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Autore: Ariel Winchester    05/06/2012    3 recensioni
[Dal capitolo 16° "The End Of The Affair"]
“Tu lo sai che per me sei solo tu la giustizia, no?” gli disse e tornò a guardarlo.
Gli occhi neri di Elle erano rimasti fissi sul volto di lei e lo stavano studiando a lungo e con attenzione. “Me lo hai detto spesso.” disse, stava per aggiungere dell'altro ma la ragazza glielo impedì.
“Beh la giustizia non muore mai e non viene certamente imprigionata in una cella. Alla fine di questa storia, sono certa che il destino di Kira terminerà in uno di questi due modi.” disse con voce ferma e sicura, ignorando quella parte di lei che le ricordava quanto avesse desiderato vedere morto il suo carnefice. Una parte che comunque Elle vedeva, ma che non voleva farle notare perché Alyssa stava in tutti i modi cercando di fronteggiarla. “Quindi...non parlarmi come se Kira fosse capace di confondermi su questo, perché io so qual'è la giustizia che vorrei.”
Calò un profondo silenzio, i due rimasero di nuovo a guardarsi nell'oscurità mentre sprazzi di luce giocavano sulle loro pelli.
Elle distolse lo sguardo per primo, avverti però ancora la pressione che quello di Alyssa esercitava su di lui. “Allora preparati.” le disse. “Perché spetta a me, a noi scrivere il finale di questa storia e lo faremo nel migliore dei modi.”
Alyssa ascoltò quelle ultime parole con attenzione, come sempre ne rimase colpita. Il detective era capace di mettere insieme parole semplici e far provare grandi emozioni a chi lo ascoltava.
Però uno strano senso di terrore la attanagliò, perché per la prima volta sentiva che quel caso avrebbe davvero cambiato tutto. Più pensava alla fine di esso, più non lo riusciva a disegnare.
Ma scacciò quel pensiero e abbozzò un sorriso: tutto sarebbe finito al più presto e nel migliore dei modi.
Perché Elle era la giustizia.
[Fic revisionata fino al 2° capitolo]
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Misa Amane, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*canzone presente nel testo “What lies beneath” dei Breaking Benjamin.

-What lies beneath-

Dici sul serio?”le chiese.

Alyssa arrossì violentemente in volto, sentendo il calore divamparle sulle gote e volgendo lo sguardo verso un punto alle spalle di Elle. Il ragazzo restò seduto nella sua solita posizione sulla poltrona di fronte a lei, con il braccio teso sopra il tavolino che li divideva e stringendo tra le dita la testa della regina bianca.

Scrutò con accurata premura il volto pallido della ragazza, rilevandone il rossore malgrado il buio fitto che risiedeva nella stanza monitor priva di luce.

Lo avevo detto che mi avresti preso in giro...” sbottò la ragazza, stringendosi le braccia al petto e abbassando il viso, in maniera che i suoi occhi si posassero sulle ginocchia tremanti. Non riusciva a stare ferma, tamburellava con entrambi i piedi sul pavimento e alzava e abbassava freneticamente una delle due ginocchia. In realtà quel desiderio che considerava talmente irrealizzabile da definirlo persino sogno, imbarazzava solamente lei e non poco.

Perché si sentiva masochista nell'aggrapparsi a qualcosa che faceva così male.

Perché si sentiva stupida nel sperare da una vita che si realizzasse.

Perché sentiva ancora dentro di sé quella bambina che piangeva la notte, perché non sapeva cosa fosse un abbraccio materno. Quella bambina che chiamava la mamma attendendo che lei giungesse accanto al suo letto ad asciugarle le lacrime.

Quella mamma non era mai venuta però.

Elle la guardò serio, senza pronunciare alcuna parola. Come se sapesse che lei, nel silenzio, sarebbe riuscita ad affrontare la paura costante che provava dentro, quella verso quel sogno che la faceva sentire folle e stupida. “Io non ti sto prendendo in giro.” disse poi, scuotendo lievemente la testa mentre rimetteva al suo posto la regina, accanto al re ancora riverso sulla scacchiera. “Dico solo che non capisco il motivo per cui sia questo il tuo sogno. O meglio lo capisco, ovvio, ma non credo che tu sia consapevole del vero motivo per cui hai questo sogno, secondo me.”

Alyssa sospirò, per un attimo il discorso che Elle le fece non fu molto chiaro ma poi comprese.

Comprese perché quegli occhi scuri stessero scavando in lei in quella maniera, non per scoprire quella risposta ma bensì per spingere lei a trovarla. Molto spesso la mente umana cela le vere risposte che si cercano, nascondendole dietro nebbie di pensieri che non permettevano di giungere all' unica, vera e semplice conclusione di cui necessitiamo. Elle era un esperto nell'analizzare la mente umana, e lei era un'esemplare così semplice che a lui non risultava difficile studiarla e scoprirla.

Alyssa alzò le spalle. “Penso che, prima di morire, merito un perché.” disse con un filo di voce. “Perché mi ha abbandonata, perché non mi ha amata...perché non è potuta essere semplicemente la mia mamma.”

Elle si soffermò sulle ultime tre parole, appurando nuovamente l'aspetto infantile che la ragazza continuava sempre a possedere. Perché, malgrado i suoi vent'anni suonati, Alyssa restava sempre la bambina che non aveva sperimentato appieno un affetto di cui nessuno dovrebbe essere privato.

Lei voleva solo avere qualcuno che la proteggesse sempre, che fungesse da scudo per la sua vulnerabilità.

Vorresti vederlo davvero realizzato questo sogno?” Elle riprese a completare di mettere in ordine le pedine sulla scacchiera e lanciò un'occhiata veloce verso la ragazza. Lei aveva finalmente trovato la forza di alzare lo sguardo su di lui, lo guardò con evidente stupore, come se sapesse che lui era già a conoscenza della possibile risposta ma volesse solo vedere quanto lei riuscisse ad affrontare, con sincerità, la questione.

Alyssa si ritrovò a tentennare, ad alzare le spalle trattenendo il respiro e, insieme ad esso, la risposta che sia lei che Elle conoscevano ma che lei non voleva in alcun modo rivelare.

Poi annuì. Con timidezza, con ingenuità, ma con forza allo stesso tempo.

Non faccio sogni irrealizzabili..anche se quello di lavorare accanto a te devo dire che è stato davvero il massimo dei miei sogni.” Alyssa sorrise, rendendo più palpabile l'aspetto da bambina che il suo viso delle volte assumeva. “Però incontrare mia madre, guardarla in faccia e sapere...tutti i perché che mi porto dietro da quando sono una mocciosa, penso che più che un sogno sia una necessità.”

Elle la guardò a lungo, ma non disse nulla.

Ciò che vide negli occhi di Alyssa mentre pronunciava quelle parole gli bastò come risposta.

E quel sogno lui lo avrebbe realizzato, perché voleva vederla sorridere per davvero e per la prima volta come mai aveva fatto prima.

Facciamo un'altra partita.”propose. E pensò di lasciarla vincere.

* * * *

All in all

You're not good

You don't cry

Like you should

Let it go

If you could

When love dies in the end.

Ti somiglia parecchio.”

Allora Alyssa si ricordò di non essere sola.

Ricordò che la figura di sua madre non era l'unica cosa da guardare in quella stanza e volse lo sguardo verso Matt accanto a sé. Si trovavano nel piccolo cucinino della camera d'albergo in cui lui e Mello risiedevano da giorni, il ragazzo stringeva tra le dita una sigaretta accesa e lasciava cadere la cenere sul davanzale della finestrella vicino a sé. Il vento invernale si faceva largo dentro la stanza, muovendogli i capelli scuri e portando la scia di fumo verso il volto di Alyssa. La ragazza la scacciò muovendo la mano e tossendo.

È così evidente?” chiese.

In effetti, Coraline era il suo ritratto sputato, almeno nell'aspetto fisico: non era tanto più alta di lei, gli occhi erano dello stesso colore e della stessa grandezza, con l'unica differenza che quelli della donna erano circondati da delle piccole rughe dovute all'età. Persino le labbra erano le stesse, grandi e rosse come quelle di Alyssa. La più grande differenza era che Coraline era la pura rappresentazione dell'eleganza e della raffinatezza, Alyssa invece era tutt'altro: rude e mascolina. Proprio come la definiva spesso Elle.

Perché il suo ricordo era tornato così vivido quando quella donna era riapparsa nella sua vita? Alyssa trattenne a lungo il respiro, quando le sembrò di rivedere il volto di Elle nella sua mente.

Matt sospirò, si girò di spalle posando i gomiti sul davanzale dietro sé e lanciando un'occhiata alla donna seduta sul divano, con lo sguardo rivolto verso il televisore acceso su uno dei soliti programmi pro-Kira.

Ogni tanto muoveva la testa, lasciando ondulare i capelli a caschetto accanto al viso mentre ascoltava con poco interesse la voce del giornalista. Alyssa si morse il labbro nervosamente, desiderando con tutta se stessa che quella donna potesse scomparire in quel preciso istante.

E come ha fatto a trovarti?” chiese poi Matt, parlando a mezza bocca per tenere le labbra strette in un angolo, sopra la sigaretta ormai in procinto di terminare.

Alyssa sospirò.“Il nostro piccolo ometto bianco pensa di aver trovato il mio punto debole. Vuole proprio che mi tira fuori da questa storia.” Schioccò la lingua e scosse la testa ripensando a come Near fosse stato abile nel rintracciare sua madre, nonostante quest'ultima usasse un nome fittizio da tempo ormai.

Proprio come vi era riuscito Elle anni prima.

Non sa che, fino a quando non vedrò la testa di Kira su un piatto d'argento, io non mi muovo di qui.” concluse la ragazza, lanciando un'occhiata verso Matt che la osservava in silenzio, soffiando nuvole di fumo. Alyssa tossì di nuovo e scacciò quella nube grigiastra che le si schiantò sul viso.

Tacerono poi entrambi, Matt non aveva più voglia di parlare e Alyssa era troppo impegnata ad osservare sua madre, immobile e muta come una statua perfetta. Si sentì pervadere da uno strano e familiare senso che non era più solita conoscere e la cosa la infastidiva non poco. Non poteva lasciarsi andare ad una sensazione del genere, non poteva di nuovo sentirsi annegare nei ricordi, non allora che aveva così poco spazio da dare alle emozioni....

La porta della loro stanza sbatté con violenza, segno che Mello era appena rientrato.

