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Autore: MmeBovary    05/06/2012    32 recensioni
“Sei ingiusta Mezzosangue. Io ero qui per proporti uno scambio.”
“Scambio di cosa?”
Il Serpeverde espirò una lunga boccata di fumo.
“Di favori. Io ti faccio prendere il massimo in pozioni e tu in cambio mi dai qualcosa che voglio.”
Hermione rimase un attimo in silenzio, pensierosa.
"Cosa vuoi in cambio?”
“Prima di saperlo devi accettare…”
C’era una nota di sfida nella sua voce. ...

E se Hermione si lasciasse tentare dalla sfida di una Serpe... In che trame potrebbe trovarsi coinvolta?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da V libro alternativo, Contesto generale/vago
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Piccolo avviso: i personaggi di questa fanfic non sono miei, appartengono tutti a quel genio di J.K. Rowling ed io li uso momentaneamente senza fini di lucro o simili. Eventuali citazioni da altri autori sono poste tra virgolette o segnalate come tali.
Ora godetevi la storia! ^_^

 
 
 
 
CAP. 18
MORIAE ENCOMIUM - ELOGIO DELLA FOLLIA
 
“Ispezione a sorpresa! Fuori dai letti viziati marmocchi! So che avete delle caccabombe qua sotto e state pur certi che io e la Professoressa Mc Granitt non ce le faremo sfuggire!”
Hermione e Draco si scambiarono una lunga occhiata di terrore mentre i passi di Gazza si facevano sempre più vicini.
I Serpeverde correvano avanti e indietro per i corridoi come formiche il cui riparo stesse andando in fiamme, gettavano intere scatole nei camini, sperando che bruciassero prima dell’arrivo del guardiano.
Hermione, sebbene non vi fosse alcuna caccabomba in camera sua, era ugualmente disperata, semplicemente perché l’idea di essere beccata dalla McGranitt in quel dormitorio le faceva tremare le ginocchia. Si guardò intorno in cerca di un’uscita, ma non c’erano finestre da cui scappare e la porta principale l’avrebbe gettata tra le braccia della professoressa.
“Quella dove va?” chiese, indicando una porta alla fine della stanza.
“È un ingresso secondario nel bagno,” rispose Draco, “è in comune con la stanza di Blaise, ma poi da lì puoi tornare solo in Sala Comune.
“Merda.” Fu la delicata risposta del prefetto Grifondoro.
E ora come se ne usciva senza farsi beccare? Passò la stanza al microscopio in cerca di un nascondiglio, ma dall’armadio allo stretto spazio sotto il letto tutti i posti sembravano così prevedibili…      
Draco invece sembrava calmissimo.
“Io ho una soluzione. Ma non so se l’accetterai Mezzosangue.”
Hermione storse la bocca. La proposta non suonava delle migliori e l’ultima volta che aveva accettato l’aiuto di quella Serpe le cose non erano andate per il meglio.
Draco le porse una fiaschetta contenente un liquido dal colore giallastro.
“Immagino tu sappia cosa sia la Pozione Polisucco, Granger.”
Ora era Hermione ad aver assunto un colore giallastro. Mai e poi mai si sarebbe trasformata in una Serpeverde.
“Se vai in bagno trovi la spazzola di Blaise, prendi un capello, ce lo butti, bevi questo intruglio e magicamente sei autorizzata a trovarti qui a quest’ora. Blaise tanto è già fuori con la Weasley per vedere l’alba o qualche cazzata del genere.
Hermione scosse energicamente il capo.
“Non ho intenzione di rischiare una follia simile. Perché invece non mi metto nella doccia, apro l’acqua e fai credere a Gazza che Blaise si stia lavando?”
“Sembra debole come scusa…”
“Almeno non include l’uso di pozioni la cui ricetta si trova solo nel reparto proibito!”
“Quello è l’unico reparto in cui vale la pena guardare, Granger.” 
Malfoy le porse ancora il liquido melmoso.
La voce della McGranitt era ora chiaramente udibile mentre rigirava la camera accanto da cima a fondo.
“Allora Granger?”
Lei si morse le labbra, poi afferrò la fiaschetta.
“Al diavolo…”
Corse in bagno e si tirò la porta dietro le spalle. Accanto al lavandino di destra, su di un massiccio ripiano di granito nero, giaceva una spazzola squadrata in madreperla in cui erano rimasti incastrati un paio di corti capelli neri. Hermione ne prese uno e lo gettò in un bicchiere assieme ad un sorso di pozione. Il risultato fu un composto dal colore blu scuro, quasi violaceo, molto brillante.
Hermione sospirò.
“Speriamo Blaise non abbia gatti.”
Prese il bicchiere in mano, poi lo sguardo le cadde sulla doccia alle spalle e rivalutò il proprio piano. Posò nuovamente il bicchiere, completamente indecisa sul da farsi…
 
