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Autore: Belarus    03/06/2012    6 recensioni
" L’oro avrebbe dovuto riempire le lacrime di quel volto roseo, i gioielli brillare su quel corpo aggraziato, il sorriso incresparle le labbra. "
[Sandor Clegane/Sansa]
{Storia candidata a sette Oscar al contest "Gli Oscar a Westeros" indetto da MedusaNoir sul forum di EFP
- Vincitrice dell'Oscar per la migliore Sansa. }
Belarus.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ Ti dirò come sia dolce il sorriso di certe cose che l’oblio afflisse. Che proveresti tu, se ti fiorisse la terra sotto i piedi, così, all’improvviso? "


Smile of oblivion


Immobile come un cane legato a una catena.
Imbrigliato mentre quel pugno impassibile la colpiva, una, due, tre volte.
A Ser Meryn non importava, ne era consapevole. Glielo leggeva nello sguardo perso in chissà quali pensieri lontani, non curante di ciò che le sue mani dure stavano compiendo. Lo vedeva chiaramente nel suo animo poiché anche lui si era ritrovato a fare lo stesso.
Gli ordini del Re, di quel fantoccio bambino, andavano eseguiti.
Non c’era odio dietro quell’atto, non da parte di Ser Meryn.
Eppure, le cose non apparivano migliori ai suoi occhi immobili.
La fissò alto mentre barcollava, le labbra, un tempo perfette ormai insanguinate, le guance rigate inesorabilmente dalle lacrime.
Joffrey innanzi a lui, dal basso della sua follia sorrideva compiaciuto.
L’uccellino aveva beccato il leone, forse c’era anche riuscita. Fin troppo si disse, leggendo la follia negli occhi vergognosi del ragazzo che chiamava Re.
Avrebbe dovuto comportarsi altrimenti. L’uccellino avrebbe dovuto continuare a cantare nella sua gabbia dorata, anche quando le ali gli erano state portate via insieme al ricordo della libertà. L’oro avrebbe dovuto riempire le lacrime di quel volto roseo, i gioielli brillare su quel corpo aggraziato, il sorriso incresparle le labbra.
Invece dall’alto della sua figura non vedeva altro che una bambina che veniva percossa, un ragazzino che se ne beava, un uomo cui avrebbe voluto mozzare la testa a ogni sussulto provocato in quel corpo. Strinse quasi impercettibilmente l’elsa della spada, fu un movimento che neanche il suo corpo riconobbe. Il fantasma di un desiderio mai avverato.
Rimase immobile, legato a quella catena opaca che i più chiamavano lealtà. Se ne vergognò per un istante.
Osservò la mano ormai bassa di Ser Meryn, le labbra coperte di sangue della giovane Stark. Vide i suoi occhi tremare d’ira al suono velenoso delle parole del Re. Sperò che le scivolassero addosso come acqua, ma non fu così. In qualche modo, capì quell’uccellino umiliato dalle penne insanguinate.
Si mosse. Oltrepassò la figura del Re, s’inginocchiò.
<< Qui, piccola. >> la mano enorme, ruvida, gentile le accarezzò il volto.
I polpastrelli si riempirono del sangue delle sue labbra, le lacrime caddero sul dorso per poi svanire come dissolte dal vento.
La percepì tremare. Di rabbia, follia, tristezza, paura, non avrebbe saputo dirlo. Non importava poi molto in quel flebile istante.
Continuò a toglierle il sangue dalla bocca, finché anche l’ultima goccia non fu catturata dalla sua pelle segnata dal tempo.
Un unico pensiero gli attraversò la mente, mentre gli occhi umidi di lei lo scrutavano: fra l’uccellino e il Re, c’era lui in quel momento.
<< Grazie… >> la sentì sussurrare appena. Quel suono si perse nel vento.
Nessuno lo udì tranne lui e la testa mozzata di Eddard Stark.
La osservò immobile, mentre la sua mano era ancora poggiata sulle sue labbra.
Gli parve quasi di vedere l’ombra lontana di un sorriso garbato, quasi dolce.
L’uccellino era stato ben ammaestrato, tristemente nulla di più.







  
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