Coraline gli lanciò un'occhiata di sbieco, mentre lui la osservò con fastidio, continuando a camminare per raggiungere i due nel cucinino.

Alyssa non si trattenne dallo alzare gli occhi al cielo, quando Mello rivolse il suo sguardo duro e tagliente verso di lei. “Non penserai davvero che faccia da babysitter a tua madre, vero?” le domandò, indicando un punto dietro di sé e non curandosi di abbassare la voce.

Coraline ovviamente lo sentì, ma con assoluta eleganza fece finta di nulla.

Abbassa la voce, simpaticone.” lo rimproverò Alyssa, stringendosi le braccia al petto e guardandolo torva.

La sua voce poi si ridusse ad un sussurro quasi impercettibile. “Non mi fido di lei e non posso lasciarla sola a casa mia.”

Ma tu lo sai che qui stiamo lavorando oppure no?” Mello non si trattenne nuovamente, ignorando i segni che la ragazza gli faceva per pregarlo di abbassare i toni. Gesto che lui prese come un'ottima scusante per fare tutto il contrario. Matt se ne tirò fuori, gettò la sigaretta dalla finestra, la chiuse poi si allontanò verso il salotto con aria disinteressata. Alyssa lo seguì con lo sguardo, Mello non se ne curò e continuò a fissare con rabbia il volto della ragazza. “Trovati un altro posto dove scarrozzarla.” le disse poi.

Io penso che tu debba trovarti una ragazza, sei sempre nervoso.” rispose ironica Alyssa, osservando con attenzione Matt che si buttava a capofitto vicino a Coraline sul divano. I due si ignorarono categoricamente. “Perché non provi con la bionda amica di Near. Vi vedrei bene insieme.” Alzò le sopracciglia e le sue labbra si allargarono in un sorriso sornione.

Mello non mostrò alcun segno di divertimento. “Non sei divertente.” le disse, scuotendo la testa.

Si rese conto che la ragazza non aveva alcun interesse nell'affrontare con serietà la questione, poiché troppo concentrata su ciò che avrebbe fatto quella sera. Oppure sul contenere le troppe emozioni che le stavano riaffiorando dentro, dopo l'incontro con la madre.

Mello non seppe dirlo, ma quando vide la ragazza cercare di superarlo, le strinse con forza il braccio per impedirle di proseguire. Alyssa rimase infastidita da quel gesto, guardò le dita di Mello stringere con durezza sulla pelle e poi lo guardò negli occhi. “Lasciami in pace...”

Quindi era davvero come credevo io...” Mello abbozzò un sorriso provocatorio, appena vide quello di Alyssa spegnersi lentamente. La ragazza capì subito di cosa lui stesse parlando, si morse il labbro e lanciò un'occhiata a Coraline che, in quello stesso frangente, si voltò verso di loro per osservarli. Il cuore della ragazza sussultò nel petto. “Bretovic, il suo sottoposto che hai fatto uccidere attraverso Nelson e il quaderno...erano mafiosi che volevano la testa della tua mammina, non ho ragione? Perciò hai fatto due più due e li hai fatti uccidere per spianarti la strada verso la tua vendetta, proteggendo così tua madre, giusto?” Mello la incalzò con le sue domande, malgrado avesse già le risposte. Voleva solo vedere fino a dove lei si sarebbe spinta con quella recita, quella in cui lei era la donna senza scrupoli e senza vergogna disposta a tutto pur di vendicarsi.

Quando, in realtà, i suoi gesti ignobili nascevano da convinzioni che potevano esser considerate positive.

Alyssa non rispose, fissò la madre che guardava incuriosita Matt e trattenne il fiato.

Di nuovo quel flusso di emozioni. La ragazza ritrasse il braccio con rudezza, lanciando un'occhiataccia verso Mello e tenendo le labbra serrate. “Pensala come ti pare.” rispose solamente. “Tu piuttosto stai tenendo d'occhio i due nuovi complici di Kira? E hai un piano per incastrarlo prima che lo faccia Near, o no?”

Non fare l'autoritaria, quel ruolo non ti si addice né più e né meno di quello della vedova nera che interpreti adesso.” Mello la sfidò, portandosi una mano sul fianco mentre Alyssa scuoteva la testa, divertita dalla battuta del ragazzo. “Comunque, ho un piano in fase di elaborazione. Devo pensare solo se coinvolgerti o meno, visto che mi sembra tu ti stia facendo di nuovo prendere dai sentimentalismi...”

Vai all'inferno. Al piano prenderò parte anche io, che ti piaccia o no.” Alyssa parlò con fermezza, il sorriso si spense con estrema rapidità sul suo volto e puntò gli occhi in direzione di Mello che non si lasciò intimidire.

La vide prendere la sua giacca in pelle da una delle sedie attorno al tavolo e portarsela sulle spalle.

Malgrado dovesse andare a cena con Misa, non aveva indossato nulla di particolare: un paio di jeans e una maglietta nera che copriva completamente il tatuaggio. Quando lei si mosse verso la porta, Coraline alzò velocemente lo sguardo nella sua direzione e la ragazza fece finta di nulla.

Mello la seguì. “Sei davvero sicura che questa rimpatriata con la tua amica oca serva a qualcosa?” le domandò.

Alyssa si girò verso lui, sistemandosi i capelli che erano rimasti intrappolati sotto la giacca. “Non servirà a nulla.” disse, passandosi poi ad aggiustarsi il tessuto sulle spalle. “Ma se voglio continuare a fare il gioco “Non so che Kira sa che io so.”, non potevo rinunciare ad una cenetta tra vecchie amiche.”

Mello scosse la testa, osservando il sorrisetto provocatore sulle labbra di Alyssa. “Non preoccuparti biondo. Tornerò sobria.” lo provocò poi.

Delle volte spero che tu crepa.” rispose il ragazzo, ricambiando freddamente il suo sorriso divertito.

Alyssa mise su un finto broncio. “Questa è la cosa più carina che tu mi abbia mai detto.”

Scusate..”

L'atmosfera di solita tensione e provocazione che aleggiava su loro si dissolse, quando una voce calda, carezzevole con un fortissimo accento russo s'insinuò tra loro.

Alyssa perse la sua espressione provocatoria, guardando alle spalle Mello e quest'ultimo si voltò verso Coraline. La donna li guardava quasi timidamente, stringendosi le braccia al maglione beige e guardando dritto negli occhi sua figlia. Quest'ultima distolse lo sguardo.

Alyssa, posso parlarti un attimo?” disse poi Coraline, parlando in russo.

Mello non comprese, lanciò un'occhiata seccata verso Alyssa che gli stava suggerendo di allontanarsi con il suo semplice sguardo. “Quando torni, te la porti a casa. Intesi?” gli disse con tono freddo e autoritario.

Si allontanò poi senza attendere una risposta, sapendo che in ogni caso si sarebbe seguito il suo volere.

Alyssa sospirò amareggiata, guardando le spalle del ragazzo farsi sempre più lontane e desiderando, incredibilmente, che lui fosse rimasto. Non riusciva a sopportare il fatto di restare di nuovo sola con sua madre. Le due si guardarono a lungo, Coraline fece un passo verso lei nel momento stesso in cui Alyssa strinse il pomello. “Dove vai?”

Non sono affari tuoi.”

Calò il silenzio. Alyssa non aveva mai fatto caso a quanto il suo tono risultasse più concitato quando era arrabbiata e parlava in russo. Rimase immobile con le spalle rivolte alla donna e sentendo il respiro fermarsi in gola, umettandosi nervosamente le labbra e accingendosi ad aprire la porta.

Dovremmo parlare prima o poi, lo sai?” chiese ancora Coraline.

Beh non ora, ho da fare.” Alyssa non volle più sentire repliche, non sopportava più di sentire il peso dello sguardo della donna sulle proprie spalle e di provare ancora quello strano senso di appartenenza che non voleva affatto sentire.

Non con quello che si era ripromessa di fare, non con ciò con cui si era macchiata in passato.

Ma io...” Coraline azzardò un altro passo, ma Alyssa non glielo permise.

Si girò di scatto verso lei e la zittì con una semplice occhiata. “Stai buona con quei due, ti terranno d'occhio.” le disse, manco si rivolgesse ad una bambina. “Se vuoi fumarti una sigaretta, chiedi a Matt. E stai lontana da Mello, lui morde.”

Detto questo, si girò verso la porta e ne uscì.

Coraline sobbalzò sul posto, quando la ragazza la richiuse con forza.

* * * *

Un gridolino acuto e fastidioso l'accolse.

Alyssa non seppe come, ma riuscì a non portarsi le mani alle orecchie per difendersi da quel suono molesto che tempo addietro era stato quasi un incubo per lei.

Mantenne così la sua compostezza, mentre Misa si dimenava battendo le mani e sorridendole a più di trentadue denti. “Lysa-Lysa!” esclamò gioiosamente.

A differenza sua, la modella indossava un elegante abito nero che le scopriva gran parte della schiena. I capelli biondi erano lisci sulle spalle e il viso truccato in maniera a dir poco perfetta. Alyssa trovò un secondo per sentire un colpo alla propria autostima.

Le gettò le braccia al collo, sollevandosi in aria e gettandola quasi a terra nell'impatto.

Alyssa sorrise di fronte a quella dimostrazione di affetto, malgrado avesse imposto a sé stessa di non rammentare l'amicizia che era corsa tra loro. Tanto il loro era stato un rapporto fasullo, una delle tante bugie a cui si era aggrappata anni prima, quando non avrebbe mai creduto che gli attentatori alla loro felicità fossero più vicini di quanto penasse. Mentre Misa ridacchiava e parlava a vanvera, rimanendo aggrappata a lei, la ragazza posò una mano sulla sua schiena nuda e riuscì a ricambiare l'abbraccio unicamente con una pacca.

Una bruciante sensazione di rabbia la pervase, incendiandole il petto per poi salirle alla testa, annebbiando i suoi pensieri. Sentì subito sopprimere quel senso di astio che nutriva nei confronti di Misa, quando lei la guardò negli occhi con gioia e continuando a battere le mani.

Misa era succube di Light, era divenuta la sua marionetta pur di credersi amata da lui ed era pronta ad eseguire qualsiasi compito lui le rilasciasse, pur di vivere in quella menzogna. Quindi, non era lei quella da odiare.