 
 
 
Draco finse di dormire, aspettando che Gazza entrasse in gran furore dentro la sua stanza. Sbadigliò con calma magistrale mentre il guardiano, seguito dalla professoressa di Trasfigurazione, cominciava col frugare sotto il suo letto.
“Signori… posso aiutarvi?”
“Signor Malfoy, siamo qui per accertarci che non vi siano in suo possesso oggetti proibiti dal regolamento. Se non le spiace ora Gazza inizierà un’accurata ispezione.”
Draco si strinse nelle spalle.
“Controlli pure, non mi importa.”
Gazza si mise a ribaltare il contenuto dei mobili e dei cassetti, frustrato dalla mancanza di risultati interessanti. Draco ebbe un leggero fremito di irritazione quando tra i contenuti gettati all’aria i furono le lettere di suo padre, la lista degli invitati alle nozze che aveva ricevuto solo la sera prima e l’anello di fidanzamento di famiglia che avrebbe dovuto presto infilare al dito della sua promessa. Avrebbe preferito non rivederli mai più e invece eccoli sparsi per tutto il pavimento.
L’acqua della doccia iniziò a scorrere.
La professoressa McGranitt parve sconcertata.
“Chi c’è in bagno signor Malfoy? Sa che non è consentito avere ospiti femminili in questa parte del dormitorio, vero?”
“Oh, è semplicemente Blaise.”
La professoressa lo guardò storto.
“Strano, dato che aveva richiesto il permesso di trovarsi fuori dal castello a quest’ora per degli studi di astronomia…”
Draco imprecò silenziosamente. Dannato Zabini. E studi di astronomia un corno. Semmai era anatomia applicata che stava ripassando con la Weasley.
“Forse ha cambiato idea.”
Seppure pronunciata con assoluta calma, questa frase convinse la professoressa che qualcosa puzzava di losco.
“Signor Zabini, venga fuori immediatamente o dovrò mandare Gazza a prenderla!” ordinò, certa di veder uscire qualche studentessa avventurosa che non avrebbe dovuto trovarsi in quel dormitorio.
Ci fu un secondo di silenzio mentre l’acqua della doccia si chiudeva, poi un altro lunghissimo in cui la professoressa faceva cenno a Gazza di andare ad aprire la porta del bagno.
Draco cominciava ad essere nervoso. L’aveva detto che quella della doccia era una pessima idea.
 
 
 
 
 
