I
personaggi di cui scrivo non mi appartengono e non ho contatti con loro,
esclusi quelli partoriti dalla mia immaginazione. Non pretendo di descriverli
come sono in realtà, né di descrivere situazioni realmente vissute da loro.
Quanto
scrivo non è a scopo di lucro.
Le
mie sono opere di fantasia e rivendico i miei diritti su esse solo in quanto
sono state partorite dalla mia immaginazione.
The
GazettE's Pets
01. Le Croci Di Tsuki
Legenda:
«…» = dialoghi umani
corsivo = pensieri
«…» = corsivo, dialoghi degli animali
Ben arrivata.
Non ti vedo ancora ma ti sento.
Chi ti parla è una gattina di tre anni un po’ in difficoltà.
Scusami se ti mostro il lato B, ma come vedi sono incastrata sotto ‘sto
mobile.
Mi chiamo Tsuki, il mio umano mi ha chiamata così perché ho il colore
della Luna, che è anche uno dei suoi preferiti.
Lo chiama argenteo.
Non ho mai avuto un nome prima che mi desse questo, e mi piace.
Mi prendi proprio in un momentaccio.
Sono sola in casa e, come già accennato, mi si è incastrato l’imbuto
sotto il mobile.
Sto pregando la mia Dea Gatta di aiutarmi e mi ha mandato te.
Non offenderti, ma avrei preferito il mio umano.
Sto ancora chiedendomi come accidente ho fatto ad entrarci, visto che
non riesco ad uscirne!
Perché ho l’imbuto?
E’ lunga da spiegare, ma purtroppo temo di avere tempo… spero che il
mio umano torni presto‼!
Anche se il mio umano mi dice che sono una principessa, sono stata
abbandonata con i miei fratellini e sorelline.
Il mio umano mi ha vista nella cesta e mi ha preso con sé. Ero l’unica
di un solo colore, ed è questo che lo ha colpito.
Mi dice sempre che ero anche la più piccolina.
Gli umani cattivi che ci hanno abbandonato non hanno permesso alla mia
mamma di allattarmi, quindi sono… un po’ delicata.
L’umano che mi cura mi ha definita “immunodeficiente”, ma visto cosa ha
scatenato questo fra gli umani che sono sempre con il mio, e non ultimo in
ordine di importanza quel quadrupede senza senso chiamato Koron, preferisco
“delicata”.
Ah ah aspetta che forse… no niente, sono proprio incastrata.
Mi accuccio buona buona o rischio di farmi male. Come se non avessi
abbastanza problemi.
Ti dicevo…? Ah sì, quindi è già il secondo anno che a primavera mi
viene la dermatite.
Bella fregatura.
Non solo sto male ma creo un sacco di problemi al mio umano, che è
tanto buono e dolce con me.
La chiave dentro la serratura mi fa sussultare.
ECCOLO‼‼
«AIUTAMI AIUTAMI TI PREGOOOOOOOO‼‼!»
«Ma cosa…???? Oh cazzo, TSUKI‼‼ Come hai fatto ad infilarti
là sotto??»
«NE PARLIAMO DOPO VUOI???? TOGLIMI DI
QUIIIIIIIIII‼‼!»
Sento le sue mani intorno al mio corpo e…
«Ma non esci… come hai fatto ad entrarci??»
Comincio a pensare che forse tu non sei arrivata per caso…
«Kai, non sarà entrata dal lato più corto che è più sollevato da terra
e poi si è incastrata a metà?»
«Hai ragione. Ferma Tsuki, che devo riportarti al punto di partenza, se
no non ti tiro fuori.»
Sono così agitata che lì per lì non riconosco l’altra voce.
Finalmente sono libera.
Kai, il mio umano, mi fissa atterrito oltre il limite dell’imbuto.
«Lo so, scusami… non so come ho fatto… mi perdoni
vero? Vero?»
«Ma quanto chiacchiera ‘sta gatta?»
E come ho potuto dubitarne? E’ Ruki, il degno umano di Koron.
«Ha tutti i diritti di miagolare, accidenti! Da quanto eri lì
piccolina? Dimmi che non ti sei fatta male!»
Mi fa i grattini sulla testa e io mi dimentico di tutto… anche di
rassicurarlo che non mi sono fatta niente, per fortuna.
«Adoro le fusa, lo sai principessa?»