Alyssa poi, d'altra parte, era così vittima di un amore perduto che si sentiva vivere solo per poterlo vendicare. Poteva quindi dire che entrambe, in un modo o nell'altro, erano vittime del demone dell'amore.

Chiuse gli occhi e annullò ogni pensiero, rendendosi conto che stava quasi giustificando Misa e il suo operato.

Come una sciocca. Come la vecchia Alyssa.

E lei era lì solo per recitare.

Oh cielo.” Misa si mise a scrutarla con attenzione, cogliendola di sorpresa con il suo improvviso cambio di tono. Lasciò scorrere gli occhi sbarrati lungo il corpo di Alyssa, che restò immobile senza capire cosa stesse succedendo. La bionda teneva la bocca aperta a forma di “O” e continuò a fissare ogni centimetro del suo corpo con attenzione. Sembrava non credere a ciò che vedeva.

Ma...sei più magra di me! Prima eri una cicciona!” la ragazza parlò con un pizzico di invidia, mentre Alyssa si trattenne dal rivolgergli la prima cattiva parola del loro rincontro. Non era mai stata grassa, nemmeno in passato, ma, per una modella come lei, la taglia che Alyssa portava in passato poteva rasentare l'obesità.

La mora serrò le labbra e alzò gli occhi al cielo. “Tu invece sei sempre carina e gentile. E poco rumorosa sopratutto.” le fece notare, riservandole un sorriso ironico.

Misa rise e iniziò a battere le mani come una bambina. “Vieni, entra.” le disse, aprendole la porta e facendole segno di varcare la soglia.

Alyssa entrò, sentendosi in leggero imbarazzo nel trovarsi nella tana dell'assassino.

L'appartamento era esattamente come lo si vedeva attraverso i monitor: perfetto. Una vasta libreria occupava la parete sinistra della stanza, al centro vi era un tappeto verde largo quanto il tavolo apparecchiato in mezzo alla sala e i divani, dello stesso colore del tappeto, si trovavano a pochi passi di distanza da loro, vicino all'enorme vetrata che si affacciava sulla spettacolare vista della città e sul cielo buio illuminato unicamente da qualche stella. Lasciò scorrere poi lo sguardo attorno, chiedendosi dove Matt avesse potuto nascondere le cimici e si accorse, con estremo piacere, che non le si poteva notare da alcuna parte.

Quel ragazzo era un genio.

Non riuscì però a soffermarsi su nessun altro elemento presente nell'appartamento, poiché la sua attenzione venne completamente attirata dal tavolo su cui aveva pensato di cenare sola con Misa.

Ma, in realtà, quello era apparecchiato per tre persone.

Trattenne a stento uno sospiro di puro fastidio, quando vide Light fare capolino dalla piccola stanza che doveva essere la cucina. In mano teneva una bottiglia di spumante e sulle labbra era disegnato un fasullo sorriso di cortesia, a cui lei avrebbe tanto voluto rispondere con un sonoro pugno sul naso.

Light, amore, hai visto che è venuta Lysa-Lysa!” Misa continuava a saltellarle attorno, battendo le mani e puntando gli occhi adoranti sul viso del ragazzo.

Light si avvicinò a loro, sempre mantenendo quel sorriso sulle labbra e i suoi occhi passarono subito ad Alyssa. A quest'ultima parve di vedere il vero volto del ragazzo, di riuscire a scorgere i tagli ai lati del viso, quelli da cui si poteva staccare via la maschera che lo copriva, mostrando così al mondo la sua vera natura. Capì perché aveva deciso anche lui di prendere parte a quella cena, aveva colto la sfida che lei gli aveva lanciato con il quaderno giorni prima.

Deglutì, senza farsi vedere, e tenendo le mani affondate dentro le tasche della giacca in pelle.

Odiò con tutto il cuore sé stessa per non aver scoperto anni prima quella maschera che ancora non riusciva a smettere di scrutare con odio.

Sono felice che tu sia venuta, Alyssa.” Light tese la mano verso di lei, per salutarla e la ragazza fu quasi tentata dal schiaffeggiarla. Ma la recita doveva andare avanti e lei doveva fingere di apprezzare quel finto sorriso che il ragazzo riusciva egregiamente a portare sul volto. Allungò la mano lentamente e strinse quella di lui; la mano del ragazzo era calda e le sue dita affusolate le circondarono la pelle con decisione, ma senza troppa forza. I due continuarono a sorridersi, malgrado i loro occhi, velati di inganno e menzogne, sembravano dichiararsi silenziosamente guerra.

Misa continuava a ridacchiare e ad emettere versi di gioia. “Su, su basta con questi convenevoli e mangiamo!” esclamò, prendendo Alyssa sotto braccio e conducendola verso il tavolo, strappandola così dalla stretta di Light.

E Alyssa accettò il fatto che avrebbe cenato con il suo peggior nemico.

* * * *

So i'll find what lies beneath

Your sick twisted smile

As i lay underneath

Your cold jaded eyed

Now you turn the tide on me

'Cause you're so unkind

I will always be here

For the rest of my life.

Light doveva meritare un oscar per come stava mandando avanti quella cena con quella finta grazia e cortesia.

Alyssa pensò che si stesse davvero impegnando in quel ruolo, mostrandosi gentile sia con lei e persino con Misa, che doveva aver conosciuto ben poca gentilezza in quegli anni da chi aveva usato lei e il suo amore.

Vuoi un po' di vino, Alyssa?” Light le mostrò la bottiglia che teneva in mano, dopo averne versato un goccio ad un'esagitata Misa.

La ragazza alzò lo sguardo su di lui, seduto di fronte a sé. Ignorò la voce della televisione alle sue spalle, accesa su un telefilm poliziesco degli anni ottanta che nessuno stava guardando. Osservò con attenzione il volto di Light e le sembrò di scorgere il suo sorriso mutarsi in un ghigno di disprezzo.

Quella domanda non era casuale, il ragazzo doveva aver fatto a casa i compiti e aveva sicuramente scoperto il suo turbolento passato in qualche maniera.

Posò i gomiti sul tavolo e si protese verso lui, sorridendogli a sua volta. “No grazie, non bevo.” disse.

Light continuò a sorridere e a guardarla attentamente, sembrava davvero le stesse lanciando una sfida attraverso quello sguardo. Misa interruppe la linea invisibile di pura tensione che li stava legando e allontanando dal mondo. Puntò i suoi occhi chiari su Alyssa, sbattendo più volte le ciglia lunghe e piegò la testa da un lato, tenendo però in una mano il calice. “Non è che sei incinta, vero?” le domandò.

Alyssa si voltò lentamente verso di lei, non credendo alle sue parole.

Light si lasciò sfuggire un'occhiataccia in direzione della fidanzata e si portò il bicchiere alle labbra.

No Misa, non sono incinta.” rispose Alyssa sconvolta, chiedendosi come fosse arrivata a quella conclusione.

La bionda scoppiò a ridere, divertita dal modo in cui la ragazza la stava guardando. Come ai vecchi tempi.

Beh, non può essere? Hai venticinque anni e dopo la morte di Ryuzaki devi pur aver avuto altri...” si bloccò, rendendosi conto di aver toccato un tasto ancora troppo delicato per poter essere premuto.

L'espressione sul viso di Alyssa mutò così lentamente, che lei si rese conto solo troppo tardi che quel cambiamento non sarebbe potuto sfuggire alla vista attenta di Light. Distolse lo sguardo da Misa e lo volse verso lui, i suoi occhi erano diabolicamente puntati sul volto di lei.

Alyssa si morse il labbro e rimproverò se stessa per quel momento di vulnerabilità. Misa si schiarì la voce, come per creare una crepa in quel glaciale silenzio che li aveva avvolti, e bevve un lunghissimo sorso del suo vino.

Misa, impara a stare zitta una volta tanto.” Light la rimproverò, quasi il dolore che si era disegnato sul volto di Alyssa lo avesse in qualche modo colpito. Bugiardo.

La bionda, per tutta risposta, divenne rossa come un peperone e Alyssa si sentì quasi di difenderla. “No, non fa niente.” rispose, piegandosi ancora di più sul tavolo per potersi sentire più vicina alla fiamma del nemico. “È un lutto che sono riuscita a superare dopo tutto questo tempo, non mi crea alcun problema...parlarne.”

Decise di inserire quella tra le più grandi bugie che aveva detto nel corso della sua vita. Il solo sentire il nome di Ryuzaki, Ryuga o di tutti gli altri pseudonimi che lui aveva usato per coprire il suo vero nome la faceva sentire troppo male.

Le era sembrato di sentire una cascata di dolore ricaderle addosso, quando Misa ebbe pronunciato il nome del ragazzo. “Tu piuttosto Light? Come va dopo la morte di tuo padre?” gli domandò, sentendo un brivido correrle dentro al ricordo del signor Yagami. Si sentì anche un po' infima nel rivolgergli quella domanda, ma non poteva nascondere il suo bisogno di giocare con il suo demone, come lui stava facendo con lei.

Misa guardò la finta espressione addolorata sul volto del ragazzo, provò a far scivolare la mano verso quella di lui per dargli conforto ma, appena le dita la sfiorarono, Light la ritrasse lentamente, tenendo gli occhi fissi su Alyssa. La bionda fece finta di nulla.

Si va avanti.” rispose il ragazzo. “Purtroppo il mio lavoro non mi consente di piangere più del dovuto.”

Piangere. Alyssa pensò che, probabilmente, Light non lo aveva mai fatto per davvero nel corso della sua vita.

Era certa che lui non sapesse nemmeno il significato del dolore, della voragine che si sente dentro quando si perde qualcuno che si ama. Non aveva sofferto nemmeno per la morte del padre, per chi mai avrebbe potuto sperimentare un sensazione così distruttiva allora? Forse solo per sé stesso.

Alyssa si sentì pervadere dalla rabbia e pensò di spingere quel gioco un po' oltre. Prese il calice pieno d'acqua di fronte al piatto vuoto e mantenne lo sguardo fisso sul liquido che si muoveva all'interno. “Soichiro Yagami era un brav'uomo, davvero. Avrei tanto voluto che fosse stato lui a catturare Kira...” disse e si trattenne dal ridere, quando vide l'espressione di Light farsi leggermente più fredda. Leggermente colpito e affondato.

Non lo pensi anche tu Light? Tuo padre meritava di vedere la fine di questo lungo caso e di vedere finalmente in faccia l'assassino che ha cercato per tutto questo tempo...” disse ancora lei e si portò di nuovo il bicchiere alla bocca, lasciando che il contenuto le carezzasse le labbra.