Harry si svegliò quando Edvige, rientrando da una battuta di caccia mattutina, fece sbattere un po’ troppo sonoramente le ante della finestra.
“Uhm…”
Il ragazzo si rigirò dalla parte opposta a quella della luce mattutina, rifiutandosi di aprire gli occhi.
“Herm, vai a chiudere la finestra…”
Nessuna risposta.
“Hermione?”
Sporse un braccio verso il lato del letto in cui avrebbe dovuto trovarsi la sua amica, ma tastò un lenzuolo freddo in cui nessuno sembrava aver giaciuto per ore.
“Oh, merda.”
Scattò in piedi, preoccupato che la dose da elefanti del sedativo l’avesse fatta stare male. Controllò il bagno, ma non la trovò, allora scese in Sala Comune e poi nei corridoi, dopo essersi velocemente infilato un maglione sopra al pigiama. Hermione non era nemmeno lì. 
“Buongiorno Harry!”
Il ragazzo si voltò verso la nicchia di un’armatura, da cui Luna Lovegood emergeva, il capo sporco di polvere e ragnatele, tenendo in mano un buffo attrezzo formato da una bottiglia di burrobirra vuota, qualche bastoncino colorato, nastro adesivo e una marea di perline.
“Luna, cosa stai…?”
“Strimiotteri,” spiegò la ragazza con un sorriso, “Padma mi ha detto di aver sentito dei cigolii venire da quest’armatura e ho pensato che potesse essere infestata da strimiotteri. Adorano le armature.”
“Quindi quello sarebbe un cerca strimiotteri?” chiese Harry, additando la bottiglia decorata.
“Questo? Oh, cielo, no! Questo è per neutralizzare i poteri ipnotici di quelle creature. Altrimenti sarebbe rischiosissimo cercarli.”
Harry sorrise. Sebbene probabilmente nessuno oltre Luna avesse mai sentito parlare di strimiotteri, la ragazza era ben intenzionata a scovarli, in barba a tutto e tutti. Quella ragazza ne aveva di testardaggine e volontà.
“Non è che per caso oltre agli strimiotteri hai beccato un’Hermione Granger qua attorno?”
“Hermione? No, non l’ho vista. Come mai la cerchi a quest’ora, non dovrebbe essere a dormire?”
“È una storia lunga.”
“Comunque qui non c’è. Vuoi aiutarmi a cercare invece?”
Harry scosse il capo.
“Temo non ci sia nulla oltre a polvere lì dietro, Luna, e non ho mai neanche sentito rumori. Padma deve essersi sbagliata.” La informò il Cercatore, sapendo che la ragazza si divertiva a volte a inventare delle storie del genere per ridere dei tentativi di Luna di scovare creature inesistenti.
Le si avvicinò, spolverandole i lunghi capelli biondi pieni di ragnatele.
“Oh, che peccato. Ma se vuoi possiamo andare insieme a cercare in altre nicchie!”
Harry sorrise. Non era il suo modo ideale di passare la mattinata.
“Non ti stanchi mai di cercare queste cose assurde, Luna?” le chiese dolcemente, sinceramente interessato.
“Niente è assurdo, Harry. Alcune cose hanno solo bisogno di essere viste con occhi diverse per essere capite.”
Filosofia interessante. Decisamente si applicava al caso di Hermione e Draco: sarebbe stato assurdo pensare che avevano fatto un tale putiferio per tentare di stare assieme a meno di provare a guardare le cose con occhi nuovi, dimenticando pregiudizi, vecchi rancori e ostacoli simili che impedivano a quei due di essere una coppia come un’altra.
A proposito di Malfoy… Harry fu colto da un dubbio.
“Luna, devo andare a prendere una cosa in camera. Perché non entri un attimo in Dormitorio con me? Ti offro una cioccolata calda.”
“Oh, ok.”
La ragazza lo seguì sempre sorridendo nella Sala Comune Grifondoro mentre Harry correva in camera a controllare la Mappa del Malandrino. Vide il puntino di Hermione esattamente dove si aspettava di vederlo: in camera di Draco Malfoy. Magari i due avevano fatto pace alla fine. Lo avrebbe chiesto alla sua amica non appena fosse tornata.
“Tutto a posto?” gli chiese Luna vedendolo scendere più tranquillo.
“Sì, tutto a posto. Un po’ assurdo magari, ma come dici tu, non se lo si guarda da altri punti di vista.”
Luna gli sorrise a pieni denti, felice di avergli trasmesso il suo messaggio e felice anche che Harry stesse sciogliendo una bustina di cioccolata al latte in polvere in una tazza d’acqua resa bollente dalla magia.
“Purtroppo non ho di meglio da offrirti.” Si scusò Harry, porgendole la cioccolata leggermente grumosa.
“Oh, questa andrà benissimo. Mio padre non mi fa quasi mai mangiare cioccolata. Dice che a noi Lovegood causa un’eccitazione troppo forte. In effetti a volte dopo che l’ho bevuta non riesco a smettere di sorridere.”
“Magari facesse quest’effetto a tutti,” rise Harry.
In realtà per lui spesso era Luna stessa ad avere un tale effetto esilarante. Con la sua semplice gioia e le sue parole sempre dolci e comprensive la Corvonero l’aveva tirato fuori da momenti bui più di una volta.
Gli venne in mente un’idea assurda. No, non assurda, solo nuova.
“Luna non è che ti andrebbe di farti offrire qualcosa di meglio una di queste sere? Magari a Hogsmeade? Potremmo uscire io e te.”
La ragazza inclinò leggermente il capo.
“Mi stai chiedendo di uscire?”
Harry annuì, leggermente spaventato che potesse ridergli in faccia.
“Ok!” esultò invece Luna, sorseggiando la sua cioccolata, “Purché tu non mi offra succo di zucca,” aggiunse poi con mortale serietà, “perché mi fa venire un singhiozzo tremendo. Una volta ho singhiozzato talmente forte che ho sbattuto la testa sul soffitto. Va detto che ero a casa di un nano di montagna…”
Il Grifondoro sorrise ancora. Di sicuro non sarebbe stato un appuntamento noioso.
 
