Fanfic su artisti musicali > Altri
Segui la storia  |       
Autore: vinythaira    04/06/2012    3 recensioni
"Il divo della musica si guardò intorno. Alzò una mano per coprire il volto dagli insistenti e invadenti raggi del sole. Sorrise, ricordando i titoli sul giornale della mattina: “Altro grande successo per il più grande genio del rock inglese”. Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia dietro di sé e socchiuse gli occhi. "
"Ma non era neanche questo ciò che amava, ciò che lo spingeva a salire sul palco ogni qualvolta gliene si presentasse l’occasione, a salutare la gente e a sgolarsi talmente tanto da ritenere ogni volta che le sue corde vocali si fossero consumate. Era qualcos’altro.
Era la sensazione di sentirsi un dio. La sensazione che gli dava il sapere che tutta quella gente era lì per lui. Che VOLEVANO lui. Lui e nessun’altro. E gli altri Police, certo, Stew e Andy. Ma era lui che la folla amava."
"Sting salì sul palco ridendo, scosse i capelli e guardò raggiante tutte le persone di fronte a lui.
Ah, era questo ciò che amava di essere un cantante."
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Synchronicity
7.
Every Little Thing She Does Is Magic




Sting appoggiò la testa sul braccio, scuotendo il capo. Annuì, mentre nella testa gli rimbombavano le parole che la moglie gli aveva appena urlato. Chiuse gli occhi, mordendosi le labbra. Era uno stronzo. Perché cazzo doveva sempre essere così? Cioè, per carità, ovviamente adorava essere se stesso, sapeva di essere adorabile. Ciò che intendeva era: perché doveva essere sempre così cinico, sarcastico? Perché non gliene andava mai bene una, e che cazzo?
Litigate. Sempre. E. Solo. Litigate.
Era un cazzone. ‘Fanculo.
Ogni tanto, però, aveva ragione lui. Aveva quasi sempre ragione lui. La moglie era un’acida, quando ci si metteva. E poteva diventare una vera troia, se le giravano.
Non capiva, lei, che essendo lui famoso non poteva perder tempo in cazzate? Oddio, no, che poi in realtà tanto cazzate non erano. Ma non erano neanche cose importanti. Alcune si, forse, ma comunque meno e… ‘Fanculo.
E non che non volesse restare a casa, per dio! Ma era sempre così pieno d’impegni! E la stampa, e le foto per le pubblicità, le canzoni da comporre e suonare, dato che evidentemente Andy e Copeland pensavano lui fosse una macchina sforna-canzoni, i dischi da incidere, le prove con quel rompicoglioni di Andy al quale non andava bene nulla e Copeland che cercava di cambiare il ritmo della canzone perché non gli piaceva, le fan che si, ok, erano adorabili, ma rompevano abbastanza il cazzo, e poi ci si metteva anche quel Rompicoglioni con la R maiuscola, detto anche Stewart, che non poteva fare a meno di lui, evidentemente, e lo chiamava ogni due per “pianificare”. ‘Fanculo. Pianificare cosa? Un cazzo.
E con tutte quelle cretinate non aveva mai un attimo per stare con la famiglia, con i figli, con la moglie.
Ogni tanto tornavano talmente tardi da non riuscire neanche a salutarsi. Entravano nel letto sentendo il corpo caldo l’uno dell’altra al loro fianco. Poi si svegliavano con il letto vuoto e sul cuscino dell’altro, o sul comodino un breve messaggio scritto a mano.
“Sono sul set. Ci vediamo stasera. Ti amo. F.”
“Ho le prove con Coop e Andy, ci vediamo stasera. Tanti baci. F.”
Insopportabili, freddi, cazzo di bigliettini. Li odiava. E quando si vedevano litigavano. Anche se lui aveva un bisogno immane delle sue carezze, dei suoi baci, della sua comprensione, e voleva solo fare il padre di famiglia che si toglie le scarpe e si va a stendere sul divano con i figli che gli saltellano gioiosamente intorno, con una bella moglie che ama che ride al suo fianco. Anche se lei era tutta la giornata che lo desiderava e gli mancava tantissimo il contatto con la sua pelle, con le sue labbra. Anche se avrebbero voluto fare tutt’altro, piuttosto che litigare. Stupide litigate.
“Hai pagato la colf?”