Calò un altro lungo e pesante silenzio, che sempre Misa decise di rompere, prendendo il telecomando e cambiando canale sul televisore alle spalle di Alyssa.

Gli occhi di quest'ultima erano ancora fissi su quelli del suo assassino.

Light annuì, ancora perso nel suo ruolo. “Beh, purtroppo Kira non è l'unico demone da esorcizzare in questo mondo, visto che mio padre è stato ucciso da altri..” disse, posando le mani sulla tovaglia bianca e abbassando gli occhi. Non aveva bisogno di guardare il suo obiettivo per assicurarsi che il colpo fosse andato a segno, aveva già ben preso la mira poco prima.

Infatti, Alyssa sentì il cuore sussultarle nel petto e abbassò gli occhi sul bicchiere. Light conosceva troppo bene la vecchia parte di lei, quella che aveva creduto nelle sue menzogne e quella che aveva sempre pensato che non si potesse perdere tutto in così pochi secondi.

Era logico che sapesse premere su quel suo maledetto senso di colpa.

Vado a preparare il resto della cena. Torno subito.” Light sorrise cordialmente in direzione di Alyssa che, però, non riuscì a mandare avanti la sua recita.

Si limitò a seguirlo con lo sguardo, in assoluto silenzio, mentre raggiungeva la cucina alla destra di lei.

La ragazza strinse il pugno con forza, attorno al bicchiere, tanto che quasi pensò di frantumarlo tra le dita.

Si morse il labbro e trattenne la fiamma della rabbia che divampava in lei, ripensando alle ultime parole che Light le aveva rivolto, ovviamente indirizzate a lei e al suo senso di colpa.

Che odiosa sgualdrina!”

Alyssa sussultò, ricordandosi di non essere sola con i suoi pensieri, e volse lo sguardo verso Misa.

Lei teneva gli occhi socchiusi, fissi sullo schermo del televisore dove stava andando in onda il programma condotto da Kiyomi Takada, l'ex compagna d'università di Light. Misa aveva mostrato segni di nervosismo da quando aveva acceso su quel canale, mormorando insulti nei confronti di quella ragazza tenendo i denti stretti.

Alyssa riprese ad ignorarla, tenne nuovamente gli occhi puntati su Light che, dalla cucina, continuava a darle le spalle. Aveva il capo chinato su uno dei banconi sul muro e stava tagliando qualcosa che avrebbe probabilmente servito come antipasto.

Kira ai fornelli non si può vedere, pensò lei.

Si portò il bicchiere pieno d'acqua alle labbra e allora si decise a volgere lo sguardo verso Misa, ancora intenta a lanciare insulti a vuoto mentre Takada parlava a nome di Kira e del suo operato. Alyssa fu quasi tentata dal lanciare il telecomando contro lo schermo.

Tu la trovi carina?” Le chiese Misa, ma non si voltò nemmeno a guardarla.

Con la mano, le indicò la bottiglia di spumante sul tovaglia bianca, ormai ridotta a pochi sorsi, e Alyssa gliela passò. “Tu sei più carina. Ma lei sarà sicuramente più silenziosa.” rispose, posando nuovamente il bicchiere davanti al piatto vuoto e continuando a lanciare occhiate verso Light, ancora intento a giocare la parte del bravo uomo di casa.

La bionda la guardò e nei suoi occhi qualcosa mutò, si morse il labbro e abbassò gli occhi lucidi per il troppo spumante. “Sul serio però volevo chiedertelo....Non hai avuto altre relazioni dopo...” Non pronunciò il suo nome, anche se quello fittizio, perché aveva appurato poco prima cosa poteva scattare in Alyssa nel sentirlo.

Lo sguardo della mora si perse nel vuoto quando le venne posta quella domanda. Aveva sperato con tutto il cuore che non le venisse mai rivolta alcuna questione riguardante Elle in quella cena, sopratutto non due volte.

E non da colei che aveva comunque preso parte all'assassinio di Elle poi.

Alzò lo sguardo su di lei e vide il volto di Misa preoccupato, come se provasse empatia per il suo dolore passato ma mai finito. “Cambiamo discorso.” rispose con un finto sorriso tranquillo sulle labbra e allungando il braccio verso il calice pieno di acqua.

Dev'essere troppo difficile per te, Lysa.” Misa parlò con voce profonda, malgrado dovesse avere la mente annebbiata dallo spumante in cui si era affogata quella sera. La mano di Alyssa non raggiunse mai il bicchiere, rimase sospesa tra lei e quell'oggetto in vetro mentre il respiro le si bloccava in gola.

Gli occhi si persero di nuovo nel vuoto, quando ricordi che aveva cercato di relegare in un angolo del proprio cuore tornarono con violenza ad invaderle la mente, aumentando così il battito del suo cuore.

La mano si strinse in un pugno e Misa se ne accorse.

Si vede che lo ami ancora.” Misa si morse il labbro, quando vide Alyssa voltare nuovamente lo sguardo verso di lei, girando il viso nella sua direzione con una lentezza spettrale. “E...io ti ammiro. Perché se dovesse succedere a me una cosa simile, io..non ce la farei più a vivere. Mi toglierei la vita subito, pur di non sopportare una perdita simile.”

Alyssa sbatté le palpebre, colpita dall'animo con cui Misa le stava rivolgendo quelle parole. C'era decisione nel suo sguardo e fermezza nelle sue parole; si sarebbe davvero uccisa in caso Light fosse morto.

E lei, non seppe per quale assurdo motivo, ma non avrebbe mai voluto che Misa compisse un gesto simile, sopratutto non per una persona a cui non importava proprio nulla di lei e della sua vita.

Misa abbassò gli occhi, come una bambina che aveva appena confessato di aver combinato una marachella e Alyssa non smise mai di guardarla. Dimenticò il motivo per cui era là, dimenticò per un solo istante i suoi propositi di vendetta e posò i gomiti sul tavolo, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla bionda.

Sai..io ci ho pensato, in realtà.”

Misa alzò repentinamente lo sguardo su di lei, sbattendo più volte le lunghe ciglia e non capendo. Doveva essersi persa nel suo amore ossessivo per Light. “A cosa?”

Al suicidio.” Calò un profondo silenzio, rotto solo dalle parole di Takada che si levarono nell'aria come se fossero fumo. Abbassò gli occhi sulle sue dita intrecciate, provando vergogna verso sé stessa nel confessare una debolezza del genere e prese un lungo respiro. Si assicurò che Light fosse ancora lontano da loro.

Davvero?” chiese Misa, anche se conosceva già la risposta.

Alyssa non confermò, né negò. La risposta che la bionda cercava era già nell'aria. “Ma sarebbe stato come sputargli in faccia, no?” Tornò a guardarla e un sorrisetto malinconico le si allargò sulle labbra. Ricordava come Elle la pensava riguardo i suicidi, d'amore in particolar modo, e per un attimo scoppiò a ridere d'imbarazzo per averci seriamente pensato tempo prima. “La vita va avanti. Il mondo va avanti. Tutti vanno avanti. E tu devi fare lo stesso, devi vivere per coloro che non ci sono più. È il minimo che si possa fare per mantenere vivo il loro ricordo.”

Si arrestò improvvisamente, quando pensò che lei, per la vendetta, aveva riempito la sua vita di errori.

Forse quello non era stato il modo migliore per mantenere in vita lo spirito di Elle e lei lo sapeva bene.

E non riuscì nemmeno ad usare la storia della vendetta come scusante a tutto ciò che aveva fatto.

Misa non seppe cosa dire, rimase a fissare il volto duro della mora e bevve un altro lungo sorso. Stava per dirle altro al riguardo, ma Alyssa l'anticipò. “Tu devi vivere Misa.” le disse in un sussurro, accertandosi di nuovo che Light fosse lontano. La bionda la guardò senza capire e Alyssa tamburellò nervosamente le dita sul tavolo, cercando la maniera migliore per dirle ciò che voleva trasmettergli.

Ma che le importava alla fine? Perché si preoccupava per Misa? Avrebbe potuto lasciarla perdere, lasciare che continuasse a dipendere dall'amore di qualcuno che la usava solamente e invece, durante quella cena che doveva fungere ad altro, si ritrovò a cercare di volerla far ragionare. In nome di cosa? Di una falsa amicizia? “Qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa tu perda, tu devi continuare a vivere. Non meriti che la tua vita venga segnata dalle mani di altri e...non meriti di vivere un illusione. Dovresti avere più amore per te stessa, perché non vali molto più di quanto gli altri possano farti mai credere.”

Alyssa fu certa che Misa non aveva capito molto del suo discorso. Aveva cercato di sviare il vero fulcro del discorso più e più volte, perché dirle chiaramente che non doveva amare quel bastardo di Kira poteva risultare troppo pericoloso.

Misa la guardò a lungo e parve mostrare stupore di fronte alle sue parole.

Poi, in un baleno, rise. Forse in preda all'alcool o forse perché stava pensando che Alyssa fosse pazza.

Dai, non parliamo più di cose così tristi!” esclamò, afferrò il telecomando vicino al gomito di Alyssa e cambiò canale, accendendo su quello di musica. Alyssa chiuse un attimo gli occhi, rendendosi conto che Misa, in realtà, non era stupida da non capire: voleva semplicemente non accettare la realtà dei fatti, perché quell'amore di carta che stava vivendo era divenuto tutto ciò che la mandava avanti.

Alyssa sospirò e indossò nuovamente la maschera fredda e impassibile che aveva deciso di assumere in quella cena, pentendosi di essersi preoccupata per Misa. “Vado ad aiutare Light.” disse, con un sorrisetto forzato. Misa rispose con un cenno del capo e lei si alzò in piedi con il bicchiere d'acqua in mano, dirigendosi verso la cucina. Anche quella, malgrado fosse molto piccola, era perfetta: le pareti erano bianche, i mobili erano in legno di un color verde acqua, abbinato al resto dell'arredamento della casa. In mezzo alla stanza vi era un tavolo in legno, su cui erano posate diversi strumenti da cucina e alcuni piatti già pronti.

Alyssa si fermò sulla soglia, osservando quel cibo dall'aspetto invitante ma sfornato dalle mani del diavolo.

Non pensavo sapessi cucinare.” disse, per attirare la sua attenzione.