 
 
 
 
 
Ben lontano dal calore della cioccolata calda e della prospettiva di un felice primo appuntamento, nei Sotterranei Serpeverde invece Draco tentava di risolvere quella situazione improbabile, dando alla professoressa una buona ragione per togliersi di torno.
“Professoressa, il suo zelo mi pare un po’ eccessivo. Non credo che nessuno di noi voglia vedere Blaise nudo nella doccia.”
La donna arrossì leggermente per il pensiero, ma mantenne la sua impeccabile rigidezza.
“Sono certa che il signor Zabini, se davvero di lui si tratta, ha un asciugamano a sua disposizione per potersi coprire prima di presentarsi a noi.”
“Esatto, Draco, non penserai che mi presenti nudo come un verme davanti ad una signora.”
Il Serpeverde sobbalzò vedendo niente meno che Blaise uscire in accappatoio ammiccando con il suo solito fare galante alla professoressa. Solo un’attenta osservazione avrebbe rivelato il nervosismo e la falsità assoluta del sorriso che Hermione/Blaise si sforzava di mantenere per sviare ogni sospetto.
La Mc Granitt distolse lo sguardo, soddisfatta, dopo che Gazza si fu assicurato che non vi fosse nessun’altro in bagno.
“Bene. Voi due siete a posto. Prossimo appartamento!” borbottò la donna, prima di trascinare il suo lungo mantello nella stanza attigua.
La tensione nella stanza svanì. Hermione riprese a respirare dopo attimi di infinita tensione. Alla fine prendere la pozione era stata l’idea migliore.
Draco squadrò la Grifondoro in forma maschile con aria pensosa.
“Tieni,” le disse lanciandole dei pantaloni, delle scarpe e un mantello, “mettiti questi, avvolgiti nel mantello e vedi di tornare in camera tua senza farti vedere. E soprattutto senza incrociare Blaise.”
Hermione ubbidì silenziosamente, cercando peraltro di non guardarsi (o guardare Blaise in pratica) mentre si infilava i pantaloni, e il risultato fu accettabile.
Almeno esteriormente era pronta per andarsene.
Draco finiva di attizzare il fuoco e teneva lo sguardo sui tizzoni morenti, mentre gli occhi di Hermione vagavano sulle linee scure, pallidamente illuminate dall’alba, di quella stanza che l’aveva vista piangere, ridere, gemere, soffrire e gioire come in una giostra infinita di emozioni senza senso. 
Malfoy non diceva una parola e le rivolgeva le spalle e senza una ragione precisa Hermione cominciava a sentire l’irrefrenabile impulso di avvicinarsi e toccarlo, come a volte quand’era in classe ad ascoltare una tiritera noiosissima di storia della magia e le veniva un’incredibile voglia di mettersi a urlare. Di solito resisteva ai suoi impulsi folli e se ne stava buona e in silenzio, ma quella volta le sue dita sfiorarono il tessuto proibito del maglione di Draco che immediatamente si alzò di scatto, come se i loro corpi avessero causato una reazione esplosiva sulla sua pelle.
Hermione tremava.
“Io…”
Le si spezzò la voce in gola.
“Io devo andare.”
Imboccò la porta e scappò via. Ancora una volta era in fuga da quella stanza ma soprattutto da se stessa e dalle sensazioni che quel luogo le faceva provare.
Arrivata in corridoio si appoggiò ad un muro per riprendere fiato. Attorno a lei si spegnevano gli ultimi echi della bufera di perquisizioni; Gazza trascinava per le orecchie un paio di ragazzetti trovati con pergamene autoscriventi e altri più fortunati se ne tornavano a letto.