«Io adoro farle per te, siamo a posto…»
«Senti, per prima cosa ti tolgo ‘sto affare, ma ti prego non grattarti, ok?»
Io ci provo, maledizione, ma a volte la zampa arriva lì ancora prima che
decida di grattarmi!
«I gatti non sono vispi in generale, ma tu te ne
approfitti bambina.»
Questa voce la riconoscerei anche da sorda.
Finalmente torno a guardare il mondo a tutto tondo.
Quell’imbuto mi costringe ad autentiche acrobazie per guardare davanti
a me.
Il già citato Koron se ne sta al guinzaglio ai piedi del “suo
padroncino”.
Capisci la differenza vero? Ah, ora ti vedo bene!
Ruki è il suo padroncino, Kai
è il mio umano.
Ci tengo a sottolinearlo perché credo proprio di essermi giocata la
simpatia di quell’ammasso di pelo quando gli ho fatto notare che lui è lo
schiavo del suo padrone, io sono la regina di questa casa.
La verità fa male, eh se fa male.
«Tu non corri di questi rischi vero cane? Non muovi
passo senza il tuo…»
«Esattamente, gatta. Io non mi ficco nei guai perché
uso la testa.»
«Tu ubbidisci, scodinzoli e basta, magari è il tuo
padroncino che usa la testa.»
«E’ una mia impressione o stanno leticando?» chiede Ruki divertito.
E’ un vero peccato, perché questo umano mi piace.
In realtà mi piacciono tutti quelli che ama il mio umano. Oltre Ruki ci
sono anche Reita, Aoi, Uruha, la mamma e la nonna del mio umano.
Queste ultime poi hanno un profumo buonissimo e mi coccolano sempre.
Nessuno di loro ha altri animali domestici. Per la pietà della Dea
Gatta. Koron è più che sufficiente.
Ehm. No, aspetta. Dimentico un gingillino giallo di nome Keiji. Il
pappagallino di Reita.
La prima volta che l’ho visto non riuscivo a smettere di ridere.
Il mio umano pensava che stessi tossendo.
Keiji è terrorizzato da me, dice che voglio mangiarlo. Ma scherziamo?
Con la ciotola piena e acqua in abbondanza perché dovrebbe interessarmi quel
cosino pelle e piume?
Ovviamente Koron si diverte a dirgli che io faccio scena e aspetto solo
il momento migliore per papparmelo.
Koron è un bastardo, te l’ho già detto?
Il suono del campanello attira la mia attenzione e lascio Koron a
parlare da solo circa l’intelligenza provata del suo padroncino.
Ancora non ha chiaro che io metto in discussione la sua intelligenza, non quella di Ruki.
Entrano come evocati Aoi, Uruha e Reita. Senza Keiji.
Uruha mi viene incontro e sparisco dentro le sue mani.
Sono grandissime. Ci potrei affogare se fossero piene d’acqua.
«Ma ciao batuffolo! Come stai??»
«L’ho trovata incastrata sotto il mobile, non ci voglio pensare.»
«Si è fatta male?» chiede Reita.
«No, credo di no. Spero di no,
ne ha abbastanza a cui star dietro, mi sembra.»
Il mio umano… si preoccupa sempre per me. So di dargli un sacco di
problemi in momenti come questo, ma mi difende sempre.
Il suo “manager” già lo scorso anno gli ha detto che doveva disfarsi di
me, perché se pensa a me si distrae mentre lavora.
Ero preoccupata fino a quando non ho capito il significato di
“sbarazzarsi”. Capito quello, sono passata all’essere angosciata.
Inutile dire che quell’umano
non deve entrare in questa casa e credo di essere stata chiara in proposito. E’
un po’ che non lo vedo nei paraggi.
Morirei se il mio umano si sbarazzasse di me.
«Vuoi mangiare piccolina?»
Cerco con lo sguardo il mio umano, sento solo il suo dito che mi
accarezza la testa, ma le mani di Uruha sono un muro.
«Secondo me, sì» dice Uruha e mi mette in terra davanti alla mia
ciotola.
Comincio a mangiare.
«Posso… posso bere? Ho camminato un sacco.»
«Certo che puoi. Abbiamo opinioni diverse riguardo la
tua intelligenza, ma non te ne faccio una colpa.»
Koron incassa e si piazza accanto a me.