Light alzò lo sguardo su di lei, asciugandosi la fronte con il palmo della mano e sorridendole. I sorrisi finti erano la sua specialità, riusciva a dispensarli con quella facilità per un'intera sera.

Ci sono tante cose che ho imparato a fare in questi anni.” disse, tornando a concentrarsi sulla creazione di verdura che aveva di fronte a sé.

Alyssa si morse le labbra, posando la spalla destra sullo stipite della porta e guardando la schiena del ragazzo. Si portò il bicchiere alle labbra. “Certe cose però le hai nel sangue...e non tutti le possono imparare.” disse, sempre con quella punta di sfida che tanto le piacque usare nei confronti del ragazzo.

Colpì nel segno, quando lo vide arrestarsi per qualche istante e alzare la testa. Rise silenziosamente, immaginandosi il volto di Light solcato da rughe di espressione nate dalla rabbia. Ne gioì dentro la sua mente.

Poi si rese conto, che ci era andata giù troppo pesante con quella frase.

Parli del ruolo...di secondo?” le chiese, asciugandosi le mani in un panno e girandosi verso di lei.

Alyssa fece spallucce, abbozzando un sorrisetto che avrebbe fatto scattare anche il più pacato tra gli assassini. “Senza offesa, ma sono cinque anni che brancolate nel buio e non avete ancora trovato Kira. Lui era più vicino a scoprirlo di quanto immaginate.” disse.

Ennesima frecciatina di quella sera, si chiese se avrebbe mai visto Light traballare almeno un pochino, ma seppe per certo che il suo sarebbe rimasto un desiderio irrealizzabile.

Il ragazzo era un bravissimo attore, sapeva mascherare tutto ciò che provava e sostituirlo con altre emozioni che la situazione richiedeva. Perciò non le avrebbe mai mostrato rabbia, se mai ne avesse provata.

Light abbozzò un sorriso, continuando a passare il panno sulle sue mani umide. “Aly, lui è morto prima di riuscirci purtroppo.” le disse, ma lo fece in una maniera che mandò quasi in bestia la ragazza.

Sentì il proprio volto tendersi in un espressione quasi furiosa, mentre guardava quella luce di disprezzo accendersi negli occhi di Light. La stava sfidando al suo stesso gioco, sapendo che l'emotività della ragazza lo avrebbe fatto sicuramente vincere.

Alyssa stava per rispondere che Elle era morto, solo perché più persone avevano deciso di colpirlo alle spalle, usando poteri che non si potevano affrontare sulla terra, sopratutto se lo si faceva nel buio.

La sua morte era stata segnata dalle mani di un vigliacco, che era rimasto nascosto nell'ombra fino alla fine.

Preferì portare il suo gioco verso un'altra direzione. “Vuoi una mano?” gli chiese, indicando le varie posate che erano sparpagliate sul tavolo.

Light seguì la linea del suo sguardo. “Sei ospite, non devi preoccuparti.” disse, scuotendo lentamente la testa.

No, no. Mi piace aiutare il prossimo.” Alyssa sorrise, lasciando il bicchiere sopra il frigorifero sulla parete sinistra e avvicinandosi al tavolo. Light abbozzò un altro sorriso, tornando a guardare un punto sul lavandino nel momento stesso in cui Alyssa strinse il manico di un coltellaccio da cucina.

Quando le dita avvolsero la sua fredda plastica scura, sentì l'odio crescerle dentro e diverse immagini si susseguirono nella sua mente.

Le sarebbe tanto piaciuto, piantare quella lama nella schiena di Light e ucciderlo in quello stesso istante.

Fece un passo verso lui.

Immaginò il sangue macchiargli la camicia bianca che indossava, si immaginò le sue grida di dolore mentre strisciava a terra come un verme, dopo essere stato colpito alle spalle in quel modo.

Fece un altro passo e gli fu più vicina.

Immaginò sé stessa sorridere, come lui doveva aver fatto alla morte di Elle, mentre guardava il suo volto agonizzante e il corpo affogato in una pozza di sangue. Avrebbe tanto voluto vedere i suoi occhi farsi vitrei, sbarrati di fronte alla morte imminente, mentre cercava in tutti i modi di combattere con la vita che gli stava scivolando via dalle mani.

Un altro passo, le spalle di Light furono davanti a lei, così vicine da poterle colpire in quel preciso istante.

Allungò la mano, alzando la lama e sentendo l'odio crescerle dentro sempre più, assaporando il momento in cui quella avrebbe affondato nella pelle del ragazzo.

La lame fendette l'aria e Alyssa la fissò sprofondare in esso, nel porta-coltelli in legno di accanto al braccio del ragazzo. Prese un lungo respiro, resettando tutte le folli immagini che poco prima avevano invaso la sua mente. “Avete tutti questi coltelli in casa?” domandò, voltandosi verso il tavolo alle sue spalle dove ve n'erano molti altri. Trovò allettante l'idea di poco prima, quella di uccidere il ragazzo, cogliendolo di spalle.

Ma poi lei sarebbe finita in galera a vita e Light magari sarebbe passato anche per il martire della situazione.

No. Preferiva attendere il momento giusto, il momento in cui sarebbe stata la mano della giustizia a fare il suo corso e non quello della sua personale vendetta. Inoltre, pagare con quella morte così semplice sarebbe stato troppo poco per punire Light di ciò che aveva fatto.

Il ragazzo sorrise, voltandosi poi verso di lei e posando le mani sul mobile alle sue spalle. Alyssa sentì i suoi occhi su di sé, mentre raccoglieva in un palmo altri coltelli.

Cercò di non mostrare segni di nervosismo, chiedendosi come sarebbe andato avanti il loro gioco.

Posso farti una domanda, Aly?” chiese Light.

Alyssa rimase con la schiena rivolta verso lui, aspettando che continuasse il suo discorso.

Light abbassò lo sguardo. “Come è possibile che tu...non voglia vendetta? Hai perso tutto in una sola giornata e non posso credere che tu non abbia nessunissima intenzione di trovare Kira e fargliela pagare.” disse, con voce carica di comprensione e afflizione, verso lo stato d'animo di una persona che lui aveva fatto soffrire in quella maniera. Alyssa non seppe dire cosa l'avesse trattenuta dallo scoppiare in un impeto d'ira, ma ci riuscì perfettamente, contando fino a dieci e sforzandosi di non lasciar cadere la maschera con cui, tanto difficilmente, aveva coperto il suo volto in quegli anni. Si morse il labbro, si girò verso lui e alzò le spalle, ostentando una finta innocenza che ormai non la riguardava più. “Beh, la vendetta non porta a nulla di costruttivo, se non altro dolore e altra sofferenza.” disse, stupendosi lei stessa di come fosse brava a mentire. “E poi, io da sola non posso fermare Kira, no? Ci sono persone più adatte di me.”

E parlo di Mello e Near, non di te.

Calò un profondo silenzio, Light ne assaporò ogni attimo quasi stesse valutando con attenzione le parole di Alyssa. Aveva scoperto la bugia celata in esse? Aveva certamente intuito che lei considerava la sua vendetta logica in quel caso, perché a due innocenti era stata strappata via la vita con l'inganno e quel qualcuno che si rivestiva di giustizia, quando era solo infamia, doveva pagare a caro prezzo la sofferenza che aveva provocato.

Non c'era niente di giusto nell'aver ucciso Elle e Wammy, ma lui era così orgoglioso delle sue azioni che proprio non gliene importava. I due si guardarono a lungo, intanto in lontananza Misa inveiva contro un'altra giornalista che parlava di alta moda, definendola una totale incompetente.

Ora sono io a farti una domanda, Light.” disse la ragazza, avvicinandosi a lui.

Mantenne comunque una debita distanza, come se avesse paura di bruciarsi stando troppo vicina al suo nemico. Light alzò il mento, apprestandosi ad ascoltare con vivo interesse ciò che la ragazza stava per dirgli e

lei si prese qualche istante prima di parlare, chiedendosi se era giusto portare avanti quel gioco fino a tal punto. Ma tanto sapeva che lui sospettava di lei e viceversa, il gioco poteva anche andare avanti sotto mentite spoglie. “Perché secondo te Kira non mi ha uccisa quel giorno?” gli domandò, ripensando a come lui le aveva posto la domanda quando si erano rincontrati.

Alyssa aveva pensato che Rem l'avesse risparmiata in qualche modo per compassione, ma dubitava che lo shinigami aveva un cuore per un essere umano che non fosse Misa. Light doveva aver messo in conto di risparmiarla per qualche motivo a lei ignoto e che lei tanto avrebbe voluto venire a scoprire prima di fargliela pagare cara. Light abbassò lo sguardo pensieroso, malgrado fosse il primo ad essere a conoscenza della verità. Si passò le dita lungo il mento, poi si strinse le braccia al petto. “Sai, ci ho pensato molto in questo tempo e sono arrivato a tre possibile teorie.” disse, alzò lo sguardo su di lei.

Quando i loro occhi entrarono in contatto, Alyssa provò una scarica fredda attraversarle la schiena con forza e irruenza. Il cuore le batté violentemente nel petto, mentre i pugni stretti vicino alle gambe iniziarono a tremare.

Fino a che punto sei disposto a mentire, Kira?

Ho pensato che forse quel dio della morte non ha fatto in tempo a scrivere il tuo nome ed ucciderti, ma ne dubito...visto che è riuscita a scrivere quelli di Ryuzaki e Watari in breve tempo.” iniziò a dire Light, scuotendo la testa nel momento in cui provò che la sua teoria era sbagliata.

Alyssa ascoltò in silenzio, rimanendo immobile e rigida come una statua di cera. Non si mosse nemmeno quando Light staccò la schiena dal mobile alle sue spalle, per avvicinarsi poi a lei. “Oppure, era Ryuzaki il vero nemico di Kira ed era interessato unicamente ad uccidere lui e chi fosse stato in grado di aiutarlo. Tu non eri il suo obbiettivo quindi.” disse ancora. Le ci mancò poco, per chiudere gli occhi e avvertire quella bruciante ira incendiarle il cervello. Riuscì a rimanere impassibile come doveva essere, mentre Light si avvicinava a lei con passo lento e con un'espressione seria sul viso.

Di chi si mostra comprensivo, ma in realtà non vede l'ora di ridersela sotto i baffi.

O ancora, un'altra ipotesi ma è la più azzardata e folle. L'ho subito scartata.” Light si fermò a pochi centimetri da lei e Alyssa fu costretta ad alzare la testa per poterlo guardare in volto, quel volto di marmo talmente perfetto che riusciva a nascondere fin troppo bene la mostruosità che vi era insita sotto.