Da dietro una maschera da imperturbabile Serpeverde, Hermone si torturava come solo lei sapeva fare per quanto era appena successo e non prestava la minima attenzione a quello che le accadeva intorno. Era talmente presa da se stessa che neppure si accorse che qualcuno si stava avvicinando per salutarla.
“Blaise! Che piacere vederti!”
Hermione ovviamente si era già dimenticata di non essere se stessa.
“Blaise?”
Le ci volle un attimo per ricordarsi della pozione e rendersi conto che stavano chiamando lei. Quando finalmente interruppe il filo dei propri pensieri per sollevare lo sguardo la mascella le cadde a precipizio verso il suolo.
“Merda…” soffiò tra i denti.
“Come, prego?”
“No, niente, buongiorno dicevo,” deglutì a vuoto, “…signor Malfoy.”
Hermione cercò di imprimersi un bel sorriso ebete sulle labbra perché davanti a lei si ergeva nel suo metro e ottanta di spocchiosa nobiltà niente meno che Lucius Malfoy.
“Eri sovrappensiero Blaise? Non volevo disturbarti. Stavamo andando da Draco.”
“Stavamo?”
Malfoy era così spocchioso da parlare di se stesso al plurale?
In realtà Hermione non aveva notato una giovane ragazza alle spalle dell’uomo.  
“Sì, io e la cara Margarethe.”
Con un sorriso mellifluo Lucius si fece da parte per rivelare una diciassettenne bionda e magrissima, fasciata da un elegantissimo vestito in seta e broccato rossi, stretto sul giovane petto e sui fianchi e tendente ad allargarsi a sbuffo verso le gambe.
“Blaise ti presento Margarethe Andersen Odensys. Una futura Malfoy.”
Hermione avrebbe preferito essere schiantata che sentire quelle parole, ma incassò il colpo con dignità e fece persino un breve inchino di cortesia. 
Così era lei quella che le aveva rubato il cuore di Draco.
“Sono felice per te.” Mormorò alla danese, la cui unica risposta fu un’occhiata confusa e un gesto di stizza della sua mano guantata.
Confusa, Hermione si chiese a cosa dovesse tanta freddezza. Forse tra i nobili non era uso farsi gli auguri? Se doveva mandarla a quel paese invece non aveva problemi…
“Purtroppo Margarethe non parla ancora la nostra lingua” chiarì Lucius, “ma sono certo che la imparerà presto.”
“Non sapevo Draco parlasse il danese.”
“Probabilmente perché non lo parla affatto, mio caro!” rise Lucius come se avesse sentito una gran battuta.
“Ma allora come si sono parlati?”
Ora Malfoy senior sembrava confuso.
“Blaise, ma cos’hai? Mi pare ovvio che non si siano mai parlati.
Il cuore di Hermione fece un balzo.
“Loro… non si sono mai nemmeno parlati? E come ha fatto Draco a sceglierla?”
“Per tutti i Troll, Blaise! Ma cosa ti prende, è ovvio che sia stato io a scegliere la ragazza giusta per mio figlio. Anzi, voglio andarlo a trovare proprio per fargli un serio discorso sulle sue responsabilità. A te ha accennato niente ultimamente su di una ragazza che stava frequentando qui a Hogwarts? A me ha rifilato delle stupidaggini assurde sull’essersi innamorato l’ultima volta che ero qui. Ridicolo. Come se potesse prendersi di queste libert…ma Blaise mi stai ascoltando?”
No, Hermione era in un altro mondo. Il suo cervello stava rimettendo insieme i pezzi di quel puzzle assurdo che era stata la sua storia con Draco negli ultimi mesi. Draco aveva cercato persino di rompere il fidanzamento combinato prima che lei lo lasciasse credendosi tradita?
“Draco è in camera?”
“C-come?”