“Cazzo, ti sei dimenticata il regalo a Stef?”
“La festa, stupido!”
“Dove diavolo hai messo la mia giacca?”
Mai un ti amo. Urli. Litigate. Battute ciniche. Sarcasmi. Ironie.
“Ah, e così sarebbe colpa mia, eh?”
“No, guarda, sono entrato in casa e me la sono nascosto da solo…”
Si scompigliò i capelli. Però stavolta aveva torto, cazzo. E lo sapeva. Ma non poteva chiederle scusa. Non voleva. Non doveva.
In fondo che cazzo, lui era STING! Lei chi era? Frances Tomelty. Frances chi? Ok, aveva fatto un paio di bei film, d’accordo. Ma era LUI che era famoso in tutto il mondo, non lei, per dio! E LUI avrebbe dovuto chiedere scusa?
E poi lui non lo faceva mai, lui. Neanche quando era ovvio che non aveva ragione. Ci girava intorno.
Prese un cuscino dal divano e lo lanciò contro il muro perfettamente tinteggiato. Il cuscino cadde a terra con un tonfo sordo. ‘Fanculo.
Era una stronza.
Aveva ragione.
Ed era vero che lui non la apprezzava abbastanza. Come tutti gli uomini, arrivava a casa  trovando tutte le cose fatte e la tv già accesa e non si fermava  a pensare a chi avesse fatto quelle cose. Se l’aspettava già, lo dava per scontato.
Ogni piccola cosa che lei fa è magica.
E lui non se ne era mai reso conto, aveva ragione lei ad essersi arrabbiata.
Stronzo.
Non ci capisci un cazzo.
Sting si morse le labbra, ragionando su quella frase: Every little thing she does is magic.
Era proprio vero. Ogni piccola cosa che lei faceva era magica.
Ogni cosa che lei faceva lo sconvolgeva.
Everything she does just turn me on.
Si rizzò sulla poltrona, improvvisamente dimentico del suo orgoglio ferito, del dolore o del suo cuore spezzato. Afferrò al volo la prima penna che gli capitò dal portapenne perfettamente ordinato sulla scrivania. Fissò distrattamente la penna rosa con Minnie della figlia. Strappò un bordo del giornale che stava leggendo.
Every little thing she does is magic. Annotò
Everything she does just turn me on.
Sì sì sì sì sì! Filava, dio santo!
Mordicchiò il tappo della penna della figlia, nervosamente, come un ragazzino.
Si alzò e si andò a sedere sul bracciolo del divano, poggiando un libro sulle ginocchia e su di quello il pezzo di giornale.
Scarabocchiò qualcosa al margine del foglio, distrattamente.
Gliel’avrebbe dedicata. Lei gli aveva cambiato la vita.
Even through my life before was tragic
(un po’ di esagerazione ci stava sempre bene…)
Now I know my love for her goes on
Si immaginava già il ritmo. Veloce, non melenso, in modo da sorvolare sulle parole un po’ troppo romantiche. Una canzone d’amore ma  allegra, veloce, divertente. Non di quelle che ti fanno venire il latte ai coglioni.
La amava.
Gliel’avrebbe dedicata. Era stata lei a fargli avere l’ispirazione..
It’s big enought umbrella
Queste parole gli uscirono dio getto, con facilità, quasi aspettassero quel momento da sempre.
But it’s always me that end up getting wet
Forse avrebbe fatto un pochettino la figura dello sfigato.
O forse no: non gliel’avrebbe fatta leggere. Si sarebbe arrabbiata di questo piccolo appunto sul suo carattere da approfittatrice.
O ci avrebbero scherzato sopra?
“Ma comprati un KW, allora!” gli avrebbe detto.
E lui avrebbe riso: “Guarda che sei tu che sei senza ombrello, scema!”
“Scema a chi?”
“A te!”
“Ma quanto cazzo è grande questo ombrello? Non ti sarai portato dietro un ombrellone da spiaggia, vero?”
“Per te questo e altro, cara” tono drammatico.
And ask her if marry me
In some old fashioned way.
No, non l aveva sposato nel modo tradizionale.
La amava. Da morire.
Non era stato un matrimonio normale, oh no. Loro erano meglio. Il matrimonio normale era per gli ottantenni in pensione. Per loro ci voleva il meglio. E il meglio era l’assurdo, ovviamente.