Light tacque, di nuovo, come se nel silenzio volesse trovare l'arma giusta per poterla colpire come solo lui era in grado di fare.

Alyssa non ce la fece più a sopportare. “Quale?” domandò, attendendo una risposta che sapeva avrebbe affondato nel suo cuore. Perché Light era il perfido burattinaio che giocava con le debolezze altrui per poter avere sempre in mano la vittoria e lei sapeva metterle così bene in piazza i suoi sentimenti che lui seppe usarli con estrema facilità.

Le tecniche che Alyssa aveva usato in quegli anni per essere più forte non le erano servite a granché.

Magari sei tu Kira.”

La tensione nella stanza si fece più palpabile e Alyssa non seppe cosa rispondere. Avvertì solo tutti i suoi pensieri spegnersi, il cuore accelerare come impazzito i propri battiti, alimentato dal fuoco dell'odio e della rabbia alla vista dell'assassino che buttava le sue colpe su di lei. Il corpo tremò sotto i vestiti, spinto quasi dalla voce dell'odio ad assalire e colpire il fulcro di tutti i suoi dolori.

Sei l'unica sopravvissuta quel giorno e diciamo che, dal tuo passato, si scaturisce tu abbia sofferto moltissimo per colpa di un assassino. Hai sempre mostrato di essere in bilico tra la giustizia di Ryuzaki e quella di Kira, magari perché era la tua.”

Come la stava provocando. Voleva vedere quanto fosse disposta a sostenere, quanto in là sarebbe riuscita a mandare avanti la sua recita con calma e sangue freddo, quanto fosse disposta ad attendere per mettere in atto la sua vendetta. Alyssa ripensò a quando, poco prima, era stata quasi tentata dal pugnalare Light alla schiena, come lui aveva fatto con Elle. Pregustò di nuovo l'immagine di lui, agonizzante e in fin di vita.

Ma poi...” Light parlò con più animo, un sorriso divertito gli si disegnò sulle labbra e guardò Alyssa come se volesse cancellare quell'espressione desolata dal suo volto.

Alla ragazza parve mancare l'ossigeno, per quanto la rabbia ne stava assorbendo per vivere in lei.

Poi ho pensato che tu amavi troppo Ryuzaki e che sei una persona troppo buona per poterti macchiare di simili crimini. La mia era solo un ipotesi assurda e che ho scartato prontamente, perché ti conosco.” disse.

Ti conosco? Oh sì, lui la conosceva.

Conosceva la ragazzina che si era fatta fregare da lui, che aveva creduto fosse davvero innocente.

Ma, in realtà, lui non conosceva più la ragazza che aveva di fronte. Non per davvero almeno.

Sai, anche io ho pensato che tu potessi essere Kira.” Alyssa allargò le labbra in un sorriso marcato dall'astio ma che assunse l'aspetto di un'immagine provocatoria. Light alzò le sopracciglia, fingendosi poco sorpreso da quella rivelazione. “Ma poi ho pensato che tu fossi troppo giusto, leale e coraggioso per poter uccidere Ryuzaki e Watari colpendoli in quel modo alle spalle. Kira è troppo vigliacco e verme per essere te.”

Colpito e affondato. Dubitava di essere riuscita a smuovere un po' Light, dubitava di averlo fatto tremare di rabbia come aveva fatto Elle quando lo aveva sfidato ad ucciderlo, la prima volta che si “incontrarono”, oppure come era riuscito a fare lui in quel momento con lei. Ma sapeva che Kira non voleva essere giudicato in malo modo, perché lui si credeva forte e giusto in un mondo di imperfetti e peccatori.

Qualcosa in lui doveva essere stato colpito.

L'espressione di Light restò impassibile, ma Alyssa notò qualcosa spegnersi nei suoi occhi. Una vittoria certa.

Fece spallucce e sorrise più ampiamente. “Siamo due idioti ad esserci accusati a vicenda, non trovi?” gli chiese.

Light non rispose subito e la guardò negli occhi con estrema attenzione. Forse anche lui desiderò vederla morire in quel momento, scrivere il suo nome sul quaderno e liberarsi dell'ennesimo ostacolo che si era posto sulla sua strada. Invece sorrise. “Già, che idioti che siamo....” disse solo.

Alyssa preferì chiuderla in quel modo, tornando da Misa e riprendendo la recita, perché sapeva di non riuscire più a sopportare il peso della tensione che aleggiava su di loro.

Il suo ruolo sarebbe stato presto smascherato, visto che lei non ricordava più il suo copione.

Aly?”

La ragazza si fermò quando la voce di Light pronunciò il suo nome, continuò a dargli le spalle e a guardare un punto sul pavimento, sperando di non dover subire l'ennesima frecciatina da lui. Non avrebbe resistito e sarebbe scoppiata. “Sì?”

Silenzio. Light si prese, come al solito, il suo tempo prima di formulare la propria frase, sapendo che in quella maniera l'avrebbe colpita ancora più forte e con più intensità. “Sai che mi piacevi anni fa?”

Alyssa inarcò le sopracciglia incredula, si voltò verso di lui e lo guardò con fare interrogativo. Doveva esserci qualcosa sotto quella domanda, perché era assurdo che Light le ponesse una questione talmente assurda. Doveva trattarsi di un'altra freccia, pronta a scoccare quando meno lei se lo sarebbe aspettato e andandola a colpire in un punto vitale. Estremamente vitale. “Ah davvero? Non lo sapevo. E che ti piaceva di me?” disse, ricordando poi il momento in cui lui l'aveva baciata per dimostrarle che a qualcuno poteva interessare.

Perché non lo aveva preso a calci dove non batteva il sole quel giorno? Si pentì di non averlo fatto.

Light sorrise e Alyssa rabbrividì, sentendosi troppo vicina alla vera natura del ragazzo, quella che le aveva tolto vita, anima e respiro anni prima e che ora si stava mostrando a lei in tutta la sua nuda perfidia.

Aveva abbassato la maschera, per colpirla più a fondo, per farla sanguinare sempre più.

Perché ti ho sempre sentita simile a me.” le spiegò.

Il colpo era partito. Alyssa arrivò subito alla vera questione che si nascondeva dietro quelle parole: lei non era poi tanto diversa da lui, malgrado lo volesse consegnare alla giustizia.

Perché aveva favorito la morte di Bretovic e di un suo sottoposto, credendo di agire in nome della giustizia.

Perché aveva coinvolto un'innocente nella sua intricata rete di vendetta, causando così la morte di un uomo che meritava vivere.

Perché anche lei aveva ucciso di nuovo Elle, colpendolo alle spalle della giustizia.

La mano si strinse sullo stipite della porta, si ricordò poi che Light era lì e la stava attentamente guardando.

Si era mostrata vulnerabile e lui, sotto quella finta espressione rilassata, ne stava gioendo come non mai.

La ragazza si mostrò tranquilla, malgrado dentro di lei mille voci si accavallarono tra loro e mille e mille emozioni si diradarono lungo le fibre del suo corpo, rendendolo completamente immobile e in loro balia.

Non seppe cosa rispondere, perciò abbozzò un sorriso ironico. “Peccato che ti sbagli.” disse, sapendo di stare mentendo. Si allontanò da lui, lasciando la stanza e stringendo i pugni con forza.

Era stanca di aspettare, Kira andava subito fermato.

* * * *

Non riusciva a smettere di guardare la neve, che con insistenza cadeva fuori dalla finestra.

La zona in cui Coraline abitava non era delle migliori: le strade erano praticamente deserte e le mura delle case a schiera oltre quel vetro erano state logorate dal freddo intenso e dalla neve che non doveva mai dare tregua in inverno. In lontananza vi era un'enorme fabbrica che emetteva una vasta nube di fumo nero, Alyssa la seguì con lo sguardo mentre si levava verso il cielo, macchiandone il candore con la sua oscurità.

Tieni.”

Sobbalzò e alzò rapidamente lo sguardo, destandosi dai suoi pensieri appena Coraline la chiamò.

Erano minuti che l'attendeva, restando seduta su quel tavolino vicino alla finestra, ma si stupì lo stesso nel vederla tornare con una tazza di latte caldo in mano. Le sorrideva radiosa, come se non si trovasse di fronte alla bambina che aveva abbandonato anni prima, ma nei suoi occhi verdi vi era comunque una punta di imbarazzo che non sfuggì all'occhio attento della ragazza.

Non sembrava cattiva come l'aveva dipinta...

Scosse la testa, per scacciare quegli ultimi folli pensieri e prese la tazza tra le mani. “Grazie.” le disse in russo, tornando a guardare davanti a sé.

Coraline le si sedette di fronte, con estrema eleganza nei movimenti e puntando i suoi occhi smeraldo su di lei. Alyssa si sentì avvampare, accorgendosi di non essere in grado di spiccicare parola in sua presenza: nutriva troppo imbarazzo e troppa paura di affrontare la sua figura.

Ma doveva dire qualcosa, Elle aveva fatto tanto per trovarla anni prima e sarebbe stato ingiusto non soddisfare il sogno che lui le aveva fatto realizzare.

Deglutì, mandando giù il groppo che aveva in gola e cercando di dare un nome a quella sensazione che sembrava avvolgerle il cuore: una stranissima emozione che non sentiva da tempo e che trovò inverosimile provare per una persona che l'aveva abbandonata anni prima e di cui non sapeva nulla, malgrado l'avesse messa al mondo.

Coraline posò il mento sopra la mano e le sorrise. “Sei davvero bellissima, sai?” le disse, lasciando scorrere i suoi occhi sul volto pallido della ragazza. Lo trovò troppo smagrito e riusciva a riconoscere un dolore troppo forte che lo aveva marcato, ma preferì non dire nulla, vista la freddezza che Alyssa aveva ripreso a mostrarle. La ragazza abbassò gli occhi, storcendo la bocca e guardando la leggera scia di fumo che saliva verso l'alto, accarezzandole il viso con dolcezza.

Sono qui solo perché una persona che non c'è più ha voluto che io ti conoscessi. Non credere quindi che voglia cominciare qualcosa con te.” La ragazza parlò con durezza, piegando la testa da un lato e regalandole un'occhiata torva che però non colpì Coraline.

Questa rimase per un istante muta, poi scosse la testa. “Non potremmo nemmeno volendo, quindi non preoccuparti.” rispose, tirandosi indietro sulla sedia e guardandola tranquillamente.