Hermione non ascoltava più. Riusciva solo a pensare a quanto volesse tornare da quella Serpe maledetta per finirla con tutte le bugie, gli scatti d’orgoglio inutili, le accuse e la paura. Che andassero tutti e tutto a farsi divorare dagli orchi! Nulla le avrebbe impedito di correre nei Sotterranei seduta stante.
“No,” mentì, “Draco non è in camera, lui è… ehm… ad una lezione di Erbologia nella Foresta. Una pianta che va vista fiorire al mattino presto, sa… Perché non va ad aspettarlo in Sala Grande?”
Nel finire la sua menzogna additò la sala e si rese conto che le grandi mani forti e scure di Blaise si stavano assottigliando e le unghie si facevano pericolosamente tondeggianti e femminili. La pozione finiva il suo effetto.
Nascose subito la mano, ma Lucius non pareva insospettito.
“Va bene. Arrivederci Blaise.”
“Arrivederci signor Malfoy e signorina… ehm… Odensa-che-ne-so…” bofonchiò Hermione rituffandosi intanto nei Sotterranei e poi nel passaggio per entrare nel dormitorio Serpeverde, approfittando del fatto che due studentesse ne stavano uscendo.
Corse più veloce che poteva. Non le importava di essere presa per pazza, di incontrare magari la Mc Granitt o di essere notata da chiunque. Sentiva che i vestiti le andavano sempre più larghi e sapeva che si fosse fermata sarebbe stata scoperta per la Grifondoro che era, eppure correva verso il pericolo, sempre più nel profondo della tana delle serpi, verso il serpente che le aveva divorato il cuore.
Entrò in camera di Draco sbattendo la porta.
Il rampollo Malfoy usciva allora dalla doccia e, a testa bassa, si frizionava il capo bagnato con un asciugamano.
“Blaise,” incominciò vedendo solo le scarpe del compagno, “se hai incontrato te stesso non sei pazzo, ti spiego appena ti decidi a parlarmi di nuovo.”
Hermione lo ignorò e prosegui con passo da leonessa verso di lui, conscia che ormai anche i suoi ricci castani stavano avendo la meglio sui capelli corvini di Blaise e che finalmente era se stessa.
Draco con una stretta allo stomaco riconobbe il suo passo prima ancora di vederla. Lasciò scivolare l’asciugamano dal suo capo a terra e fissò gli occhi in quelli della Granger.
Il giovane corpo femminile sguazzava nei vestiti da uomo troppo grandi. I pantaloni calarono a terra e Hermione se ne liberò in due passi, le scarpe le erano sfuggite dai piedi appena entrata e il mantello, scivolato sulla spalla sinistra, copriva appena la sua figura nuda, lasciando ai lunghi capelli il compito di censurare spalle e petto.
Draco si lasciò ricadere verso una colona del baldacchino e osservò da sotto le palpebre quella visione, senza riuscire a nascondere il desiderio che gli suscitava.
“Perché sei tornata indietro Mezzosangue?” le soffiò, “Dimenticato qualcosa?”
Hermione sorrise, scosse le spalle per liberarsi del mantello, che cadde a terra con un gesto fluido.
“Sì, ho dimenticato qualcosa di mio…”
Incedette verso il biondo fino a premerlo contro il baldacchino. La sua pelle nuda sembrava bruciare a contatto con il petto ancora umido di lui.
“Ho dimenticato te.” Concluse, mentre Draco spalancava le braccia, offrendole la protezione del suo petto. Subito si persero nel profumo dei reciproci copri, nel calore di quell’abbraccio tanto agognato, piacevole fino a provarne un dolore quasi fisico.    
Draco serrò gli occhi. La vista gli era superflua, tutto il suo essere era ebbro del profumo di lei, della morbidezza delle sue carni, della delicata pressione delle sue unghie sulla sua schiena. Non sapeva perché fosse tornata, ma sapeva che non l’avrebbe più lasciata andar via.