Loro erano diversi.
Loro erano speciali.
Loro brillavano come stelle e sarebbero stati insieme per sempre.
Loro erano quelli strani e astratti.
Ma non era una cosa negativa, no?
Sarebbero stati sempre giovani.
La amava.
Every little thing she does is magic.
Non le avrebbe chiesto scusa.
Everything she does just turn me on.
Non sarebbe andato a chiederle perdono.
Even thought my life before was tragic.
Ma lei avrebbe capito.
Now I know my love for her goes on.
La amava.
Lei capiva sempre.
 
Lei lesse la canzone con un sopracciglio alzato. “Beh?” mormorò, restituendogli il foglio.
“Beh cosa?” rise lui “Ti piace?”
Lei annuì distrattamente “Si. Bella.” Respirò. “Molto bella.”
“E’ dedicata a te!” sorrise lui, raggiante.
“Ah si?” annuì lei, atona
“Si!” sorrise lui “Sai, sei stata tu ad ispirarmela!”
“Ah, ok. Grazie” gli rivolse un sorrise conciliante, poi alzò le spalle “Vai a prendere tu i bambini, oggi? Io devo incontrare un regista..”
Lui restò un attimo a fissarla, deluso. Pensava avesse fatto i salti di gioia. O almeno le sarebbe stata grata. La guardò negli occhi, poi scostò lo sguardo “Si, ok. Ci vado io.”
Lei sorrise e lo salutò con la mano, allontanandosi velocemente ticchettando sui suoi tacchi a spillo.
Sting si lasciò andare dal bracciolo su cui era seduto al divano, stringendosi le ginocchia al petto, in posizione fetale. Stronza. Era una stronza. Perché si era comportata così? Lo sapeva quanto lui tenesse alle canzoni, e che cazzo! Lo sapeva! E allora perché si era comportata così? Perché doveva SEMPRE comportarsi così? Perché doveva sempre fare la stronza?
Un paio di braccia lo circondarono amorevolmente. Non aveva sentito la porta aprirsi. Delle labbra gli si appoggiarono sul collo. “Grazie” mormorò Frances “E’ bellissima.” Lui si voltò verso di lei. “Scusa per prima” E gli sorrise.
Lui alzò il viso per baciarla sulle labbra.
“Ti amo.”
“Grazie”
“Di solito si dice anche io…”
“No, grazie della canzone, idiota!”
“Non è colpa mia se te sei scema e te ne esci come cavoli a merenda. Riproviamo: Ti amo.”
“Anche io.”
 
Andy appoggiò le scarpe sulla federa immacolata del divano e guardò il cantante inclinando il volto.
Sting rispose al suo gesto spingendo velocemente le gambe dell’amico sotto al divano. Ridacchiò.
Copeland si sedette compito sulla poltrona di pelle scura e guardò l’amico in maniera annoiata.
“Ovviamente devi sempre rompere le palle, tu.” Fu l’affermazione di Andy quando tutti si furono accomodati. “E’ il tuo ruolo nella band, no?”
Sting assunse un’aria offesa, portandosi le mani al cuore “Chi, io? Stai scherzando? Io sono un amore!”
Copeland rise, Sting gli lanciò un’occhiata assassina prima di tornare a fissare il chitarrista. “E dimmi, Andy: se non ci fossi io, che fine avreste fatto voi due, eh?” Andy esitò, e Sting afferrò quell’attimo al volo “Quindi, Andy, il coglione sei tu, che non sai apprezzarmi come merito!”
“Perché, meriti di essere apprezzato?” mormorò Copeland fissandosi le unghie, distrattamente.
“Ovvio, stronzo!” rise Sting. “E comunque…” roteò gli occhi “Vi ho chiamato qui perché ho scritto un’altra canzone!”
“Oddio che palle, Sting!” Affermò Andy “Nelle ultime due settimane stai scrivendo una canzone al giorno, una può orrenda dell’altra! Stai rompendo i coglioni!”
“Volete sentirla?” sorrise
“Sting, non ci siamo capiti: Stai. Rompendo. i. coglioni!”
“Uhm.. Ok, vediamo se ho capito: Sto. Rompendo. I. coglioni, giusto?” Ripetè
“Wow, ce l’ha fatta! Ma allora qualcosa capisce!” Affermò Stewart, felice.
