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Autore: Hikari93    03/06/2012    2 recensioni
ATTENZIONE: EXTRA di "Sei il mio otouto e posso spupazzarti solo io!"
Seto dà ripetizioni a Jonouchi, e Atem ne dà a Yugi.
Detto tutto e detto niente! xD
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Seto Kaiba, Yuugi Mouto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Ripetizioni


 
 


«Bonkotsu, se per te studiare significa guardarti intorno in cerca di mosche, puoi anche smetterla adesso. Sai dov’è la porta.»
«Nah, Seto… sai, sono… distratto oggi.»
Seto non mosse un solo muscolo facciale, ma quella sua espressione immobile diceva già tutto, e lo diceva alla perfezione: ecco, una persona normale non avrebbe di certo saputo interpretare i suoi pensieri, ma chi, come il sottoscritto, aveva imparato – almeno quello! – a osservare bene Seto Kaiba in quegli anni di innamoramento, poteva leggerlo a meraviglia e comprenderlo come si comprende un libro illustrato per bambini.
«C’è un motivo per cui sono distratto» incalzai.
«Normalmente nessuno fa le cose senza motivo. Normalmente
Mi sporsi sul tavolo, lasciando che una penna, urtata dalla mia mano, rotolasse e finisse a terra.
«Sì, ma… non ti interessa sapere perché sono distratto?»
«Lo sei sempre, e non mi è mai importato. Dubito tu stia pensando a qualche pratica notturna originale, perciò non può essere nulla di importante.»
Mi stizzii: «Te la faccio vedere io la pratica notturna, idiota… pensavo ad Atem e Yugi!»
Lui non rispose.
«Non ti interessa?»
Non rispose di nuovo, e ritornò a concentrarsi sui libri.
No, mi sa che non gli interessa.
«Ti spiacerebbe se venissero a studiare con noi?» domandai caparbio.
Minima reazione del mio robotico fidanzato: spalancò gli occhi tanto che le sopracciglia si sollevarono di un decimo di decimo di micro-millimetro.
Wow, che avevo saputo fare!
«Tu non volevi ripetizioni, bonkotsu? Ripetizioni private
Scrollai le spalle, allibito. «Embé?»
«Private: io e te, stop.»
Chiaro e conciso.
Nice, Seto!
Tuttavia, ci voleva ben altro per battermi.
«Ma sai, anche Yugi avrebbe bisogno di qualche ripetizione. Che ti costa? Spieghi già a me!» obiettai.
«Ma ha suo fratello.»
«Ma studiare insieme è più… più stimolante.»
Seto non si scompose: «Studia insieme a suo fratello.»
«Più siamo è meglio è, è la regola, la sanno tutti!» alzai la voce, scomponendomi.
«Non vale per lo studio: implicherebbe solo distrazione, e questa è l’ultima cosa che ti serve, se vuoi sperare di passare quello stupido test della settimana prossima.»
Mi imbronciai: tentativo numero uno miseramente fallito. Sembrava che, più che parlare, io e Seto stessimo partecipando a una partita di ping pong. Ecco, la palla mi era appena scivolata giù dalla racchetta sotto il colpo micidiale di Seto Kaiba.
«E dai, Seto…» insistetti.
«Non se ne parla. Taci, bonkotsu.»
«E dai» ripetei, e lo ridissi tante e tante altre volte man mano che mi avvicinavo a Seto e cominciavo a baciarlo.
Sulla bocca, sul collo, dove capitava.
«Dobbiamo studiare, né? Visto che non vuoi invitare anche Yugi e Atem, io avrei tutt’altri progetti» chiarii, mordendogli il labbro inferiore, «e credi che non sappia che dopodomani hai un test anche tu? Tuo fratello ha la bocca molto larga. Nonostante tu non voglia dirmi certe cose, per lui non è lo stesso.»
Seto, intanto, mi aveva stretto forte i fianchi: emergeva la sua fissa di voler primeggiare su di me per forza, mah…
«Non devi ripassare?» domandai, trattenendo un gemito senza farmi intimidire. «Il perfetto Seto Kaiba non deve ripassare per ottenere il massimo dei voti, scusa?» Giocai la mia ultima carta.
Seto, che fino a poco prima era rimasto completamente impassibile – che bello il mio ragazzo statua di sale –, ghignò: «Non mi riduco all’ultimo momento. Ho già fatto tutto, e la mia risposta rimane la stessa: non se ne parla.»
Sbuffai e, con la coda tra le gambe, stavo per ritornarmene al mio posto, strascicando un “e torniamo a studiare, allora”, quando Seto mi fermò per il polso.
«Bonkotsu, non ho mai detto di non appoggiare l’altro progetto che avevi in mente.»
Giustamente!
 