Anche Hermione abbassò le palpebre e lo fece per trattenere le lacrime che premevano per uscire.
Il Serpeverde si accorse del tremore delle sue labbra contro il collo.
“Sht…”
Avvicinò le labbra al suo viso, asciugandone le lacrime, poi al suo orecchio.
“Ce ne hai messo di tempo per ficcarti in testa che non ti stavo prendendo in giro, eh…” le sussurrò.
Lei affondò il viso nella sua clavicola per aspirare l’odore pungente della pelle bagnata.
“In realtà è stato tuo padre a convincermi…”
Una poderosa alzata di sopracciglia le comunicò lo sconcerto di Malfoy junior. Proprio non ce lo vedeva suo padre a convincere la sua Mezzosangue del suo amore.
“Naturalmente era convinto di parlare a Blaise, ma mi ha detto che eri qui per toglierti dalla testa delle stupidaggini riguardo come tu fossi innamorato di un’altra e non della tua fidanzatina col pedigree impeccabile. Fatto sta che mi sono convinta a venire da te e l’ho spedito in Sala Grande con una scusa.”
Draco rise di cuore.
“La mia piccola manipolatrice! Allora i sinceri Grifondoro ingannano pure bene, che strano!”
“Sai cosa è strano?” ribatté Hermione a due millimetri dalla sua bocca, “Che sono qui nuda da almeno dieci minuti e non hai nemmeno tentato di baciarmi.”
“Ho paura che se lo faccio,” soffiò lui con la bocca socchiusa in un sorriso, “che se ti bacio io possa svegliarmi da questo sogno stupendo.”
Ridendo lei si allungò verso il suo collo per mordergli delicatamente la pelle candida, fino a lasciargli un violento segno rossastro.
“Ora sei convinto che sono reale?”
“Mh,” sospirò Draco, “Quasi.”
Una scintilla di sfida brillò negli occhi della Grifondoro.
“Chissà cosa posso fare per convincerti…”
Una sua mano prese a scivolare sui pettorali della Serpe fino all’orlo dell’asciugamano legato in vita, dove la mano di Draco la fermò, ridendo di nuovo dolcemente.
“Non puoi convincermi Hermione perché sempre e comunque se sei vicina a me mi sento così spaventosamente pieno di vita e di amore che a malapena riesco a sentire di vivere…”
La sua dichiarazione si spense contro le labbra dischiuse della Grifondoro. Le loro bocche si unirono morbidamente in un contatto perfetto. Mentre si baciavano tutto, dai loro volti alla stanza attorno a loro, divenne luccicante e ovattato attraverso il velo caldo delle lacrime di gioia che non poterono impedirsi di versare.
Draco spinse Hermione verso il letto, accarezzandone finalmente le curve morbide e nude, stringendola a sé come se una parte di lui avesse ancora paura che potesse svanirgli come sabbia tra le dita.
“Sei davvero decisa a restare al fianco di un disgraziato mezzo-Mangiamorte come me Granger?”
La ragazza annuì mentre gli accarezzava i capelli umidi. Non si sarebbe tirata indietro davanti a niente e nessuno.
“Sei più folle di quanto pensassi allora, Mezzosangue.”
Lei rise.
“A volte un pizzico di follia fa bene.”
Stavolta fu lui a ridere, perché mentre parlava Hermione si era inginocchiata e gli faceva ora il solletico col naso e le labbra dischiuse sul basso ventre, appena sopra l’asciugamano.
Draco la riportò verso l’alto fino ad essere di nuovo occhi negli occhi con lei, stranamente serio.
“Aspetta.”
“Che c’è ora?” sbuffò Hermione, preoccupata che ci fosse ancora qualcosa da dire o da chiarire.