“Vaffanculo, stronzo.” Sorrise “E poi parla quello che capisce tutto..” svicolò velocemente il pugno non-molto-amichevole di Stewart “Comunque… volete sentirla?”
Andy sbuffò e alzò gli occhi al cielo “Basta che sia una cosa veloce, che ho fame e voglio mangiare prima delle quattro, oggi. Sennò” li guardò con fare cupo “Penso proverò un bello stufato di Sting o di Stewart!”
“Oh no, Andy!” mormorò Copeland con fare drammatico “Non mi mangiare! Guarda: sono tutto pelle e ossa!” Sorrise “Però il Rompicoglioni, qui si! Sbrana lui, che ieri mi ha telefonato alle due di notte, alle due, per dio!”
“Primo non erano le due, Copeland, era l’una e quarantacinque! E poi ti ricordo chi è lo stronzo che mi chiama alle sei di mattina?” fissò Andy intensamente “Mio adorato chitarrista, ti prego non mi mangiare! Lo sai che io sono tutto muscoli e addominali, no? E poi pensa a cosa potresti perdere: un caro amico come me!” e rise.
“Leccaculo” mormorò Andy, ridendo. “Beh, questa canzone, allora?”
“Si, Andy, ora. Con calma” mormorò il cantante, stravaccato sul divano.
“Gordon. Matthew. Thomas. Sumner.” Scandì  il chitarrista “Vaffanculo. Ora ti alzi e ci suoni questa cazzo di canzone.”
“Andrew James Somers” ribatté Sting “Io mi alzo quando cazzo mi pare.”
“Non chiamarmi Andrew James, stronzo!” lo rimbrottò Summers
“E tu non chiamarmi Gordon.” Gli rispose Sting
“Ma tu ti chiami Gordon, per dio!”
“E tu ti chiami Andrew-James, che cazzo c’entra? Tu odi il tuo nome quanto io odio il mio. Per cui smetti di rompere il cazzo. Lo sai quanto non sopporti sentirmi chiamare così.” E gli rivolse una linguaccia.
“E tu sai di non dovermi chiamare Andrew-James!”
“A me potete chiamarmi Stewart” mormorò Copeland intromettendosi nel discorso
“Oh grazie dell’aiuto, scemo! Senza questo tuo intervento non potevamo proseguire!” rise Sting
“Allora, ci fai sentire questa cazzo di canzone, Stì? La smetti di fare lo stronzo?” domandò Andy, fissando il cantante disteso comodamente sul divano.
“Ok, ok” sorrise il cantante, alzando le mani in segno di resa. “Va bene.” Si diresse con passi lenti verso il pianoforte, suonò un paio di accordi, e poi cominciò a cantare: “Every little thing she does is magic. Everything she does just turn me on. Even thought my life before was tragic. Now I know my love for her goes on.”
 Concluse l’ultimo accordo della canzone e si voltò verso i due amici. “Beh? Che ve ne pare?”
Capeland si morse le labbra “Allora..” cominciò “La canzone di per se non è male” evitò lo sguardo di Sting “So che lo dico sempre, Stì, ma sul serio, qua quel ritmo fa schifo. Poi viene una roba melensa tipo ninna-nanna!” E si morse le labbra.
Sting annuì e si voltò verso il chitarrista.
Andy assentì “Per una volta, strano ma vero, sono d’accordo con Copeland!”
“Hey, perché strano, coglione?” affermò il batterista, offeso, mentre Sting cercava di capacitarsi del fatto che Andy non avesse voluto avere l’ultima parola come sempre.
“Perché si, Copeland, ok?” Ok, aveva sul serio qualcosa che non andava.
“Oddio, Andy, vieni qui!” mormorò Sting, allarmato “Senti, siediti accanto a me. Parliamone. Che cazzo hai oggi? Che ti sei sniffato?” rise “Hai una qualche mancanza? Sesso?” e corse a ripararsi dietro il batterista.
“Fottiti.” Rispose lui.
“Da solo?” sorrise Sting “Oh no, Andy, non mi va! Non sarebbe rispettoso!” e ghignò.
“Vaffanculo.” Il chitarrista si alzò dalla sedia, avviandosi verso la porta. “Io me ne vado. Mi sono rotto il cazzo di questo stronzo qui.”