Non ci sono problemi, il mio umano riempirà la ciotola appena Koron si
allontana.
Forse forse questo cane non è poi così stupido. I suoi interessi li sa
fare.
«Poco fa sembrava volessero sbranarsi a vicenda…» dice Ruki perplesso
alle mie spalle.
«La mia principessa ha un cuore d’oro» lo informa il mio umano.
Queste sono soddisfazioni!
«Appena ha mangiato andiamo da me?» chiede Reita.
«Devo medicarla e darle le medicine…»
Aaaahhhhh, dolenti note.
Koron non ha reazioni di sorta. Mi svuota la ciotola e puntuale il mio
umano la riempie.
«Posso…?»
«Bevi quanto vuoi.»
«Grazie.»
Sono contenta che mi abbia chiesto il permesso, significa che al di là
del fatto che ci punzecchiamo ha chiaro che questa è casa mia.
E’ più forte e più vecchio, quindi è importante che lo abbia fatto.
«Ma Koron!» esclama Ruki.
Sento il rumore dell’acqua fermarsi.
Quel deficiente ha smesso davvero di bere?
«Bevi, cane. Lui non può sapere che tu ne hai bisogno.
L’acqua è mia, hai il mio permesso e tanto basta.»
Percepisco l’indecisione di Koron.
Ci sono stati dei momenti in cui mi ha messa in seria difficoltà, quando
ci siamo contesi un pupazzo mi ha trascinata per tutta la casa, particolare che
mi ha confermato che è molto più forte di me, altri come questo che lo fanno
sembrare anche più piccolo di me.
Il rumore dell’acqua ricomincia.
«Lascialo stare Ruki» dice il mio umano, «lo hai fatto camminare, ha
sete. Tsuki è d’accordo, siamo a posto.»
Finisco di mangiare e Koron si è ritirato ai piedi di Ruki che gli
accarezza la testa mormorandogli qualcosa.
L’acqua fresca è a mia disposizione come previsto.
Ne approfitto.
«Non si gratta» dice improvvisamente Aoi.
«E’ troppo occupata a mangiare» dice Ruki.
«Non vedo l’ora di toglierle l’imbuto.»
«Ci credo» dice Reita. «Quanto è durato lo scorso anno?»
Il mio umano sospira profondamente. Mi fermo un attimo.
La sua inquietudine è quasi palpabile.
Mi volto verso di lui.
«Che hai?»
Mi guarda un attimo e sorride, «Finisci di bere dai…» mi incita
dolcemente.
Ubbidisco.
«Non c’è paragone con lo scorso anno» riprende poi. «Mi fa male
pensarci. Lo scorso anno la dermatite ha aggredito la parte superiore, fra le
scapole e sotto l’orecchio destro. Si è grattata talmente furiosamente che è
arrivata alla carne viva.»
«Oh cazzo…» geme Uruha, «me lo ricordo. Piccina. Non voglio pensare
a quanto poteva star male.»
Mi fermo di nuovo.
Male? Da morire.
La differenza è che la prima volta l’umano che mi cura, quei cosi
terribili che si chiamano “aghi”, l’imbuto, le medicine … mi sono sembrate
delle punizioni. Poi ho capito che il mio umano lo fa per me. Per farmi stare
meglio.
Credo di essermi definitivamente innamorata di lui in quel momento.
Quando ho visto l’angoscia nei suoi occhi mentre mi medicava.
Finisco di bere e mi appresto a pulirmi.
Oggi non ho ancora potuto farlo.
«No no Tsuki, aspetta!» esclama il mio umano «Se cominci a pulirti non
andiamo più!»
«Le dai le medicine ora e si pulisce da me?» chiede Reita.
«L’alternativa è che io e lei non ci muoviamo di casa.»
«Ok, Tsuki… ti tocca» mi informa Reita sollevandomi.
Uffa.
«E’ proprio un batuffolo» dice Reita massaggiandomi ovunque. Anche lui
a mani è messo bene. «E’ così piccolina.»
«Ha solo tre anni.»
«Già, e tu la porti dal pediatra…»
La risata del mio umano esplode gioiosa.
AMO quel suono.
Lo AMO.
AMO il mio umano.
«E’ una bambina, certo che la
porto dal pediatra!» sembra sfidarlo.