Calò un profondo silenzio, Alyssa sentì il cuore sussultarle nel petto quando si rese conto che non avrebbe mai voluto sentire quella risposta. Poi, nella mente, le balenò una domanda.

Perché era lì allora?

Per onorare la memoria di Elle accettando l'ultimo dono che le aveva fatto?

In realtà non era solo per quello, guardando il volto della madre sentiva che non era solo per quello.

Il mio...desiderio...” iniziò a dire, non riuscendo a dare così apertamente importanza alla figura di Coraline definendo il loro incontro un sogno. “...era sapere perché tu mi hai abbandonata. Poi sparirò dalla tua vita, come ho sempre fatto.”

Sei venuta qui solo per questo?”Coraline non ci credette.

Ti ripeto che una persona troppo importante per me voleva che lo facessi.” continuò a mentire Alyssa, lasciando la tazza in un punto poco distante da sé sul tavolo e puntando gli occhi spenti sul volto della madre.

Coraline sospirò, si strinse le braccia al petto e posò lo sguardo verso un punto dietro la ragazza, sul camino dove vi erano posate diverse foto. Alyssa non se l'era fatte sfuggire quando era entrata in quella casa e aveva scoperto, con poco stupore, che sua madre si era rifatta un'altra vita con un altro uomo che non doveva essere suo padre, dato che quest'ultimo era morto poco dopo la sua nascita.

Ma sembrava non aver concepito altri figli oltre lei. La cosa, stranamente, la rincuorò.

La famiglia di tuo padre aveva contatti con un importante gruppo della mafia russa.” iniziò a raccontare e l'inizio di quella storia non stupì Alyssa, poiché già lo sapeva. “Lui non ne era direttamente coinvolto, così come non lo ero io. Ma quando tuo nonno divenne un pentito, siamo finiti pure noi in mezzo alle vendette dei suoi avversari. Non sono tutt'ora al sicuro, malgrado molti di questo gruppo siano finiti in galera o sparsi in altri paesi lontani dalla Russia.”

Alyssa la fissò in silenzio, attendendo il resto del racconto che, però, giunse alla sua conclusione dentro la sua testa: Coraline, o qualsiasi fosse stato il suo vero nome, l'aveva abbandonata perché sapeva di non poterle dare un futuro. Lei, invece, aveva sempre pensato il contrario perché solo quella donna sembrava conoscere quella verità.

Quindi, volevi proteggermi?” le chiese e si domandò perché volesse sentirsi dire una cosa simile.

Coraline abbozzò un sorriso, divertita in parte dal modo in cui Alyssa sembrava non poter credere a quella storia. “Per questo sei stata cresciuta in un orfanotrofio così lontano da qui.” disse. “Ma, in realtà, non ti ho abbandonata solo per questo. Diciamo che, all'epoca, preferivo fare altre cose piuttosto che occuparmi di una bambina. Avevo solo sedici anni, in fondo. E occuparmi di te mi sembrava solo una scocciatura.”

Alyssa restò interdetta da quelle parole, cercò in tutti i modi di nascondere la voragine che aveva provato dentro di sé sentendole ma dubitò di esserci riuscita.“Allora sei davvero stronza come credevo, in parte.” Abbozzò un sorriso provocatore, scuotendo la testa incredula e sentendosi poi quasi soddisfatta nel aver scoperto che non aveva fatto propriamente male a pensare che Coraline non fosse una santa.

Affilò lo sguardo, posandolo su un punto sul pavimento, e chiedendosi perché volesse credere in quel modo alla teoria peggiore. Trovò subito la risposta, quando alzò nuovamente lo sguardo sulla madre, incontrando i suoi occhi, il riflesso di quelli che possedeva lei. Provò di nuovo quella strana sensazione, quella che credeva di aver perso in tutto quel tempo e che non avrebbe mai pensato di poter riprovare.

Coraline abbassò gli occhi e si inumidì le labbra. “Ero una ragazzaccia, Alyssa. E comunque era meglio così. Io non ero la madre che volevi e non ti avrei mai dato la vita che meritavi...come non posso dartela tutt'ora. Sono certa che la tua sia nettamente migliore di quella che avresti mai potuto vivere con una persona come me.” disse e alzò lo sguardo, ostentando orgoglio, come se andasse fiera di averla lasciata sola per il suo...cosa? Bene?

Alyssa si sentì incendiare dalla rabbia; quella donna non sapeva che vita lei aveva passato: aveva conosciuto la solitudine, la mancanza di una famiglia, l'orrore che il mondo nascondeva nelle sue viscere attraverso William...ma la vita l'aveva ripagata, donandole l'affetto di Watari, l'amicizia di Elle e poi il suo amore.

Poi, l'esistenza si era ricordata di averle dato troppo e si era ripresa tutto in soli quaranta secondi.

E lei era rimasta di nuovo sola.

Quindi cosa poteva saperne quella donna della sua vita?

Sappi però che sono felice di averti incontrata, sono felice che quella persona a cui tieni tanto mi abbia trovata...almeno mi sono tolta un pensiero che mi porto dietro da un'intera vita.” disse poi Coraline.

Alyssa la guardò con rabbia, traducendo le sue parole come un modo per liberarsi di lei e del senso di colpa che la sua vita doveva averle, anche se poco, pesato sulle spalle.

Quindi...ora ti senti pulita solo perché mi hai rivelato la verità e non perché non mi sei stata madre?” chiese rabbiosamente, stringendo i pugni sul tavolo.

La donna restò stupita dalla reazione della ragazza, così in contrapposizione con la freddezza di poco prima. Giurò anche che gli occhi di lei erano divenuti lucidi per via delle lacrime, ma non poté dirlo con certezza poiché Alyssa scattò in piedi. “Beh sappi che anche io mi sono tolta un pensiero che mi porto dietro da un'intera vita: quello di essere stata figlia di nessuno.” disse, indossando nuovamente la pesante giacca e prendendo dal pavimento la borsa. “Ho finalmente saputo la verità e posso finalmente andarmene. Mi dispiace solo che lui abbia perso tempo a cercare una come te, per colpa del mio stupido sentimentalismo!”

Si voltò verso il corridoio che conduceva alla porta, sentendo le lacrime salirle agli occhi e ignorando lo sguardo di sua madre e quello di Elle che le sembrò di rivedere nella sua testa.

Chiuse le palpebre, raggiungendo la porta, pregando la sua immagine di abbandonarla e stringendo il pomello.

Aspetta Alyssa.” Coraline cercò di fermarla e la ragazza non si lasciò sfuggire il tono di rammarico nella sua voce. Si bloccò, dandole ancora le spalle e mordendosi le labbra con forza, aspettando che il silenzio venisse riempito delle parole di sua madre.

Resta ancora un po'. Devi essere stanca per il viaggio e...”

No, ho l'aereo tra un po' e non vedo perché debba rimanere qui.” Alyssa rispose con tono duro, deciso, che non ammetteva repliche. Aprì la porta velocemente e se la chiuse alle spalle, sbattendola.

Coraline sobbalzò sul posto e rimase sola.

* * * *

Perché era lì, in quel momento?

Maledetto Light, l'aveva colpita così tanto.

Mantenne gli occhi fissi verso il cielo buio. Spesse nuvole nere, più scure della notte stessa, ne avevano ricoperto le stelle e la luna si affacciava quasi timidamente attraverso quelle nubi.

Essere in un cimitero, di notte, con quel tempo da lupi non era il massimo, ma Alyssa non seppe nemmeno dire perché si trovasse là. Aveva deciso di tornare da Mello dopo la cena, di incalzarlo ad elaborare al più presto un piano per poter incastrare quel bastardo di Kira e fargliela pagare una volta per tutte.

Era furiosa per essere stata abbattuta in quella maniera.

Aveva detto a sé stessa quelle parole, non dare retta alle menzogne di Light e guarda avanti verso la vendetta.

E guardando avanti non vedeva la vendetta, bensì la lapide in onore di Elle. Una lapide a forma di croce, silenziosa e senza un nome ma che solo Alyssa riusciva a leggere, marcato invisibile nella pietra.

Si morse il labbro, chiedendo a se stessa come mai i suoi piedi l'avessero condotta là.

Perché Light ha di nuovo vinto su di te, si sentì rispondere dalla sua mente troppo stanca di essere messa di nuovo da parte dalla voce del cuore.

E Alyssa non seppe come replicare, perché non si poteva contraddire la verità.

Light l'aveva colpita, in ferite che lei stessa si era già procurata da tempo e che non si sarebbero sanate con estrema facilità.

Sopratutto se la vita non si degnava di smetterla a buttarvi sopra sale per renderle più dolorose.

Deglutì, guardando la lapide in silenzio e sentendosi pervadere da un profondo ribrezzo che gettò su se stessa.

Era vero che non era poi tanto diversa da Kira, viste le sue azioni.

Era vero che Elle non sarebbe mai stato fiero di come lei si era ridotta e di come agiva.

Era vero che Elle non sarebbe mai tornato, nemmeno una volta vendicato.

Ed era quella la cosa che ancora non riusciva ad accettare, malgrado l'ovvietà dei fatti.

Per questo si sentiva di nuovo morire, perché le sembrò di aver riaperto gli occhi dopo troppo tempo e di aver trovato un nuovo riflesso di se stessa che non conosceva. E che la spaventava.

Per favore.” Alyssa gettò la testa all'indietro, puntando gli occhi verso il cielo, rivolgendosi ad esso, a Dio, o magari proprio allo spirito di Elle. “Aiutami a trovare la forza per non cadere di nuovo.”

Quindi è lui.”

Alyssa sobbalzò quando sentì una voce alle sue spalle. Coraline la guardava, rimanendo a pochi passi di distanza da lei e con un sorriso caldo sulle labbra. La ragazza riusciva a scorgerlo grazie alla luce del lampione che brillava diversi metri lontano da loro. Il verso di un gufo rompeva ogni tanto il silenzio.

Alyssa sospirò stancamente.

Che diavolo ci fai tu qui? Non puoi essere sfuggita da Mello.” le domandò freddamente, tornando a voltarsi verso la lapide di Elle.

I tuoi...amici mi hanno lasciata uscire. Quello con la cicatrice mi considera un po' di intralcio mi sa.” Coraline fece un passo verso lei e la ragazza la sentì troppo vicina alla sua spalla. Cercò di rammentare a sé stessa di prendere a calci Mello una volta che sarebbe tutto finito, così ci avrebbe pensato due volte prima di essere sempre così rompiscatole.