Sting lo fissò stralunato. Non si era ancora abituato ai cambi repentini d’umore del chitarrista. Lo seguì, parandoglisi davanti prima che potesse uscire dalla porta. “No, Andy, senti, ti sei offeso?” mormorò il cantante, stranito.
“Mi sono rotto il cazzo, Sting, di te e di tutte queste tue stronzate” e fece per sviarlo e uscire dalla porta.
Sting si postò velocemente con lui,  cercando di evitare se ne andasse.
Si morse le labbra. Odiava dire che gli dispiaceva, anche se era vero. “Senti, Andy…” si fermò un attimo “Quelle cose che ho detto… Beh lo sai, che sono fatto così, no? Non volevo farti arrabbiare e.. beh… Non volevo offenderti, ecco.” Si morse le labbra, rimanendo a fissare l’espressione del chitarrista.
Andy alzò le sopracciglia: era la prima volta che Sting pronunciare parole così vicine ad una scusa.
“Ehm…” mormorò, incerto sul da farsi. Fissò il cantante, pensando lo stesse sfottendo, come sempre. “Ehm, beh…” sul viso di Sting si dipinse un’espressione ansiosa. “Oh beh.. Non importa?” era più una domanda che un’affermazione.
Sting sorrise.
 
Sting tirò fuori una penna con aria annoiata. La guardò distrattamente, come se non ne avesse mai vista una in vita sua e poi tornò a fissare i due amici
“Devo proprio?” mormorò, sbuffando.
“Sting” rispose Andy “Ma possibile? Sei l’unico cantante sulla faccia della terra che non ama i fan!”
“Oh, Sum, dai, lo sai che sono fatto così, per dio! Ormai dovresti conoscermi!” e sospirò, di nuovo.
“Si, Stì, ormai lo so! Ma perché, e che cazzo? Perché odi così tanto stare tra la gente?” Il chitarrista lo fissò stralunato.
“Perché un coglione” mormorò Coop, stravaccato su un tavolino. “E dovresti sapere anche questo, ormai!”
Sting scosse il capo: “Ma infatti, Andy: Non impari mai!” e rise.
“Oh mio dio non lo sopporto!” mormorò il batterista, abbattuto “Uno è nervoso e cerca di offenderlo e farlo arrabbiare e lui che fa? Si mette a ridere! Lo odio. Andy, parlaci tu.”
“Oh no, Coop! Tu sei il mio fidato braccio destro!” affermò Sting, rifilando a Copeland un amichevole pugno sulla spalla.
“Mi sento escluso” brontolò Summers sottovoce.
Sting rise, di nuovo “Oh no, mio povero piccolo gay! Tu lo sai che non potrei vivere senza di te!”
“Mio dio!” si lamentò Andy “Ma cosa abbiamo fatto di male, per meritarci questo?”
“Chiedilo a Coop, è lui che mi ha chiesto di entrare nella band!” rispose laconico il cantante.
“A volte mi chiedo se non ho sbagliato.” Mormorò il batterista “La risposta è sempre no: hai sbagliato.”
Sting sorrise, radioso.
“Oh dio, Sting!” Summer si portò due dita alle tempie. “Ma come fai ad essere così allegro, oggi?”
“Mah, sarà tutta l’atmosfera gioiosa che si respira qua dentro!” e indicò con un cenno Copeland mezzo addormentato sul tavolo di poliestre.
“Ti preferivo prima, quando eri nervoso all’idea di dover firmare autografi.” Mugugnò Andy, nervoso.
“Beh, almeno alzerò l’opinione dei fan sulla band” sorrise
“Ti preferivo prima lo stesso” ribattè il chitarrista.
“Quello lì oggi fa una qualche cazzata, te lo dico io.” Biascicò Coop in un mormorio poco udibile.
“Oh beh” Sting provò la penna sul braccio di Andy, che protestò. Avendo visto che scriveva propose: “Oh beh, si apra il sipario!”
 
I fan sciamarono all’interno vociando entusiasti, mentre i tre si posizionavano ai rispettivi posti. Copeland si alzò e prese in mano la telecamera.
“Ma che cazzo, Coop, non vorrai filmare, ti prego!” borbottò Andy “E poi come fai a firmare?”