Lui le accarezzò dolcemente una guancia con il pollice della sinistra, lasciandole accoccolare il viso nel suo palmo. La ragazza sovrappose la propria mano alla sua, stringendo delicatamente le sue dita bianche. Gli sguardi di entrambi i ragazzi si soffermarono sull’anulare di Draco. Hermione fece scorrere tra i polpastrelli un anello di pesante oro bianco. L’anello di fidanzamento. Lo sfilò senza che lui dicesse una parola e lo posò su di un tavolino, poi tornò a riposarsi sul petto di Draco, come nulla fosse, come si fosse liberata solo di un piccolo insetto fastidioso.
Il ragazzo guardò quel piccolo cerchietto d’oro.
“Sai,” sussurrò Malfoy allungando la mano verso il tavolino da cui prese una scatoletta di velluto, “Quell’anello ha un compagno…”
 Al momento non c’era altra mano femminile su cui volesse vederlo se non quella della Granger.
Hermione sorrise, ma bloccò la mano che stava per aprire la scatola dell’anello.
“Malfoy… Ti amo, ma se stai per chiedere quello che credo, dovresti sapere prima che non esiste che io mi sposi prima dei venticinque anni. Devo ancora prendere i MAGO, fare domanda al Ministero, ci sarebbe uno stage estivo che pensavo di…”
“Sht…” la interruppe il Serpeverde, ora ridendo sul serio, “Non entrare nel panico Mezzosangue! Tu, il tuo spirito femminista e la tua carriera potete stare tranquilli. Peccato però, era un bell’anello.”
Fece per farglielo vedere, ma lei lo bloccò subito.
“Non rovinare la sorpresa per quando potrai farmi la proposta dopo che avrò raggiunto il picco della mia favolosa carriera! Devo vederlo allora ed esserne stupita, no?”
Draco rise, abbracciandola stretta.
“Ah, addirittura sai già che quel giorno arriverà?”
 Hermione alzò il capo, soddisfatta e spavalda.
“Sei mio, Malfoy, facci l’abitudine… Io so tutto.”
Il Serpeverde la baciò più volte, beandosi della risata di lei.
In fondo la amava anche per quelle sue follie.
Al diavolo anelli, matrimoni, genitori, famiglie, al diavolo il mondo, se aveva quella Grifondoro al suo fianco poteva fare ogni cosa.
“Ti amo, Mezzosangue.”
Lei sorrise, gli slegò l’asciugamano e lo buttò sul letto, mettendosi a cavalcioni su di lui.
“Ti amo, Malfoy.”
Lui la prese tra le braccia, le loro gambe si intrecciarono, i respiri si fusero, persino i battiti dei loro cuori sembravano andare all’unisono mentre facevano l’amore, perdendosi l’uno nel desiderio dell’altro, dimenticando il mondo intero.
Niente giochi, niente bugie, niente menzogne. Ora c’erano solo loro due.
Il mondo poteva attendere.
 
 
 
 
~*~ THE END ~*~
 
 
 
 
§ Spazio autrice: §
 
Ultimo capitolo! Spero vi sia piaciuto il lieto fine – anche per Harry (alla fin fine sono una romanticona).
Ultimo capitolo (il titolo era originariamente il titolo di un trattato filosofico, ma mi piaceva in vista del tono del finale)… quindi arrivederci a tutte e tutti! Finalmente, c’est fini! It’s over! Wo-hoo! 
Sono passati anni dall’inizio di questa fic e ora ne vedo i tanti difetti (e magari un giorno mi metterò a ripubblicarla migliorando la story line o magari no, chissà), ma anche qualche pregio! In fondo mi sono affezionata a questa storia come a una mia creatura. Fa strano pensare di non dover aggiornare.
Magari tornerò a pubblicare qualcos’altro – ho varie storie iniziate e mai concluse in varie cartelle senza nome. Se la Bocconi non risucchia proprio tutto il mio tempo magari le finisco. Quanti magari.
 
Per ora,
 
adieu,
 
MmeBovary.  
  
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