercato dove le massaie vanno a comprare la frutta e la verdura. Appena passato il mercato si trova l'uno di fronte all'altro il macellaio e il commerciante di stoffe più rifornito del paese. Oltre non riesco a distinguere le insegne in ferro battuto poste a bandiera sull'entrate dei negozi. Alla mia sinistra c'è la stalla dove molti viandanti lasciano il cavallo a riprendere le forze, infatti lo stalliere riempie molto bene le mangiatoie con avena e orzo e un bel po' di fieno. Subito dopo c'è una delle porte della città visto che è fortificata da alte mura per proteggerla dai saccheggi.
L'altra strada alla mia destra invece, va dritta fino al porto dove si trovano altri negozi di generi alimentari, un calzolaio, sicuramente molto bravo nella lavorazione della pelle, e più ci si avvicinava al porto vi erano bravi falegnami abili nella costruzione di piccole imbarcazioni e tutto quello che si poteva fare con il legno.
Non vedo da nessuna parte un venditore di armi o un fabbro per la lavorazione dei metalli, probabilmente sarà oltre dove io non riesco a vedere, sembra una città senza fine a perdita d'occhio, nello stesso tempo piccolissima, ma tutta questa gran confusione e moltitudine di persone che mi passa sotto agli occhi in un istante la fa rendere esageratamente pulsante.
.......Mi Piace.
Il sole sta per spuntare, è ancora molto presto, ma allo stesso tempo tardi per quello che devo fare.
Inserisco il mio pugnale in una specie di fodero cucito appositamente all'interno della tasca dei pantaloni. Prendo mon sac (il mio sacco) me lo fece mia madre all'età di 10 anni non me ne separo mai mi serviva per mettere tutto quello che usavo nella giornata, mentre ora ci tengo dentro tutto quello che possiedo dalla fuga da Nantes. Nell'altra tasca dei pantaloni tengo sempre un pugnetto di "sabbia" finissima, in quella interna del mio gilet le poche monete rimaste.
Senza perdere altro tempo mi reco al piano inferiore dove la locanda era più animata piena di molti tavolini tondi dove al massimo vi erano sedute quattro persone, quasi tutti uomini la maggioranza alticci. Vado al bancone e si avvicina dall'altra parte una persona molto alta e soprattutto grassa, con un vestito bianco, anche se il colore col tempo e il lavoro non era più quello, era l'oste e padrone della locanda. Fissandomi con fare da sfida mi chiese cosa volevo, gli risposi dell'acqua da bere, non bevo mai alcolici sono una persona scrupolosa, voglio essere lucido e sicuro di me.
La
mia attenzione viene distratta da un rumore di bicchieri alla mia
destra, in
fondo al bancone, dove vedo la ragazza che mi ha svegliato mentre
puliva ed
asciugava delle stoviglie. L'oste, con la sua voce grossa, profonda che
incuteva timore anche se ti faceva un complimento la chiama:< Natalie
...... dai
dell'acqua al
ragazzo...>, lei come un automa prende il bicchiere che aveva appena
asciugato, lo riempie con dell'acqua presa da una bottiglia e me la
porge senza
mai guardarmi in viso, come se avesse timore di me, anche se non era
mia
intenzione farle paura. La
ringrazio
molto cordialmente e lascio 2 monete d'oro sul bancone, chiedendo
all'oste
della locanda un'informazione, visto che si trovava ancora dinanzi a me
e di
solito sono informati di tutto quello che succede in città:
Nel frattempo le
persone che riempivano la locanda uscivano e ne entravano altre con un
ritmo
armonioso. Mi sorprende una delle persone che entra dalla porta
principale, in
quanto tiene nella cinta un pugnale ricurvo con il manico in legno
lavorato
accuratamente, vestito come un lupo di mare con pantaloni scuri,
camicia bianca,
giacchetta senza maniche, fascia in testa, scarpe nere con tacco e
fibbia
lucida. La tasca dei pantaloni sembra molto piena come se avesse un
sacchetto
di soldi pesanti. Si avvicina al bancone mentre io mi sposto verso
destra con
la scusa di parlare con Natalie, mi dava l'impressione di essere una
ragazzina
molto introversa, timida e per niente sicura di se forse oppressa dal
padrone
della locanda. Mi
avvicino alla ragazza
mi presento e la ringrazio ancora, per essere stata molto puntuale e
graziosa
nello svegliarmi. Nel frattempo sento che il lupo di mare, parlando con l'oste, gli
chiede se conosce le
monsieur Richard Danton il commerciante di armi, e lui gli risponde che
il suo
negozio si trovava in fondo al vicolo proprio affianco alla locanda. La
ragazza
questa volta mi guarda negl'occhi, mentre io mi squaglio senza farmi
accorgere,
aveva due occhi intensi, azzurri, sognanti e bellissimi rispondendomi
che è
stato un piacere.