Copeland alzò le spalle “In un modo farò!” ammiccò verso Sting “Oggi fa una qualche cazzata, lo so. E io lo voglio riprendere.”
Sting intanto sfarfalleggiava in giro con aria spensierata firmando autografi su autografi.
Copeland avvicinò la telecamera all’occhio e mise a fuoco.
 
Una bella ragazza si avvicinò a Sting. Lui la fissò attentamente, ispezionandola. Sorrise, soddisfatto.
La ragazza si avvicinò, sorridendo, e porse un foglio di carta. Sting la fissò negli occhi.
Copeland sorrise e continuò a filmare. Che figlio di puttana, che era, quel cantante!
Il cantante autografò Regatta de Blanc e glielo restituì. Lei ringraziò.
Prima che si potesse allontanare, o anche solo accorgere di ciò che stava per fare, Sting l’afferrò per la vita, attirandola a sé e la baciò sulle labbra, facendole fare un’elegante casquè. Quando la lasciò andare la ragazza era arrossita.
“Sorry, dolcezza!” rise lui.
Lei ridacchiò e si allontanò velocemente.
“Bye!” le gridò lui dietro, facendole cenno con la mano.
 
Andy gli rifilò uno scapaccione dietro al collo “Bravo coglione” lo insultò “Si può sapere perché sei così idiota?”
“Oh, ma che palle, che sei, Sum! Non è che abbia fatto chissà cosa! Un semplice bacio a stampo” rise “E poi le è piaciuto”
“Oh, che figlio di puttana!” mormorò Coop.
“Vaffanculo, Stì, cosa non hai capito della frase: non. Devi. Fare. Il. Coglione?” gli chiese rabbiosamente il chitarrista.
“Uhm…A “Non” mi sono perso!” ribattè il cantante, ghignando. “E comunque che cazzo! Non faccio mai stronzate del genere, ma che rompicoglioni che siete! Per dio, i Rolling Stones si scopano tutte le fan carine, per un bacio, UN BACIO, un semplice bacio, neanche con la lingua, per di più, mi dovete processare?”
“Sting.. Forse c’è una cosa che non ti è arrivata” gli piegò il batterista, parlando lentamente, come ad un matto “Noi. Non. Siamo. I. Rolling. Stones.”
Andy annuì. “E’ triste, lo so, ma noi siamo i The Police!”
Sting rise “I The che?” domandò “Che cazzo di nome!”
Gli altri due scoppiarono in una risata.
 
 
Oh… beh, che dire? *Nasconde la testa sotto la sabbia*
Sono in ritardissssimooo!! (Cosa rara, eh, Cla? -.-‘’’’)
Beh… è un po’ che ho scritto questo capitolo ma non mi sono mai decisa a postarlo, per un motivo o per l’altro. Per cui… eccomi qui! Si, sono viva!! XD
Come potete notare.. beh.. sono tornata con il mio adorato Sting… e… NON E’ UN AMOREEE????? *love*
Mi è mancato troppo… **
E mi siete mancati voi, cari lettori! Allora? Che ne pensate???
Io questa canzone dei Police la amo… **
Ah, una piccola notazione: l’ultimo sketch che ho messo è vero, è ripreso da una serie di video sulla vita dei Police: Everyone Stares, bellissimi **.
Un’altra cosa, che ho notato di non aver mai precisato:
SKETCH E CANZONI NON SEGUONO UN ORDINE CRONOLOGICO, SONO POSTI AL DI FUORI DEL TEMPO. DUE PARTI DI UNO STESSO CAPITOLO POSSONO VARIARE DI 10 ANNI COME ESSERE SUCCESSIVI. E’ INDIFFERENTE. LA STESSA COSA VALE PER L’ORDINE DEI CAPITOLI.
 
Un ringraziamento va a Martina e Sara, che mi hanno aiutato ad uscire da situazioni difficilissime e mi hanno rotto le scatole e martellato di messaggi fino a quando non ho deciso di fare qualcosa. La situazione non è cambiata, dolcezze, è solo… migliorata.
Grazie mille a voi due, che mi sostenete in ogni cosa che scrivo e mi aiutate a tirare avanti e a non abbattermi. Grazie per insistere sempre con me e non cedere mai.
Ve ne sarò sempre grata.
 
Un bacio
Cla
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Altri / Vai alla pagina dell'autore: vinythaira