Allora? È lui?” continuò la donna.

Lui non è nessuno che tu possa nominare.” Alyssa si mostrò dura, più di quanto volesse risultare e non degnò la madre nemmeno di uno sguardo. Sapeva di sbagliare, sapeva che mostrarsi così tagliente nei confronti di quella donna non sarebbe servito a riparare il male che si stava portando dentro, ma sentì di prendersela con il mondo intero per non farlo con se stessa.

Come al solito, si ritrovò a scegliere la via più facile per combattere tutto quel dolore.

Coraline non si fece scalfire da quelle parole, restò accanto alla propria figlia e fissò la pietra levigata di quella croce, che pesava con troppa gravità sulle spalle della giovane da troppo tempo. “Anche la tomba di tuo padre non ha nome. Di sicuro, anche nella morte, i nemici della sua famiglia avrebbero potuto oltraggiarlo.” sussurrò.

Alyssa non disse nulla, rimase con il respiro sospeso e continuò a fissare lo spettro della morte che prendeva forma in quella lapide. Volse poi lo sguardo verso sua madre, sul suo volto che sembrava essere la maschera di un dolore che anche lei portava su di sé da davvero troppo tempo, per un tempo così vasto che la sua vita non riusciva più a sopportarlo.

Per la prima volta, o forse per l'ennesima, rivide sé stessa in lei, più di quanto avrebbe mai voluto.

E quella familiare sensazione ritornò a farsi largo tra i battiti del suo cuore, riportando a galla ricordi che sembrarono graffiare dentro con il loro dolore.

Perché sei qui?” le chiese in un sussurro, dimenticandosi tutte le parole che vi erano state poco prima nell'aria. Coraline la guardò confusa, pensando che lei le stesse chiedendo il motivo per cui si trovasse in quel cimitero, cosa che le aveva già spiegato poco prima.

Poi capì a cosa si stava riferendo sua figlia, le stava chiedendo perché fosse in Giappone, insieme alla figlia a cui aveva dato vita anni prima e a cui aveva rinunciato di prendere parte per ben due volte, alla nascita e quando si erano rincontrate anni prima.

Anche se Near l'aveva contattata per colpire Alyssa e farla desistere dalla sua vendetta, lei avrebbe comunque potuto rifiutarsi di incontrarla.

Alzò le spalle, scuotendo la testa come se la risposta a quella domanda fosse troppo semplice. “Perché ho sbagliato e me ne rendo conto.” rispose solo, lasciando poi che il silenzio pesasse di nuovo su loro.

Ora? Mi spiace ma è un po' tardi per capirlo.” Alyssa decise di spegnere l'emozioni che stavano nascendo velocemente in lei, mentre si trovava al cospetto di ben due persone che risvegliavano in lei la vecchia Alyssa.

E quel suo desiderio di....

Ma non è troppo tardi per voler bene, no?” Coraline si girò completamente verso lei, sperando di incontrare così il suo sguardo ma Alyssa continuò a privarla dell'immagine del suo viso. “Io non giustifico ciò che hai fatto, ma so che sei coinvolta nella morte di Bretovic e di uno dei suoi uomini. So che lo hai ucciso perché sapevi fosse un pericolo per me e la mia famiglia. Questo vuol dire che non mi odi poi così tanto come vuoi farmi credere.”

Alyssa non rispose, ma la guardò con la coda dell'occhio. Voleva precisare che la morte di Bretovic, il capo del gruppo che era a capo dei nemici della famiglia di suo padre, le era servito solo come punto di partenza per lei e Mello. Lo aveva trovato in un paesino sperduto dell'America e lo aveva indicato a Mello per permettergli al ragazzo di mettere su un gruppo pronto a sostenerlo, consegnando loro la testa di uno dei tanti famosi mafiosi che nemmeno Kira era riuscito ad uccidere.

Ma poi si rese conto che era una menzogna più grande di lei, la morte di Bretovic era stato un punto di inizio per dare inizio alla sua vendetta, ma anche perché aveva provato lo stesso il desiderio di proteggere sua madre.

E ora che cosa vuoi allora? Portarmi a casa, coccolarmi e dirmi che mi vuoi bene? Mi spiace, ma non voglio.” Alyssa la freddò con un'occhiata.

Non sono qui per farti desistere dal tuo desiderio di avere giustizia, il motivo è altro.”

Quale?” Alyssa si voltò rapidamente verso lei, con una rabbia nei movimenti che fece quasi sobbalzare la donna. “Io non ho bisogno di te. Non ti voglio qui. Voglio solo restare...”

Sola?”

Alyssa sussultò, quando le labbra della madre si mossero in quella dolorosa parola. Era incredibile quanto poche lettere potessero uccidere in quella maniera, come stava succedendo a lei in quel preciso momento.

Sentì le ginocchia molli, le lacrime pungerle gli occhi, combattendo con la sua volontà di trattenerle, le labbra che tremavano un po' per rabbia, un po' perché avrebbe potuto scoppiare davvero a piangere se non fosse stata forte abbastanza da trattenere il dolore.

Coraline scosse la testa, quando scorse le crepe nella maschera sul volto di Alyssa farsi sempre più spesse ed evidenti. “Non capisci perché mi stai odiando così tanto, più di quanto facessi prima di incontrarmi?” le domandò. “È perché io ti ricordo cosa significa non essere soli, avere qualcuno su cui contare come facevi prima che coloro che amavi ti venissero portati via!”

Non è vero. Tu per me non conti nulla.” Alyssa rispose, sibilando parole a denti stretti.

Negava, ma sapeva che quella era la maledetta verità.

Quando aveva visto sua madre, malgrado nutrisse astio per i suoi confronti, non aveva pensato due volte ad unire la sua vendetta a quella che Coraline non aveva mai portato a termine contro chi le aveva portato via l'uomo che amava. Bretovic era morto e lei era più al sicuro.

Per non parlare di come lei la faceva sentire: Alyssa trovò finalmente il nome più giusto per definire le contrastanti emozioni che provava quando era con sua madre.

Senso di appartenenza. Famiglia.

Sentiva di appartenerle, di non essere sola...proprio com'era quando Wammy e Elle erano tutto per lei.

Lei pensò però di non meritare quell'affetto, non dopo aver finalmente preso coscienza di quanto poca umanità aveva ormai in se stessa. E trovò orribile il fatto che Kira le avesse fatto capire una cosa simile.

Potremmo ricominciare insieme una volta che sia tutto finito, Alyssa. Potremmo buttarci dietro tutto il nostro dolore e dare un nuovo inizio alle nostre vite. Insieme.” Coraline le posò le mani sulle spalle, come per trasmetterle l'affetto che nutriva nei suoi confronti. “Io posso salvarti.”

E Alyssa non resistette, perché sapeva di non meritare più una cosa simile, qualcuno che la sostenesse e che le dicesse “Andrà tutto bene, Alyssa.”. Si era macchiata di così tanti crimini, che sapeva di non meritarlo più.

Andrà tutto bene, non sei sola.” Coraline pronunciò quelle parole e le lacrime scorsero lungo le guance della ragazza. Alyssa serrò le labbra con forza per non lasciarsi andare ai singhiozzi quando la donna l'abbracciò.

Allora, anche se aveva sbagliato tutto, meritava davvero che qualcuno le desse una seconda possibilità? Mentre posava il mento sulla spalla della madre e ascoltava il rumore delle sue lacrime scorrerle sulla pelle, si rese conto che tutto ciò di cui aveva davvero bisogno era qualcuno che non la lasciasse più sola.

Prima era Wammy, era Elle e, sempre grazie a quest'ultimo, ora era sua madre.

Dimenticò di nuovo i suoi propositi di vendetta, quando sentì riaffiorare in lei la vecchia Alyssa, quella che voleva solo contare per qualcuno e che amava con tutto il cuore l'uomo dai capelli bianchi che le aveva insegnato cosa significava famiglia e lo strampalato ragazzo che le aveva insegnato cosa fossero l'amore e l'amicizia. E allora non era più sola.

Ricambiò l'abbraccio di sua madre e lanciò un'occhiata alla lapide di Elle.

Era sempre tutto grazie a lui.

E mai come allora sentì che lei doveva ripagarlo con la giustizia.

* * * *

L'indomani Mello fece presente a lei e Matt il suo piano.

Terminato di parlare, lasciò l'indice puntato su una strada di Tokyo, dove tutto avrebbe avuto fine ed inizio.

Tutto chiaro o devo rispiegare qualcosa?” domandò ai due, tenendo lo sguardo fisso sopratutto su Alyssa.

Matt non rispose, lanciò un'occhiata complice alla ragazza che sembrava trattenere il fiato, mentre analizzava scrupolosamente il magnifico piano di Mello. Lei annuì, deglutendo e sentendo finalmente che la fine era vicina. “Tutto chiaro. È ora che la vera giustizia riprenda il suo corso.” disse.

Kira aveva i giorni contati.


Ciao a tutti! :D

Perdonate il ritardo con cui aggiorno, ma questo è un periodo molto impegnato e inoltre, come provano i vostri sbadigli xD, il capitolo è lungo quanto tutti i libri di Harry Potter e quindi ho dovuto impiegarci più del dovuto. Spero veramente che vi sia piaciuto, ci ho sudato 700 camicie per scriverlo e, sinceramente, lo reputo ancora come....bleah -.-''

Comunque, in questo capitolo non sono certa di aver fatto uscire come volevo la fragilità di Alyssa, ho provato a farla emergere pian piano nel corso dei tre capitoli che hanno seguito la morte di L ma in questo capitolo è praticamente venuta fuori tutta. Non so se il personaggio di Coraline possa piacere o meno per ora e so che il suo ruolo potrebbe sembrare futile al momento, ma diverrà chiaro nel corso degli ultimi capitoli. Il prossimo sarà il penultimo, poi ci sarà quello finale e l'epilogo che chiuderà la storia.

Passo ai ringraziamenti: ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa storia, sia chi lo fa in silenzio e sia chi recensisce. Ripeto e ribadisco che molti commenti mi sono stati davvero utili per mandarla avanti!

Ringrazio anche coloro che l'hanno inserita tra le preferite/ricordate e seguite. Grazie di cuore. ^^

Alla prossima e vi auguro un buon proseguimento di settimana!

Ciao ciao ^^

  
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