La saluto, le prometto che ci saremmo rivisti ed
esco. Sento i suoi occhi
che mi seguono increduli fino che la porta non sbatte dietro di me.
Mentre mi reco nel vicolo mi viene da pensare,
quasi un sogno ad occhi
aperti, a quel giorno che i figli della perfida duchessa mi vedono
mentre gioco
con la mia cerbottana, mi divertivo molto a sparare le bacche rosse
contro ai
vestiti reali appesi ad asciugare, per macchiarli nella parte
posteriore così
non veniva notato e poi quando la duchessa se li metteva, si che veniva
derisa
da tutte le sue amiche. Infatti quel giorno mi ero nascosto dietro un
muricciolo e nel sparare la prima bacca rossa sento un urlo giovanile
che mi
domandava cosa stavo facendo, guardandomi intorno vedo i due ragazzi
che mi
correvano incontro con un bastone, continuandomi a fare la stessa
domanda,
visto che non avevano visto nascondo la mia piccola cerbottana su per
la manica
e comincio a correre verso casa. Vedo in lontananza la dependance del
castello
reale dove abitavo con mia madre, siccome correvo molto più
forte dei due
marmocchi che volevano picchiarmi con il bastone, volto prima,
conoscevo come
le mie tasche quel viottolo appena girato sposto due vasi di rose che
stavano
lì ad addobbare l'angolo del castello e più
avanti mi fermo per assistere
quello che sarebbe accaduto. Sono sicuro che anche voi sapete benissimo
cosa
sarebbe successo ora: i due ragazzini girano l'angolo e.... si che io rido a crepa
pelle, non
riuscirebbero nemmeno ad avvicinarsi a me.
Ora vado a casa molto soddisfatto, invece loro
molto doloranti,
sanguinanti e pieni di graffi ovunque. Ora devo andare immediatamente a
casa
perché verranno a cercarmi sicuramente per mettermi in
punizione, a meno che io
non mi trovo un' alibi. Mentre sto per entrare a casa vedo nella serra
il
giardiniere e gli vado incontro. Lui mi voleva bene, ma soprattutto
odiava con
tutte le sue forze quelle pesti di ragazzini perché
gli rovinavano spesso e volentieri i
giardini e le decorazioni floreali che componeva, forse ho trovato
l'alibi.
Paul mentre stavo camminando nel viottolo tra la
fontana e il muro del
castello nell'ala nord, ho visto i figli dei duchi che stavano
spostando delle
rose e poi cadendoci dentro le hanno rotte, e logicamente si sono pure
fatti
male. Io ero lontano da loro anche se hanno borbottato qualcosa su di
me e su
di te, per questo sono venuto a cercarti prima che lo facciano loro con
la
madre. Davano la colpa a te o a me, non ho sentito molto bene,
perché le rose
erano in messo al viottolo e loro non vedendole si sono fatti male.
Cavolo mi
risponde Paul, ora verranno a cercarmi e cosa possiamo inventarci per
farsì che
non mi puniscano. Abbiamo sicuramente qualche ora la duchessa
è in città e loro
sono impegnati a medicarsi le ferite, Paul prendi due vasi e andiamo a
sistemare tutto, come se non fosse successo niente, poi tu torni al tuo
lavoro
e io vado a casa a giocare così noi non ci siamo visti oggi.
Ottima idea,
attento Paul ci sono dei cocci anche lì nell'angolino
puliamo tutto altrimenti
ci incastrano, quei due pestiferi devono finirla di molestarci, hai
proprio
ragione risponde il giardiniere. Subito dopo aver rimesso tutto come
stava
prima che i due ragazzi finissero sopra le rose, ritorniamo tutti e due
a fare
quello che avremmo fatto come se questo non fosse mai capitato. Quando
vennero a
cercarmi, io scaricai la colpa sul giardiniere facendo finta che di non
sapere
niente e il giardiniere non trovando nessuna pianta fuori posto come
sostenevano
il ragazzacci disse che non sapeva come fosse capitato visto che non
c'erano
vasi rotti da nessuna parte, quindi non ci fecero subire per fortuna
nessuna
punizione.
Uscito dalla
locanda, appena girato l'angolo vedo in lontananza la luce fioca del
negozio
che risaltava visto che il vicolo era molto stretto con pareti alte e
quindi
... buio. Mi appoggio con le spalle al muro con un piede alzato ed il
capo
chino come potrebbe stare un mendicante, dopo qualche minuto si alza
una
leggera brezza che si incanala nel vicolo e con lei gira l'angolo il
lupo di
mare che era in cerca del commerciante d'armi.