Passo da mani a mani e mi trovo davanti gli occhi del mio umano, «Io
sono perdutamente innamorato di questa gattina… e anche lei mi ama, vero?»
«E me lo chiedi anche???»
Cerco il suo naso e lo lecco.
Altra risata. «Sai cosa mi ha detto il pediatra?»
«Cosa?» chiede Reita riprendendomi «Tu ignora che stiamo preparando le
medicine per te, ok?»
Eh, è una parola.
La mia attenzione viene rapita dallo strano coso che Reita ha al collo.
Bellllllllloooooooooooooooooo… lo voglio!
Ho già una zampa tesa verso quel gingillo…
«… Quindi, quando mi lecca il naso, mi dice che mi ama!»
Rimango bloccata.
Incredula.
Ma allora lo sa
davvero‼‼‼!
Quando mi dice parla più piano
che non ti capisco, non scherza‼‼
Sono una gattina felice, il mio umano mi capisce!
La mia felicità si schianta (e ha decisamente la peggio) contro una
siringa che a tradimento il mio umano mi mette in bocca, svuotandola in un
lampo.
Ingoio per non soffocare.
«CHE SCHIFO‼‼! MA COS’E’E’E’E’????»
Dea Gatta, questa è diversa‼‼
«Cazzo, è una tigre!» esplode Reita.
«NO NON LASCIARLA AND…‼‼‼»
Mi trovo pressata contro il torace del mio umano che mi accarezza la
schiena, «No no… buona… dai principessa… fa schifo vero? Questa è nuova, la
devi prendere oggi e domani e basta, te lo giuro… domani ti tolgo questo cazzo
di imbuto piccolina, te lo prometto…»
Continuo a piagnucolare. E’ cattivissima‼‼!
«Ma che succede???» chiede agitatissimo Aoi.
«La piccolina si è trasformata in una belva!» risponde Reita.
«Ma ti ha fatto male?» chiede il mio umano.
«Ma no, è un graffio. Poverina, deve proprio fare schifo per farla
reagire così. Aspetta, dammela, non voglio che ce l’abbia con me…»
Passo di nuovo, stavolta da torace a torace, e mi sistemo per
piagnucolare tranquillamente.
«No, non ti odia Rei» dice Uruha.
«Come la porti via?» chiede Reita mentre cerca di grattarmi il collo.
Non mi faccio ripetere l’invito la seconda volta e sollevo il muso al
limite, quasi vedo il mio umano sottosopra dietro di me.
«Occhio Rei, è lì la dermatite» dice il mio umano. «La metto nella
gabbietta. Però devo rimetterle l’imbuto.»
Trattengo a stento un soffio.
Ognuno ha le sue croci, vero? Ecco le mie.
«Kai, vengo in macchina con te, ok?» chiede Ruki.
E parlando di croci…
«Sì, ok.»
… sembrano non finire mai: in macchina con il cane per andare dal
pappagallino.
Dea Gatta, che male ti ho fatto in questa vita?
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NOTE:
Ok, è arrivata dal fatto che la mia gattina è nelle stesse condizioni
di Tsuki, io in quelle di Kai (pediatra
incluso).
Da lì ad immaginarmi un’interazione con Koron e Keiji… il passo è stato
anche troppo breve. Specie perché fino ad ora non credo di aver mai inserito
gli animaletti nelle ff.
Sono contenta di aver riscritto di getto.
Credo che la novità assoluta, a parte l’aver dato la parola agli
animali, sia di aver cercato di coinvolgere chi legge, dando l’impressione che
gli animali si rivolgano anche a lei.
Spero non faccia semplicemente ridere.
Sono solo 3 one shots, una per ogni “pet”, adoro questa parola.
Essendo pronte aggiornerò presto XDDDDD
Ovviamente la Dea Gatta è una licenza poetica…
Tsuki (月)
= Luna… giusto per togliere ogni dubbio. Me la sono inventata di sana pianta.
Ho lasciato perdere i giapponesismi. Non era di quello che avevo
bisogno.
Il meccanismo si sta sbloccando, alla fine.
Ah, colgo l’occasione per farvi presente, a chi mi legge e non lo sa
già e a chi mi legge per la prima volta, che fra i miei link c’è il
collegamento alla pagina di autrice (suona molto bene vero?) su Facebook. Lì
pubblicherò aggiornamenti, scleri, idiozie e quant’altro…
Alla prossima!