 
 

*
 
 
 

 

Il mio otouto continuava a fissare il cellulare tra un esercizio e l’altro, cercando di captare anche il minimo segnale luminoso che potesse comunicare l’arrivo di un sms.
Di quel sms.
«Yugi, non penserai davvero che Jonouchi abbia convinto Seto, spero» mormorai a mezza voce, gli occhi intenti a leggere l’ennesima traccia di un esercizio più o meno complicato.
«Dici che non c’è stato niente da fare?» domandò lui, tenero, innocente.
Scossi la testa: «Niente da fare.»
«E va bene, allora. Ci sarà tempo in futuro, no?»
«Piuttosto, otouto…» cominciai, attirando la sua attenzione, «e se domani ce lo prendessimo di riposo?» azzardai.
Yugi, come logica voleva, spalancò gli occhi, incredulo: io, studente semi-modello a detta mia e proprio modello a detta altrui avevo davvero detto di non voler andare a scuola il giorno dopo. E non avevo febbre, tosse, pertosse, broncopolmonite o qualsiasi altra cosa mi impedisse di staccare i piedi da terra e camminare.
«Davvero?» chiese lui.
Annuii.
«Quindi posso chiudere?»
Annuii di nuovo.
«Domani è il nostro compleanno, possiamo permettercelo, possiamo permetterci di… trascorrere un po’ di tempo da… soli
Sapevo che Yugi sarebbe arrossito subito fin sopra la punta delle orecchie: dovevamo ancora nasconderci, nessuno ancora sapeva del sentimento che stava nascendo. Forse non lo sapevamo nemmeno noi stessi, ancora non lo accettavamo, non ne eravamo consapevoli.
Eppure era inevitabile: una forza che ci aveva travolti come un ciclone e che ci stava trascinando pian piano al suo centro. Chissà come sarebbe andata a finire…
«Anzi, otouto, ripetere un po’ non farà di certo male…» puntualizzai, tanto per sviare un po’ il discorso.
Eravamo fragili, io lo ero, lui lo era.
Lo era il nostro sentimento.
Ma anche se debole e se costretto a urtare contro chi non poteva capirci e non poteva appoggiarci – perché ci sarebbero stati –, esso avrebbe resistito a tutto.
Perchè noi l’avremmo fatto.
 

 
 
 




 







 
Che cos’è questa mezza roba, mh? In realtà non lo so nemmeno io! XD
Innanzitutto, è una specie di extra della mia: “Sei il mio otouto e posso spupazzarti solo io!
Comunque, fate così per capire:
-Prendete tanta e tanta voglia di scrivere di yugioh;
-Considerate l’idea continua di dover studiare, per esempio, in occasione degli Esami di Stato;
-Aprite qualcosa per scribacchiare e fatelo;
STOOOOP! xD
Ah, ho voluto ipotizzare – ma non l’ho scritto perché puntualizzarlo avrebbe “rotto” il ritmo(?) della fic(???) – che Atem e Yugi siano nati nello stesso giorno! ^.^
 
Detto tutto, vi saluto! ;)
Grazie per aver letto! ^-----^ 

   
 
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